Da quando lo vidi la prima volta rimasi colpito, aveva i capelli ricci neri, due occhi castani vivacissimi e luminosi, di quelli che “sorridono” e ti rassicurano sempre sia nei momenti felici sia in quelli brutti, la bocca ben disegnata e gradevole completava il tutto andando a formare un viso tenero e gentile, sempre pronto al sorriso. Siciliano di nascita con un fortissimo accento 70 kg in un corpo snello e atletico, completamente glabro, la carnagione scura secondo lo stereotipo della razza mediterranea, uno splendido ragazzo siciliano di venticinque anni. Era uno degli operai della ditta dove lavoro da ormai tre anni, operatore di macchine e eccezionale capocantiere in qualunque tipo di lavoro capitasse, era inevitabile che mi colpisse era bello come il sole, gentile e bonario ed al tempo stesso il migliore di tutti. Credo che si sia subito instaurato un rapporto di reciproca stima e ben presto di amicizia sincera, io ho l’abitudine di valorizzare i leoni di cantiere (come li chiamo io) il più possibile e con lui le cose erano sempre straordinariamente facili. Mi metteva a disagio la sua incredibile gentilezza e educazione, non riuscivo a farmi dare del tu, affermava che il rispetto per chi aveva studiato di più era una cosa giusta e importante e poco importava che io gli dicessi che il rispetto non si manifesta col tu o col lei.
Col passare del tempo la nostra amicizia si è fatta sempre più intensa ed abbiamo cominciato a tenerla un pochino nascosta per non far pensare troppo che ci fossero rapporti strani tra noi (in effetti, è sempre stata solo una intensa amicizia ma ammetto che l’idea di portarlo a letto mi eccitava parecchio). Così quando io sono passato dal cantiere in ufficio i nostri rapporti si sono ristretti e di questo entrambi abbiamo sofferto molto. Ci sentivamo di sera per telefono, ma quando eravamo in ufficio paradossalmente ci salutavamo solo qualche istante. Ero assillato dal dubbio che la sua gentilezza ed il suo modo di fare nascondessero una forma di omosessualità, anche perché se era vero che piaceva molto alle ragazze molto raramente le sue conquiste si riusciva a vederle, comunque ero convinto che una componente gay, probabilmente inconscia, ci fosse. Il mio desiderio era riuscire a farla uscire e se possibile coglierne il primo frutto.
Io ho 33 anni sono 175cm 70kg biondo, occhi castani chiari, poco villoso atletico, (ho sempre fatto molto sport tra cui dodici anni di nuoto professionistico).
Erano trascorsi ormai due anni da quando avevo conosciuto Luca, e purtroppo i miei colleghi in cantiere sembravano non capire come utilizzare lo straordinario potenziale che avevano in mano, capivano che lui rendeva tantissimo e che era responsabile e gli scaricavano tutte le responsabilità di cantiere, salvo usarlo per pararsi il culo quando qualcosa non andava od estrometterlo per prendersi i meriti del caso. Risultato il mio pupillo come molti lo chiamavano finiva per dare i numeri e dimettersi o minacciare di dimettersi, una volta dovetti inseguirlo telefonicamente due giorni per poi incontrarlo in segreto e convincerlo a calmarsi.
All’inizio di quest’anno era stato mandato in Toscana per un lavoro molto importante e pericoloso, anche qui la sequenza fu più o meno la stessa, abbandonato dal responsabile Luca mi telefonava spesso giù di morale, ed io lo calmavo come potevo. Verso la fine del cantiere la lite col geom. Responsabile e l’inevitabile scontro con dimissioni. Non ero neanche andato a vedere il suo lavoro e gli dispiaceva moltissimo anche se capiva che avevo mansioni importanti ed impegnative.
Fu così che finito il cantiere venne in sede per rassegnare le dimissioni, lo vidi era abbronzato e dimagrito, con l’orecchino all’orecchio sinistro, splendido e sorridente, con la barba di un giorno, più bello del solito. Mi mandò in subbuglio, gli dissi se voleva venire a vedere la mia casa appena comprata (una casa di campagna da sistemare) fini le sue pratiche e nel tardo pomeriggio partì dall’ufficio. Io uscii prima con la scusa di una commissione lo attesi a casa. Squillò il telefono era lui stava arrivando, gli spiegai dove mi trovavo e gli andai incontro a piedi.
