“Trent’anni, di pelo rosso, attende amici per servizi fotografici e non”. Massimo stava sfogliando l’ultimo numero di una rivista di annunci e si fermò due o tre volte a rileggere quelle poche righe. “… di pelo rosso… “. Non aveva mai visto una ragazza con il pelo rosso; dal vivo, almeno. Perché invece su un calendario, qualche anno prima, era rimasto estasiato dinanzi ad una splendida foto che ritraeva una modella americana in piedi, a gambe larghe con indosso solo un paio di stivali texani, una sigaretta in bocca e quello splendido cespuglio rosso fra le gambe. Di un rosso carota, che ben si intonava con un paio di splendidi occhioni verdi. Sotto l’annuncio c’era un indirizzo; un fermo posta di un comune poco distante. Non aveva mai risposto ad un annuncio; acquistava quelle riviste solo per la curiosità di leggere i messaggi. E di vedere qualche foto diversa dal solito. Era strano; se veramente tutti gli annunci che aveva letto fossero stati veri, la gente aveva veramente molta fantasia in campo sessuale. Ce n’era veramente per tutti i gusti. Ma quell’annuncio, per la prima volta, aveva veramente colpito nel segno. Decise in un attimo. Prese carta e penna e vergò poche righe:
“Trentenne, se veramente vuoi realizzare qualche servizio fotografico – e non – hai trovato la persona giusta; non ho mai risposto ad un annuncio, ma il tuo mi ha colpito. Chiamami, e non te ne pentirai. Il mio numero di telefono è questo…….. “.
Un’ora dopo la busta, affrancata, era già nella casella della raccolta della posta nella piazza accanto a casa sua. Ed era cominciata, per Massimo, l’attesa della risposta. Ma avrebbe mai chiamato la trentenne dal pelo rosso? E soprattutto, esisteva veramente? O magari era lo scherzo di qualche burlone? E pensare che aveva dato il proprio numero del telefonino…. Vabbè, si consolava, nella peggiore delle ipotesi dirò che qualcuno mi ha voluto fare uno scherzo, ed ha scritto a mia insaputa la risposta fornendo il numero del telefono. Quella stessa sera, a casa, Massimo sognava ad occhi aperti di ricevere la tanto attesa telefonata. Era assorto proprio in quei pensieri quando sentì una mano scivolargli lungo la coscia fino a fermarsi sul cazzo. Era sua moglie Anna. Aveva voglia di fare l’amore.
“Mi ero già addormentata – gli disse Anna – ma ho sognato di essere su una spiaggia a prendere il sole. Ero completamente nuda, e all’improvviso un nero muscoloso mi si è avvicinato ed ha cominciato a leccarmi fra le gambe. Mi ha fatto praticamente venire. Io allora ho allungato la mano per tastare il suo uccellone ma mi sono svegliata, restando a bocca asciutta. Senti fra le mie gambe… sono tutta bagnata. Ma non sono venuta bene, e mi è rimasta la voglia. Fammi sentire dentro il tuo uccello, ti prego. ” Ed intanto che parlava, Anna aveva preso una mano di Massimo e se l’era cacciata fra le gambe; Massimo aveva percepito l’eccitazione della moglie, sentendo il suo bosco fitto fitto tutto bagnato. Ed il suo uccello aveva avuto un sussulto.
