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L’incontro gay

Sono in un pub anonimo, bevo in meditazione, giro lo sguardo e vedo un dio greco che mi passa davanti, con fare deciso. Due labbra da sogno. I pettorali gonfiano leggermente la camicia. Il suo sguardo è di quelli che penetrano. Ha capelli lunghi sciolti sulle spalle. Mi fisso a guardarlo, fino a quando non decido di andargli vicino e con una scusa idiota attaccare bottone.
La solita scusa del non ci siamo già visti funziona….
Mi offre anche da bere. Sembra anche intelligente. Non può essere vero mi dico, un metro e ottanta di fisico, sorriso delizioso, sguardo e anche cervello…
Ha un atteggiamento molto amichevole. Sta buttato sullo sgabello con le gambe rilassate ed i pantaloni chiari si appoggiano esattamente dove si devono appoggiare, lasciando immaginare dimensioni interessanti. Si parla di Londra, dell’Italia, delle donne che ha avuto ed anche degli uomini. Un ragazzo molto aperto, incurante dei commenti delle persone che ci circondano.
Mi sfiora le mani in continuazione ed io lo lascio fare. La conversazione è intensa, come i suoi occhi. Dopo il terzo bicchiere comincio a sentire la testa leggera e non riesco più a filtrare le mie emozioni. Gli sfioro il viso con un dito.
Mi guarda con un sorriso d’intesa che mi fa sentire caldo dappertutto.
Compra una bottiglia di vodka al limone. Mi prende le mano ed usciamo dal locale. Appena svoltato l’angolo mi appoggia con la schiena al muro e preme il suo corpo contro il mio.
La strada è affollata. I passanti guardano increduli.
Gli passo le dita fra i capelli. Sono lisci e profumano di buono, lui si lecca l’indice con la lingua e me lo passa sulle labbra. Mi prende per i capelli con forza e dolcezza. Sento la sua lingua nella mia bocca, si muove piano, poi più veloce. Non posso muovere la testa.
Con l’altra mano mi tocca le gambe, l’interno coscia. Con passione mi sbottona i pantaloni, poi si piega, in ginocchio. Mi lecca la pancia e si sofferma sull’ombelico. Inizia a piovere.
Lui incurante si alza di scatto e mi gira faccia contro il muro. Mi si strofina addosso. Sento la sua erezione contro le natiche. Con colpi ritmici e decisi. Le sue labbra assaporano avidamente il mio collo, sento la sua mano che scende da dietro dentro gli slip, si fa strada.
Sento un suo dito entrarmi dentro e muoversi. Poi mi gira di scatto e mi costringe in ginocchio. Si slaccia i pantaloni e finalmente la posso vedere, questa erezione.
La pelle dell’asta è liscia. La sento scorrere sotto la lingua. Sembra velluto.
Glielo lecco tutto intorno. Poi lo spingo tutto in gola, a labbra morbide. E lo tiro fuori di nuovo. Mi bagno le dita e gioco con il glande. Mi tira per i capelli e mi spinge la testa per farmelo ingoiare meglio. Non oppongo resistenza. Apre la bottiglia di vodka. Ne beve due sorsi e ne svuota meta; sul suo cazzo, mentre lo sto leccando. Mi accompagna alla sua macchina, senza parlare.
Mi fa salire per primo. La strada è buia. Siamo completamente bagnati. Non ha ancora smesso di piovere.
Mi toglie il maglione ed i pantaloni. Mi fa andare nel sedile dietro. Accende lo stereo a tutto volume. Una canzone acida e veloce. Mi piego su di un fianco, gli do le spalle. Ancora vodka sul mio corpo stavolta. Mi appoggia la bottiglia sul ventre. Le sue mani che mi toccano dappertutto. La musica attira l’attenzione dei passanti, alcuni spiano dal vetro, incuriositi. Si sposta anche lui nel sedile dietro. La sua lingua è sulle mie labbra, poi scende… Brividi mi percorrono la schiena…
Mi porge un preservativo. Lo apro con cura e glielo metto con le labbra. Prima me lo sfrega addosso, poi lo mette dentro, tutto in una volta. Il dolore e il piacere sono separati da un filo sottile. Si sbatte su di me ed i suoi occhi mi guardano e la sua bocca rimane aperta a metà, senza emettere suono. Mi lecca le dita senza fermare il ritmo, lo tira fuori e toglie il preservativo. Sento il suo seme caldo sul viso. Mi bacia e con la lingua accarezza tutto il mio viso. Restiamo a toccarci una decina di minuti. Spegne la musica. Ci vestiamo.
Vuole portarmi ad una festa un po’ particolare. L’asfalto è lucido di pioggia. Il cuore batte ritmi lenti. Parcheggiamo accanto al fiume. E già si sente l’inferno in fondo alla strada, la porta è stretta, la parete di fronte è nera. Paga i biglietti e scambia due parole con il buttafuori. Andiamo in bagno. Devo togliere la maglia, dice. Getta brillantini sui miei capelli. Matita nera pesante sotto agli occhi. Si trucca anche lui. Si spoglia. Solo i boxer. Neri. Aderenti. Ed una bella erezione. Ne approfitto per qualche minuto.
La curiosità mi sta uccidendo.
