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Galeotto fu il Pinot

L’ottavo rintocco della campana della torre civica aveva appena cessato di diffondere il suo familiare suono nella greve afa della serata di fine giugno e si andava riverberando nelle strette vie della città vecchia. Nel medesimo istante, in un angusto vicolo del centro, sul pianerottolo al terzo piano di un vecchio palazzo, alle venti precise, come previsto, suonai il campanello con la scritta “Claudio e Nadia”. Conoscevo Claudio da tre mesi, da quando cioè avevamo iniziato a preparare assieme gli esami universitari del primo anno di Legge. Il mio amico aprì la porta accogliendomi con un sorriso, guidandomi in sala, dove ci attendeva il solito vecchio divano sistemato davanti al piccolo televisore. Il telegiornale stava per finire e da lì a poco sarebbe iniziata la partita dell’Italia, unico diversivo nella tranquilla serata estiva. Il mini appartamento di Claudio era decisamente più in disordine da quando Nadia, la sua ragazza, studentessa di quinta liceo, era partita per una vacanza di due mesi presso i suoi nonni materni, in Danimarca. Sarebbe tornata di lì a due settimane e Claudio, ormai ridotto ad uno straccio, non vedeva l’ora che arrivasse quel momento; e non solo per riordinare l’appartamento! Come al solito Claudio si affrettò a stappare una bottiglia di Pinot frizzante appena presa dal frigo. La bevanda spumeggiante si riversò nei due calici, effondendo nell’ambiente un piacevole aroma che bene si intonava con lo spirito della serata: lo stesso giorno, infatti, avevamo sostenuto entrambi l’esame di diritto romano con risultati più che brillanti. Attendendo che iniziasse la partita, come sempre accadeva nelle conversazioni fra noi ragazzi, il discorso cadde inevitabilmente sulle donne. Le nostre due situazioni erano piuttosto simili: Claudio, proprio ora, nella stagione estiva, ovvero nel momento in cui, tradizionalmente, gli ormoni salgono alle stelle, era temporaneamente privo di Nadia; d’altra parte anch’io avevo dovuto rinunciare alla presenza di Alessia, mia ragazza da un anno, da quando lei, due settimane prima, era dovuta andare a Merano, per fare compagnia alla bisnonna ultranovantenne che da tempo immemorabile era solita passare le vacanze estive in quella località. Fra una chiacchiera e l’altra, il caldo opprimente, assieme all’effetto del Pinot che stavamo bevendo, avevano reso l’atmosfera assolutamente soffocante, nonostante i due ventilatori accesi. Claudio all’improvviso decise di togliersi maglietta e pantaloni, rimanendo in mutande e tornando sedersi in poltrona. La stessa cosa, sia pure con un po’ d’imbarazzo, feci io: ora il clima era decisamente più respirabile.
Fra un bicchiere e l’altro Claudio iniziò a rimpiangere la presenza di Nadia, ricordandone gli aspetti più affascinanti. Non ce n’era alcun bisogno, perché Nadia era forse la più belle ragazze della città; dai suoi antenati vichinghi aveva preso l’aspetto fisico: alta, bionda, snella, un nasino all’insù che faceva pendant con un viso molto grazioso illuminato da due splendidi occhi verde mare, contrassegnato da lievi lentiggini che le conferivano una amabile aria da ragazzina distratta e ingenua. Il corpo era letteralmente degno di una modella: una magnifica siluette, gambe lunghe, uno splendido culo a mandolino, due tettine piccole ma sode e ben fatte. Questo particolare lo posso affermare con certezza, visto che il mese precedente Claudio, Nadia, Alessia ed io eravamo stati una domenica al mare. Nel primo sole di maggio Nadia faceva sfoggio di un magnifico topless che metteva in mostra le sue splendide tette da adolescente, lasciando ben poco all’immaginazione anche per quanto riguarda il resto, infatti il mini tanga che indossava lasciava intravedere quasi completamente il suo bellissimo culetto. L’idea che noi compagni di università ci eravamo fatti di Nadia era arricchita dai discorsi di Claudio, il quale, durante le cene fra amici, lasciava spesso intuire che lei era una vera bomba erotica, una amante devota e perfetta; pronta a tutto pur di soddisfare il proprio uomo, di cui era profondamente innamorata. Ad esempio, Claudio mi aveva confidato che la ragazza, oltre ad amare farsi scopare in tutti i modi e in tutti i luoghi, si prestava a qualunque tipo di rapporto ed era disposta a tutto; fra l’altro, era diventata un’ imbattibile pompinara capace di proseguire i pompini fino alla fine…. togliendoselo solo dopo aver fatto godere il suo uomo in bocca. Una volta che Claudio era in vena di confidenze mi disse che spesso Nadia, nel bel mezzo di un bocchino, quando lo voleva eccitare, si metteva alla pecorina e gli chiedeva di essere scopata o addirittura inculata. Altre volte, durante una inculata, si arrestava improvvisamente e si girava prendendo il cazzo fra le labbra per poi farlo venire in bocca.
