Nuovi punti di vista

Lavoro in un gruppo industriale con vari filiali nel mondo e spesso mi capita di andarci.
Il posto che più preferisco visitare, è sicuramente il Sud America. In alcune occasioni, oltre al lavoro, s’incontra altro. Ora capirete che cosa.
Un anno fa, ero in una nostra impresa dell’America Latina. Dopo circa una settimana in sede, ero andato a visitare un nostro Cliente, un po’ fuori città e al ritorno mi trovai in coda. Telefonai in ditta per farmi spiegare delle strade alternative, ma sostennero che il traffico era causato dai vacanzieri che si spostavano verso mete balneari. Il giorno dopo era festa, poi un ponte e quindi il fine settimana. Mi imbestialii al pensiero che non avevo organizzato nulla e che nessuno dei colleghi del posto mi aveva invitato da qualche parte. Chiesi in ogni caso, scorciatoie per arrivare al mio albergo in centro, poiché sicuramente non sarei arrivato in tempo all’ufficio per il traffico e cercai di sfuggire dalle code.
Dopo due ore, stavo ancora in coda e il sole stava tramontando; ero in città ma controllando sulla cartina, l’albergo era ancora lontano. Cercai di inventarmi un cammino e lo feci. Percorrendo un viale alberato, vedi una splendida bionda sul ciglio, poi un’altra e un’altra ancora. Ero finito in una zona frequentata da prostitute. Sono contrario al fare sesso con mercenarie, ma ora ero in un paese straniero, non avevo ancora conosciuto un momento di relax da quando ero arrivato. Mi sembrava che ero là da mesi, tanto che non mi ricordavo più precisamente, quando avevo scopato l’ultima volta.
Certo, stavo esponendo, uno lavora tanto è giusto uno svago. Mi dico perché no e mi fermo di fianco ad una prostituta.
Era mora, gambe lunghissime con una minigonna vertiginosa, apro il finestrino e questa si abbassa facendomi intravedere il solco tra i grossi seni, stavo pensando che bendiddio, quando questa iniziò a parlare. Sebbene non conoscessi perfettamente la lingua del paese, intesi dalla sua voce che era un travestito. La cosa non mi piacque per niente, senti disagio e scappai via.
In quel momento, mi vergognai della mia reazione inconscia, tutto sommato, non avevo pregiudizi di sorta verso persone che nutrono aspettative sessuali diverse, certo che è un’altra cosa quando uno se le trova di fronte.
Ero immerso in questi pensieri, quando mi fermai in fila ad un semaforo. Di fianco a me c’era una prostituta (supposta tale) e incrociai il suo sguardo. Era bella, alta, lunghi capelli rossi, una maglietta che esaltava i suoi seni, una paio di pantaloncini, tipo quelli di ginnastica e due gambe lunghissime. Questa, vedendo che continuavo a fissarla, si avvicina e chiede se volevo fare un programma, cosi si dice là. Mi accorgo che ha un viso stupendo, ma anche lei era un transessuale. Questa volta non scappai (d’altronde c’era il semaforo ancora rosso), pertanto affermai che la stavo ammirando, che aveva un corpo da favola, ma che non avevo intenzioni di fare qualcosa (mentre lo dicevo stavo pensando che era una pessima scusa). Questa mi guarda e dice se pensavo che fosse una donna. Gli risposi ingenuamente di si. Si gira e mi fa vedere uno splendido culo e contrattacca dicendomi se non avevo mai provato una cosa del genere e ……… Mi spaventai del mio pensiero, stavo immaginando di trombarla, ma proprio in quel momento scatto il verde e l’auto dietro suonò il clacson. Partii salutando, lei invece, mi mandava a fan culo con la mano.
Mi ricordai che un mio caro amico mi aveva sempre confermato che quando le incontrava nei dintorni di Milano, si fermava perché, a suo modo di vedere, sono più belle delle mignotte. Poi mi ricordai dei discorsi da bar, sul confronto tra le gambe e il culo di un travestito e di una donna. Il primo ha sempre gambe lunghissime e un fondo schiena da brivido, che difficilmente si può incontrare in una donna. Mi spaventai, perché prendeva forma in me, la convinzione di provare un rapporto del genere. La cosa che più mi angustiava era che nel momento fatidico, vedendo che anche lui o lei aveva un cazzo, sarei riuscito a continuare? …
Ero immerso in queste fantasie erotiche, che mi stavano eccitando a tal punto il cazzo mi stava mi stava facendo male, per la costrizione dei pantaloni.
A volte il desiderio è così forte, che si fanno delle cose che neanche ci passerebbero per l’anticamera della testa.
Preso da un’irrefrenabile voglia di strasghedire le regole, mi lancia nella ricerca di quel che mi pareva la più bella. Mi fermai davanti ad una mulatta vestita di minigonna e camicetta annodata in vita, che mostrava un bellissimo personale grazie a bottoni non chiusi. Senza chiedere niente, lei si affaccia al finestrino e dice la tariffa. La guardai: era bellissima alta circa 1 metro e 85, un viso dai lineamenti delicatissimi, profondi occhi neri, delle labbra ben carnose, un seno che prometteva bene, una vita stretta, un culo che era una favola e due gambe lunghe e dritte.
Il cuore mi batteva fortissimo. Lei aspettò, ma vedendo che non parlavo, capì che aveva a che fare con uno alle prime armi. Inizio ad aprire la camicetta e mostrare i seni, due bellissimi globi sormontati da capezzoli neri come il carbone. Vi devo assicurare che non capivo più niente, non so come, chiesi dove si poteva fare.
Inventavo di tutto per prendere tempo, per una decisione che il mio cazzo aveva già preso, ma la mente faceva ancora fatica a gestire. Lei mi propose in un Motel lì vicino, dicendomi questo, prese le tette tra le mani e li strinse. Non ci ho visto più. L ‘ho invitata a salire. Mi feci indicare la strada.
Aveva un profumo molto intenso, inizio a toccarmi sopra i pantaloni e sentendo la consistenza esclamò che ci saremo divertiti.
Arriviamo al posto e mi sentivo in fiamme. Era bellissimo camminare dietro di lei che ancheggiava spudoratamente, mostrando il sedere ad ogni passo. Prendemmo una stanza con idromassaggio e ci avviammo.
