Come in tutte le comitive anche nella nostra, pur essendo tutti amici fra noi, si crearono delle predisposizioni maggiori fra due o più persone.
Claudio ed io avevamo legato maggiormente con Giulia, suo marito Tony e la rossa Elisa.
Nulla di strano quindi che ci si vedesse con maggiore frequenza e ci si confidasse un maggior numero di desideri e pensieri reconditi.
Giulia aveva saputo della nostra esperienza al cinema immediatamente dalla stessa Elisa che in quel periodo frequentava l’ospedale presso cui Giulia era chirurgo, per fare un corso paramedico che la impegnava tutti i pomeriggi fino a sera tarda.
Una sera di sabato ci siamo messi d’accordo con Giulia e Tony per andare a prendere un gelato a piazzale Michelangelo; Elisa non poteva dal momento che al sabato sera la Loggia del Porcellino è invasa di turisti e doveva rimanere con suo marito in negozio.
Ci sedemmo a quel piccolo bar all’angolo con il viale che passando dal Forte, scende giù verso porta Romana e sorbimmo un gran gelato.
Tutti notammo l’ingresso ancheggiante di una favolosa mora dai lineamenti orientaleggianti ed il corpo sinuoso fasciato da un tubino che la vestiva (o meglio la “svestiva”) sino a poche dita sotto l’inguine.
Concludemmo che era filippina o tailandese e che era la chiara dimostrazione che la regola era confermata dall’eccezione!
Un ragazza così, alta 1.75 non era proprio nei parametri di altezza delle sue conterranee.
Lanciava occhiate infuocate su noi e subito fra noi si scatenò la guerra perché ognuno si riteneva “l’oggetto del desiderio”.-
Fu Claudio che prese l’iniziativa; si diresse al banco e dopo aver bevuto un bicchiere di acqua fresca attaccò discorso e la condusse al nostro tavolo.
Prese un cono e dal modo con cui lo gustava capimmo subito che … aveva ben altre intenzioni!
Ci spiegò che era figlia di una ragazza thailandese e di un marinaio svedese che capitava spesso nella sua cittadina, da cui la sua statura da vatussa per il suo popolo.
La cosa la imbarazzò sempre, tanto che a 16 anni decise di lasciare il suo paese e raggiungere lidi ove la statura media fosse almeno una spanna maggiore.
L’ora era tarda ed offrimmo a Jeannine (questo il suo nome) un passaggio in auto.
La accompagnammo ad una pensioncina ove aveva preso alloggio al mattino.
Non aveva però curato di chiedere l’orario di chiusura e tampoco le chiavi del portoncino … per cui ormai la sua unica possibilità di tetto era un buon albero dei viali.
Claudio ed io le offrimmo ospitalità a patto che … si arrangiasse nel nostro letto matrimoniale senza però porre ostacolo al nostro “agitarsi” notturno.
Chiaramente era una boutade e ridemmo tutti in coro, meno lei che si limitò a sorridere enigmatica come sanno fare le orientali.
Giunti a casa ci consultammo con Claudio e si decise di preparare un letto sul divano, tanto per non fare la figura degli assatanati, prontissimi a lasciarlo intonso se lei avesse voluto veramente venire fra noi.
Andai a fare una doccia e mi misi subito a letto tutta nuda more solito.
Dopo di me andò Jannine.
Io rimasi sdraiata sul lettone al buio anche se la stanza era abbondantemente illuminata da una magnifica luna e dai bagliori della città.
Poco dopo un fruscio discreto e vidi apparire la dea che avanzava
leggerissima con le splendide mammelle scoperte ed un asciugamano avvolto alla vita a mò di pareo.
Con una rapidissima piroetta si liberò dell’asciugamano e si piombò nel letto al mio fianco a pancia in giù mettendo in evidenza una schiena sinuosa che terminava con due bellissime dune che erano le sue natiche.
La sua pelle era scura e vellutata, al tatto doveva sicuramente dare la stessa sensazione di una pesca.
Fu più forte di me … e la accarezzai dolcemente con due dita percorrendo tutta la schiena e le natiche.
Non mi ero ingannata, era proprio la pelle di una pesca.
Dopo poco giunse Claudio, sfacciatamente nudo ed ostentando un cazzo non proprio ritto, semplicemente barzotto ma che lasciava immaginare tutta la sua possanza.
Si sdraiò anche lui e depose tanti piccoli baci sulla schiena di Jannine e sulle meravigliose natiche molto ben delineate da un solco profondo e scuro che lasciava spazio a mille fantasie.
Lei non si scompose, allungò una mano, scostò il lenzuolo che mi ricopriva e scoprì i mie seni di ventunenne soda e carnosa.
Iniziò a giocherellare con i miei globi, li accarezzò, ne percorse le circonferenze e poi si divertì a titillarmi i capezzoli bruni che si stagliavano al centro delle mie tette bianche.
Io gemetti impercettibilmente, lei si avvicinò e depose due baci sui
capezzoli scoprendomi completamente.
Il mio corpo non sfigurava certo al confronto con il suo, anche se la
visione per Claudio non poteva essere che di metà di noi: io il giorno (carnagione bianca) lei la notte (carnagione bruna).
Al mio inguine un folto cespuglio di peli ispidi e neri facevano uno stacco bellissimo prima di tuffarsi fra le mie cosce.
Lei mi baciò la pancia, si attardò sul mio ombelico e si tuffò con il viso nella mia boscaglia.
Con le labbra imprigionava i miei peli e tirava
leggermente facendomi avere ogni volta una fitta alla figa.
