Ho 27 anni e ho sempre avuto una vita sessuale normale e felice con la mia ragazza, ma era ormai qualche mese che alcune fantasie popolavano i miei sogni ad occhi aperti.
Forse era proprio la routine che mi portava a fantasticare in quell’inverno da disoccupato, tra un quotidiano e un settimanale di annunci economici per cercare un lavoro.
Quel giorno, ormai deluso dall’assenza di proposte di lavoro, iniziai quasi per gioco a sfogliare le pagine dedicate agli incontri.
Mi piaceva leggere gli annunci gay, proprio perchè rompevano gli schemi della routine alla quale ormai ero assuefatto e soprattutto perchè le mie recenti fantasie erano orientate verso un’esperienza fortemente eccitante e diversa dal solito.
Conservo ancora quel numero perchè il destino ha voluto che ci fosse l’annuncio che rispecchiava il mio desiderio.
L’annuncio recitava così:
“30enne ottimo aspetto, fisico atletico, molto dotato, di colore, cerca compagno possibilmente bianco, solo prima esperienza. Posso ospitare. ”
In fondo c’era il numero di cellulare che segretamente trascrissi subito.
Quel numero giaceva ormai nel mio portafogli da una settimana, una settimana d’inferno perchè non sapevo più cosa volevo: bastava sollevare la cornetta e probabilmente il mio desiderio sarebbe stato appagato nel giro di breve, ma avevo un po’ paura del giudizio di me stesso.
O forse avevo paura che mi piacesse?
Prendendo il coraggio a due mani chiamai.
Rispose.
Vago accento americano.
La mia voce era interrotta dal disagio e dall’imbarazzo.
Ma fu un attimo che con due parole mi mise a suo agio.
Anche per lui era potenzialmente la prima volta, ed ero io il primo ad avergli fatto capire che si trattava della prima volta.
Ci sbloccammo subito e facendo due chiacchiere ci raccontammo un po’ di noi sull’aspetto e sugli interessi reciproci.
L’appuntamento era per la stessa sera a Varese.
Chiamai la mia ragazza e le dissi che sarei uscito con degli amici.
Presi la macchina e partii.
Ero molto eccittato durante la strada e quando ci pensavo sentivo il mio cazzo che pulsava nei miei pantaloni e che mi stavo bagnando.
Arrivai a casa sua, citofonai, e in un baleno ero già dietro la porta semi aperta.
Mi accolse educatamente e cordialmente.
Era avvolto in una tuta da ginnastica bianca che faceva risaltare ancor di più la sua pelle scura più dell’ebano.
Fatte due chiacchiere, un paio di canne e un paio di birre, caddero tutti i tabù e cominciai a toccarlo.
Era una statua, massiccio e quando misi la mia mano in mezzo alle sue gambe rimasi sbalordito.
Non potevo credere a ciò che stavo toccando.
Nel frattempo la sua mano si infilò nelle miei boxer e il suo commento fu:
“O sei già venuto oppure sei scandalosamente fradicio. ”
Ero bagnatissimo. Il mio liquido trasparente e vischioso mi aveva inondato tutta la cappella, il membro e le palle.
Io ero ancora stordito da ciò che sentivo tra le sue gambe, e a quel punto gli chiesi:
“Posso misurartelo? Voglio sapere quanta carne mi infilerai dentro il mio buco vergine. ”
Presi un righello. 27 centimetri!
E 4 di diametro!
Mi fece vedere che riusciva a farsi i pompini da solo.
In un attimo eravamo nudi. Io ero sempre più fradicio, soprattutto all’idea che quell’enorme cazzo nero, vellutato mi avrebbe pompato di brutto tutta la notte e pensavo alla sua sborra bollente che non sapevo dove l’avrei voluta prima, se nel culo o in gola.
Vista la difficoltà anatomica il mio amico si era già premunito di abbondante vaselina, ci accomodammo nella posizione del 69 e mentre cominciò a massaggiarmi il buco del culo rilassandomelo di tanto in tanto infilandoci il dito medio, io iniziai a spompinarlo a dovere.
Era enorme facevo fatica a tenerlo in bocca, ma era così buono il suo sapore e poi era durissimo.
Persi la testa, comiciai a leccarglielo in tutti i modi, assaporando la cappella con la lingua, infilandomelo in bocca muovendo ritmicamente e freneticamente la testa.
Speravo che non venisse con tutta quella foga che ci stavo mettendo.
Dopo un massaggio al mio buchetto vergine mi disse:
“Ti è piaciuto il mio dito medio? ”
Risposi di si.
Lui disse:
“Ora godiamo un po’”.
Mi prese da dietro mi mise a pecora e appoggiò la sua calda ed enorme cappella nera sul mio buchetto e lentamente fece forza per infilarmelo in culo.
Tentai di rilassare lo sfintere per permettergli di entrare senza problemi, ma la durezza del suo membro entrò anche se lentamente, con forte decisione.
Provai un fortissimo dolore, ma qualche istante dopo realizzando che mi stava tenendo per i fianchi e mi stava stantuffando a dovere, proprio come si merita un verginello come me, il dolore diventò intenso piacere.
Era resistentissimo, un ritmo infoiato, il culo quasi mi prendeva fuoco. Mentre mi sfondava mi prese l’uccello in mano, e come me lo toccò sborrai in quantità industriale, e mentre venivo per via degli spasmi, stringevo lo sfintere, cosa che stava facendo impazzire il mio amico.
Ma non gli bastava, continuò a scoparmi per svariati minuti, mi cambiò di posizione almeno 5 o 6 volte e io ogni volta sentivo il suo cazzo sempre più duro e sempre più in fondo.
Fino a quando venne.
Poco prima si gonfiò ulteriormente e poì iniziò lo spasmo che mi pompò dentro il mio culo tantissima sborra rovente, e io malizioso, in un attimo di lucidità, guardai la lancetta dei secondi dell’orologio da parete, ci vollero venti secondi per farmi il pieno.
Ero soddisfatto per aver fatto godere quello stallone, ma avrei voluto il suo membro in bocca… FINE