Entrati inizio a spogliarmi un po’ alla volta, leccandomi le parti che venivano poco a poco scoperte. Mi sentivo in un certo senso cavia, perché non riuscivo a prendere l’iniziativa, credo che avessi paura della sorpresa di vedere il cazzo dell’altra e che con questo, mi sarebbero tornati i dubbi su quello che stavo facendo. Quando mi tolse i pantaloni, mi rovescio sul letto e lì inizio a toccarmi attraverso il tessuto degli slip.
Le aprì la camicetta e scattarono fuori due tette (credo 4° o 5° misura), belle toste. Erano decisamente morbide come quelli di una donna, ma considerato la grandezza non cedevano alla forza di gravità. I capezzoli erano scurissimi e duri.
Mi tolse gli slip e inizio a leccarmi la base del pene e le palle, era fantastica. La maestria che accompagnava la sua opera era qualcosa di sconvolgente, mi stava portando su di giri velocemente e senza aver leccato il glande. La fermai, prima che iniziassero a precipitare le cose e gli chiesi di andare a preparare la vasca. Lei si alzo e si diresse al bagno. Aveva ancora addosso la minigonna e le scarpe. Quando si abbasso per aprire il rubinetto percepii che indossava un tanga color nero e il tessuto posteriore era celato nel solco delle natiche.. Mi alzai e la raggiunsi mentre stava aggiungendo il bagnoschiuma nella vasca. Comincio a leccarmi i capezzoli e io a palpargli il culo con una mano. Era incredibilmente soffice come quello di una donna, ma molto elastico. Si tolse la gonna e le scarpe e mi invito a prendere posto nella vasca. Fu in quel momento che chiese se non avessi mai scopato con un travestito, perché mi vedeva molto indeciso. Gli risposi che era la prima volta e ancora non riuscivo a capacitarmi sul fatto che ero lì con lei e credevo che fossi lì perché mi avesse stregato con gl’occhi. Rinforzata da questo, mi rispose di stare tranquillo e di rilassarmi, che avrebbe pensato a tutto lei. Mi giro e inizio a massaggiarmi le spalle dolcemente, per poi scendere verso il mio culo. A quel punto, mi girai per dirle che cosa aveva in mente, ma lei avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò di tranquillizzarmi che non aveva disegni ostili sul mio culetto. Detto questo, iniziò a baciarmi l’orecchio e il collo. Mi fece adagiare sopra di lei. Sentivo il suo respiro sul mio orecchio e l’abbracciai. Mi sentivo in paradiso tra i suoi seni, la guardai negli occhi e lei mi sorrise e avvicino le sue labbra alle mie e mi bacio. La sua lingua, prima inizio ad esplorare la mia bocca poi a giocare con la mia lingua. Era una cosa, che solo qualche ora prima, mi avrebbe disgustato e invece adesso mi sembrava naturale. Mentre continuavamo nel nostro bacio, iniziai a toccarla tutta ed a levare il suo tanga. Si alzò, perché era impossibile in quella posizione, si girò rapidamente e si tolse il tanga, prese un preservativo si accucciò, tanto che non ebbi tempo di vedere in mezzo alle sue gambe.
Inizio a scappellarmi il fallo e poi con la bocca, infilò il preservativo sul pene con una naturalezza inverosimile. Continuò a tenerselo in bocca, lei a quattro zampe ed io in piedi. La guardavo da sopra mentre mi faceva impazzire, teneva le labbra chiuse e mi pompava muovendosi in avanti e indietro la testa. Era bello vedere come mi mungeva. Le mie palle, le toccavano il mento e lo introducevo fino alla gola. Che libidine il suo culo a mandolino con i segni del costume. Mi fermai e lei capì, si appoggio alla spalla della vasca e apri le gambe, ma non riuscì a vedere niente perché l’acqua e il bagnoschiuma la coprivano. Forse lo fece di proposito, in modo di togliermi dalla mente che anche lei aveva un pene. In ogni caso, le fui sopra e mi prese il cazzo e se lo guidò nell’ano. Senti lo stretto canale, più caldo dell’acqua e spinsi. Entrai tutto fino alle palle e quando mi appoggiai senti sulla mia pancia qualcosa di molle. Capii che erano i suoi genitali, ma a quel punto iniziai a scoparla con movimenti lenti. Era magnifico, chiudeva ritmicamente i muscoli anali quando uscivo e li rilassava quando entravo, era una cosa sconvolgente. Mai e poi mai, il mio cazzo aveva avuto un simile trattamento. Era come non volesse che uscissi da lì, poi inizio a fare il contrario, sembrava di entrare in un buchetto vergine ad ogni affondo. La stavo pompando alla grande, ogni tanto le leccavo i capezzoli, scuri e duri. Ad un tratto, mi abbraccio con le gambe attorno alla mia vita e sprofondai tutto dentro di lei.
Sentivo le palle, che battevano sulle sue natiche. Per eccitarmi ancor di più, mi mise le mani sui fianchi e inizio a regolare il ritmo della chiavata. La baciai con trasporto e ad un tratto senti il suo indice che stava stuzzicando il mio retto, poi con delicatezza lo introdusse. Era troppo per me, persi il controllo e venni urlando come non mai. Lei tolse il dito e inizio a baciarmi il collo ed ad accarezzarmi le spalle. Rimasi saldamente dentro di lei senza muovermi, godendomi quei bei momenti dopo una scopata. Poi il cazzo usci, lasciando dentro il preservativo. A quel punto, si sedette sul bordo della vasca a gambe aperte e finalmente le vidi quello che fino a prima aveva nascosto. Il pene era piccolo e moscio ed era privo di peli eccetto ad un triangolino scuro sopra. Lo scroto e tutta la zona dell’ano era glabra. Dal suo ano fuoriusciva una parte del preservativo, lo prese tra le dita e tiro fino a farlo uscire. Me lo mostro annunciando che n’avevo fatta tanta. Devo assicurarvi che pure a mente fredda, il suo corpo era veramente monumentale, snella, di carnagione mulatto-nera e i segni del costume mostravano porzioni di seno più bianco e pure la parte genitale, anche se il cazzo era veramente scuro.
