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L’amica della mia fidanzata (racconto bisex)

Era estate, e nelle nostre zone faceva un caldo afoso ed insopportabile. Un venerdì sera io, il mio amico Daniele e le nostre ragazze Rosa e Lauretta decidemmo di andare a mangiare pollo alla brace (una specialità locale) in collina. Volevamo sentire un poco di fresco e riprovare il piacere di stare tutti assieme, cosa che non sempre era purtroppo possibile per i nostri impegni di lavoro che talvolta ci tenevano occupati anche per la fine settimana.

Etta ed io ogni tanto ricordavamo con intrigante piacere la sera in cui avevamo pomiciato tutti e quattro assieme in macchina. Lei qualche volta mi chiedeva se ricordavo le magnifiche tette della sua amica Rosa, che avevo accarezzato e palpeggiato a piene mani. Io non potevo di certo mentire e rispondevo di sì, ed allora lei si divertiva ad eccitarmi ancora di più con il racconto dei momenti che lei passava con la sua amica.

Le due ragazze si frequentavano assiduamente sin da piccole, ed ogni tanto si fermavano a dormire una in casa dell’altra. La cosa mi intrigava parecchio, e chiedevo alla mia deliziosa porcellina di raccontarmi nei minimi particolari tutto quello che facevano quando andavano a letto assieme. Intanto la mia mano si faceva strada accarezzandogli lentamente l’interno delle gambe, che lei dischiudeva piano piano, sino ad arrivare agli slip. Poi li scostavo delicatamente per arrivare alle labbra della sua fighetta già bagnata ed incorniciata da morbidi peli neri. Etta si divertiva ad accarezzarmi molto lentamente il sesso, poi con risolini d’eccitazione e con (finta, secondo me) esitante ritrosia mi raccontava cosa faceva con la sua amica quando si fermavano a dormire assieme.

Dopo essersi spogliate, rimanendo in mutandine e maglietta, si guardavano e poi si accarezzavano giocando con i seni per vedere a chi s’indurivano per prima i capezzoli. Etta mi raccontava che i seni della sua amica diventavano sempre più tondi, sodi e piacevoli da palpeggiare e succhiare anche per lei. Finita la gara scherzosa, s’infilavano ridendo e prendendosi in giro sotto le lenzuola. Tenendosi per mano si facevano le loro confidenze più intime, raccontandosi i particolari degli incontri amorosi con me e Daniele. Si rivelavano una all’altra tutto di noi ragazzi, dalle preferenze erotiche ai nostri particolari anatomici intimi.

Etta venne così a sapere nei dettagli come Daniele sfruttava al meglio la sua particolarità anatomica. Lui aveva, infatti, il glande con l’estremità piegata a sinistra di circa 30 gradi, secondo la dotta ed approfondita valutazione di Rosa (che aveva anche uno zio geometra). Dan si faceva particolarmente apprezzare facendo l’amore alla pecorina, ed inoltre spompinandolo dava insolite e piacevolissime sensazioni. Rosa apprese così da Etta che uno dei miei punti di forza era il grosso calibro dell’uccello, che riusciva a riempirgli tutta la passerina, dilatandogliela in modo piacevolissimo durante il rapporto. Gli descrisse poi minuziosamente la mia particolare abilità quando la leccavo tra le gambe, cosa che facevo scostando e tirandogli verso l’alto le labbra della fichetta con le dita, per poi passare a titillargli ed a succhiare il clitoride con la lingua. Il tutto eseguito con improvvise variazioni di ritmo che gli procuravano orgasmi intensissimi.

Prima di addormentarsi, per placare l’eccitazione, Etta mi disse che infilava una mano nelle mutandine di Rosa ed iniziava a masturbarla. Gli scostava i peli già umidicci e gli allargava le labbra della patatina sino a prendergli il grosso clitoride tra le dita, sfregandolo tra i polpastrelli. Con l’altra mano gli palpava un seno, mentre gli prendeva in bocca l’altro succhiando e mordicchiandogli il capezzolo. Proseguiva sino a fargli avere un orgasmo talmente forte da farla rannicchiare su se stessa.

Rosa ricambiava il piacere all’amica succhiandogli i capezzoli mentre gli sfilava le mutandine lentamente. Poi gli infilava due dita nella patatina tutta bagnata, muoveva il pollice sul clitoride, andava delicatamente avanti e indietro, la portava all’orgasmo…… e dopo si addormentavano rilassate.

Tutti questi suoi racconti facevano aumentare la nostra eccitazione, fantasticando su come ripetere un’altra esperienza a quattro, magari anche con un pizzico di trasgressione in più. Etta raccontava, mentre io gli succhiavo i seni, toglievo le mutandine e accarezzavo la passerina bagnata. Poi mi spogliavo anch’io, le divaricavo le gambe al massimo e, dopo avergli aperto le labbra del sesso con i pollici, davo una leccatina al clitoride già eccitato. Per finire le infilavo dentro il mio cazzo ed iniziavo a far all’amore, mentre la mia eccitazione cresceva immaginandola accarezzata e toccata anche da un’altra persona, maschio o femmina.

