Ferie, bisognerebbe dedicare un monumento a chi ha inventato questa bellissima cosa. Soprattutto se coincidono con incontri così roventi. Ma andiamo per gradi. Ieri mattina dopo la colazione ho deciso di fare una pedalata per le colline. Mi metto la mia bella tuta da ciclismo, di quelle aderenti in cui l’uccello è compresso e che lasciano molto spazio all’immaginazione. Una canottiera aderente, e via.
La collina è bellissima in questi giorni, verde, rigogliosa e soprattutto silenziosa e vuota. Da queste parti ci sono alcune delle ville più belle della città.
Mi ricordavo di averne vista una con una magnifica piscina, proprio su questa strada. Volto l’angolo ed eccola, bellissima, immensa e con una piscina ovale spettacolare. La mia attenzione, però, viene attirata da varie presenze in giardino ed in piscina. Subito non capisco cosa succeda, si vedono 2 o forse tre persone in piscina ed altre 2 in giardino. Sono un poco coperto dagli alberi. Mi sposto per vedere meglio. Non ci credo in giardino ci sono due ragazzi completamente nudi, uno dei due ha l’uccello duro. Che stà accadendo? Mi sposto un po’ e trovo in buco nella siepe dalla quale si vede tutto perfettamente. I miei occhi, non vogliono credere a questa visione celestiale. Un ragazzo ora è sul bordo della piscina, nudo. Il suo torace è muscoloso e completamente depilato. Ha i capelli scuri ed anche la carnagione è scura, abbronzata. Il mio sguardo scende, gli addominali formano una bellissima croce, ben definita.
Ed infine lo vedo, credo che sia l’uccello più grande che io abbia mai visto. Da dove sono posso solo immaginare le dimensioni. Credo che per afferrarlo ci vogliano entrambe le mani. è eretto come un cobra pronto all’attacco. La cappella è scoperta e la pelle è lucida, ancora bagnata dell’acqua della piscina. La lunga asta è regolare si stacca dalla cappella ed arriva alle palle con la stessa dimensione. Il ragazzo moro sorride se lo accarezza dolcemente. Se non fosse impossibile giurerei che gli si è ingrossato ancora.
Improvvisamente si avvicina a lui da dietro un ragazzo biondo. Gli prende la testa e gli accarezza i capelli.
Il moro si gira lentamente fino ad incontrare il cazzo dell’amico. L’amico lo ha ancora moscio, ma scommetto che tra poco sarà duro quanto il mio. Il moro allunga una mano e lo afferra, se lo porta lentamente alla bocca e con la lingua incomincia a leccargli le palle, quando inizia l’erezione inizia a roteare la lingua sulla cappella. Il viso del ragazzo biondo è contratto in una smorfia di estasi. Mentre il moro continua il suo pompino, un altro ragazzo moro gli si avvicina. è quello che avevo visto nudo ed in tiro prima in giardino. Il suo cazzo è sempre duro, niente di eccezionale ma spompinabile, direi. Si mette di lato al ragazzo moro, i piedi in piscina. Ora gli afferra l’arnese. In questo istante lo stò invidiando da morire. Lo tiene in mano, le sue dita non riescono ad afferrarlo tutto. Incomincia a masturbarlo, la pelle copre la cappella, poi la scopre. Sale e scende con velocità e facilità come lubrificato. Da dove sono posso persino vedere le vene che attraversano quella enorme asta. Il colore della cappella si è scurito.
Ora salgono dalla piscina gli altri due ragazzi. Sono cinque maschi splendidi. Io mi domando che cosa ci stò ancora a fare qui dietro, perchè non mi faccio vedere.
Come se i miei pensieri volassero, uno dei maschi si volta dalla mia parte. Con una canotta bianca sono facilmente visibile. Ora guardano tutti dalla mia
parte. Il ragazzo biondo segaiolo ha ancora in mano il cazzo dell’amico moro. Mi faccio vedere. Prima rimangono perplessi, poi credo che la mia visibile eccitazione li abbia colpiti. Uno dei ragazzi che era in piscina mi si avvicina. Dopo qualche parola mi invita ad entrare. Gaudio, gioia, eureka, e chi più ne ha più ne metta.
Sono in piscina con loro, ancora vestito. Dopo due secondi di presentazione, il ragazzo moro colpito dalla mia insistenza nel guardare il suo cazzo, mi invita a toccarlo. Gli dico che non avevo mai visto niente di più bello. Sorridendo mi dice che è tutto a mia disposizione. Mi tolgo i vestiti. Un vero e
proprio spogliarello. I cinque ragazzi fanno commenti positivi sulla mia attrezzatura. Non sarò il ragazzo moro ma, i miei 20cm. fanno gola. Mi butto in piscina, ci voglio giocare da di fronte con quel bel cazzone. Mi avvicino ed ingoio un po’ acqua, quando raggiungo l’uccello gli lascio cadere il fiotto di acqua dalla bocca. La sua cappella da questa posizione sembra un cuore, un dolce cuore. Mi avvicino ed apro la bocca. Come immaginavo riesco a malapena a contenerlo. Le mie labbra aderiscono alla sua cappella, la mia lingua lo perlustra tutto. Sento la punta che entra nel suo buco. Lo guardo in faccia, credo che gli piaccia.