Mi sorpresi del mio stato, perché pensavo che dopo l’orgasmo, fossi preso da sensi di colpa, ma mi sentivo curioso ed eccitato, sebbene avessi goduto moltissimo. L’afferrai per la mano e andammo in doccia. Ognuno lavava l’altro e fu un bel modo per esplorarci. Il suo corpo era quasi privo di peli, la muscolatura era appena accentuata e vista da dietro con quel sedere bello alto e la vita fina, me lo faceva diventar duro di nuovo. Iniziai ad insaponarla tra le gambe. Inizialmente con una certa riluttanza (non capita tutti i giorni di lavare il cazzo di un altro), ma poi la desiderio di conoscere la novità, le presi in mano il cazzo. La iniziai a masturbare e lei gradì, tanto che iniziò a gonfiarsi. Giuro, non avrei creduto alle dimensioni visto prima moscio. Pressappoco era come il mio, un po’ più fino e con una cappella più stretta della base. Lei per contraccambiare il piacere, mi masturbò, ma il box doccia era piccolo, pertanto ci asciugammo e ci distendemmo sul letto, dove ricominciammo da dove eravamo rimasti, uno di fianco all’altro.
Baciò con trasporto, poi scese verso il basso con la testa, baciandomi tutto fino al membro e con una lentezza esasperata, inizio a dar casti bacini dalle palle fino al glande, senza prenderlo in bocca. Lecco linguine, le palle, su per il cazzo ma sempre attenta a non arrivare sulla cappella. Stavo impazientendo e feci per afferrarla per la testa e costringerla a prenderlo in bocca, ma lei mi anticipo e mi ricordò che era un gioco alla pari. Pensai che bastava masturbarla con la mano, allora mi afferrò il cazzo. Voleva che gli facessi un pompino? Sostenni che gli accordi erano diversi, ma lei replicò che il “contratto”, si era estinto nella vasca. Da parte mia le proposi altro denaro, ma lei niente. Mi sentivo male, avevo un gran voglia di montarla in bocca, ma certo che di contro partita mi imponeva di dimenticare il mio ego. Che cazzo di situazione.
La voglia divenne irrefrenabile quando di nuovo mi slinguò alla attaccatura del cazzo (non immaginavo che fosse un punto erogeno), pertanto mandai a fan culo la mia coscienza di maschio e appoggia la testa sulla sua gamba. Il suo cazzo nero svettava a pochi centimetri dalla mia bocca. La cappella era puntata verso me, dall’olfizio fuoriusciva una gocciolina perlacea. Con una forza di volontà pazzesca lo presi in bocca e subito dopo, anche lei fece lo stesso. Ma come si prende in bocca un cazzo, cercai di imitarla, ma mi sentivo goffo e tutto rigido. Lei capì e disse di rilassarmi, che non mi avrebbe goduto in bocca. Non ci avevo pensato. Poi lei inizio a leccarmi dalla punta fino al mio fiorellino dell’ano, ma senti che ingoio un pelo perché inizio a tossire. Accadde che i colpi di tosse, mi fecero entrare a più riprese al sua cappella fino in gola. Anch’io mi ritrassi all’improvviso, colto da sensi di vomito. Si alzo e mi guardo con una faccina da bambina che si sente in colpa. Mi disse di discolparla e si distese sotto di me e me prese in bocca di nuovo. I conati di vomito mi passarono e mi abbassai a mò di 69. Questa volta era più semplice, perché potevo farlo entrare a mio piacimento. Quando presi più confidenza fu il momento che lei protesto perché usavo i denti. Cercai di aprire di più la mascella e di chiudere le labbra attorno al suo sesso. Senti che se la godeva un mondo e iniziò a avvicinare i miei fianchi affinché entrassi di più nella sua bocca. Era incredibile, entravo con tutta la lunghezza del cazzo fino alle palle (18 cm), mentre prima, si è no, me n’erano entrati solo una decina. Il trattamento mi porto presto verso l’orgasmo e quando capii che era incipiente, uscii dalla sua bocca e lo appoggiai in mezzo alle tette. Intese e con le mani se le strinse. Ma non era tutto, mi bacio il mio ano. Con la lingua cercava di sforzare il mio fiorellino vergine. Sentivo che a tratti conseguiva a forzare le difese ed entrare con la punta della lingua. La cosa mi eccitava ancor di più. A quel punto aumentai il ritmo della scopata tra le tette e nel contempo, smanettavo sempre di più il suo cazzo.
Venimmo insieme. Il mio primo getto fini sui suoi peli pubici e riversai il resto sulla pancia, mentre lei lanciò un getto sul mio petto e poi il resto sempre sulla sua pancia. Che contrasto che faceva il seme bianco, sulla sua pelle color cioccolato.
Nella fase post-orgasmo sentii ancora la sua lingua sul mio ano e mi dette fastidio. Mi alzai e mi girai a contemplarla sotto di me, distesa con tutto lo sperma sulla pancia e un sguardo appagato. Non potei non baciarla per esprimere la mia riconoscenza per le emozioni che mi aveva dato. Con una mano mescolò lo sperma e l’assaggiò, poi lo rifece stesso e mi porse il dito sulle labbra. La cosa mi sembrò naturale e assaggiai e ci baciammo nuovamente.
Ci lavammo di nuovo, ma questa volta ero prosciugato e pertanto il mio sesso restò moscio, mentre il suo si irrigidì. Quando ritornammo in camera, chiese se mi era piaciuto. Le assicurai che era stata fantastica. Domandò se mi era piaciuto quando aveva infilato la lingua nel ano. Capii subito dove voleva arrivare. Dissi che già qualche donna mi aveva stuzzicato lì, sicuramente, non così bene nel modo in cui lei aveva fatto, ma che non volevo essere penetrato. Poi, affermai:
“Dal mio sedere, c’è solo uscita, roba esce ma non entra”.
Lei mi guarda e dice:
“Ognuno ha un prezzo. Devo solo scoprirlo. ”
Iniziammo a rivestirci, mentre continuavamo a parlare. Non sapevo ancora come si chiamava.
“Mi chiamo Patricia e sono da ….. (un paesino all’interno dello stato). ”
Rispose.
Chiesi l’età, se poteva dirimerla e senza problemi rispose 22.
