Maurizio ascoltava inebetito il giudice che lo condannava a quattro anni di carcere per tentata rapina ed estorsione.
Quel maledetto 14 ottobre lui si era fatto convincere da Giorgio, un suo amico a fare un colpo facile facile, che avrebbe cambiato la loro vita per sempre. Fino ad allora Maurizio aveva sempre rigato dritto ma lo avevano appena licenziato dal negozio in cui faceva il commesso, doveva pagare l’affitto e mettere qualcosa nel piatto e perciò decise suo malgrado di accettare di fare il palo, mentre Giorgio avrebbe fatto il ‘lavoro sporcò. Tutto doveva filare liscio come l’olio: ogni venerdì sera i Siboldi, ricchi industriali dell’alluminio partivano per la loro villa al mare e la casa rimaneva vuota. Ovviamente avevano un sistema d’allarme ma Giorgio aveva pensato a tutto, il signor Siboldi andava tutti i venerdì a farsi sistemare i capelli dal più esclusivo parrucchiere per uomo della città, e il fratello di Giorgio era uno degli aiutanti del coiffeur e quella mattina era riuscito senza essere visto a sottrarre le chiavi dalla giacca di Siboldi e a darle al fratello affinché ne facesse velocemente una copia, prima che il riccone uscisse dal negozio.
Si diceva che Siboldi tenesse sempre una somma a sei zeri in cassaforte e lo scemo si era portato la chiave dal parrucchiere, che fesso! Effettivamente con la chiave della centralina d’allarme, del portone e della cassaforte, soffiargli tutti quei quattrini doveva essere una bazzecola.
Le cose non andarono proprio così, o almeno andò tutto liscio fino ad un certo punto.
Infatti mentre Giorgio era già dentro e cercava la cassaforte, Filippo vide una macchina di grossa cilindrata arrivare nel vialetto e capì che i Siboldi stavano rientrando, come convenuto fece uno squillo al telefonino di Giorgio, ma era troppo tardi per uscire, lo avrebbero visto, perciò si nascose in un ripostiglio, aspettando che salissero al piano di sopra per svignarsela.
Però non erano i coniugi Siboldi a rientrare ma loro figlio Mirco, brillante studente di ingegneria di 22 anni, ed era accompagnato da un altro ragazzo. Si avvicinarono al portone e quando Mirco vide che l’allarme era staccato pensò che i suoi se ne fossero dimenticati, bestemmiò ed entrarono.
Filippo pensò che era strano che Mirco non si affrettasse a chiamare i suoi al mare per informarli.
Forse non voleva che sapessero che era lì e soprattutto con chi c’era?
Infatti l’atteggiamento dei due giovanotti era molto ‘sospettò, si tenevano per mano e sorridevano guardandosi dritto negli occhi, un atteggiamento che si confà più a due fidanzati che a due amici.
Quando Filippo vide la fioca luce di un paralume accendersi in una delle camere pensò che Giorgio sarebbe uscito da un minuto all’altro, ma non era così. Dopo qualche minuto Giorgio uscì in fretta e furia, disse a Filippo di non muoversi, tornò dopo poco tempo con una videocamera tascabile in mano.
è stato un vero colpo di culo avere ancora in macchina la videocamera che avevo portato a riparare, disse Giorgio. Filippo gli disse se era matto, che dovevano filarsela, ma l’altro gli disse che avevano un’occasione ancor più ghiotta della precedente per diventare ricchi.
In casa c’è Mirco, il figlio dell’integerrimo ingegner Siboldi, con il suo ‘amichettò e sono sicuro che fra poco se lo ingropperà, continuò Giorgio. Suo padre si è candidato alle elezioni e pagherà qualunque somma per evitare che si sappia in giro che suo figlio è una checca. Se riesco a filmarlo mentre lo prende in culo è fatta! Filippo voleva tirarsi in dietro, ma Giorgio lo minacciò con un coltello e gli disse che se non stava al gioco lo avrebbe accoppato, e Filippo temeva che ne fosse davvero capace. Perciò salirono le scale e si avvicinarono ad una delle stanze da letto. I due amanti erano ancora ai preliminari, si stavano baciando. La porta era socchiusa e si vedeva tutto molto chiaramente.
Mirco Siboldi era davvero un bel ragazzo, forse un po’ troppo magro, alto, occhi marroni e capelli castani. Aveva un culo ben scolpito e un bel cazzo che pulsava dentro agli slip attillati.
