Era una calda fine di Giugno e mi trovavo al mare come tutti gli anni.
Ancora qualche settimana e le spiagge si sarebbero riempite di gente e sarebbero arrivati tutti i miei amici.
Non ero però solo poiché un mio amico, Marco, che aveva 20 anni, era venuto a passare alcuni giorni prima di partire per il campeggio.
Io e Marco ci conoscevamo da quando eravamo piccoli; benché vivessimo in città lontane 250 Km e ci vedessimo quasi esclusivamente d’estate, ci legava una profonda amicizia che di lì a qualche giorno avrebbe subìto un cambiamento.
Avevo 18 anni, ero alto e robusto, anche grazie al fatto che andavo in palestra.
Il mio corpo era, infatti, muscoloso e sodo.
Attraverso la T-shirt si vedeva la forma dei miei pettorali mentre i bicipiti formavano delle belle collinette sulle mie braccia.
Anche Marco era ben piazzato tanto che a volte facevamo a gara a chi riuscisse ad alzare più pesi.
Nella casa di sua nonna, dove risiedeva quando veniva al mare, aveva infatti una panca con una discreta quantità di pesi.
Essendo la sua casa libera in quei giorni mi ero trasferito da lui.
Passavamo la mattina e il pomeriggio in spiaggia ed ogni tanto andavamo in giro da qualche parte.
La sera stavamo in giardino a bere birra e a parlare delle ragazze che avevamo avuto o di altri argomenti.
Un giorno, però, mentre stavamo prendendo il sole, si avvicinò un ragazzo che poi ricordai essere Davide, un nostro amico di 19 anni, italiano che viveva in Svizzera.
Non era certo la persona che speravamo di incontrare, infatti era permaloso e credeva che tutto il mondo gli girasse intorno.
Dopo averlo salutato decisi di invitarlo a dormire da noi poiché avevo avuto un’idea.
Concordai poi con Marco il piano che eseguimmo la sera.
Dopo aver cenato ci spostammo tutti e tre a bere in giardino.
Mentre io e Marco bevemmo poco, Davide esagerò e cominciò a uscire fuori di testa.
Tutto seguiva il nostro piano.
Lo riportammo in casa per passare alla seconda fase: farlo vergognare.
Scegliemmo allora di fargli una sega per poi raccontargli la mattina seguente che si era denudato e aveva preso a masturbarsi mentre noi cercavamo di bloccarlo; reduce dalla sbornia ci avrebbe creduto sicuramente.
Nessuno di noi due però voleva prenderglielo in mano, così facemmo a sorte e uscii io.
Approfittai di un suo momento di calma per togliergli la maglietta.
Era magro e robusto ed una catenina gli pendeva dal collo.
Poi gli tolsi i pantaloni e le mutande. Il suo cazzo era già eretto e quando lo presi in mano Davide cominciò a dire frasi del tipo:
“Voglio scopare e godere come un porco! “.
La mia mano avvolgeva senza fatica il suo cazzo ed era una sensazione strana.
Prima di allora avevo giocato solo col mio uccello e farlo con quello di un altro mi infastidiva e eccitava allo stesso tempo.
Quando cominciai ad andare su e giù sentii un brivido per tutto il corpo.
Era strano ma mi piaceva e l’erezione del mio pene lo confermava.
Mi sentivo confuso, fino ad allora ero stato con ragazze e mi era anche piaciuto e ora stavo godendo ad avere in mano il membro di un altro uomo.
Mi girai allora verso Marco il quale, con mia grande sorpresa, era come ipnotizzato da quello che stavo facendo e notai un evidente rigonfiamento tra le sue gambe. In quel momento Davide venne e spruzzò il suo bianco liquido sul pavimento.
Dopo lo facemmo strusciare sul suo seme, per rendere il tutto più credibile, e, poiché sembrava stanco, lo mettemmo a letto.
Ritornammo sul luogo del misfatto e cominciammo a parlare, in breve il discorso cadde sulle sensazioni provate durante la sega ed entrambi ammettemmo l’erezione.
Ormai era chiaro: eravamo attratti entrambi dal godimento che si poteva provare con un altro ragazzo.
Avevo la mano che sapeva ancora sborra e il pensiero di quello che avevo fatto mi eccitava.
Infine decidemmo di dare sfogo al desiderio.
Fu Marco a cominciare togliendomi la maglietta e leccandomi il possente torace, subito dopo io feci lo stesso mentre lui mi accarezzava il cazzo attraverso i pantaloni.
L’odore del suo sudore mascolino mi avvolgeva e spinto dall’aroma cominciai a far scivolare i miei muscoli sui suoi; la saliva diminuiva l’attrito mentre il mio uccello cercava di sfondare i pantaloni tanto era duro.
Dopo aver continuato per un paio di minuti cominciai a slacciare i bottoni dei suoi pantaloni mentre lui faceva lo stesso coi miei, quindi gli levai i boxer e mi trovai davanti ad un’asta di almeno 25cm che pulsava.
Anche lui mi denudò e incontrò il mio uccello più lungo e grosso del suo.
Me lo prese allora in mano e cominciò a masturbarmi.
