Forse si, forse no

Ora sono vecchio e stanco ma qualcosa in me è rimasto giovane: la voglia di tenerezze e di carezze. Non passa giorno che non maledica la mia vecchiezza, non per il decadimento fisico che risulta normale, ma per la mancanza di occasioni; in fondo, avere vent’anni è avere tutto per possibilità.
Non mi mancava niente, ero un giovane convinto della sua forza e della sua bellezza, più e più volte ne ebbi la prova, ero un esempio per molti miei amici che imitavano il mio modo di vestire e di comportarmi.
In quegli anni ebbi molte storie amorose e tutte finirono per la mia ingordigia, per la mia fame di cose nuove. La storia che vado a narrare è stata una di quelle volte.
Ero rimasto solo per circa due settimane, dopo l’ultima avventura durata pochissimo, con la figlia di un amico di mio padre, finita la mia storia finì anche l’amicizia tra i nostri due genitori. In quel periodo soffrivo di solitudine, ma si trattava di una solitudine apparente, stavo solamente studiando la mia prossima preda. Frequentava la mia stessa facoltà, fu molto semplice divenire amici, si chiamava Fiamma, una ragazza molto dotata sia fisicamente sia intellettualmente. Questo mi attirava in molte ragazze, il fatto che ci fossero delle donne consce delle proprie doti ma senza la cattiveria di farle pesare. Come dicevo, divenimmo amici appena mi decisi a rivolgerle la parola, niente di più che scambi di opinioni su insegnanti e corsi dell’epoca, passammo poi a copiarci gli appunti presi in classe e da lì ad entrare in casa di Fiamma fu un passo molto facile. Bella ragazza, alta qualche centimetro meno di me, snella ma con forme accentuate, gambe affusolate degne di uno scultore ed occhi sinceri e con un fuoco dentro che rispecchiava perfettamente il suo nome.
Cominciammo così a frequentarci, dividemmo subito molte esperienze, fortunatamente la mia famiglia e la sua erano entrambe benestanti e così ci potevamo permettere lussi che in quei tempi non erano molto comuni. Andammo insieme in vacanza, in una splendida località pugliese, passammo dieci giorni fantastici tra bagni e cene molti dei nostri tabù sessuali scomparvero, grazie alla mia audacia ed alla sua curiosità. Ricordo che nei tempi di cui narro, le vacanze tra persone non sposate erano un tabù, ed il fatto di potercelo permettere alimentò la nostra fantasia erotica in più di un’occasione.
Dopo circa sei mesi di assidua frequentazione, stava cominciando per me la solita fase calante, in cui la voglia di vederla veniva meno ed anche gli stimoli sessuali si rivolgevano verso altre donne.
Mi sentivo ancora innamorato di Fiamma, ma sapevo benissimo che da lì a poco la nostra storia sarebbe finita. Volli allora dare un’ulteriore scossa al rapporto, capendo che lei stava intuendo qualcosa, decisi di forzare la mano verso un rapporto più strano e stimolante.
Un pomeriggio le dissi che quella sera l’avrei portata a cena fuori, e poi ci sarebbe stata una sorpresa. Lei rispose eccitata che la sorpresa l’avrebbe fatta lei a me.
– E che tipo di sorpresa sarebbe? Sai che non voglio regali. Dimmi subito se è un regalo. – le chiesi contrariato, non volevo che spendesse soldi per inutili cose.
– Forse si, forse no. – rispose sorridendo.
Le mie intenzioni erano abbastanza audaci, il programma della serata comprendeva una cenetta romantica ma appassionata in un ristorante molto particolare e, dopo la cena, l’avrei portata in un motel fuori mano, dove avremmo finalmente avuto un letto a disposizione per tutta la notte.
Ma la sorpresa fu veramente lei a farmela.
Mi ricordo che passai a prenderla con l’auto di mio padre alle otto in punto, a quei tempi la cavalleria era d’obbligo ed anche la puntualità. La vidi mentre aprì lo sportello e pensai subito che forse il fuoco della mia passione si sarebbe riacceso anche solo per quella sera.
Vestiva come usavano le ragazze a quei tempi, minigonna molto corta azzurra, una maglietta aderente che risaltava il suo seno e zeppe di qualche centimetro ai suoi deliziosi piedi, il tutto avvolto da un alone di frizzante profumo.
Rimasi allibito alla vista di quella splendida ragazza che forse non guardavo più con occhi degni di lei e della sua bellezza, sedendosi al mio fianco mi schioccò un bacio sulle labbra che sapeva più di promessa che di tenerezza.
Partimmo verso il ristorante, cenammo in un ambiente sensuale e garbato, senza accorgerci neanche del cameriere che portava le portate e riempiva i bicchieri, amoreggiammo per tutta la durata del pasto, toccandoci reciprocamente ed eccitandoci anche solo con gli sguardi.
Tra un bacio e l’altro mi ricordai della sua promessa e, non avendo visto pacchetti in giro, mi sentii sollevato e le chiesi nuovamente:
– Allora, Fiamma, cos’è questa sorpresa che mi hai promesso?