“Mmm…. che bello – aveva detto Anna stringendolo nel palmo della mano – lo sapevo che avevi voglia anche tu… ”
“Ti prego, invece non ne ho voglia – aveva risposto Massimo che non voleva assolutamente interrompere il pensiero del “pelo rosso” sia pure scopando con sua moglie – ti prego lasciami riposare. è duro solo perché devo andare in bagno”. E così dicendo l’uomo si era alzato ed era andato in bagno. Si era seduto sulla tazza con la testa fra le mani, ed aveva ricominciato a pensare alla rossa trentenne che non conosceva ancora. Esisteva veramente? Si toccò il cazzo: il solo pensiero che potesse veramente esserci da qualche parte una trentenne dal pelo rosso che, vista la risposta, avrebbe deciso di telefonargli, lo eccitò da morire. Massimo cominciò a masturbarsi leggermente, scappellando il cazzo con molta dolcezza ad ogni colpo. Venne quasi subito, inondando il fazzoletto di carta che aveva preparato. Nel frattempo udì chiaramente un ronzio proveniente dalla camera da letto, e capì che sua moglie Anna, in preda alla voglia, aveva cominciato a sua volta a masturbarsi aiutandosi con il vibratore che lui stesso le aveva regalato qualche mese prima. Il rumore era inequivocabilmente quello. Si alzò, andò in camera e si sdraiò sul letto.
“Mi sto arrangiando – gli comunicò Anna senza smettere di penetrarsi con il grosso arnese di gomma – visto che tu non ne vuoi sapere…. Ah, che bel cazzone nero che aveva…. ” Ma Massimo non l’ascoltava. Si stava godendo il suo orgasmo, tutto dedicato ad un sogno rosso. Qualche giorno dopo, Massimo stava lavorando in ufficio. Aveva pensato ancora spesso a quell’annuncio, ma oramai si stava convincendo che non sarebbe successo nulla. Chissà, magari era un falso come aveva pensato; o magari la trentenne dal pelo rosso aveva ricevuto una valanga di risposte, e non aveva scelto la sua. O magari non aveva ancora ricevuto la sua lettera. Ci aveva pensato spesso, ma in quel momento era tutto preso da un lavoro al computer che lo faceva impazzire. Quella maledetta macchina aveva deciso di fare le bizze; non ne voleva proprio sapere di leggere un dischetto di dati, e a lui servivano per una relazione che avrebbe dovuto preparare per l’indomani. Il suono del telefonino gli diede fastidio. “Chi cazzò sarà a quest’ora” pensò ad alta voce controllando l’orologio: erano da poco passate le diciannove.
“Pronto” rispose con voce decisa.
“Pronto” disse una donna dall’altra parte
“Non so come ti chiami perché non me l’hai detto; e a ben pensarci neanche tu conosci il mio nome. Ma sai, di me, qualcosa di molto più intimo: sai, per esempio, che ho il pelo rosso… ”
“Sei veramente tu? ” chiese incredulo Massimo
“non pensavo esistessi davvero”.
“E perché mai? Si vede che hai poca fiducia nella gente” rispose la donna dall’altro capo del telefono.
“Ti posso incontrare? ” chiese allora l’uomo con il cuore che gli batteva forte per l’emozione.
“Certo che si, altrimenti perché ti avrei telefonato? ” gli rispose la donna “va bene domani all’una al bar Italia per un aperitivo? ”
“Va benissimo” rispose Massimo “ci sarò”
“A domani, allora, e sogni d’oro” disse ancora la voce al telefono. E riattaccò. Massimo restò qualche minuto con il telefonino in mano. Ancora incredulo per l’accaduto. Cercò mnemonicamente di confrontare quella voce con quella delle altre persone che conosceva: no, era veramente la prima volta che la sentiva. Tutto ciò avvalorava la tesi che non si trattasse di uno scherzo. Almeno, era da sperarlo. L’indomani, comunque, avrebbe preso le cautele del caso; non voleva assolutamente restare vittima di qualche scherzo. Spense il computer maledicendo quel dischetto che non ne voleva sapere di avviarsi. Al diavolo la relazione. L’avrebbe rinviata, perché domani pomeriggio c’era qualcosa di meglio da fare.
“Ha voglia stasera? ” gli chiese Anna quando si infilarono sotto le lenzuola. Sua moglie andava a periodi; magari non facevano l’amore per giorni e giorni, ma poi quando le prendeva quella voglia per qualche giorno era sempre così. Non avrebbe mai smesso.