Entriamo nello stanzone che ricorda il girone dei dannati. Immagini di sesso proiettate sul muro. Musica dura e assordante. Si mette un collare di pelle e me ne porge il guinzaglio. Una bellissima ragazza bionda, perfetta, attende in fila assieme ad un uomo turco, disgustoso. Si baciano. E mi sorridono. Una orientale si lascia fotografare nuda, seduta su un panchetto. La sua espressione è vuota, come il suo corpo da bambina. Un transessuale vestito di lattex rosa, si siede sulla sedia. Il fotografo gli scosta le gambe, gliele apre ed immortala tutta la sua bellezza, la sua trasgressione. La sua tristezza. Lo stanzone sembra il girone dei perversi. Uomini nudi, tenuti al guinzagio da mistress che gli lasciano leccare gli stivali, se fanno i bravi. Proiettate alla parete immagini di sesso in pvc. La folla segue il ritmo frenetico, cercando gli occhi degli altri. Scambiando sorrisi e baci e lingue e carezze intime. Capelli neri, corti, trucco nero pesante, sugli occhi, uno spillone che trapassa la guancia ed esce dalla bocca. Balla come fosse il suo ultimo giorno di vita e volesse onorarlo. Un piccolo corridoio, scuro, conduce in un’altra sala. Musica dance. A tratti sottile. Qualcuno mi sfiora, mentre ballo. Una ragazza bianca in abito da sposa e spillone nel naso, bacia con passione un ragazzo di colore a torso nudo, gli scivola addosso come un guanto. Poi lei si abbassa e gli slaccia i pantaloni. E comincia il suo gioco, sotto gli sguardi di tutti.
L’euforia e nell’aria. La puoi toccare. La puoi udire. Capelli lunghi e sguardo cattivo, che indaga nell’anima. Mi prende la mano. Balliamo al ritmo che c’è nella nostra mente. Al ballo si uniscono in molti. Ed i corpi si avvicinano, gli occhi si trovano. Seguo con lo sguardo una coppia di cupidi color argento. Vanno in giro disegnando cuori con un rossetto rosso, sulla pelle dei dannati. Un sorso d’acqua, la fila di fronte al bagno. “Girls” e scritto a pennarello sul muro. Non credo si riferissero al sesso, ma all’apparenza di chi potesse usare il bagno. Di fronte a me tre ragazze in tanga e reggiseno ridono, un transessuale dall’aria sicura fuma una sigaretta, guardandosi le pieghe del tutù azzurro. Un altra si sistema gli slip, nascondendo la sua piccola diversità.
I “boys” in fila dall’altro lato, commentano e ridono, alcuni si toccano tra loro. Un grosso vichingo, con tanto di elmetto ed un ragazzo dal capo rasato e dei piccoli fiori disegnati sulle guance, sono in fila dietro me. I bagni vengono usati per fare tante cose. Non solo cocaina. L’acqua è fresca. Bevendo faccio attenzione a non toccare da nessuna parte.
Esco dal bagno e vedo una sfilata di pervertiti in tute di latex sulla passerella. Sono coperti dalla testa ai piedi, con tubi ed imbuti per respirare e cerniere lampo sulla bocca e immancabili cinghie per il bondage.
Un angelo mi passa a fianco e mi sorride, stringendomi il braccio. Un altro, maschera sul viso, mi porge la frusta. Una ragazza mi bacia e vuole giocare. Mette le mie mani sul suo seno e continua a ballare. Le bacio la fronte e la lascio andare.
Arrivo in un’altra sala : la stanza delle torture. Tralicci con fibbie per legare, fruste, letti di legno. Un gruppo rumoroso. Mi avvicino. Una biondo si concede a chiunque e per qualunque cosa. E gli invitati non mancano. Si lascia toccare, baciare, gli sfilano gli slip. Lui accarezza la testa di chi gli sta sopra e ride. Sul letto di legno un ragazzo prende la mano del suo compagno della serata e la mette dentro la sua tutina rossa. Poi lui mi vede e mi sorride. Mi avvicino gli sfioro il viso e gli sussurro che è un pazzo. Una bellissima ragazza si sta toccando e si fa ammirare, ma non si fa avvicinare.
Rimango a pensare: ognuno getta la sua maschera, ognuno può svelare la propria realtà, indossare ciò che vuole, oppure nulla. Esibire se stessi o godere dell’esibizione degli altri. Ognuno può farsi amare. Può parlare senza dover mentire o non parlare affatto. Ridere, piangere, gridare. Cercare se stessi negli occhi degli altri.
La mia iniziale vergogna svanisce assieme alle mie iniziali inibizioni.
Il mio cane al guinzaglio intanto ha voglia di giocare. A quattro zampe mi lecca la suola delle scarpe e la sua erezione cresce a vista d’occhio. Mi apre le gambe. La sua lingua è calda, ma non abbastanza. Gli occhi della sala sono puntati su di noi. Qualcuno si avvicina e lo tocca, dolcemente. Lui si gira con sguardo cattivo. Non vuole essere toccato da nessun altro. Glielo tiro fuori. è già bagnato. Glielo lecco piano. Lo sto a guardare con soddisfazione per qualche secondo. Gli occhi attorno a noi si avvicinano sempre di più. A lui piace.
Me lo metto in bocca e comincio a pompare fino a quando non sento il suo seme caldo scendermi nella gola.
Mi toglie i vestiti con foga. Ora sento la sua lingua su di me. Gioca con sè stesso tentando di raggiungere nuovamente l’erezione. Prende una candela, la accende, si butta un po’ di cera sul torace e me la porge. Capisco…. gli lascio colare la cera sul corpo, gli graffio il torace e mi muovo veloce, sempre più veloce. Poi mi fermo. E ricomincio, piano. I graffi e la cera lo fanno impazzire. Mi prende il pene in bocca e comincia a pompare. Con la mano guido il movimento. Non resisto più, schizzo 4-5 fiotti in rapida successione dentro la sua bocca.
Ci ricomponiamo e dopo esserci scambiati i numeri di cellulare abbandoniamo il locale. FINE

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