I suoi muscoli si gonfiavano mentre io ero scosso da brividi di godimento.
Ero vicino a venire quando gli dissi di smettere perché volevo provare a fargli un pompino sperando di eccitarmi ancora di più.
Inizialmente disse di no, ma poi cambiò idea attratto dalla voglia di sesso.
Mi avvicinai al suo pene e, scappellatolo, me lo misi in bocca.
Aveva un sapore che mi arrapava e cominciai ad avvolgerlo con la mia lingua.
Lo sentivo fremere e scaldarsi mentre lo leccavo e la mia bestia si ingrossava sempre di più. Infine sborrò.
Assaporai il liquido caldo e mi allontanai dall’asta, affinché il resto della pioggia andasse a finire sul mio petto.
Aveva espulso una quantità incredibile di sborra che cominciai a spalmarmi sul cazzo rovente.
Dopo essersi ripreso Marco scambiò il favore e cominciò a succhiarmi l’uccello.
Ero sempre più eccitato tanto che cominciai a gemere per il godimento; urlavo e mi contorcevo, tanto che a volte Marco perdeva la presa per poi rimediare velocemente.
Infine sborrai anch’io nella sua bocca e la riempii di calda crema. Il mio cazzo continuava a gocciolare quando appoggiò la faccia sui miei pettorali e dalla bocca fece uscire un misto di sborra e saliva che mi scese fino all’ombelico.
Avevo goduto come poche altre volte ma la mia fame non era ancora finita.
Decidemmo di farci una doccia e, poiché c’era abbastanza spazio, la facemmo insieme.
Era bellissimo sentirsi spalmare il sapone sul corpo, mentre i vapori dell’acqua calda mi avvolgevano.
Quando Marco arrivò ad insaponarmi l’uccello prese in mano le mie palle e le massaggiò.
Quel movimento mi rinvigorì e mi fece venire una lussuriosa idea.
Mi sciacquai e, senza asciugarmi, andai nella stanza dove c’era il bilanciere.
Mi sdraiai sulla panca e cominciai ad alzare il manubrio.
Non era pesantissimo.
Potevo vedere i miei muscoli che si gonfiavano per poi rilassarsi mentre tra le gambe il mio cazzo, che puntava il soffitto, non accennava a finire l’erezione.
Dopo qualche minuto tornò Marco che, vedendomi in quella posizione, non poté trattenersi e si sedette sulle mie gambe.
Appoggiò le mani sui miei pettorali e poi le fece scivolare fino ai bicipiti che continuavano a salire e a scendere sotto il peso.
Sentirmi toccare il forte corpo mi eccitava e quando appoggiò i suoi pettorali ai miei e sentii premere il suo cazzo sui miei addominali, appoggiai il bilanciere e, con l’aiuto delle mie potenti braccia, feci scivolare Marco su di me come avevamo fatto prima.
I nostri uccelli si strusciavano e aumentavano il godimento mentre l’eccitazione fece uscire un rivolo di saliva dalla bocca di Marco che mi finì sul collo.
Fu allora che gli feci alzare il busto e cominciai a frizionargli il cazzo.
Era più duro di prima e dalla mia posizione frontale vedevo la cappella coprire e scoprire il sesso.
Lentamente il respiro di Marco si fece affannoso e il suo petto cominciò a muoversi scompostamente.
Infine, contemporaneamente ad un urlo lussurioso, venne e la calda sborra uscì con forza dal suo organo e mi riempì la faccia e il torace.
In quel momento sentivo il mio enorme cazzo ingrossarsi ancora di più.
L’odore della sborra mi entrava nelle narici mentre gocce della stessa scivolavano dalla mia faccia e cadevano sul collo.
Quando Marco si riprese avvinghiò il mio uccello caldo e cominciò anche lui una sega.
Usava entrambe le mani e di tanto in tanto rallentava per poi accelerare.
Il suo cazzo, ormai rimpicciolito, dondolava per il movimento e qualche goccia bianca cadeva, quasi a ricordare il godimento appena provato.
Continuò a scuotermelo per diversi minuti mentre la soglia dell’orgasmo si avvicinava provocandomi un piacere crescente.
Poi ad un altro colpo di Marco esplosi.
Sparai in alto il mio liquido che ricadde sul mio petto mescolandosi alla sborra di Marco mentre lui continuava a muovere il mio pene accaldato.
Le ultime ejaculazioni, non più vigorose come le prime, fecero scivolare fino alla base dell’asta, passando dalle mani di Marco, il mio seme che si mescolò ai folti peli.
Dopo quest’ultimo godimento andammo a letto. Io ero ancora pieno di sborra ma la stanchezza non mi permetteva di fare un’altra doccia.
Il mattino seguente portammo a termine lo scherzo che aveva funzionato perfettamente e che ci aveva fatto scoprire un modo per godere diverso ed eccitante.
Io e Marco continuiamo ad andare con le ragazze e a scopare con loro.
Ma ogni tanto ci troviamo di nascosto e ci mastubiamo e spompiniamo a vicenda ricordando quella notte estiva e godendo fino all’inverosimile. FINE