“Mi sono toccata un po’, prima che arrivassi” gli confessò senza falsi pudori
“avevo sempre davanti agli occhi quel cazzone nero del sogno… Che bello.. Era veramente uno spettacolo… ma adesso fammi sentire il tuo. Non è come quello nero ma sai che se vuoi sai farmi godere tanto. Dai ti prego, mettimelo dentro”. Massimo sapeva che quella sera non avrebbe potuto tirarsi indietro. Sua moglie avrebbe potuto insospettirsi per un nuovo diniego, e lui non voleva assolutamente rovinare quello che stava preparando. Era così agitato per l’incontro dell’indomani, che magari, felice come un adolescente alla prima cotta, se sua moglie gli avesse chiesto qualcosa glielo avrebbe detto. E sarebbe stata la fine. No, era molto meglio scoparla, e scoparla bene. Perché poi lei, come al solito, si sarebbe addormentata subito.
“Vieni qua” disse quindi rivolto ad Anna
“prendimelo in bocca. Lo sai che mi piace e che me lo fai diventare subito duro”. Anna non se lo fece ripetere due volte. Cercò con la bocca il cazzo di Massimo e cominciò e ciucciare. Non era bravissima, ma aveva due labbra carnose che eccitavano solo a guardarle. Massimo si gustò la lunga leccata dell’asta, mentre nel frattempo Anna aveva preso nel palmo della mano lo scroto e stringeva leggermente, di quel tanto che eccitava lei e non faceva male a lui.
“Che belle palle che hai” disse la donna smettendo solo per un attimo di leccare
“hai due palle che mi eccitano da morire” ripetè riprendendo a leccare la cappella.
“Vieni che te lo metto dentro” disse quindi Massimo “hai sentito com’è diventato duro? ”
“Si, lo voglio, è bellissimo” rispose Anna sdraiandosi a gambe divaricate sul letto. Massimo entrò immediatamente. Anna aveva la figa molto larga, con le grandi labbra pronunciate che pendevano, brune, nella foltissima peluria.
“Ti piace? ” chiese Massimo mentre si muoveva.
“Si, mi piace” rispose Anna tenendo sempre gli occhi chiusi
“continua a muoverti così”
“A cosa stai pensando? Sempre a quell’uccellone nero, vero? ” chiese l’uomo senza mai smettere di andare su e giù.
“Siii, sto pensando proprio a quell’uccellone nero” confermò la donna. Massimo sapeva che ad Anna piaceva molto parlare mentre scopava. E continuò:
“E ti piacerebbe che ci fosse qui quel nerone, adesso, al posto mio, vero? ” “Si, è vero, ma mi piacerebbe che ci fossi anche tu” rispose la donna che nel frattempo aveva cominciato a muoversi a sua volta da sotto, assecondando i movimenti del marito
“Mi piacerebbe prendervi tutti e due”.
“Tutti e due assieme? ” chiese ancora Massimo.
“Si, assieme – confermò Anna – uno davanti e l’altro dietro. Penso spesso a come sarebbe scopare con te e con un altro assieme. E l’idea mi eccita da morire. ” “E vorresti lui nella figa, vero? ” chiese ancora l’uomo, a sua volta eccitatissimo da quel dialogo.
