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La perquisizione

Mirko lavorava in prefettura e tutte le mattine, anche se gli agenti di guardia lo conoscevano benissimo, dovevano perquisirlo. Erano sempre gli stessi a compiere a turno quel compito e Mirko che lavorava ai piani alti della prefettura ormai da anni era conosciuto e rispettato da tutti e la perquisizione era diventata una proforma. Quel giovedì Mirko arrivò davanti al grande palazzo barocco come sempre alle otto meno venti e vide subito che non conosceva l’agente che era addetto alle perquisizioni.
Si trattava di un omaccione di circa trent’anni molto alto, con capelli nerissimi ricci e occhi verdi.
Si notavano sotto la divisa dei muscoli estremamente scolpiti.
Mirko si avvicinò al metal detector, depositò le solite cose di metallo e passò. Come al solito non successe nulla, Mirko era abituato a quella trafila e non dimenticava mai chiavi, monete o altro nelle tasche. Si avvicinò al poliziotto, aspettandosi la solita perquisizione lampo, ma non andò così.
L’agente scelto Nicola Rizzardi, così c’era scritto sul tesserino, gli fece allargare le gambe e appoggiare le braccia aperte al muro, cosa che non era mai accaduta prima.
Quindi iniziò a perquisire minuziosamente il contenuto delle sue tasche, poi gli passò le mani sotto le ascelle, giù fino alla cintura, poi passò alle gambe, controllò con attenzione che non ci fosse nulla nascosto all’altezza degli stinchi, e poi salì con le mani ai due lati della gamba destra e poi della sinistra. Mirko si era già accorto che aveva spinto un po’ troppo le mani nel suo inguine, ma rimase letteralmente allibito, quando l’agente iniziò a palpargli il pacco.
Sembrava quasi che cercasse qualcosa nascosto nelle mutande. Mirko non era abituato a sentirsi le palle e l’uccello “manipolato” da un uomo e cercò di divincolarsi. Allora il poliziotto gli diede una stretta ancor più forte alle palle, tanto da far male e disse con un espressione truce che lui svolgeva il suo compito con molto zelo e che Mirko non aveva motivo di lamentarsi, in fondo erano tutti e due uomini.
Finalmente la perquisizione finì e Mirko era troppo imbarazzato per chiedere ai suoi colleghi se anche a loro era stato riservato un trattamento così particolare. Temeva di essere stato l’unico uomo a cui il poliziotto aveava palpato il pacco durante la perquisizione e la cosa gli dava non poco fastidio.
Nessuno in ufficio aveva accennato ad una perquisizione imbarazzante e cercò di non pensarci più, in fin dei conti era stata solo una sciocchezza.
Il giorno dopo quando Mirko vide che era sempre lo stesso agente a fare le perquisizioni, cercò di sembrare disinvolto, ma in realtà non lo era affatto, anzi era veramente sconvolto ed era proprio questa sua reazione spropositata ad infastidirlo. Il fatto che un uomo gli avesse toccato gli attributi, cosa mai accaduta prima di allora, lo aveva gettato nel caos.
Sperava che tutto filasse liscio, ma anche quella volto le grosse mani del poliziotto Nicola, indugiarono a lungo in mezzo alle gambe di Mirko.
Le cose si ripeterono identiche per circa una settimana, fino a quando un venerdì il poliziotto si spinse oltre, infatti senza essere visto da nessuno, infatti le perquisizioni avvenivano in una sorta di gabbiotto, Nicola, abbasso la lampo dei pantaloni di Mirko e infilò dentro la mano destra, accarezzò per qualche istante gli slip e poi abbassò anche quelli, prendendo in mano i genitali di Mirko.
Mirko avrebbe voluto farlo smettere ma c’era dentro di lui una forza che glielo impediva.
Anzi, ad un certo punto il suo cazzo iniziò a gonfiarsi. Mirko divenne rosso in viso come un peperone, ma non disse a Nicola di smettere e il poliziotto non smetteva, anzi scappellò il cazzo di Mirko che ormai era duro ed eretto. Mirko aveva un cazzo grande per la sua statura, infatti pur essendo più basso della media, aveva un cazzo di 22 cm. Le sue palle poi erano molto belle, sempre lunghe e morbide, conferivano al suo pacco un aspetto invitante ed era stato proprio quello ad attirare l’attenzione del poliziotto. I pantaloni di Mirko infatti, soprattutto se erano jeans, lasciavano capire benissimo le generose dimensioni del loro virile contenuto.
A questo punto Nicola che doveva essere completamente uscito di cervello, cominciò a far scorrere la sua manona su e giù per l’asta di Mirko, gli stava sparando una sega davanti alla prefettura con decine di persone che aspettavano in coda che quella lunga perquisizione finisse.
Nicola non accennava a smettere e l’eccitazione di Mirko cresceva come un fiume in piena, fino a quando capì che non si poteva più trattenere e che sarebbe venuto a momenti. Il poliziotto sembrava saperlo e un attimo prima che Mirko eiaculasse, ritirò la mano dal suo cazzo e lo infilò di nuovo dentro le mutande. Mirko era venuto e non era riuscito ad evitare di imbrattarsi le mutande di sborra calda e fumante, una enorme quantità di sborra. In quel preciso istante Mirko riprese il controllo di se, non appena l’effetto narcotico del desiderio sessuale, fu annullato dall’orgasmo. Capì che si trovava in una situazione di merda. Aveva le mutande piene di sborra e doveva andare a lavorare in un ufficio pieno di gente che si sarebbe sicuramente accorta del suo ‘segretò, allora mise il fazzoletto tra le mutande bagnate e la patta dei pantaloni, poi frugò nella sua valigetta e trovò la bottiglietta di dopobarba che aveva appena comprato e ne versò un bel po’ sul fazzoletto per mascherare l’odore della sborra.