Claudio guardava lo spettacolo e la lasciava fare senza disturbare il suo …
peregrinare sul mio corpo fremente e voglioso.
Improvvisamente lei si rigirò supina e …. un imponentissimo cazzo si erse come un obelisco nella penombra della camera.
ERA UNA TRANS !
Ci guardammo sgomenti con Claudio, ma capii immediatamente che dovevo continuare il gioco accettandolo anche in questa sua nuova sfaccettatura!
Mi avventai sul suo cazzo e lo baciai con trasporto leccandolo ed ingoiandolo ripetutamente.
Dopo mi misi supina ed allargai le cosce in modo spudorato.
Lei ( o lui? ) si girò verso di me, mi venne sopra e dolcemente iniziò a penetrarmi con il suo bellissimo, insospettato cazzo.
Era lunghissimo, forse 25 centimetri e grosso come un piede di un tavolo.
Iniziò ad entrare nella mia figa e sembrava non smettesse più di introdursi.
Mi dilatava come un divaricatore.
Mi sentivo impazzire.
Ma la sensazione da svenire venne quando finito di penetrarmi si poggiò con le sue meravigliose mammelle sul mio viso.
Mai sentita una durezza in profondità ricoperta da una pelle liscia e
morbida in superficie come le sue tette.
Affondai il viso fra le sue zinne e mi lascia carezzare da quelle splendide mammelle.
Con le mie mani le strinsi intorno al mio viso, leccai e succhiai i capezzoli quasi volessi trarne il suo latte.
Intanto lei iniziò un lento movimento di andirivieni nella mia figa che grondava succhi abbondantemente.
Mi chiavava con una maestria che dicono solo gli orientali conoscono.
Mi sentivo chiavata, squarciata, trafitta da un cazzo gigante e contemporaneamente lavoravo due mammelle di vera donna.
Sia il cazzo che le tette appartenevano allo stesso corpo … immaginavo perciò che lei dovesse sentire contemporaneamente due gradevolissimi godimenti.
Le lagrime sgorgavano copiose dai miei occhi, ansimavo come una cavalla stanca ma sfrenata, godevo come una troia.
Claudio era lì estasiato e non osava muoversi per non interrompere uno spettacolo simile di estremo godimento e lascivia.
Improvvisamente sborrò nel profondo della mia figa.
Un liquido caldissimo, untuoso, denso che mi fece toccare il settimo cielo.
Rimase dentro di me a lungo dopo aver sborrato e mi baciava, e leccava le mie lacrime che beveva avidamente.
A Claudio era venuto un cazzo duro come il marmo di Carrara.
Jannine si rigirò come una folata di vento, leggerissima e cominciò a spompinarlo.
Adesso il suo culo era rivolto verso di me ed io potevo ammirare a pochi centimetri dai mie occhi quel cazzo che mi aveva trafitta e mi aveva fatta tanto sognare e godere.
Mi misi sotto di lei e lo presi in bocca lappandolo e baciandolo. Aveva il mio sapore, il sapore della mia figa da cui era appena uscito, ma aveva anche il sapore del suo sperma che mi aveva testè irrorata la figa.
Le feci un pompino lunghissimo fin quando non venne un’altra volta e questa volta nella mia bocca avida.
Anche Claudio venne e le scaricò la sborra nella bocca, lei accolse con trasporto la valanga di sperma e lo deglutì lungamente assaporandolo lentamente.
Contemporaneamente io leccai il cazzo a quella favolosa femmina e lei lo leccò al mio Claudio.
Poi si rigirò con il culo vellutato verso Claudio e si fece inculare.
Mi
fece segno di pormi sotto di lei con il culo spalancato ed a sua volta mi inculò fino in fondo.
Sentivo i suoi coglioni sbattermi contro le natiche e le sue mammelle sfiorare le mi spalle.
Io ricevevo due colpi per volta, quelli di Claudio tramite il corpo di
Jannine e quello suo ….
Alla fine vennero ambedue contemporneamente.
Sia io che Jannine avevamo il buco del culo invaso da un cazzo possente e le visceri invase da sborra rovente.
Alla fine toccò a me lavare con la lingua i due cazzi.
La notte trascorse così.
Al mattino dopo un riposino verso l’alba io mi svegliai ed andai al bagno.
Mi raggiunsero Claudio e Jannine che mi fecero sedere nel piatto doccia e mi pisciarono sul viso, sulle mammelle, sul mio corpo che aveva assaporato cose tanto eccezionali. Io, aperta la bocca, ho tentato di indirizzare i getti nella mia bocca che presto fu piena di piscio profumato e caldo che dopo hanno provveduto ad asciugare lappandomi tutta con le loro lingue … fu la mia colazione del mattino!
Mi riaddormetai felice, soddisfatta e paga feci una lunga dormita.
Quando mi sono svegliata Jannine era vestita e Claudio si era svegliato da pochissimo.
Abbiamo chiesto all’unisono a Jiannine:
“che fai, esci?”, lei rispose
“no, parto!”.
Rimanemmo sgomenti facendo fatica a percepire il senso delle sue parole.
Lei aggiunse
“Torno a Milano lì lo faccio per lavoro, qui sono venuta per farlo per me ed ho avuto la fortuna di incontrare voi. Grazie amici miei, vi ricorderò sempre nei miei migliori momenti di intimità”.-
Ci baciò sulle guance ed uscì.
Non la vedemmo mai più e questo la trasformò in un sogno, un magnifico sogno di una notte d’estate.
FINE