“Si, è vero, vorrei quell’uccellone nero nella figa ed il tuo nel culo. E vorrei che vi muoveste entrambi e sborraste assieme. Che meraviglia… Adesso muoviti forte, ti prego. Muoviti forte perché sto venendo”. Anche Massimo sentì che l’orgasmo stava arrivando. Assestò quattro, cinque colpi con forza e venne abbondantemente, proprio mentre sua moglie gli diceva:
“Vengo, vengo” stringendo i muscoli interni della vagina attorno al suo pene. Fu una notte abbastanza rilassata quella che Massimo trascorse dopo quella scopata con sua moglie. Il corpo rilassato, e la mente pronta a cogliere qualsiasi nuovo aspetto dell’eccitante – almeno così sperava! – avventura che lo attendeva per il giorno successivo. Sognò, Massimo, sognò a lungo; ripercorse, nel sogno, tante delle situazioni erotiche che aveva vissuto. Rivide volti e corpi che aveva quasi dimenticato, sentì profumi che pensava di non aver mai sentito nella realtà. Ma non c’era mai stata, davvero, nessuna donna dal pelo rosso nella sua vita. Ne ebbe conferma anche da quel lungo sogno rievocatore. L’indomani si svegliò di buon umore. Una doccia calda, una camicia fresca di bucato e via in ufficio, ad attendere con impazienza l’ora dell’aperitivo. A mezzogiorno gli pareva di non farcela più; smise di lavorare ed uscì a fare due passi. Fece un largo giro prima di arrivare, verso le dieci e trenta, nella zona del bar Italia. Lanciò un’occhiata ai tavolini: niente, non c’era nessuna donna sola, e tantomeno con i capelli rossi. Tornò in ufficio. Salutò la segretaria che stava uscendo e le disse:
“Forse dovrò andare fuori città, questo pomeriggio. Le telefonerò. ” Non si sapeva mai. Quel pomeriggio era ancora tutto da inventare. Guardò l’orologio: mancavano dieci minuti all’una. Si risistemò la giacca nervosamente, e scese nuovamente in strada. Cinque minuti dopo era ancora nella zona del bar Italia. Nuova occhiata di sfuggita ai tavolini. Niente. Decise di sedersi nel bar dall’altro lato della piazza, e scelse una posizione dalla quale aveva un’osservazione pressoché perfetta della situazione nell’altro bar. Erano passati cinque minuti da quando la campana aveva suonato l’una, quando vide una donna, sola, accomodarsi ad un tavolino del bar Italia. Aveva un miniabito verde smeraldo, un largo cappello nero e gli occhiali da sole. Era lei? Maledizione, con quel cappello e gli occhiali non si vedeva nulla del viso e tantomeno del colore dei capelli. Decise in un attimo: si alzò, pagò il caffè alla cameriera ed attraversò la piazza per raggiungerla. Prese posto in un altro tavolino, accanto a quello della donna, e cominciò a far finta di leggere il giornale. Un paio d’occhiate di traverso alla sconosciuta e capì che era lei: lo osservava, sorridendo. E quando fu sicura che Massimo la stesse guardando, tolse il cappello liberando una folta chioma rosso carota. Fu una specie di segnale ed, assieme, una liberazione: Massimo si alzò, e si accomodò nella sedia accanto a quella della donna.
“Buongiorno” gli disse la sconosciuta “e ben arrivato”.
“Buongiorno” ripetè Massimo “fin che non ti ho vista non pensavo esistessi davvero”.
“Beviamo l’aperitivo? ” chiese la donna.
“Certo, va bene un analcolico? ” rispose Massimo.
“No, pensavo a qualcosa di leggermente alcolico” rispose la donna
“mi piace di più” Bevvero l’aperitivo della casa, in silenzio, studiandosi e sorridendo uno all’altra quando i loro sguardi si incrociavano.
“Andiamo a casa mia? ” chiese all’improvviso la donna
“ho preparato un pranzo veloce”.
“D’accordo” rispose Massimo, che non sperava tanto.
“Ma posso sapere il tuo nome? chiese quindi alla donna che si stava alzando. “Mi chiamo Nadia” fu la risposta. Massimo la guardò ancora una volta; era bellissima. Ora che aveva anche tolto gli occhiali, aveva messo in mostra un visino che pareva di porcellana, Una pelle diafana sulla quale spiccavano due occhioni verdi con qualche striatura dorata. Nadia aveva parcheggiato la macchina poco distante; in un quarto d’ora furono a casa sua. Mangiarono come vecchi amici, ridendo e pregustando entrambi quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Fu la donna a chiedere:
“Allora, hai voglia di farmi qualche foto? Ho tutta l’attrezzatura fotografica in soggiorno”.