Il ristorante era sotto una pergola, nell’aia di un vecchio cascinale ristrutturato circondato da prati, boschi e con una meravigliosa e salutare arietta frizzante. Una simpatica orchestrina campagnola suonava allegramente, ed alcune coppiette ballavano sull’aia. Durante la cenetta, annaffiata da un ottimo vinello, concordammo anche di fare una gita in montagna con la mia tenda, in un week-end successivo. Poi, dopo un giro di grappe, decidemmo di andare nella penombra del prato, in un punto vicino ad un boschetto pianeggiante che s’intravedeva un poco lontano. Volevamo sdraiarci a godere il fresco e sentire la musica in lontananza.

Etta mi si era accoccolata vicino, con la testa nell’incavo della mia spalla e le gambe intrecciate con le mie, ma nel fare così, la gonnellina si era rialzata e s’intravedevano gli slip bianchi. Daniele doveva poi avere una visuale migliore della mia, perché vedevo che guardava sorridendo compiaciuto strizzandomi l’occhio. Obbedendo ad un impulso irresistibile, con la mano tirai lentamente ancora più verso l’alto il vestito. Ero felice e stranamente eccitato nell’esibire a Daniele le meravigliose gambe e il culetto fasciato dalle mutandine della mia ragazza, mentre anche Rosa osservava la manovra, divertita.

Poi Etta chiese a Dan (esperto ballerino di liscio, sicuramente superiore al sottoscritto) di fargli fare qualche ballo, lui acconsentì volentieri e, prendendosi per mano, si incamminarono nel prato verso la pista.

Rosa si avvicinò, e mi disse che sentiva freddo (era vestita con un top e con un paio di calzoni al ginocchio) ed io, da buon cavaliere, l’attirai a me facendogli prendere il posto che Etta occupava prima. Sentivo il suo seno sodo sul mio petto, e le cosce appoggiate alle mie. Mi guardava sorridendo e disse, sfregandosi lentamente su di me:

“Ha ragione Lauretta, sei proprio caldo… “

“Vorrei ben vedere, ma stai attenta perché se ti sfreghi ancora la mia temperatura, e non solo quella, potrebbe aumentare in modo incontrollato”
“Va bene, allora starò ferma, te lo prometto.. Ma ho freddo”

Ma la birichina, detto questo, mi salì sopra, distendendosi su di me, con le gambe tra le mie, le braccia sulle mie spalle, le labbra chiuse a contatto della mia bocca rimanendo poi perfettamente immobile. I seni a stento trattenuti dal top ondeggiavano sul mio petto ed il suo pube, che mi pareva irraggiasse calore, si appoggiava sopra il mio.

Questa ennesima provocazione era certamente troppo, e, incurante di un eventuale rientro dei ballerini, gli alzai il top, presi in mano i seni (portava una terza misura abbondante, le rare volte che metteva un reggiseno) e cominciai a palparli a piene mani, poi iniziai a succhiare le aureole rilevate e a giocare con i capezzoli induriti. Da lì spostai le mani sul suo sodo culetto a mandolino, accarezzandolo e stringendolo da sopra i calzoni per sentire l’orlo delle mutandine. Ma non lo trovai, e continuavo a succhiare il suo seno, mentre il mio uccello prepotentemente tentava di farsi strada in preda ad un’incontenibile erezione.

“Non porti gli slip? “

“Ehi, porto il tanga… ma tu non dovevi stare fermo? “

Ed io, sculacciando a malincuore la ragazza del mio amico:
“Vabbè, lasciamo stare, per questa volta… togliti, ed andiamo a vedere quei due… è meglio, perché mi sento come un vulcano un attimo prima dell’eruzione… “
“Ma dai….. Non sarai mica geloso… lasciali divertire…… tanto poi ci racconteranno tutto quello che stanno facendo….. Mi piace giocare con te…. Etta mi ha detto che sei così bravo… “

La feci cadere di fianco a me, tenendola abbracciata. Gli infilai la lingua in bocca e la baciai a lungo, subito corrisposto, mentre alzavo la mia t-shirt ed il suo top per sentire i seni sodi a contatto della mia pelle. Rosa mi aiutava, mugolando di piacere quando indugiavo a palpare e ad accarezzare i suoi capezzoli induriti, poi la mia mano scese, fino a trovare sul fianco la cerniera dei suoi calzoni, che abbassai, per poi infilare la mano alla ricerca della sua fichetta che sentii rovente da sopra gli slip bagnati. Lei teneva gli occhi chiusi mentre io, scostate le mutandine, presi ad accarezzare la sua passerina fradicia. Poi presi tra il pollice e l’indice il suo grilletto (molto pronunciato, sembrava quasi un cazzetto in miniatura…. ) sfregandolo e ruotandolo lentamente tra le dita.