Eravamo quasi vestiti, le sue mutandine erano bagnate e le ripose dentro la borsetta. Stavo pensando come avrebbe fatto, certo non poteva uscire con la cappella che fuoriusciva dall’orlo della gonna. Fece una cosa che più tardi avrei provato anch’io ma inutilmente: spinse i testicoli dentro l’addome, si accucciò prendendo il glande tra le dita e lo tirò e sistemò nell’incavo delle natiche. Quando si rialzò, sembrava che fosse una donna. Infatti, si vedeva il pelo pubico e basta, guardando da vicino lo scroto sormontava il pene tanto che a gambe chiuse, sembravano il rigonfiamento delle grandi labbra, con in mezzo la piega. Vi giuro che, qualsiasi persona, la avrebbe scambiata per una figa.
Le detti quasi il doppio di quello che mi aveva chiesto. Lei ci pensò, mi disse che mi avrebbe offerto da bere per sdebitarsi e perché gli ero simpatico. Mise tutto in borsa esclamando che le faceva comodo un extra per pagare l’affitto.
Uscimmo e imboccai la strada per riportarla indietro, quando poco distante chiese di fermarci a bere qualcosa (non ci credevo che fosse solo per sdebitasi come diceva lei).
Entrammo in un bar molto affollato, un po’ mi sentivo a disagio per la mia accompagnate. Era vestita molto appariscente come ho già descritto, ma sia lei sia gli altri clienti, non lo davano a vedere. Ci avvicinammo al bancone e prese posto su di uno sgabello alto. Fu una cosa mozzafiato perché la minigonna copriva davvero poco, specialmente davanti con le gambe accavallate. Ero il solo che potevo vedere fino all’inguine il colore del pelo. Cercavo di fissarla in faccia, ma l’occhio sempre fuggiva in basso. Le chiesi gentilmente di spostarci ad un tavolino perché mi stava eccitando. Sorridendo prese i due aperitivi che ci avevano appena servito e ci dirigemmo ad un tavolo.
Parlammo, ero curioso di sapere di lei e lei di me.
Mi raccontò che viveva da due anni in un appartamento in centro città, con altre persone (ovviamente non chiesi il sesso dei suoi amici), era scappata dal paesino natale cinque anni prima, per approdare in questa città, così caotica, ma dove l’essere travestito non la faceva sentire differente. Le chiesi come si è scoperta travestito o come lo è diventato. Mi guardo con due occhi lucidi. Mi raccontò che era l’ultimo figlio di una famigliola d’umili origini, sua madre lavorava come donna di servizio e il padre era sempre fuori al bar a bere, tranne per brevi periodi di lavoro saltuario. I figli si accudivano uno con l’altro e lei fin da piccolo fu tirato su dalle sorelle. Fino alla pubertà non ci furono intoppi, ma quando a scuola i ragazzi già parlavano del sesso, delle donne, ecc. , lui si sentiva un po’ fuori e quando aveva la possibilità contemplava i cazzi dei suoi coetanei negli spogliatoi o ai gabinetti. Una sua compagna le faceva il filo, ma lui la vedeva come amica e le confesso che si sentiva attratto dagli uomini. Una notte, aveva quattordicianni anni, un suo fratello 20 enne rientrò ubriaco e iniziò ad inveire su di lui, perché si diceva in giro che li piacevano i maschi. Si picchiarono ma l’altro ebbe la meglio vista l’età. Lo immobilizzò, tiro fuori l’uccello e lo costrinse a fargli un pompino. La cosa non si fermo lì. Dopo una settimana, a casa, lo stesso fratello rientrò accompagnato da due amici. Era in cucina intento a fare i compiti, quando questi, la immobilizzarono e dopo averle tolto i pantaloni, lo violentarono a turno analmente, questo per farle capire come trattavano i gay. Sebbene gli avessero fatto male, fisicamente e moralmente, si rifugio presso con le sorelle sposate. Si sentiva umiliato, poi il suo orgoglio di diverso esplose, iniziando a farsi chiamare Patricia. Doveva andarsene, se no, chissà cosa gli avrebbero fatto ancora.
Lascio il paese alla prima occasione, trasferendosi da una zia, poi di nuovo via, seguendo il primo ragazzo. La sua femminilità stava prendendo forma con il passare del tempo, finché con l’ultimo boyfriend, si spostarono in questa città.
Qui si trovava a suo agio perché come sempre le grandi città fanno incontrare le persone di questo tipo e sono più tolleranti per i diversi. Le dissi che aveva un seno perfetto, con la stessa consistenza di uno vero, rispose che si era operata da circa un anno con protesi di soia (scusate, ma non sono del campo e la mia traduzione potrebbe essere errata, perché mi sembra strano), non continuò la risposta perché il suo cellulare iniziò a suonare. Parlò molto fitto e con un accento che capivo poco, ma con voce dolce e accattivante. Quando finì, chiesi se era il suo ragazzo, ma reagì accusandomi di essere già geloso, poi, dando per scontata la domando, disse con non aveva nessuno, solo amici. Cercai di tornare al discorso di prima, dicendole se si sentiva più donna o più uomo. Rispose tranquillamente che si sentiva travestito, tanto donna con tutta la femminilità e tanto uomo per il temperamento. Diceva che voleva godere come un maschio, perché alcune sue amiche si erano fatte sostituire il cazzo con una fica e il godimento non era paragonabile, almeno quello fisico. Si sentiva donna a tutti gli effetti, mentalmente, ma non rinnegava il godere. D’un tratto sbucò una ragazza che le assomigliava moltissimo, meno alta, molto più giovane, era di una bellezza incantata, un vestitino molto sexy, ma normale. Quando le due si videro si baciarono sulla bocca e l’altra si sistemò tra noi. Mi fu presentata, era la sua “cuginetta”, l’aveva accudita per due anni dalla zia qualche anno prima ed ora era in vacanza a casa di Patricia.
La fanciulla si chiamava Caxia, aveva lineamenti molto fini come la “cugina maggiore”, ma una bocca più sottile, zigomi più dolci, occhi blue e grigi, la pelle più olivastra, insomma un miscuglio di razze: il padre era d’origine nord-europea, la madre mezza nera e mezza indio. è quel che si definisce un bel pezzo di figliola.
Chiesero di aspettarle, dovevano recarsi in bagno e dopo cinque minuti tornarono. Patricia mi disse che doveva tornare al lavoro, si era già assentata parecchio. Stavo per salutarle quando Patricia mi fermò e domandò se avevo programmi. Propose di restare con Caxia e che sarebbe ritornata tra un ora se il movimento era fiacco. Non ci pensai nemmeno un istante e accettai.