“Certo, andiamo” rispose Massimo. Nadia lo fece accomodare sul divano e sparì in camera da letto; quando uscì indossava uno strepitoso corpetto in pizzo nero con un mezzo reggiseno a balconcino che sosteneva – ed assieme metteva in mostra – due tette stupende, con i capezzoli piccoli e l’aureola chiarissima. Nella parte bassa, il corpetto terminava invece all’altezza della pancia, e lateralmente partiva un reggicalze che sosteneva calze a rete a maglie molto fini. Completamente in vista, la figa. Massimo la guardò a lungo. Non ne aveva mai vista una simile: la figa di Nadia era proprio rossa, di un rosso carota, con i peli molto lunghi e lisci.
“Ti piaccio? Ti ispiro per qualche foto? ” chiese pleonasticamente la donna. Sapeva di essere molto eccitante, e no faceva nulla per nasconderlo, anzi.
“Certo che si” disse massimo “sei stupenda”
“Avevi mai visto una figa rossa come la mia? ” chiese ancora Nadia sedendosi a gambe aperte accanto a Massimo.
“No, davvero, e sono estasiato”.
“Allora cominciamo” disse la donna. Massimo cominciò a scattare foto; era lei che menava la danza, cambiando posa, atteggiamento e toccandosi maliziosamente qua e là. Massimo scattò tre o quattro rullini senza fermarsi praticamente mai. Osservava quella donna dal mirino e non poteva fare a meno di staccare lo sguardo da quella splendida figa; sembrava una cosa irreale, così diversa da quelle che aveva visto fino ad allora.
“Sei stanca? ” chiese Massimo a Nadia riponendo la macchina fotografica.
“No, assolutamente” rispose la donna “anzi, fare foto erotiche mi carica. Mi eccita. ” Era quello che Massimo voleva sentirsi dire.
“Anch’io mi sono eccitato molto. Ho voglia di fare l’amore con te. ”
“Ehi, come corri” rispose allora Nadia “ci conosciamo appena. Non sai che è pericoloso scopare con le sconosciute? ”
“Ma se vuoi ho il preservativo” chiarì allora Massimo. “Preservativo? ” ripetè Nadia aggrottando la fronte
“No, a me non piace. Ma voglio fare solo sesso sicuro. E non ci conosciamo ancora abbastanza. Per oggi, però, visto che siamo eccitati entrambi, se vuoi ti faccio un peep”.
“E cos’è? ” chiese sconcertato Massimo.
“Io mi tocco da sola, tu guardi, ti tocchi, e ciascuno viene per conto suo. è molto eccitante farlo davanti ad un altro. ”
“Va bene” disse Massimo “se ti piace così tanto l’idea… ”
“Spogliati anche tu” lo invitò la donna “ma ricordati bene: in questo gioco è vietato toccare. Guardare e stop. D’accordo? ”
“D’accordo” acconsentì Massimo, che nel frattempo si era tolto maglietta e pantaloni.
“Hai un signor cazzo” gli disse la donna quando fu completamente nudo.
“Mi piace, molto. Comincia a toccartelo”. Nadia si accovacciò sul pavimento e cominciò a sua volta a toccarsi. Le piaceva molto esibirsi davanti a Massimo, che invece era alquanto in imbarazzo a masturbarsi in quella situazione. La donna, invece, si toccava e guardava fisso negli occhi Massimo, scendendo di tanto in tanto con lo sguardo all’altezza della mano per sbirciare il grosso uccello.
“Dai menatelo bene, vieni, vieni con me. Io sto per venire” disse la donna ad un certo punto. Aveva mezza mano nella figa, e con l’altra si accarezzava il culo, indugiando con un dito sul buchino.
“Vengo, vengo, sto venendo” disse quindi guardando Massimo con quegli occhioni verde e oro.
“Vengo anch’io” rispose Massimo, che accelerò il movimento della mano. E sborrò copiosamente sul divano in pelle nera proprio mentre Nadia era riuscita ad introdursi le cinque dita della mano destra nella vagina. FINE