Gli feci vedere il girando ed i locali della mia casa completamente vuoti ad eccezione della camera da letto. Parlammo a lungo e ci abbracciammo più volte, ero tentatissimo ma non ero certo dell’approccio così sembro sfumare l’ultima occasione. Ci salutammo e ci baciammo sulla guancia un paio di volte, poi lo lasciai partire, con una carica di sorriso incredibile, come solo lui sapeva trasmettermi, ed una punta di rammarico.
Era passata solo mezz’ora quando gli telefonai per salutarlo ancora e Luca mi disse che la macchina lo aveva piantato in autostrada, lo andai a prendere subito, era scosso visibilmente, aveva rischiato la vita ed aveva un danno grossissimo alla macchina in cui aveva speso un bel po’ di soldi. Lo rincuorai e cercai di calmarlo, lo portai fuori a cena, era agitato ma a poco a poco si rilassò, lo convinsi a bere del vino contro le sue abitudini, finita la cena lo portai nella mia nuova casa e gli affermai che poteva dormire lì io sarei andato alla casa dove abitavo ancora. Lui mi ringraziò e mi disse di andare pure, gli risposi che volevo restare ancora un po’ con lui. Si sdraio sul letto e d io mi avvicinai e cominciai a parlare del più e del meno, poi della sua nuova ragazza (non entrava mai nei particolari) mi invitò a sedermi sul letto e così feci, era bellissimo e stanchissimo, gli misi una mano sulla sua e cominciai a parlargli lasciando distrattamente che quella stretta durasse. Volevo vedere se la cosa lo imbarazzava ma sembrava di no; gli dissi che gli ci sarebbe voluta la ragazza adesso per abbracciarlo teneramente e fargli dimenticare i guai di quel giorno.
Luca mi rispose che per fortuna c’ero io.
Io lo fissai e gli ricordai che gli volevo bene, poi lo tirai a me e lo abbracciai vigorosamente. Mi spostai un poco e mi sbilanciai, in modo solo apparentemente involontario, così facendo lo feci ricadere sul letto e ci ritrovammo abbracciati sul letto.
– Ora ti lascio riposare piccolo.
– Grazie lei è veramente un amico, a volte l’amicizia diventa più importante di ..
– Vorrei poter fare di più Luca.
– Ma lei ha già fatto molto.
Feci scorrere lentamente una mano sul suo petto e con l’altra gli accarezzai la testa, era il momento di passare il confine, sapevo che poteva anche reagire male, avrei dato la colpa all’alcool ma non sarebbe stato lo stesso dopo.
– Sai cosa farei se fossi una ragazza adesso?
Mentre facevo scorrere una mano sul suo torace sotto la sua maglietta rossa aderente di Kalvin Klein (aveva sempre magliette aderenti).
Luca mi guardò sorridendo e non disse nulla era un po’ imbarazzato e si vedeva ma esitava, così mi portai ai suoi capezzoli e cominciai a massaggiare il sinistro con la mano poi a stuzzicarlo con indice e pollice.
– No dai, …. cosa fai?
Disse con voce quasi tremante senza accorgersi che mi stava dando del tu.
Portai la mano ai suoi calzoni e notai che il pacco in mezzo alle gambe si era fatto decisamente tosto.
– Ti ecciti? Mmmhhh e adesso cosa facciamo io una ragazza da mandarti stanotte non ce l’ho al massimo posso vedere di soddisfarti io.
– No ma sei matto?
– Non ti preoccupare non c’è niente di male sai sei sotto shock ed è normale che questo provochi erezioni spontanee, solo che bisogna farla sfogare se no ti ritrovi con un blocco la prossima volta che devi scopare.