Intanto sento qualcosa che mi afferra l’uccello. Mi giro e vedo uno dei due ragazzi biondi che mi masturba da dietro. Non ho mai fatto un’orgia di queste dimensioni. Ho deciso che li voglio tutti, insieme. So che posso farcela. Esco dalla piscina e mi sdraio sull’erba. Ora dirigo io il gioco. Voglio spompinare i due biondi fino a farli sborrare nella mia bocca. Voglio un cazzo per mano e infine voglio (che rischio) che l’elefante mi scopi. I ragazzi capsiscono il problema e mi massaggiano il buchetto con l’olio solare. Poi ne accarezzano, con dell’altro, l’uccello del moro. Sono pronto a riceverlo. Mi si avvicina lentamente, il suo uccello è sul mio buco.
Lentamente spinge. Il mio sfintere si allarga, sono un esperto ormai. La sua dolcezza è tale che quasi non mi fa male. Ora è dentro di me, ma non completamente. Non sò nemmeno se ci starebbe. Lo spinge un altro poco poi
inizia a muoversi. Intanto i due ragazzi biondi si sono sventati sul mio uccello. Lo accarezzano, lo masturbano lo leccano e lo ingoiano alternativamente.
I loro cazzi sono invece nelle mie mani, duri, sodi, pronti a venire se solo accelerassi. Gli altri due ragazzi si inginocchiano, tenendosi i cazzi in mano.
Alternativamente ne ingoio uno e ne lecco un altro.
Intanto il mio culo si contrae spasmodicamente. Posso sentire la sua cappella ingrossata dentro di me, sento la linea delle sue vene. Sento tutta la sua eccitazione. Uno dei ragazzi biondi stà per venire. Me lo dice ed io aumento la velocità Il primo schizzo mi bagna la pancia, gli altri mi incremano le mani. Posso sentire il profumo della sua sborra salata. Voglio che i due ragazzi spompinati mi vengano in bocca. Per accontentarmi, incominciano a menarselo a vicenda proprio sulla mia bocca. Vorranno venire assieme?
Magari. Ed infatti si aspettano a vicenda. quando sono prossimi alla riuscita avvicinano il loro cazzi succosi sulle mie labbra. riesco a leccare entrambe le
cappelle. Insieme raggiungono l’apice, la loro sborra mi colpisce le lebbra, apro la bocca e mi fanno cadere tutto il loro liquido. Fatico ad ingoiare tutto.
Quando sono finiti i getti, mi avvento con la lingua sulle ultime gocce leccandogli bene le cappelle. Ora sono sborrato su tutto il corpo. L’altro ragazzo biondo che tiene ancora in bocca il mio cazzo, duro e dolorante. Le palle mi pulsano, lo stomaco si contrae.
Non voglio venire ancora prima devo finire tutto ciò che ho vicino. Lo masturbo più in fretta e chiedo al suo amico biondo di avvicinarsi col la bocca. La apre e incomincia a leccare l’uccello dell’amico, lui lecca io masturbo. In poco tempo un getto enorme di sborra esce da quel piccolo buchino. Il ragazzo biondo quasi si ritrae dalla violenza della pioggia. Intanto il mio culo è in balia dell’estasi. Il ragazzo biondo continua a gettare sperma nella bocca dell’amico e sulla mia pancia. Gli stringo la cappella tanto da fargli male e l’ultimo getto è ancora più potente. I due ragazzi biondi spompati mi leccano la cappella sulla quale è finita un po’ di sborra. Ora mi rimane l’ultimo. Il più tosto. Non sò quanto posso ancora resistere senza venire. Glielo dico ed il ragazzo moro inizia a muoversi più velocemente dentro di me. Lo sento ansimare, contorcersi. Poi d’improvviso esce da me, il culo mi fa amale, ma la visione di quell’uccello che mi sborra sulla faccia, sul petto e sul cazzo mi fà passare tutto. Viste le dimensioni non mi potevo aspettare altro che una montagna di sborra.
Sono fradicio, le ultime gocce le lascia cadere sulla mia cappella, gonfia, rossa e pronta. I cinque si buttano su di essa, la ripuliscono, la ingoiano a vicenda, la leccano , la mordono. Le palle sono gonfie baciate da quelle bocche assetate di me. Non aspetto ora posso venire. Un primo getto finisce sulle guance del moro, un altro nella bocca di uno dei biondi, che si toglia per fare assaggiare la mia pioggia dorata ad un terzo. Ora alternativamente sono sul mio cazzo a leccare tutto ciò che gli dò. Sono esausto, ma credo ricomincerei tutto di nuovo. Mi alzo e mi butto in piscina. Mi giro a guardare i miei nuovi amici, sono distrutti. A me invece si stà ingrossando di nuovo. FINE