Visto che eravamo ritornati al tavolo ordinai da bere e anche qualche stuzzichino, visto che era già ora di cena.
Parlammo, bevemmo e mangiammo. Caxia sebbene giovanissima, dimostrava una maturità non comune, parlava e discuteva da adulta. Stava frequentando le superiori, ma ora era in vacanza. Mi raccontò che viveva in una piccola città, dove non si vedevano stranieri e che in ogni modo era un mortorio. Veniva a trovare Patricia, con molto piacere perché aveva modo di vedere la vita e di conoscere gente nuova. Le due si trovavano molto caratterialmente e andavano d’accordo. Suonò il telefonino e Caxia rispose, era Patricia, diceva che si tratteneva con un cliente e che avrebbe ritardato di un ora e mezza. Le feci riferire, che saremmo andati a mangiare perché ero affamato e pure Caxia faceva cenno di si. Fissammo di trovarci all’area alimentare di uno shopping vicino. Mi alzai e feci per saldare il conto, ma Caxia mi fermò, perché Patricia aveva lasciato dei soldi proprio per quello. Prendemmo l’auto e durante il tragitto, chiesi se Patricia le raccontava del suo lavoro. Lei mi rispose che in un appartamento con altre colleghe, due travestiti e due ragazze, qualcuna raccontava episodi insoliti della loro attività, ma che normalmente non parlava mai.
Arrivammo allo shopping e passando davanti ad un negozio di biancheria intima e mi pregò di accompagnarla. Prese a guardare dei completini molto sexy, ne scelse due ed entrò in un camerino. Mi chiamo per un parere. Mi affacciai, cazzo non ci credevo, aveva indossato il primo completino che era trasparente. Era veramente bellissima, il suo corpo era una perla splendida come il suo viso. Poi mi fece uscire e provò l’altro. Quando mi affacciai al porta del camerino, quasi svenni, in pratica era nuda, si vedevano chiaramente le aureole dei seni e notavo il folto pelo sotto il tessuto delle mutandine. Ebbi una reazione istantanea e anche Caxia la notò dal rigonfiamento dei pantaloni. La consigliai di prendere il secondo, più da infarto.
Ci recammo in un ristorante dove ordinammo delle pietanze. Chiesi del completino. Mi disse che era senza gli slip, perché quelli che indossava, gli aveva prestati a Patricia. Mi venne ancora più duro, al pensare che era rimasta senza mentre parlava con me nel bar. Poi tornammo a parlare di Patricia e di lei. Mi racconto che Patricia le aveva confidato che ero un bel ragazzo e molto affascinante, ma non le aveva detto perché e me lo domandò.
Pensai al mio culetto e cambia discorso.
A metà cena arrivò Patricia. Mangio qualcosa spelucchiando dai nostri piatti e poi andammo in un locale. Il posto era gradevole, c’era un D. J. che metteva musica, una pista rialzata dove dei clienti ballavano e tutti tavolini intorno. In auto avevamo fumato dell’erba e avevo fatto qualche tirata per non farle sentire a disagio. Il fumo stava facendo un buon effetto, perché tutti e tre, finimmo in pista a ballare e a strusciarsi l’uno con l’altra. Che godimento sentire prima il seno dell’una duro, e dell’altra più piccolo ma morbido, oppure appoggiare le mani sul culo d’entrambe. Mi sentivo tornato ragazzino. Ce la passammo un mondo. Guardai l’orologio, erano le 3 e mezza e anche se all’indomani non dovevo lavorare, pensai che avrei avuto qualche problema a rientrare in albergo. Due giorni prima, avevo fatto tardi per una cena di lavoro e avevo aspettato mezza ora fuori, perché il portiere si addormentato. Già pensavo che sarei rimasto fuori un ora. Cercai di dire che intendevo andare quando le due mi chiesero di accompagnarle a casa loro. Mentre cercavo di farmi indicare la strada, le due prepararono un’altra canna e me la passarono. Avevo anche voglia, ma ero stanco e se avessi fumato difficilmente avrei incontrato la strada di ritorno per l’albergo.
Risero e mi proposero di dormire da loro, anzi in mezzo a loro, ma solo se mi comportavo bene e poi iniziarono a ridere di nuovo. Beh chiaro, non me lo rifeci ripetere e fumai.
Arrivammo in appartamento, mi chiesero di aspettare in entrata, affinché avessero modo di prepararsi per la nanna e risero sommessamente. Mentre aspettavo, uscì da un’altra stanza un loro coinquilino, era un travestito. Indossava una veste da camera nera che arriva fino ai piedi, aperta davanti, in tessuto traforato, era molto nero di carnagione, capelli lisci a caschetto, un seno molto grande con due capezzoli scurissimi e ampi, un cazzone che sebbene non fosse in tiro, era enormemente grosso e lungo (immaginavo delle dimensioni di quello di cavallo). Si fermò e chiese con voce roca, cosa ci facevo là. Le spiegai che ero arrivato con le due e che le stavo aspettando. A quel punto le chiamo a voce alta dicendo che lo stallone italiano era pronto, riferendosi a me (mi individuavano subito la nazionalità, solo dopo poche parole). Mi salutò e andò in cucina girandomi le spalle e mostrandomi il didietro. Il suo corpo era molto più maschile di quello di Patricia in particolare aveva i glutei e i polpacci da atleta.
Finalmente mi chiamarono in camera e ne fui felice. Entrai, le luci erano soffuse e loro erano in cima al letto vestite solo di baby-doll. Quello di Caxia, più castigato rosa shocking, le arrivava a mezza gamba, mentre quello bianco di Patricia, più osé, trasparente, i cui capezzoli scuri si intravedevano molto bene e indossava un paio di slip bianchi in tono con la camicia da notte. Mi sedetti in mezzo a loro, curioso degli quello che doveva accadere.
Iniziarono a baciarmi le orecchie con molta maestria, toccandomi con le mani il torace. Poi lentamente mi sbottonarono la camicia, baciandomi il collo, le spalle, i capezzoli. A turno una mi baciava la bocca e l’altra il torace. Scopri dal bacio di Caxia che era molto caldo e dolce, comparato con quello di Patricia che era più deciso e selvaggio, lei cercava sempre di invadermi la bocca con la lingua dura, tanto che era difficile riuscire a mettere la mia nella sua bocca.