Così detto gli slacciai i calzoni e tirai fuori il suo membro, era uno spettacolo, saranno stati 21 o 22 cm di cazzo bello dritto e scappellato, iniziai a masturbarlo lentamente e delicatamente, Luca era incerto se lasciarmi fare o no credo avesse deciso di farmi smettere ma a quel punto mi spinsi sopra di lui e gli misi la lingua in bocca mentre con una mano gli solleticavo i capezzoli durissimi e con l’altra tenevo saldamente il suo piacere.
Cercò di sottrarsi al mio bacio solo per un momento poi si fermò e con un po’ di incertezza cominciò a baciarmi, le sue mani erano sotto il cuscino dietro la testa, quando le mosse temetti fosse per interrompere quello che fu uno dei più intensi baci della mia vita. Non era così Luca si portò al mio petto e cominciò ad esplorarmi; scese piano piano slacciandomi la camicia di seta azzurra che indossavo, la sfilò dai pantaloni e apri con una certa decisione i bottoni dei miei jeans.
– Sei bellissimo Luca ora ti faccio vedere cosa sa fare il “tuo” geometra preferito.
Così detto mi abbassai al suo torace iniziando ad esplorarlo con la lingua, gli stimolai i capezzoli, lo leccai dappertutto senza smettere di masturbarlo, ad un certo punto tirai fuori il mio uccello, non ho le sue misure ma mi difendo abbastanza con i miei 19cm, presi la sua mano destra e la portai attorno al mio cazzo poi ripresi a leccarlo sempre più in giù, era eccitatissimo, aveva il ritmo cardiaco accelerato. Portai la bocca al suo cazzo, gli leccai dolcemente la cappella poi cominciai a scendere con la lingua lungo il suo enorme arnese; cominciai un delicato massaggio alle palle con la lingua mentre con le mani gli massaggiavo delicatamente i fianchi.
Lo sentivo sempre più eccitato, lo spogliai completamente, ero estasiato, cominciai a spompinarlo portando le mani dietro la sua schiena; potevo sentire la sua eccitazione crescere ormai era nelle mie mani, voleva quel rapporto ed io dovevo renderlo più intenso possibile, mi restava da verificare una cosa, aumentai il ritmo della pompata e spinsi le mani dietro le sue natiche, era come pensavo un bel culetto glabro e sodo, lo massaggiai energicamente mentre sentivo avvicinarsi la sua eiaculazione.
– È no piccolo non è il momento. Ora mi devi far vedere come te la cavi tu.
Portai il mio cazzo vicino alla sua faccia e cominciai a menarmelo avvicinandolo alla sua bocca.
– Da bravo, ora apri la bocca e ciucciamelo.
Non aspettai che lo facesse gli presi la testa con le mani e con delicatezza ma decisione gli spinsi il mio pene nella bocca semiaperta.
– Ora fai come fa la tua ragazza, su e giù dai Luca.
Dissi mentre riprendevo a stuzzicargli i capezzoli.
Cominciò a pompare prima con un po’ di difficoltà ma dopo alcuni momenti con una certa bravura, era al suo primo pompino? Non ne ero certo ma era possibile, il pensiero di aver portato a letto uno splendido stallone di ventisette anni e per di più etero mi eccitava ancora di più, ero letteralmente infoiato e cominciai a cercare con le dita il suo sfintere in mezzo a quelle splendide chiappe sode.
Mi distesi nel letto e ci ritrovammo nel più classico dei 69, con l’aggiunta del dito medio della mia mano sinistra che cominciava ad affacciarsi al suo culetto.