Il suo amico era molto scuro, sia di capelli che di carnagione, sembrava meridionale, era più basso e molto muscoloso. Aveva addominali e pettorali bellissimi, un culo sodo e ben fatto e soprattutto un pacco enorme. portava un reggipalle bianco extra large che straripava di carne. Ad un certo punto quando l’eccitazione fu troppa per quel pezzo di stoffa la cappella del cazzo ‘equinò del moro, gli saltò fuori dall’elastico. Era enorme, lucida e umida, evidentemente i preliminari erano finiti.
Mirco si tolse gli slip e un cazzo di dimensioni medie guizzò fuori. Ma quando fu l’altro a togliersi le mutande, Filippo trattenne a stento un gemito. Il cazzo di quel tipo era davvero mostruoso, doveva essere lungo 28-30 cm e grande come un mattarello, le palle poi erano grosse come mele, sembravano quelle di un toro. Mirco iniziò a baciare l’amante sul collo, poi scese sul petto, poi sull’addome, sull’ombelico e poi su quella mazza gigantesca. Giocò a lungo con le palle e l’asta e alla fine lo prese in bocca. Doveva fare un grosso sforzo solo per ciucciare la cappella, non c’era proprio modo di prenderne in bocca di più. Dopo un po’, il moro iniziò a gemere di piacere, allora Mirco se lo tolse di bocca e se lo piazzò dritto davanti alla faccia e cominciò a baciare la cappella, dopo pochi secondi un fiotto immenso di sborra gli aveva letteralmente imbrattato la faccia. Mirco prese i suoi slip che erano per terra e si pulì la faccia da tutto quella roba, poi li ripose con cura e disse all’amico che per il resto della settimana avrebbe indossato quelle mutande sporche di ‘mielè per essere sempre in contatto con il suo Daniele. Allora venne il turno di Mirco di essere spompinato, e Daniele che doveva essere ben allenato, non aveva difficoltà a prendere tutto il cazzo di Mirco in gola, del resto non era poi così grosso. Dopo un po’ anche Mirco venne in faccia a Daniele che si ripulì con le mutande, come aveva fatto il suo amante precedentemente.
Allora passarono alle vie pesanti, Mirco si mise a pecorina e dopo essersi ben lubrificato il culo, prese dentro di sé tutta l’uccello di Daniele, che cominciò a incularlo con violenza. Mirco gemeva sempre più forte e tutte le volte che implorava il suo amante di fare più piano, Daniele gli dava un colpo ancora più forte, tanto che anche le palle sembravano dover entrare nel culo di Mirco.
Giorgio non aveva mai smesso di filmare e quando ebbe abbastanza materiale per ricattare Siboldi, spense la telecamera e i due scesero le scale, per cercare e svuotare la cassaforte, Giorgio infatti non era ancora soddisfatto, pensava che quei due maiali ne avrebbero avuto ancora per molto e che non si sarebbero accorti di niente. Ma in quel momento la porta d’ingresso fu spalancata da una guardia giurata che pistola in pugno gli intimava di alzare le mani.
Al processo si seppe che L’ingegner Siboldi, al mare, si era accorto che le chiavi erano disposte in un ordine sbagliato nel suo mazzo e capì che qualcuno le aveva staccate per copiarle e poi rimesse male.
Allora aveva telefonato alla vigilanza e la guardia vedendo che l’allarme era staccato aveva capito che c’erano dei ladri e li aveva sorpresi.
Dopo la lettura della sentenza Filippo fu trasferito in una nuova prigione molto temuta, perché si diceva che il suo direttore fosse una vera carogna. E infatti all’arrivo del cellulare carico di nuovi detenuti, il direttore li fece spogliare, benché fosse pieno inverno e li fece ‘sfilarè completamente nudi per i corridoi della prigione. Quelli che avevano cercato di coprirsi i genitali con le mani erano stati presi a manganellate e tutti ammanettati con le mani dietro la schiena, mentre il direttore gli stringeva le palle così forte quasi da castrarli. Le cose iniziano malissimo pensò Filippo.
