Il vento caldo dell’estate accarezzava la mia pelle mentre pulivo il bancone del bar di mio zio, quell’estate avevo deciso di lavorare per racimolare qualche soldo da poter spendere durante l’inverno. Avevo quasi 18 anni ed iniziavo a stancarmi di dover chiedere sempre i soldi ai miei. Il bar era a ridosso della spiaggia, dal bancone si potevano osservare tutti gli ombrelloni e le persone che vi sostavano all’ombra; fu li che lo vidi, il mio professore di lettere. Lo avevo sempre visto vestito, gli abiti avevano celato un fisico atletico, dal petto villoso e dalla carnagione scura; i capelli castani erano tutti scompigliati, il che dava alla persona un che di selvaggio. Indossava un costume aderente a vita bassa nero, che faceva risaltare ancora di più le forme tra le sue gambe; non potei fare a meno di notare la forma del suo cazzo docilmente appoggiato sui suoi testicoli leggermente verso la sua sinistra. Era bellissimo! Ora più di prima capisco che me lo vorrei fare.
I nostri sguardi si incrociano, mi fa un cenno con la mano, poi lo vedo prendere gli occhiali da sole, indossarli, e venire verso il bancone del bar.
Sono agitato, non so come comportarmi: cazzo è pur sempre il mio professore di lettere! Si siede al bancone, mi guarda, e con fare disinvolto mi chiede un analcolico. Io glielo servo subito; mentre gli porgo il bicchiere i nostri sguardi si incrociano di nuovo, le nostre dita si sfiorano appena, un brivido percorre tutta la mia schiena. Cerco di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma finisco per guardare il suo “pacco”; vedo la sua peluria partire dall’ombelico e poi scendere giù fino a sparire nel costume. Mi faccio forza e rivolgo lo sguardo verso la spiaggia. Lavori qui tutte le estati, dice, parlando all’improvviso, cogliendomi di sorpresa. Gli dico di no, che è il mio primo lavoro, che lo faccio solo per avere un po’ di soldi da parte; nel frattempo gli guardo il viso, cerco di scrutare nei suoi pensieri ma gli occhiali da sole mi impediscono di vedere i suoi occhi, mi impediscono di vedere dentro di lui.
Finisce il suo analcolico, poggia tremila lire sul bancone, mi saluta e se ne va. Lo vedo mentre cammina verso il suo ombrellone, le sue spalle sono robuste, i suoi glutei sodi, la sua andatura sciolta e sicura.
è stato tremendo, ritrovarsi di fronte l’uomo dei propri sogni e non potergli dire che lo amo, che sarei pronto a donargli tutto il mio amore, tutto me stesso.
Per fortuna la giornata è finita (sono le due di notte) e la spiaggia è praticamente deserta, chiudo la serranda del locale quando una mano mi tocca la spalla. Spaventato mi volto, pensando ad un ladro, invece era lui, comparso dall’oscurità all’improvviso. Stai chiudendo, mi chiede con quel suo solito fare sicuro. Gli rispondo di si e mentre lo dico metto il lucchetto alla base della serranda. Mi chiede se mi va di fare quattro passi insieme a lui, ed
io lo assecondo senza fare problemi. Ci incamminiamo in riva al mare, mi racconta di se, della sua vita, delle sue speranze, dei suoi sogni. Ogni sua parola non fa che accrescere la stima nei suoi confronti; mi sento accaldato, quasi tramortito da quella strana atmosfera che si è venuta a creare attorno a noi, così, senza accorgermene gli dico che lo amo. Mi guarda, cercando di scrutare nei miei pensieri, ma stranamente non stupito delle due parole che gli ho appena detto. Mi dice che lui è il mio insegnante, che ha trent’anni, che è una cosa che non può funzionare! Lo afferro per il braccio, mi sporgo verso di lui, e con fare impacciato lo bacio sulla bocca. All’inizio mi respinge, ma poi inizia a ricambiare il mio bacio; sento le sue labbra calde sulle mie, sento la sua lingua che si fa strada dentro la mia bocca. Ci abbracciamo, mentre un’onda un po’ più audace si fa avanti sulla spiaggia e ci bagna i piedi.
Andiamo a casa sua, a una decina di minuti dal nostro primo bacio; sento le sue braccia che si stringono attorno a me, in una sensazione di calore e di protezione; la sua mano si fa largo sotto la mia maglietta: la sento forte, calda, vorrei sentirmi accarezzare così per tutto il corpo. Mi sfila dolcemente la maglietta, ci dirigiamo verso il letto, mi fa stendere mentre riprende a baciarmi. La sua lingua si fa di nuovo strada dentro la mia bocca, ed io la lecco come a saziare una fame impossibile da placare; scende con la bocca verso il collo, lo mordicchia delicatamente, poi continua a scendere verso i capezzoli, ancora più giù verso l’ombelico, fino a quando mi sento sfilare i pantalocini ed il costume. Ho un po’ vergogna del mio corpo da adolescente, della mia peluria appena accennata, del mio cazzo che non ha ancora conosciuto altra mano se non la mia, ma lui come per rassicurarmi continua a ricoprirmi di baci e mi dice che sono bellissimo. Il mio cazzo diventa improvvisamente duro, lui mi scopre la punta dall’eccessiva pelle, fino a quando me lo sento avvolgere da una sensazione di caldo umido che non avevo mai provato prima. Mi sembra di perdermi, di cadere dentro di me e di non riuscire a toccare a fondo. Lo vedo togliersi la camicia, sfilarsi i pantaloncini ed il costume; vedo il fisico nella sua interezza, la pelle scura si scontra con quella chiara del suo bacino, vedo il suo cazzo puntato contro di me come un’arma, però non mi sento ne spaventato, ne minacciato. Mi volta dolcemente, con la saliva bagna il suo cazzo, mentre con dito prepara il mio culo affinché io lo possa ricevere dentro di me. Sento il suo cazzo che cerca di farsi strada dentro di me, con due tre spinte decise è già dentro di me, il dolore è fortissimo, ma la sensazione di piacere ben presto diventa più intensa del dolore. Lo sento spingere dentro di me con forza, lo sento respirare sempre più fretta sul mio collo fino a quando il suo cazzo lo sento gonfiarsi, indurire all’inverosimile, e lo sento venire dentro di me: mi sento inondato del suo amore. Stanco si poggia sulla mia schiena, col cazzo ancora duro dentro di me, avverto il suo respiro come una leggera brezza fresca sul mio collo; si sposta, si adagia sul fianco, mi volta e riprende a baciarmi dappertutto. Avverto di nuovo quella sensazione di caldo umido, lo sta prendendo di nuovo in bocca, non riesco più a trattenermi, sento lo sperma salirmi dalle palle e schizzare dentro la sua bocca, che avida, ne beve fino all’ultima goccia. Ci baciamo, e per la prima volta in vita mia sento il sapore del mio sperma.
Sfinito, adagio il mio capo sul suo petto, mentre continuo ad osservare il suo fisico da trentenne ed il suo cazzo, che oramai stanco, riposa dolcemente sul suo bacino. Mi ritrovo così, abbracciato al mio mentore di vita, libero da ogni pudore, libero dal mondo, libero da me stesso. FINE