Chiuse la lampo, sperando che non si notassero strane macchie.
Quella fu la giornata più lunga della vita di Mirko, o almeno lo credeva allora. Non veniva mai il momento di andare a casa a togliersi quelle mutande fradice e a farsi una doccia.
Finalmente il suo orologio segnò l’una e fuggì letteralmente dal palazzo. I suoi colleghi dissero che quel giorno Mirko era proprio strano, non sembrava lui, soprattutto con quel fastidioso profumo di dopobarba che lo pervadeva in maniera imbarazzante.
Anche Nicola aveva staccato e stava salendo in macchina quando vide Mirko precipitarsi sulla sua e partire sgommando e lo seguì.
Mirko salì in fretta le scale del suo condominio, aprì con una certa difficoltà la porta, si svestì velocemente, lasciando pezzi di vestiario dappertutto e si precipitò in bagno a fare la doccia.
L’acqua calda scendeva scrosciando sul collo, giù per il torace, la pancia e infine arrivava all’altezza del suo uccello formava come una piccola cascata, infatti anche a riposo il cazzo di Mirko era grandicello. Mirko prese il sapone e cominciò a strofinare forte i suoi genitali con il sapone, cercando di lavare ogni traccia di quel fatto scabroso. Non era la “violenza” subita a farlo star così male, ma il fatto che mentre Nicola gli faceva la sega, lui aveva goduto come una troia, come non era mai successo prima di allora con dei rapporti “regolari”.
Improvvisamente suonarono con insistenza al campanello. Mirko chiuse l’acqua, si coprì con un asciugamano e andò ad aprire, era talmente rintronato che non guardò neanche dallo spioncino e quando capì chi era la persona alla porta era ormai troppo tardi.
Nicola era già entrato e aveva chiuso la porta con due mandate. “Che cazzo vuoi ancora da me? Gli gridò Mirko, non mi hai ancora incasinato abbastanza la vita brutto frocio”.
Nicola gli diede un ceffone, tanto forte da far perdere l’equilibrio a Mirko che cadde sul tappeto perdendo l’asciugamano.
“Come ti permetti di dare a me del frocio, tu che hai goduto come una vacca, mentre ti facevo la sega!
Non lo hai ancora capito che anche a te, come a me, piace l’uccello? ”
Quelle parole rimbombavano nella testa di Mirko: “Ti piace l’uccello, ti piace l’uccello, ti piace l’uccello…… “. Poi Mirko alzò la testa e il suo sguardo si posò come attratto da una forza magnetica in mezzo alle gambe di Nicola che si era cambiato e non portava più la divisa.
Indossava un paio di pantaloni di pelle nera, molto aderenti, che mettevano in risalto l’enormità del suo pacco. Evidentemente non portava gli slip, perché la sagoma del suo grossissimo arnese e delle sue enormi palle era troppo evidente e sfacciata.
Prima di allora Mirko non si era mai reso conto che Nicola fosse un superdotato, solo in seguito seppe che quando Nicola era in servizio portava un cinto strettissimo per rendere meno evidente i suoi enormi attributi.
Quasi meccanicamente Mirko allungò una mano e accarezzo con timore reverenziale le rotondità del poliziotto. Nicola lo fece giocare per un po’, intanto che la sua erezione cresceva, poi quando il suo cazzo divenne troppo grosso per essere contenuto da quei costosi pantaloni, Nicola che non voleva rovinarli, se li tolse e rimase nudo con l’uccello gigantesco proprio davanti la faccia di Mirko.
Mirko preso da un raptus di lussuria se lo infilò in bocca più che poteva, ma la mazza di Nicola era 28 cm e non era certo possibile ingoiarla tutta. Mirko fece al suo nuovo amante un pompino lunghissimo e memorabile, e quando Nicola fu pronto a venire, Mirko volle tenere l’enorme cazzo dentro la sua bocca per poter bere fino all’ultima goccia del frutto delle sue palle extra large.
Nicola si complimentò con Mirko, perché il suo primo bocchino era stato davvero perfetto e decise di dargli un ‘grosso premiò, e diede alcune succhiate al suo uccello, ma Mirko sborrò troppo presto, era così eccitato da non poter resistere di più.
Allora Nicola gli ordinò di mettersi a pecorina. Mirko cercò di opporsi perché non lo aveva mai preso in culo prima di allora e non poteva certo cominciare con un mattarello di 28 cm!
Ma Nicola fu irremovibile e dopo aver ben lubrificato il culetto di Miro e averlo dilatato con vari oggetti trovati in cucina lo ingroppò, facendolo gridare di piacere e dolore.
Dopo pochi minuti mentre Mirko era letteralmente in estasi, suonarono alla porta. Mirko fece per staccarsi ma Nicola non glielo consentì, anzi gli ordinò di alzarsi sempre con il suo enorme cazzo profondamente infilato in culo e di dirigersi verso la porta. Allora Nicola guardò dallo spioncino, e subito dopo aprì la porta. Quando Mirko vide chi c’era alla porta si sentì mancare, era il prefetto in persona! Non era mai venuto a casa sua in cinque anni e doveva farlo proprio ora che aveva uno stallone che lo ingroppava!
Mirko rischiò di morire d’infarto quando vide Nicola dare un lungo e lascivo bacio in bocca al prefetto e un mezzo colpo gli prese davvero quando sentì il prefetto rispondergli che non si era potuto liberare prima, ma che ora era pronto a soddisfare tutte le sue voglie! FINE

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