Dopo aver percorso quattro lunghissimi corridoi, sotto le urla impietose dei carcerati che promettevano loro di fotterseli al più presto, di inchiodarli al muro con i loro cazzi da troppo tempo senza donne, di squarciargli il culo ecc. ecc. Filippo fu condotto nella sua cella dove c’erano altri due tizi, all’apparenza non molto pericolosi, anzi lo accolsero bene, dicendogli di non preoccuparsi per quello che aveva sentito prima, che era solo un modo per divertirsi alle spalle dei nuovi arrivati e che a loro piaceva la figa. Filippo fu molto sollevato e pensò che il suo culo vergine, almeno per ora era al sicuro. Passarono alcuni giorni, tutto filava liscio, finché una notte Filippo non sentì delle urla strazianti provenire dalle celle di isolamento. Chiese allarmato ai suoi compagni di cella cosa succedeva e loro gli dissero che il direttore doveva aver mandato i secondini a punire un tale che gli aveva mancato di rispetto.
Punire in che modo? Chiese Filippo e loro gli dissero che era meglio se non lo sapeva. Nessuno gli volle dire altro e lui finì per dimenticarsene. Passarono altre tre settimane e successe il fattaccio.
C’era un carcerato che non lo lasciava mai in pace, lo infastidiva, lo spingeva, gli faceva lo sgambetto, lo insultava e lui sopportava perché si diceva che quel tale fosse il favorito del direttore e che gli lasciasse fare quello che voleva. Solo che un giorno dopo aver subito tanto, si ribellò e diede un pugno a quel bastardo, intervennero i secondini a dividerli e il direttore disse che non tollerava che i suoi prigionieri facessero a botte, perciò ordinò di mettere Filippo in isolamento per una settimana.
Filippo era terrorizzato, temeva che anche lui sarebbe stato ‘punitò come l’altro tempo prima.
Ma la notte passò senza che fosse disturbato e così il giorno dopo. Solo la notte successiva sentì dei pesanti passi che si avvicinavano, poi la porta della cella si aprì ed entrarono due secondini enormi.
Dovevano essere alti almeno due metri per 100 chili di peso. Erano supermuscolosi, armati con due pesanti manganelli. Filippo pensò che se lo avessero preso a bastonate per lui sarebbe stata la fine. Non sapeva ancora che i due secondini ‘punivanò con un altro manganello, quello che avevano in mezzo alle gambe!
Filippo fu colto da autentico terrore quando vide che i secondini, appoggiati per terra i bastoni, avevano cominciato ad accarezzarsi la patta della divisa. Solo allora si accorse che quei due avevano un uccello di dimensioni disumane. Erano ancora mosci e già riempivano il pacco come dei grossi cazzi duri. Come dovevano essere in tiro? Si chiese Filippo impaurito. Quando i loro arnesi furono gonfi al punto giusto i due stalloni si tolsero la divisa. Non portavano le mutande e davanti agli occhi di Filippo apparve uno spettacolo inaudito: Due cazzi grandi come un braccio e lunghi almeno 45 cm, sopra due coglioni che dovevano pesare un chilo ciascuno!
Filippo si mise a piangere e li implorava di lasciarlo stare, ma loro si misero a ridere. Uno di loro riprese il manganello e minacciando Filippo di spaccargli la testa se non avesse obbedito gli ordinò di inginocchiarsi e di succhiare l’uccello del suo amico. Ma come faccio? chiese Filippo, è troppo grosso.
Quello all’ora gli diede una botta con il manganello e Filippo fu costretto ad aprire la bocca mentre l’altro gli infilava dentro quella mostruosità e la spinse giù in gola a Filippo tanto da fargli dare di stomaco. Dopo un paio di tentativi il secondino capì che non ce la faceva a prendergli tutto l’uccello in bocca e inserì solo la gigantesca cappella. Filippo cominciò a succhiare e dopo 15 interminabili minuti quello venne. Filippo cercò di tirarlo fuori ma non glielo permisero, fu costretto a bere tanta di quella sborra da rimanere soffocato.
Dopo il turno del primo venne quello del secondo e la storia si ripeté.
Ad un certo punto dall’ala della prigione in cui c’erano le celle di isolamento, si alzarono delle urla strazianti, e tutti capirono che in quel momento il giovane Filippo aveva il culo sfondato dai due cazzi più grossi che si fossero mai visti al mondo.
Da quel giorno le cose per Filippo non furono più le stesse, infatti faceva di tutto per attaccare briga con gli alti detenuti così da essere messo in isolamento e visitato dai due Stalloni. Filippo infatti non sapeva più vivere senza i giganteschi cazzi di quei due dentro di sé.
Una volta sputò addirittura in faccia al direttore, sapeva che in quel caso la punizione sarebbe stata doppia. Quella notte i due secondini superdotati gli avrebbero infilato in culo i loro cazzi da 45 cm contemporaneamente. FINE