La cosa non duro molto, perché Patricia mi stese e inizio baciarmi sulla bocca, mentre Caxia si stava dando da fare a togliere i pantaloni. Quando rimasi sono con gli slip e le gambe che penzolavano giù dal letto, si cambiarono un’altra volta. Caxia mi baciava e mi toccava il petto con bramosia. Iniziai a palparla sopra il baby doll, il seno che come me lo ero immaginato, era grande ma non troppo, morbidoso ma ben elastico. I capezzoli erano molto pronunciati in fuori come se l’intera aureola fosse infiammata e volesse scappare dal seno. Iniziarono ad indurirsi ancor di più, ne portai uno alla bocca, mordicchiandolo da sopra il tessuto. Si eresse con una grossezza di un mignolo. Più in basso Patricia, mi aveva estratto le palle e se le stava slinguando alla grande, poi mi tolse anche l’ultimo indumento e mi bacio il cazzo. Iniziai a togliere la camiciola a Caxia e potei vedere quanto era ben fatta. Era ottimamente ben proporzionata con una vita sottilissima, il pelo scuro e liscio come i capelli. Toccai la figa, era bagnatissima.
Sentii la spiacevole sensazione dell’abbandono della bocca calda di Patricia dal mio pene. Si tolse la camiciola rimanendo solo con gli slip. Inginocchiata in piedi al letto, attirò a se Caxia. Le due iniziarono a baciarsi e a strofinarsi le tette. Era magnifico, da sotto disteso, vedevo che si pressavano il ventre e l’inguine. Mi infilai sotto le gambe aperte di Caxia e potevo vedere a pochi centimetri la vulva bagnata che si strofinava sul tessuto che ricopriva il pene di Patricia, non resistetti a lungo e portai la bocca sui sessi delle due. Che profumo si sprigionava la in mezzo. Leccai le grandi labbra di Caxia, che inizio ad ansimare, specialmente quando la punta della lingua arrivava al bottoncino di carne, che emerse dalle pieghe della carne. Nel frattempo, il pene di Patricia inizio ad indurirsi e usci dagli slip, che essendo da donna non riuscirono a contenerlo. Si insinuo tra la mia bocca e le grandi labbra di Caxia con movimenti che mimavano l’atto sessuale. Sincronizzando la mia lingua ai movimenti, leccavo ora il cazzo, ora la figa. Le due si pizzicavano i capezzoli a vicenda. Patricia, sembrava fare una forte pressione con i polpastrelli sui capezzoli, ma l’altra gradiva visto l’aumento dei gemiti. Mi tolsi da sotto e mi portai dietro a Caxia formando un sandwich con in mezzo il morbido corpo della fanciulla. Baciai Patricia che mi porse la lingua, con le mani strinsi i capezzoli delle due. Quelli Caxia erano durissimi e molto sporgenti, tanto che ponendo il palmo della mano sembravano di consistenza di un dito. Il pene si insinuò tra le natiche bagnate di lei e si scontro con quello di Patricia che stava dall’altra parte. Sincronizzammo i movimenti affinché non ci ostacolassimo. Molte volte però, le cappelle si toccavano e si sormontavano, aumentando la pressione sulla figa di Caxia. D’un tratto, iniziò a gridare per un orgasmo che la sconvolse. La sua figa ci riversò un sacco d’umori, sembrava che gocciolasse addirittura.
Ci staccammo, Caxia si accasciò a gambe aperte sul cuscino e Patricia si stese supina e mi attirò sopra in posizione da 69. Ero su di giri (sicuramente per il fumo, ma avendo avuto due orgasmi poche ore prima, ero ben lontano dall’orgasmo).
Patricia si impossessò del mio cazzo infilandoselo tutto in gola (non capivo come riusciva), mentre io da sopra, iniziai a slinguare per tutta la lunghezza del pene, raccogliendo gli umori abbondanti di Caxia. Quella mi stava guardando e mi incitava a prenderlo di più in bocca, cosa che feci.
Mi corse in aiuto e scambiammo un bacio e poi lo prese in bocca fino in fondo. Patricia gradì molto, perché né uscì un rantolo d’approvazione e gratitudine. Mi fece sperimentare e mi spinse giù la testa con le mani. Me lo trovai conficcato per tutta la lunghezza fino in gola e capii che dovevo spingere superando le tonsille, perché era quello il punto che mi faceva sentire sensi di vomito. Sentivo una cosa strana averlo tutto dentro, ma non fu l’unica sensazione strana di quella notte. Caxia tolse le mutandine a Patricia e ritornò a leccarle le palle e il solco fino all’ano. Mi tolsi l’ingombrante coso in bocca e volli baciarla. Rispose con trasporto. Le sussurrai che la volevo e tutto d’un tratto cambio espressione, lo sguardo era diventato malizioso, mi bacio e disse che prima …. Non fini la frase che si era alzata, aprì un cassetto del comodino e vidi tirar fuori una scatola di preservativi. Poi rovistò ed estrasse una confezione che sembrava una pomata, in seguito tirò fuori un fallo artificiale di color nero, sottile e nervato simile ad un bruco e munito di cinghie. Mi chiedevo che stava pensando di fare con quello, quando capii che ero in trappola. Mi disse che me l’avrebbe data, se le davo una prova d’amore. Poi una pausa, e che in tal caso mi avrebbe offerto qualcosa che a nessuno aveva dato. Mi stava proponendo uno scambio che non mi sembrava alla pari, visto che pensavo culo per culo. Nello stesso istante Patricia, smise di farmi il pompino e iniziò a leccarmi l’ano alternando massaggi con il pollice ai muscoli anali, perché questi si erano contratti alla proposta sconcia.
Ero talmente eccitato e allo stesso tempo furioso che sedetti sulla bocca di Patricia. Lei mostrandomi una forza che non supponevo, mi alzo di peso e colto alla sprovvista, caddi sul letto e fu sopra. Mi immobilizzò le mani e iniziò a farmi sentire il suo coso sul ventre. Mi decisi e gli risposi a Caxia di si, ma alle mie condizioni. Se mi avrebbe fatto male, doveva smettere all’istante.