Lei, aprendo la bocca in un sorriso, rispose:
– Non ti devi preoccupare, lo vedrai in seguito.
Così dicendo allungò una mano verso il mio membro e lo strinse forte sopra ai pantaloni.
– Ti prego, dimmi di che cosa si tratta. Hai deciso di sperimentare nuove cose?
– Forse si, forse no.
La sua risposta echeggiò nella mia mente come una promessa di cose proibite, così decisi di non chiedere più niente per quel momento.
Lei tolse la mano che stringeva il mio pene già grosso e iniziò un dolce movimento del piede sui miei polpacci, la cosa mi fece eccitare maggiormente, non ressi e mi avvicinai al suo orecchio.
– Ti prego, Fiamma, posso baciarti i piedi?
– Certo, se vuoi, ho messo lo smalto rosso, so che ti piace.
Non me lo feci ripetere, buttai a terra la forchetta per crearmi un alibi nel caso qualcuno ci stesse osservando, e mi infilai sotto al tavolo, fortunatamente la tovaglia era molto abbondante e coprì i miei movimenti. Iniziai a leccare i piedi della mia ragazza e mi resi conto che la cosa le piaceva, aveva aperto le gambe cosicché io potessi vedere le sue mutandine di pizzo nero, forse una dote di chissà quale zia. Leccai e baciai quei piedi finché non furono lucidi della mia saliva, leccai anche le eccitanti scarpe con le zeppe. Ancora oggi quando vedo una ragazza che porta questo tipo di scarpe tornate di moda, mi ritorna alla mente quella splendida sera.
Fui costretto a risalire al mio posto dall’arrivo del cameriere che portava finalmente il caffè. Lo sorseggiammo ed io al posto della caffeina sentivo il sapore della sua pelle ed il suo profumo eccitante.
Pagai il conto e ci dirigemmo verso la macchina, era mia intenzione svelarle che la nostra direzione era il motel che avevo prenotato, ma la mia compagna mi anticipò dicendo:
– Appena esci dal parcheggio, gira a destra e prosegui sulla strada.
Allora la sorpresa era quella; forse avevamo avuto la stessa idea, pensai, ora mi condurrà in un luogo appartato, forse un motel per fare l’amore tutta la notte.
Non fu così, dopo alcuni chilometri di strada mi decisi a parlare.
– Allora, amore, dove striamo andando?
– Non ti preoccupare.
Io non mi stavo preoccupando, ma se l’intenzione comune era quella di appartarci, tanto valeva andare al motel, niente di più comodo.
– Non so dove siamo diretti, ma avevo pensato ad una notte agitata in un motel. Almeno dimmi se stiamo andando verso un letto.
– Forse si, forse no. – Fece lei.
Decisi di lasciarmi portare e, mentre guidavo per una meta sconosciuta, rimiravo le gambe di Fiamma ed a ogni sguardo mi sembravano più belle, avrei voluto fermarmi e iniziare subito a far l’amore ma sapevo che la serata avrebbe dovuto essere speciale, non volevo giocarmi subito le mie carte.
Dopo qualche minuto, la strada principale finì e ci ritrovammo a percorrere una stradina tortuosa che portava al paese vicino a quello dove abitavamo. Dopo due minuti iniziai a vedere le insegne luminose di un locale.
– Parcheggia all’interno – disse lei controllandosi il trucco nello specchietto.
Non riuscivo a capire, non avevo intenzione di finire la serata seduto al tavolino di un bar, ma la cosa mi lasciava qualche perplessità, infatti, avvicinandomi al locale capii che non si trattava di un bar normale, ma di quei locali che al giorno d’oggi sono molto comuni ma ai tempi di cui sto narrando certamente erano molto meno diffusi e meno frequentati.
Era l’insegna di un night, di nuova apertura, ne avevo sentito parlare all’università, mi avevano raccontato che all’interno di questi locali non c’era nessun limite all’oscenità e, cosa fuori dal comune per l’epoca, si esibivano ragazze che si spogliavano interamente.
Curioso ma anche eccitato dall’idea e dal mistero che Fiamma continuava a non rivelarmi parcheggiai l’auto sotto al portico del locale e scendemmo guardandoci intorno.
Vidi alcuni tizi che si aggiravano all’entrata e squadrai dalla testa ai piedi la mia ragazza accorgendomi che forse il suo abbigliamento avrebbe destato le fantasie di qualcuno.
– Scusa, Fiamma, ma questi locali ti piacciono così tanto?
– Forse si, forse no.
Con la solita frase nelle orecchie varcammo la soglia e pagammo il biglietto d’entrata.