Non mi stupisce, quindi, che in quella serata di fine giugno, solo nel suo appartamentino, Claudio fosse particolarmente depresso per la mancanza di Nadia.
Ma quella sera anche io mi trovavo nella stessa situazione. Al pensiero di ciò che ci mancava, complice il Pinot, ci sentivamo piuttosto carichi. Con un certo imbarazzo ci accorgemmo che questi discorsi ci avevano eccitato: lo testimoniava il rigonfiamento inequivocabile che sia io che Claudio dimostravamo sotto le mutande.
In quel momento accadde l’imponderabile, la cosa che meno mi sarei aspettato accadesse, specialmente con Claudio: infatti lui, seduto comodamente al mio fianco, mi prese la mano e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse la mano di Nadia, se la appoggiò direttamente sulle mutande, esattamente sul suo rigonfiamento. Dopo un brevissimo istante di assoluto disorientamento da parte mia, accadde un’altra cosa ancora più assurda: mi rendevo conto con stupore che questo contatto non mi disturbava, così per circa venti secondi tenni la mano ferma sulle sue parti intime, esattamente come l’aveva messa lui. Sotto la stoffa delle mutande avvertivo distintamente il suo membro che lentamente si ingrossava e, contemporaneamente la mia mano iniziava istintivamente a produrre movimenti impercettibili, quasi un abbozzo di carezza; dopo poco le dimensioni del pene erano tali da non riuscire ad essere contenute nelle mutande, così la cima della cappella spuntò oltre l’elastico. A questo punto, per uscire da questa condizione di empasse, presi coraggio e istintivamente, sorridendo, senza pensare assolutamente a ciò che stavo facendo, come colto da un raptus, infilai direttamente la mano sotto le mutande e, per la prima volta in vita mia, toccai un cazzo che non era il mio, per di più in perfetta erezione! Sentire l’uccello e le palle sotto le dita mi dava una sensazione strana; lentamente, quello che all’inizio era semplicemente un contatto freddo e impersonale si trasformò, senza che neppure me ne rendessi conto, in una lieve coccola; Claudio possedeva due testicoli veramente grossi e duri, forse la cosa era spiegabile col fatto che contenevano tutto lo sperma che Nadia non aveva potuto ricevere negli ultimi mesi. L’unica cosa che mi venne di dire fu: “Caspita! Hai proprio molta voglia! “.
Il sorriso con cui ricambiò questa battuta mi convinse che per lui ciò che stavo facendo non era così strano, così, timidamente, mi decisi ad abbassare le sue mutande e, subito dopo, afferrai dolcemente l’uccello e iniziai ad accarezzarlo accennando un semplice movimento di masturbazione. Ma all’improvviso Claudio mi bloccò; me lo aspettavo: non eravamo mica gay. Tuttavia non era come pensavo. In pochi istanti mi condusse nella camera da letto, teatro di tanti incontri amorosi fra lui e Nadia. In men che non si dica si sdraiò sul letto matrimoniale, completamente nudo a gambe aperte e con decisione comandò: “Coraggio, datti da fare”; io subito non capii (o meglio, feci finta di non capire) ma poi mi divenne tutto chiaro, così con molto imbarazzo, ma anche con un sottile piacere, mi denudai anch’io sistemandomi sul letto. Eravamo entrambi nudi, come due amanti, ma, ovviamente, la stranezza stava nel fatto che eravamo due uomini. è vero, eravamo indubbiamente due maschi, ma io stavo incredibilmente iniziando a vedere il mondo con gli occhi di una femmina, assumendone anche la dolcezza e la disponibilità. Era tutto così pazzesco! Il suo membro aveva in parte perso l’erezione di poco prima, ma dentro di me pensai che fosse lo stesso molto carino e iniziai a rendermi conte del perché Nadia, fra tanti ragazzi, avesse scelto proprio lui!

