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Roberte (racconto lesbo)

“Je m’appelle Roberte”

è la coincidenza che mi ha colpito subito. Proprio Roberte, come l’indimenticabile eroina di Pierre Klossowsky? Roberte è dolce, trasognata, leggera. Come questa estate. Non abbiamo niente da fare. Ci adagiamo al sole sul muretto davanti alla casa.

  • è una bella giornata, vero?
  • Sì, è una bella jornatta

La spiaggia è quasi deserta quando entriamo nella scricchiolante cabina nel dolce odore del legno. Roberte è distratta quando si sfila il pendaglio a forma di idolo azteco che di solito è posato, denso di mitologici significati, sul suo piccolo seno. Chissà perché porta il reggiseno? Con un seno così piccolo lei non ne ha bisogno. Per qualche secondo i leggeri pantaloni cadono di pochi centimetri sulle sue cosce, e il mio sguardo è attratto dai graziosi pizzi delle raffinate mutande che le inguainano i fianchi. Mi viene spontaneo il confronto con l’insignificante slippino ridotto che finge di coprire il mio pube insicuro. Distolgo lo sguardo volutamente.


La seguo quando si adagia mollemente sulle rocce più lisce del promontorio, lontane dalle petulanti “madamin” della spiaggia.

  • Che cosa fa tuo marito?
  • è un arsceològgo – dice prendendo il sole con gli occchi chiusi.
  • Un archeologo? – Sì, un archeològgo. è sempre da qualche parte

Chissà cosa vuol dire stare con un archeologo, con un uomo abituato a scavare. Un uomo che scava in te, ti esplora, ogni giorno, ogni sera…

  • E il tuo?
  • Si occupa di finanza pubblica…
  • Dove l’hai conosciuto?
  • A messa
  • A messa? Che strano!
  • Perché, anche tu hai conosciuto il tuo a messa?
  • Oh, no, tanto più che è ebreo! Ma sembra come nel medioevo, no? Ci si incontrava in chiesa

Con la naturalezza di un serpente, Roberte si libera di quei pochi centimetri di costume. Sono senza fiato; vorrei dirle che non è igienico, che la sola idea di sedermi dove un altro è stato nudo mi fa ribrezzo. Ma non potrei dirlo. Roberte non è bella. Guardo i peli senza abbondanza del suo pube, il piccolo corpo, il piccolo seno, i capelli corti. è come se fosse la mia bambina… No, eppure è bella. Mi fa tenerezza.

  • Tu hai l’ora? Ho lasciato il mio orologio in cabina. Non lo ruberanno?
  • Oh, no, qui in cabina non rubano mai niente! – dico pensando al vecchio bagnino dal sorriso rassicurante, e mi viene in mente il turbamento e il fastidio dell’unica volta che mi rivolse una frase pesante.
  • Eh, già, e poi a cosa serve sapere l’ora, che cambia ogni minuto?

Ascolto senza afferrare. Eppure la mia mente è lì, sulla roccia dove lei è stesa.

  • Dovevo arrivare un giorno prima, ma l’aereo ha dovuto fermarsi sei ore a Puertorico. Duemila persone sulla spiaggia di Puertorico in mutande. Te l’immagini?
  • Perché in mutande?
  • Perché tutti i bagagli erano rimasti sull’aereo. Io ho fatto il bagno in topless, ma poi è arrivato un poliziotto a cavallo, e mi ha detto di mettermi il reggiseno. Allora ho passeggiato lungo tutta la spiaggia
  • E la gente, ti guardava?
  • Non ci facevano il minimo caso

Penso al suo bellissimo reggiseno tutto di pizzi. Ma è possibile che tutti la guardassero con indifferenza?

Il silenzio del sole ci avvolge.

  • Che fai, guardi i pesci?

Roberte mi sorride. Mi ero incantata.

  • Sì, Avevo dei pesci tropicali
  • I pesci tropicali calmano il cuore
  • Chi te l’ha detto?
  • Facevo delle ricerche biologiche. E adesso li hai ancora?
  • No, li ho venduti
  • Perché?
  • Mah, non so…

Li nutrivo nelle lunghe serate in cui giocavano a poker. Ma non mi dava soddisfazione. Perché non ho emozioni quando sono con gli altri? Perché le freno quando sono da sola? Anche nella mia camera. Anche davanti allo specchio.

Vado: – Ci vediamo per l’aperitivo?

  • Sì, ci vediamo stasera

“Roberte ce soir”: come il romanzo di Klossowsky.


Nella cabina il calore del sole si stempera. Guardo l’elegante borsa di Roberte. Un’ansia mi agita. Adesso i miei polpastrelli traspaiono attraverso le deliziose trine della sua delicata biancheria. Rido di me stessa per quello che faccio: è assurdo, ma in fondo è anche questa un’esperienza.


Che bel sole avete qui, eh? Davanti all’aperitivo, Roberte distende sulla poltrona di vimini la gonna leggera del morbido abito.

  • Sei già abbronzata!
  • Sai, non è che prendo il sole per abbronzarmi. Mi piace
  • A me il sole mi stanca
  • Ma è un modo di godere. Guarda, è come un lungo abbraccio con me stessa. Dopo mi accompagni in un negozio?
  • Cosa devi comprare?
  • Voglio comprare della biancheria. lo sai che stamattina mi hanno rubato mutande e reggiseno dalla cabina?
  • No, ma che strano!

E un attimo dopo mi accorgo che nel dirlo ho accavallato le gambe e abbassato la gonna.

Roberte, questa sera, è la sera in cui forse non frenerò più le mie emozioni.

E vorrei che ci fossi anche tu.

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