Le due si guadarono soddisfatte e Patricia prese la pomata. Era gel per diminuire la sensazione d’attrito, mi fece divaricare e alzare le gambe, in modo che avesse libero accesso al mio culetto. Poi, come fosse una bambina alle prese con il proprio giocattolo, spalmò il gel sul mio buchetto e lo manipolò con le dita. Caxia invece, si stava allacciando il fallo, prese un preservativo e lo indossò. Mentre stava cospargendo di gel pure questo, mimando una masturbazione maschile, Patricia, penetrò il mio fiorellino vergine con il mignolo, mi massaggiò all’interno facendolo roteare, poi prese ancora del gel e questa volta infilò il medio. Soffrii un po’, ma lei con molta calma, lo estrasse, prese il tubetto di gel infilò la punta dentro e lo pressionò affinché entrasse in me un certa quantità di gel.
Avvertii qualcosa di freddo che entrava nelle mie viscere, poi Patricia sostituì il tubetto con il medio facendolo entrare e uscire come quando si masturba una donna. Quando pensò di avermi ammorbidito quanto basta, si sedette di fianco a me e mi invitò a posizionarmi alla pecorina. Dietro di me, sentii Caxia che si sistemava, mentre Patricia si spostava in modo da offrirmi i seni da baciare.
Devo ammettere che avevo un po’ di paura, a tutte le donne a cui avevo proposto rapporti anali, si erano opposte o alcune, concesso dopo molte insistenze, poche lo avevano dato con trasporto. Se non era facile per donne, figurariamoci un uomo, che in un certo senso è meno predisposto. Nello stesso tempo, Caxia fece scorrere il fallo, lungo il solco delle natiche. Sentii, le nervature sul mio culetto, Patricia mi prese la testa tra le mani e me la strinse sulle tette. Da dietro, l’altra stava premendo con la punta sul mio fiorellino, ma senza penetrarmi. Sentivo la punta fredda, che premeva, quando Patricia disse di rilassarmi, di non fare resistenza, che se soffrivo, l’altra si sarebbe fermata.
Proprio in quel momento che avevo abbassato le difese, percepii una spinta e la punta che penetrava nel mio sfintere, quando pensavo che fosse entrato, una spinta più decisa e poi un’altra, fino a quando capii, che il suo ventre era completamente appoggiato al mio sedere. Non sentii molto male, ma una sensazione di fuoco al livello dei muscoli anali e di freddo che invadeva il retto. Caxia si fermò e chiese se andava bene. Risposi di si, ma di andare piano. Si mosse con movimenti lenti, Patricia alzò il mio volto e mi baciò sussurrandomi che ero stato bravo, mi fece l’occhiolino e mi disse che poi sarebbe stato il suo turno.
Caxia aveva aumentato il ritmo, ma le spinte non erano sempre precise e coordinate, a volte usciva e nel rientrare mi faceva patire le pene dell’inferno. Sentii che stava gemendo, la pressione quando spingeva, le solleticava la clitoride e procurava piacere. Patricia si inginocchiò dandomi da succhiare il suo cazzo che era esattamente il doppio di quello stavo prendendo nel culo. Mi pompò come stesse chiavando. Mi sentivo in mezzo a due fuochi. Caxia iniziò a godere e poco dopo uscì e si sistemò in parte per riprendersi dall’orgasmo. Patricia si stese a 69 iniziò a sponpinarmi.
Infatti, in seguito all’inculata, il mio cazzo era diventato moscio. Introdusse le dita nel mio sfintere, questa volta due, voleva vedere se mi ero aperto a sufficienza.
Caxia, si alzò e mi dette un bacio dicendomi che ero fantastico e degno di essere il primo a cogliere il suo fiore. Non capii di fiore. Immaginavo che fosse l’ano. Mi sorprese, si posizionò davanti a me, si distese e mi invitò a montarle sopra.
Mi staccai da Patricia. Detti una serie di bacetti, partendo dalle gambe, salendo sulla figa, che incontrai completamente bagnata, il suo ventre piatto, i suoi seni, il suo collo e infine le infilai la lingua in bocca. Il mio pene si accostò alla sua figa ardente. La sua mano si impossessò della mia mazza, lo fece scorre per tutta la lunghezza delle labbra per innumidirlo con i propri umori, quindi l’appuntò sulla vagina. Mi abbracciò forte, la sentivo tutta fremere dal desiderio di essere posseduta. Spinsi il glande contro le sue tenere labbra e sentii qualcosa che impediva l’entrata, spinsi di più ed entrai tutto dentro.
L’avevo sverginata.
Girai la sua testa nel modo di vedere la sua espressione. Era raggiante, era diventata donna. Non le chiesi perché ero il primo, non volevo farle perdere quel momento indimenticabile con stupide domande.
Mi stava stregando, la morbidezza della sua vagina, il calore del suo abbraccio, i suoi sussurri di piacere. Anche Patricia la stava guardando con occhi felici e le teneva la mano. Ero al settimo cielo, era la prima volta che mi succedeva di essere il primo ed ero felice dell’esperienza.
Iniziai a muovermi con lentezza e in profondità, spiandole lo sguardo che esprimeva una beatitudine che non aveva mai provato, probabilmente. Nel frattempo Patricia si era alzata e preso un preservativo dal comodino, lo indossò. Ero certo che mi voleva sverginare, infatti, sentii che si posizionava dietro a noi e si insinuava in mezzo alle mie gambe.