Nel giro di pochi secondi ero accucciato fra le gambe del mio compagno, in posizione di completa sottomissione, esattamente come avrebbe fatto una ragazzina trascinata sul letto dal suo boy friend. Con la mano destra stringevo con naturalezza la base del cazzo e con la sinistra carezzavo dolcemente le palle. Ero pronto ad incominciare. Esitai un attimo guardandolo negli occhi. Gli sorrisi e lui mi ricambiò sospirando: “Coraggio, oggi vuoi essere la mia troia? Non aver paura! “: Questa frase, anziché umiliarmi, ebbe il potere di eccitarmi, così mi decisi a riprendere ciò che avevo interrotto in sala; afferrai quindi il pene, mentre l’altra mano la poggiavo sulle palle, saggiandone di nuovo la consistenza. Poverino! Doveva scaricarsi, io non ero Nadia, ma avrei fatto di tutto per essere come lei e renderlo felice. D’altronde la frase che aveva appena pronunciato mi convinse che per lui in quel momento ero solo una femmina vogliosa, anche se inesperta. Decisi così che lo avrei fatto godere masturbandolo; in altre parole, gli avrei fatto una sega coi fiocchi! Dopo aver preso in mano il suo membro e averci giocherellato per non più di due minuti, me lo ritrovai di nuovo in perfetta erezione; saranno stati almeno 18 cm. Dopo avere fatto scorrere la pelle verso il basso, in modo da scoprire completamente il glande, iniziai a masturbarlo, prima delicatamente e poi sempre più velocemente, in modo da procurargli maggiore piacere. Il pene di Claudio aveva una forma armoniosa, lunga e affusolata, con la cappella di un bel rosa vivo. Non ero più me stesso, mi sentivo un altro, o meglio “un’altra”. Avevo l’impressione di avere tra le mani un potere immenso. Ora stringevo con determinazione quel cazzo durissimo che non avrei mollato facilmente! Volevo vedere schizzare il suo seme dalla cima della cappella! I movimenti della sega stavano diventando velocissimi e i sospiri di Claudio erano sempre più intensi. Facevo fatica ad ammetterlo, ma mi sentivo molto femmina. Stavo aspettando con emozione che lui eiaculasse, liberandosi di tutta la voglia repressa, quando all’improvviso la situazione mutò: sentii le sue mani accarezzarmi i capelli, lunghi e biondi come quelli di Nadia; reagii in modo molto femminile, ovvero con un mugolio di piacere. A un certo punto notai che la sua carezza stava diventando più decisa e le sue mani avevano iniziato ad esercitare una certa pressione sulla testa. Questo gesto mi fece sciogliere di piacere, perché sentivo che quello era il suo modo di dimostrarmi che gli piaceva ciò che stavo facendo. Ad un certo punto, però, dalla sua decisione nel premermi la testa compresi chiaramente che lui con ogni probabilità desiderava un contatto più intimo; in fondo era naturale. Il suo cazzo era a pochi centimetri dal mio viso: sarebbe bastato un nonnulla per baciarlo. Istintivamente cessai di masturbarlo e, seguendo il mio istinto, avvicinai la bocca dando un rapido bacetto affettuoso sulla cappella. Ne seguì un altro più deciso e appassionato. Il terzo bacetto si prolungò in una timida leccatina sulla piccola apertura in cima al cazzo e poi su tutta la cappella. Mi soffermai in particolare con la lingua sul frenulo. Mi stupì immediatamente il fatto che la cappella fosse molto liscia e levigata. Aveva un buon sapore con una decisa nota salata. Il cazzo stava nel frattempo assumendo dimensioni enormi.