Mentre la masturbavo, pensavo a quella volta che Daniele aveva fatto lo stesso servizio alla mia ragazza. Infatti, Etta mi aveva raccontato che mentre lei era a letto con un poco di febbre, Rosa e Daniele erano andati a casa a farle visita, per vedere come stava. Lui si era seduto accanto al letto, poi Etta aveva chiesto alla sua amica di andarle a comprare una rivista. Daniele aveva infilato una mano sotto le coperte, ed aveva prima iniziato ad accarezzarla sopra la camicia da notte, palpandogli i seni. Lei non aveva reagito, e lui aveva spostato la mano sulle sue gambe nude. Gli aveva aperto le cosce, accarezzandola lentamente sino ad arrivare all’orlo delle mutandine. Poi, dopo averle accarezzato la passerina da sopra il tessuto, fece passare la mano sotto l’elastico. Aveva iniziato a masturbarla dischiudendogli le labbra e poi, stimolandole il clitoride, l’aveva toccata dolcemente sino a farla sentire.

Rosa intanto aveva allargato le gambe per facilitarmi il compito, e, mentre la toccavo, con l’altra mano avevo aperto i miei jeans. Avevo guidato la sua mano sul mio membro eretto, che svettava tra i boxer. Lei lo strinse muovendo la mano su e giù, lo guardò e lo soppesò per bene…
“Ehiehi, ma come è grande… allora aveva ragione Etta… ma non pensavo proprio una cosa del genere”

Poi cominciò a mugolare movendo la testa, si inarcò e si sfilò i calzoni ed il tanga. Allargò le gambe e … indicandomi il suo folto boschetto di peli morbidi e ricciuti:

“Dai, prima dammi un bacino lì… Etta mi ha detto che sei speciale”
Obbedii molto volentieri, e mi spostai in mezzo alle sue gambe, mentre il mio cazzo protestava per l’abbandono arando il terreno, nell’attesa di essere finalmente accontentato.

Con le mani gli allargai la fichetta odorosa e piena di umori, e presi a leccarle il grilletto, succhiandolo con voracità, per poi abbandonarlo per un istante prima di passargli sopra e sfiorarlo con la punta della lingua che poi infilavo nella sua vagina grondante. Lei prese a dimenarsi, mi diceva che la facevo morire. Mi chiese anche di mettergli dentro due dita, sino a che mi prese la testa con le mani, premendosela contro il bacino inarcato ed esplose in un orgasmo talmente forte e prolungato da scuoterla tutta, per un tempo che mi parve interminabile, lasciandola tutta bagnata, ansante e sconvolta.

Inutile aggiungere che io non capivo più niente, il mio uccello aveva assunto dimensioni mai viste, e non vedevo l’ora di prendermi la mia parte, quando sentii improvvisamente la voce di Daniele:

“Ma guarda che bravi…. Bello spettacolo… non vi siete neanche accorti di noi”
Lui e la mia ragazza erano sdraiati a lato del boschetto, e ci guardavano. Daniele era dietro ad Etta, gli aveva sollevato la gonnellina ed aveva infilato una mano nelle mutandine e l’altra nella camicetta, mentre lei maneggiava il suo pisello.

Io ero bloccato da una stranissima eccitazione nel vedere la mia ragazza accarezzata, palpata, e con in mano l’uccello del mio amico. Poi, lentamente, Etta si abbassò, e, guardandomi, s’infilò in bocca il cazzo di Dan, e prese a spompinarlo con tutta la notevole abilità di cui era capace. Mi sembrava di sognare, guardavo a bocca aperta, incapace di proferir parola.

Rosa ancora seminuda guardò il mio uccello arrossato e sovreccitato, si avvicinò a tentoni all’amica e gli sfilò le mutandine. Gli allargò le gambe e poi mi pilotò il cazzo nella bagnatissima fighetta della mia ragazza. Mi sembrava irreale vedere la bocca della mia Lauretta riempita dal cazzo di Daniele, sentivo come un nodo allo stomaco e mi domandavo se lui l’avesse anche scopata, visto come era bagnata la sua patatina. Poi presi a stantuffarla con forza, mentre Dan improvvisamente godeva nella sua bocca.

Io ero fuori di me, vedevo lo sperma uscire dall’angolo della bocca di Etta… incredibile… lei prese a inarcare il bacino, squassato dal godimento, ed io venni dentro di lei con un intensissimo orgasmo liberatorio come non provavo da qualche tempo.

Lentamente ci rivestimmo tutti, e, dopo esserci dati una sistemata, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Eravamo felici, un altro tabù era stato infranto. Ci avviammo verso casa, e nel ritorno Lauretta ed io ci baciavamo con una passione nuova, il nostro legame era riuscito rafforzato da quell’esperienza. Lei mi confidò che non aveva fatto all’amore con Daniele, lui l’aveva solo toccata e fatta sentire due volte di seguito, mentre erano intenti ad osservare me e Rosa. Ci fissammo appuntamento per il week-end in montagna…

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