Senza fretta, incominciò ammorbidire i miei muscoli anali che si erano contratti automaticamente, da quando si era portata alle mie spalle, inserendo le dita unte di vaselina. Sfruttando i miei affondi in Caxia, introdusse due dita, massaggiando da dentro la mia prostata. Subito i muscoli si rilassarono e questo le permise farmi aprire di più le mie gambe, costringendo Caxia di fare di conseguenza. Ora Caxia aveva le gambe completamente divaricate e io sbattevo con forza sul suo pube. Patricia introdusse un altro dito e si godeva un mondo a rotearlo, premendo sulla mia prostata. Quando le sembrò di avermi stuzzicato a sufficienza, tolse le dita e strofinò la punta del cazzo sul mio sfintere. Mi ero fermato, ma lei prendendomi ai fianchi, mi spinse dentro Caxia, quando i tentai di uscire dalla vagina, sentii il cazzo di Patricia scivolarmi dentro lo stretto canale. Il dolore della penetrazione anale fu forte, e involontariamente tentai di sfuggire ripenetrando in Caxia, facendola gemere più forte. Ma questa volta non fui io a spingere, era Patricia che mi stava penetrando facendomi aderire completamente al pube di Caxia. La precedente penetrazione del finto fallo di dimensioni più piccole, mi aveva preparato in un certo modo, alle penetrazioni di quello di Patricia, ma quest’ultimo arrivava in punti che in precedenza, non erano stati toccati. Le sue spinte, erano accompagnate da fitte localizzate inferiormente dallo stretto buchetto e superiormente da un punto imprecisato delle mie viscere, facendomi perdere l’erezione. Mi lamentai e subito Patricia smise di stantuffarmi nel culo. Caxia mi baciò e Patricia da sopra, mi sussurro all’orecchio se volevo che uscisse. Le dissi di star ferma e lasciarmi abituare alle dimensioni del suo coso. Lei di risposta, cerco di baciarmi e iniziammo un bacio a tre. Le tre lingue esploravano a vicenda le tre bocche, a volte mi trovavo le lingue delle altre due nella mia bocca e oppure in quelle di Caxia, mai in quella di Patricia. Le nostre salive, dovuto alla forza di gravità, colavano dentro la bocca di Caxia che si eccitava ancor di più, ingoiando i liquidi. Da parte mia, il mio cazzo tornò ad indurirsi di nuovo dentro la vagina di Caxia. Tentai di riprendere la scopata e Patricia capì che poteva riprendere a stantuffarmi. Fu così che mi accorsi che lo sfintere non mi doleva più come prima, anzi un certo piacere lo aveva sostituito e cercai di coordinare le spinte di Patricia, con movimenti dei miei muscoli anali e le spinte pelviche. Il risultato fu colossale, Caxia sotto di me, iniziò a godere, contraendo ritmicamente i muscoli vaginali, in maniera che mi sembrava che mungesse il mio cazzo, Patricia mi stava dando dei fendenti nelle mie viscere, le sue palle sbattevano forte contro le mie, facendomi capire che era entrato tutto in me.
Volevo godere anch’io e chiesi se potevo venirle dentro. Lei si risveglio dal mondo dell’orgasmo e mi disse di venire fuori, perché non prendeva anticoncezionali.
Patricia si scostò e sentii il suo pene abbandonare il mio culo. Mi inginocchiai sul letto e presi un preservativo, Patricia sostituì il preservativo e si stese e ordinò a Caxia di salire sopra. Ora voleva provare anche lei la calda passera della cuginetta. Le saltò sopra, se lo infilò dentro emettendo un gemito e mi porse il culo. Mi sistemai in mezzo alle gambe delle altre e dopo avere corparso il cazzo di gel lo introdussi nel suo culetto. Era decisamente più largo di quello della figa, chissà quanti ne aveva dirottati lì per restare integra davanti. Sentivo il cazzo di Patricia, attraverso la sottile carne che ci divideva. Che sensazioni, eravamo tre esseri in uno.
Caxia si era abbandonata di peso sul petto di Patricia e io sopra di Caxia. Cercavo di palpare i seni di entrambe e mi divertivo a torcere i capezzoli. Caxia ebbe un orgasmo dietro l’altro e sentivo quella sensazione che mi aveva concesso prima, la figa le vibrava tutta, coinvolgendo i muscoli dello sfintere. Vidi che anche Patricia, stava per venire e spinsi più forte. Al sentire che sbattevo le palle su quelle di Patricia venni in un orgasmo liberatorio, urlando e si unirono a me in una goduta collettiva.
Mi abbandonai di peso sulle due. Sentivo che la figa di Caxia vibrava ancora. Patricia ci disse di alzarsi perché non riusciva a respirare. Ci distendemmo tutti e tre, con Caxia in mezzo, respirando forte. Ora dopo l’orgasmo sentivo il buchetto del culo che bruciava. Mi alzai e andai al bagno, Patricia mi seguì. Alla luce dello specchio vidi il serbatoio del preservativo pieno di sborra. Era la terza volta in poche ore che venivo. Alla base del pene c’erano tracce di sangue dovute alla rottura dell’imene di Caxia. Anche Patricia si tolse il preservativo e si infilò sotto la doccia. Mi sedetti sul water ed evacuai dei liquidi dagli intestini accompagnati da piccole fitte di dolore, poi guardai nel water e vidi una sostanza marroncina liquida con venature rossastre, presi paura. Patricia mi spiegò che sicuramente avevo avuto delle piccole lacerazioni e che era tutto normale. Per rassicurarmi mi disse che anche lei succedeva, quando aveva delle penetrazioni di una certa misura. Mi disse di aprire l’acqua fredda del bidè e bagnarmi il buco. Il freddo diminuì il dolore, e mi unii a Patricia sotto la doccia. Arrivò anche Caxia e ci lavammo in tre. Che belle che erano. Mi stavo innamorando delle due.
Al termine ci asciugammo e Patricia prese da un armadietto una pomata e chiese a Caxia di spalmarmela dentro e fuori del mio ano. Lei come avesse tra le mani un gioco nuovo, prese a strofinare il dito con delicatezza. Il dolore a poco a poco si sostituì con una sensazione di benessere. Andammo a letto. Erano le sei e il sole iniziava ad illuminare la stanza attraverso le persiane. Caxia si sistemò in mezzo e mi prese il cazzo in mano. La guardai e le detti un bacio. Patricia alzò la testa e con lo sguardo geloso, mostrò la lingua. Con la mano le presi la testa e l’avvicinai alle nostre bocche per dividere quel bacio.
Mi distesi. Caxia si mise di fianco e appoggio la testa sul mio petto, dietro a lei Patricia fece lo stesso, insinuando una gamba sotto e appoggiando il pube alle natiche dell’altra e l’abbracciò, pendendo la mano sopra il seno di Caxia. Subito dopo si addormentarono beate. Guardavo il soffitto e con la coda dell’occhio il viso di Caxia dolcemente addormentato. Pensai alle nuove emozioni che avevo provato in poche ore, al mio culo che era stato sverginato prima in modo insolito attraverso un fallo finto, poi da Patricia che si era dimostrata una donna quando lo prendeva e uno stallone dopo. Poi a Caxia, che non so per qual motivo mi aveva offerto la verginità e gli orgasmi travolgenti che aveva avuto e al modo fantastico di vibrare della sua figa e di quanto piacere mi era stato donato. Con quel pensiero ma mente si annebbio e dormii. FINE

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