Volevo ricoprirlo completamente con la mia saliva, in modo da sentirlo completamente mio; cominciai quindi a passarci sopra la lingua inumidita dando lunghe leccate dal basso verso l’alto, dalle palle, fino alla punta. Ma presto però mi accorsi che così non ce la facevo. Infatti con ogni leccata di cazzo superavo di poco la metà della lunghezza e mi ritrovavo con la lingua completamente secca. Allora decisi di suddividere l’opera, dedicandomi prima alla sola metà inferiore del cazzo. Mentre lo leccavo gli stringevo la cappella con una mano e lo spostavo leggermente a destra e a sinistra per poter arrivare con la lingua in tutti i punti. Claudio sembrava gradire il trattamento. Aveva gli occhi socchiusi e sospirava di piacere. Ormai tutta la metà inferiore del cazzo era lucida della mia saliva. Stavo diventando gradualmente più sicuro di me e mi rendevo conto con stupore che mi piaceva leccarlo ed insalivarlo dalla base fino alla cima della cappella e a Claudio piaceva osservarmi mentre lo facevo. Le mie labbra si abbassavano fino baciare e a leccare le palle, trattamento che il mio amico, a giudicare dai suoi sospiri, gradiva particolarmente. A tratti mi soffermavo prendendo teneramente in bocca ora un testicolo, ora l’altro. Ma la carezza delle sue mani sui miei lunghi capelli si stava facendo ora più decisa e sicura, mirando a spingermi la testa verso il suo cazzo …tentando di avvicinare la cappella alla mia bocca …. ciò che voleva era molto chiaro! Guardai Claudio negli occhi per assicurarmi se avevo ben capito cosa desiderava; lui accennò di sì e, a conferma di ciò, con la mano guidò con decisione la cappella verso la bocca. “Prendilo in bocca, fai la brava”. Questa frase mi eccitò a dismisura, così mi decisi finalmente ad abbattere l’ultimo tabù e a dimostrargli la mia sottomissione completa. Mi scostai i capelli dal volto per dare a Claudio la possibilità di osservarmi mentre mi accingevo ad accoglierlo in bocca; ma anche io volevo vedere contemporaneamente le sue reazioni. Aprii le labbra alitando sulla cappella e, dopo un intervallo di tempo che a lui dovette parere interminabile, mi abbassai lentamente lasciando entrare la cappella tra le labbra. Subito mi fermai per qualche istante per abituarmi a questa nuova presenza, poi istintivamente iniziai a roteare la lingua sulla superficie della cappella. In quel momento non mi sentivo più me stesso: ero solo una ragazza che si dedicava con passione al suo uomo.
La situazione era pazzesca: io, inginocchiato (ma dovrei dire “inginocchiata”) fra le gambe di un maschio, in posizione di assoluta sottomissione, mi stavo comportando esattamente come una donna, prendendo il cazzo in bocca come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi rendevo conto che stavo compiendo l’atto più intimo e personale che una donna possa fare con un uomo e con enorme eccitazione prendevo in considerazione il fatto che in quel momento, ovviamente, la donna ero io e mi piaceva essere trattato come tale: una troietta che aveva voglia di cazzo. Mi procurava un senso di vertigine sentire la calda cappella di Claudio che pulsava nella mia bocca. Dai suoi sospiri mi rendevo conto del piacere che gli stavo procurando e del suo desiderio che io proseguissi facendogli un pompino vero e proprio. Decisi quindi che il dado era tratto. Ormai senza alcun imbarazzo decisi di dare libero sfogo alla mia fantasia “femminile”, tentando di imitare anche ciò che Alessia era solita fare a me, così, mantenendo in bocca la cappella, ripresi la masturbazione con la mano destra, afferrando quella parte di cazzo che non riuscivo ad ingoiare. Dopo qualche istante di questo trattamento Claudio iniziò a dondolare il bacino inarcandosi in modo ritmico: naturalmente voleva che prendessi in bocca una quantità maggiore di cazzo, così, accompagnato dai sospiri di Claudio e dalle sue mani che mi accarezzavano i capelli, ad ogni sua spinta tentavo di accogliere quanto più cazzo potevo, ma purtroppo mi accorgevo che con il massimo dello sforzo riuscivo a tenerlo in bocca solo per metà: era troppo lungo per me! In certi momenti le spinte di Claudio erano così forti da provocarmi conati