Stavo per venirgli in bocca e ne avevo molta voglia ma mi dissi che non dovevo perdere di vista l’obiettivo principale, dovevo tenerlo al massimo godimento per più tempo possibile e venire solo quando stava per scoppiare. Volevo che avesse un ricordo incredibilmente intenso di quel rapporto, così lo sfilai dalla sua bocca e ricominciai a baciarlo, eravamo abbracciati in uno dei più bei rapporti che avevo da non so quanto tempo, forse il più bello. Era dolcissimo e limonava davvero bene, oltre tutto anche le sue mani ora si muovevano a cercare il suo corpo, sapeva e gli piaceva far godere il o la partner, era evidente; mi prese il cazzo e cominciò a masturbarmi. Io ripresi a spompinarlo mentre ormai mi facevo strada nel suo buchetto stretto con prima un dito poi due, si contrasse un poco, era davvero stretto, mi destreggiai con dolcezza e sinuosità muovendomi al ritmo dei suoi r espiri, gli sussurrai ad un orecchio di respirare lento e a fondo in modo da favorire il rilassamento di tutti i muscoli del suo corpo e continuai così diverso tempo. Ero riuscito ad allargarlo leggermente ora le due dita scorrevano senza problemi roteando dolcemente descrivendo un otto nel suo sfintere. Lo lubrificai abbondantemente dentro e fuori, la cosa più bella era che il suo cazzone era sempre durissimo, avevo pensato di mettergli una piccola cinghietta di cuoio ma a quel punto non era necessario.
Lo girai dolcemente e mi insinuai tra le sue gambe con le mie, presi a leccarlo dietro l’orecchio e sentii i suoi spasmi di piacere, avevo centrato un punto debole peggio dei capezzoli ne approfittai facendo scorrere le dita a solleticargli i fianchi mentre aggiustavo il mio cazzo all’altezza del suo culetto. Divaricai le mie gambe lentamente ma con decisione obbligandolo a fare altrettanto; era troppo eccitato per avere paura ansimava visibilmente e fremeva alle mie sollecitazioni dei fianchi. Cominciai a penetrarlo, dapprima non reagì poi si irrigidì e cercò di chiudere le gambe.
– no dai non farlo, quello no davvero non voglio, non sono mica… eh no.
Ero preparato gli bloccai le braccia dietro la schiena e continuai ad affondare lentamente ma inesorabilmente, poi ad un certo punto affondai con decisione.
– Dai che ti piace sei eccitato come un maialino ammettilo, guarda che il tuo arnese tra le gambe non mente sai? Ti piace e parecchio vedrai come godi fa il bravo ora.
– Nooh fa male Per favore smettilla…. aaargh.
– Lo vuoi tutto anche se non lo ammetti ora ti faccio vedere.
Mi sistemai dentro di lui ma non lo scopai, lo girai su un fianco e rimasi fermo leccando la sua schiena e masturbandolo. Dopo alcuni minuti il suo piacere riprese a crescere ed io impercettibilmente cominciai a muovermi dentro di lui.
Ormai godeva sempre di più ed anche i miei colpi diventarono più rapidi e forti.
– Allora Luca hai visto che ti piace ammettilo.
– Mmmh ….. sei un bastardo, oooh
– Ma cosa ti la menti che sei eccitato come se fossi in calore.
– Siiii è vero ma …io, oooh siiii, sto venendo.
– Ancora un attimo piccolo resisti ancora un po’.
Aumentai i miei colpi portandomi all’orgasmo poi ripresi a masturbarlo vigorosamente, era al limite quando venni io riempendogli l’intestino di succo del mio piacere.
Lo girai e mi portai con la bocca al suo cazzo, lo spompinai con foga e dopo un paio di minuti Luca venne ansimando sensibilmente ed udibilmente; ingoiai tutto il suo succo ripulendolo ben bene.
Eravamo sudatissimi in una casa vuota con le finestre aperte, fuori un meraviglioso tetto di stelle ci guardava e ci proteggeva dandoci la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di magico, Luca mi guardava stordito ma sorridente, ci abbracciammo teneramente e ci addormentammo così.
Quando il giorno dopo ripartì aveva ripreso a darmi del lei mescolato al tu, era sconcertato ma contento, ed io ero sicuro che la complicità che si era stabilita avrebbe avuto un seguito. Lo portai alla stazione dove un treno lo avrebbe portato in Toscana alla sua nuova ditta; lo fissai negli occhi, ero al settimo cielo.
– Luca….
– Dimmi, …mi dica.
Mi rispose sorridendo con complicità ancora incredula.
– Ti voglio bene, ricordatelo sempre.
– A presto Roby e grazie di tutto. FINE