di vomito quando la cappella giungeva troppo in profondità nella mia bocca, fortunatamente lui se ne accorse e mi lasciò condurre il gioco, in attesa che la mia bocca si abituasse a quella presenza ingombrante. Così, anche per riposare le mascelle, lo tolsi dalla bocca per masturbarlo teneramente con la destra, non troppo velocemente, stando bene attento a non farlo venire immediatamente, mentre con la sinistra accarezzavo con dolcezza le palle, leccandole diligentemente, nonostante la folta peluria. Con la lingua scendevo verso il basso, sotto alle palle, in modo da arrivare quasi al buco del culo…. Era veramente troppo! Claudio mi riportò bruscamente alla realtà afferrandomi con decisione per i capelli e costringendomi nuovamente a prendere il cazzo in bocca. Non vedevo l’ora di soddisfare Claudio e di interpretare fino alla fine il mio ruolo di donna; ma ormai non stavo facendo alcuno sforzo. Lui ci teneva a farmi sentire femmina: ero solo una ragazzina che stava innocentemente facendo un pompino al suo ragazzo, del resto la sua eccitazione era ben evidente, visto che il pene aveva raggiunto una consistenza e una dimensione incredibili. Così, con una certa civetteria, continuando ad accarezzare le palle, dopo averlo osservato negli occhi, ripresi tutto in bocca e proseguii con un tradizionale e maestoso su e giù, tentando di imitare le movenze, lo stile e i mugolii delle pornostar che avevo visto in alcuni video hard, con la differenza che adesso la troia di turno ero io! Mi sentivo femmina a tutti gli effetti e mi sentivo disponibile per qualunque tipo di sottomissione da parte di qualsiasi ragazzo che, come Claudio, mi avesse trattato da donna. Poco a poco stavo imparando la tecnica: lui mi teneva le mani sulla testa tentando di imprimerle il ritmo che più gli piaceva; durante gli affondi cercavo di ingoiare maggiormente il cazzo e scoprivo ora con stupore di riuscire ad arrivare con le labbra più vicino alla base, ingoiandolo quasi tutto; non credevo di avere una gola così profonda!! Lui gemeva e pronunciava frasi incomprensibili nelle quali riuscivo a malapena a cogliere qualche parola…
“…troia…. brava…. succhia… puttana…. puttana…. brava”: in un certo senso Claudio mi stava umiliando, ma in realtà era lui ad essere completamente in mio potere, perché solo io in quel momento avevo il potere di farlo godere. Era anche un po’ rude con me, mi trattava come una puttanella disposta a tutto e questo mi eccitava da morire. Tutto il suo essere maschio era nella mia bocca, e lui capiva che mi piaceva troppo succhiare il cazzo; mi sentivo al suo servizio nel modo più totale e devoto, come solo Nadia o un’altra femmina in calore avrebbero saputo essere. Completamente presa da questi pensieri proseguii diligentemente il movimento altalenante del capo. Dalle forti contrazioni della cappella che avvertivo in bocca, mi stavo rendendo conto che Claudio non avrebbe resistito a lungo. Mi sentii un po’ in imbarazzo perché ovviamente non volevo ricevere lo sperma in bocca: un conto è fare una innocente sega ad un amico, un altro conto è prendere il cazzo in bocca e (addirittura) farsi umiliare ricevendo lo sperma in bocca. C’è un limite a tutto. Così decisi che al momento dell’esplosione finale mi sarei scostato terminando con le mani, lasciando che Claudio eiaculasse sulle mie tette (ormai ero decisamente presa dal ruolo assolutamente femminile che stavo interpretando) o, al massimo, mi sarei fatto sborrare in faccia. Sì, avrei ricevuto volentieri gli schizzi in faccia. Mai come in quel momento lo sentivo completamente mio, volevo essere la sua donna; non riuscivo ad ammetterlo, ma desideravo che lui mi “usasse” nel modo più completo, svuotandosi completamente e facendomi sentire puttana fino in fondo. Così, da brava ragazzina adolescente, passivamente, mi accingevo a subire l’estrema l’umiliazione: lasciare che lui mi schizzasse il suo seme in faccia. D’un tratto, in un estremo momento di lucidità mi scostò i capelli che mi coprivano il viso, ci guardammo negli occhi e lui mi disse con voce rotta dall’eccitazione: “Sto per godere…. se continui così ti vengo in bocca…! Vuoi bere? ” Questa frase mi fece letteralmente sciogliere, così decisi di infrangere l’ultimo tabù: “… sì…. sì …sono la tua donna…. sono la tua puttana…..sììì… godi… dammelo tutto…. sì, sborrami in bocca, ti prego…. lo voglio tutto! “. Di rimando lui, portato alle stelle dalla mia dimostrazione di estrema sottomissione, mi rimise il cazzo in bocca, e io, perfettamente consapevole di ciò che mi aspettava, mi feci forza e cercai di accogliere in bocca quanto più cazzo potevo, in attesa dell’esplosione finale, ovvero del meritato premio per la mia bravura: aprii per bene la bocca in modo da non perdere nulla, (dentro di me speravo che il suo seme almeno avesse un buon sapore! ). Dopo qualche istante Claudio si inarcò emettendo un lamento disumano: “Aaaahhhhhhhhh….. brava… troia . aaaahhhhhhh bevi troia….. aaaahhh”. Immediatamente sentii in gola uno strano sapore amarognolo e salato, era lo sperma, che deglutii immediatamente. In quel momento, solo allora, ero sicuro di essermi comportata da vera femmina: gli stavo bevendo lo sperma, mi sentivo sottomessa a lui in modo veramente completo e in quell’istante sapevo di appartenergli nel modo più totale. Dopo il primo schizzo mi allontanai istintivamente per respirare, così fui colpita in faccia da un secondo getto caldissimo, poi ripresi la cappella in bocca. Seguirono altre raffiche in rapida successione che tentai di trattenere nel palato rimestando lo sperma con la lingua nel tentativo di coglierne il sapore; ma la quantità era così tanta da costringermi a ingoiare. Il gusto del seme di Claudio non era per niente disgustoso come pensavo, anzi, era buono! Un po’ amaro, ma con un retrogusto salato che mi piacque. Tenni dolcemente il cazzo in bocca per tutto il resto dell’eiaculazione, mantenendo la testa ferma sotto le sue mani che mi accarezzavano i capelli, coccolando dolcemente le palle con una mano e mulinando teneramente la lingua attorno alla sommità del glande, in modo da raccogliere sulla punta della lingua lo sperma man mano che usciva. Dopo un tempo che a me parve lunghissimo Claudio terminò le convulsioni. Finalmente si rilassò e la prima cosa che mi disse fu “Sei stata fantastica, proprio come Nadia”: queste parole mi eccitarono all’inverosimile, infatti dopo un secondo venni anch’io, senza essermi neppure sfiorato con un dito, imbrattando di sperma il lenzuolo. Trattenni in bocca il cazzo di Claudio ancora per due minuti abbondanti, in modo da coccolarlo e ripulirlo per benino, non volevo rassegnarmi al fatto che il suo arnese si stesse gradualmente rimpicciolendo. Ora aveva assunto la sua normale dimensione a riposo e stava completamente nella mia bocca. Avrei voluto trattenerlo ancora in bocca nell’assurdo tentativo di portarlo ad una nuova erezione, ma ormai l’avevo completamente prosciugato. Così dopo qualche minuto mi decisi a lasciare questo che per me era un vero e proprio oggetto di desiderio e rialzai il viso per osservare l’espressione di Claudio, il quale, carezzandomi il collo e i capezzoli, mi disse: “Non eri obbligata ad ingoiare”. Io gli sorrisi e, per dimostrargli che mi era piaciuto, sorridendo mi leccai maliziosamente le labbra inzaccherate di sperma mormorando “è piaciuto anche a me”. Mi alzai poi dal letto, e mi incamminai verso il bagno, dove mi specchiai. Mi lavai con cura, visto che la faccia e il petto erano impiastricciati di sperma che non ero riuscito ad ingoiare.
Quando ritornai da bagno seppi che nel frattempo l’Italia aveva perso la partita. Ma io e Claudio avremmo avuto ancora qualche altra serata per “conoscerci” meglio, prima del ritorno di Nadia e Alessia.
Al momento di salutarci, entrambi rivestiti e in piedi davanti alla porta dell’appartamento, gli accarezzai dolcemente le parti intime e, non riuscendo a trattenermi, cercando di essere molto femminile, mi inginocchiai, gli slacciai i pantaloni e, dopo avere abbassato le mutande, gli baciai teneramente il cazzo. “Hai ancora sete? “, mi chiese, ironizzando sull’evidente doppio senso: . “No grazie, ho già bevuto……. ”
“Ci sentiamo in settimana” disse Claudio salutandomi ; “Ti preparerò una sorpresa….. ” FINE

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