L’ambiente sicuramente mi sembrò strano, Fiamma invece, era molto eccitata di trovarsi in quel posto così particolare. Vidi un tavolo libero abbastanza appartato e decidemmo di sederci. Gli sguardi della clientela erano tutti per Fiamma e per il suo abbigliamento, eravamo appena entrati nel periodo di contestazione sociale e di liberalizzazione del sesso ma una bella ragazza faceva il suo effetto. Appena seduti si avvicinò un cameriere fin troppo servile ed io ordinai due whisky con ghiaccio, rimanemmo soli a guardare meglio il locale. Lampade puntate sul piccolo palco ancora vuoto, clientela non molto ben selezionata e sguardi insistenti. Gli avventori erano quasi unicamente uomini, circa una quindicina, c’erano solamente altre due coppie e avevano lo sguardo sicuramente più smaliziato del nostro.
Fiamma decise di fare la padrona di casa e volendo spiegarmi le usanze di quei locali si agitò sulla sedia facendo risalire sulle cosce ancor di più la gonna lasciando intravedere la sua biancheria ai vicini.
– Sai, Andrea, fra poco salirà sul palco una ballerina e si spoglierà completamente. Sarà divertente vedrai.
– Avrei voluto vedere te in quel motel nuda, non la ballerina. Comunque ora che ci siamo, sono molto curioso.
Lei sorrise e avvicinando la sua bocca alla mia mi bacio molto appassionatamente, sporcandomi di rossetto il viso.
– Vedo che su di te ha già fatto il suo effetto questo locale, Fiamma. Non è vero? – dissi maliziosamente, notando che non faceva nulla per coprirsi le gambe.
– Forse si, forse no.
Arrivarono le nostre consumazioni, ed ad un tratto le luci si abbassarono. Fiamma non perse tempo ed aprì le gambe mettendone una sulle mie. Le luci così basse non facevano vedere niente agli altri clienti, che per altro erano molto occupati a guardare la ballerina mentre saliva sul palco.
Iniziai a massaggiare molto lentamente il piede della mia ragazza, salendo piano piano verso l’inguine. Mi fermai, ma subito Fiamma mi fece capire che la sua intenzione era di spingersi molto oltre, infatti, con una mano abbassò la cerniera dei miei calzoni e con l’altra si sfilò improvvisamente le mutandine. La cosa mi fece impazzire di piacere. Mi eccitavo al pensiero di quello che stavamo facendo e soprattutto mi eccitava il luogo dove lo stavamo facendo. Fiamma cominciò una masturbazione molto sensuale mentre l’attenzione degli spettatori era rivolta verso quella donna che si stava spogliando a ritmo di musica. Stavamo facendo tutto a circa cinque metri da un tavolo pieno di uomini eccitati che sbavavano verso il palco.
La masturbazione continuò alcuni minuti, lei era occupata a muovere la mano sul mio pene mentre io armeggiavo con la sua vagina all’aria.
L’eccitazione si respirava nell’aria più dell’ossigeno, Fiamma si staccò dal mio membro, io intanto continuavo a massaggiarla in mezzo alle gambe. Ad un tratto si alzò e si sedette a cavalcioni su di me con il viso rivolto verso il mio. Era senza mutande ed io avevo i pantaloni slacciati, così i nostri sessi iniziarono a strusciare violentemente l’uno contro l’altra; senza neanche accorgermene lei prese tra le dita il mio pene e lo infilò nella vagina ormai bagnata. Iniziammo a muoverci al ritmo della musica, lo stesso ritmo che la spogliarellista stava usando per ballare quasi nuda.
Durammo poco, per la paura di venirle dentro la bloccai quasi subito, lei capì e scese dalla monta tornando a sedersi al mio fianco. Mi venne un’idea, ormai preso dall’eccitazione di quella strana situazione, avrei fatto qualsiasi cosa per venire; cosicché presi Fiamma per la nuca e dolcemente le abbassai la testa fino a quando capì cosa volevo. Non eravamo coperti, gli sguardi degli altri clienti erano ancora fissi sulla spogliarellista che si gongolava dell’attenzione che le era rivolta, ma chiunque avrebbe potuto vedere la mia ragazza mentre stava facendomi un pompino degno di un’artista. Non ressi molto, dopo una manciata di succhiate venni copiosamente nella bocca di Fiamma, che per tutta risposta alzò la testa sorridendomi a denti stretti mentre stava ingoiando il mio liquido. Non era ancora finita, lei non era venuta. Fortunatamente Fiamma era una ragazza comprensiva e capì che in quel momento non potevo certo soddisfarla, così si ripulì la bocca ed iniziò a slacciarsi le scarpe. Fu un movimento molto sensuale, si fece togliere le scarpe da me, ed io iniziai a leccarle i piedi e a baciare le scarpe appena tolte. La mia erezione non si fece attendere, nel giro di un minuto ero di nuovo pronto a fare il mio dovere. Si sedette su di me nuovamente, questa volta però dandomi la schiena, sembrava una posizione quasi normale, tante volte si vedono le ragazze sedute sulle gambe dei propri fidanzati, sennonché la sua minigonna, oramai arrivata quasi all’ombelico, faceva intravedere la penetrazione. Ricominciò la galoppata con la stessa foga di prima, intanto io le massaggiavo il sedere, pratica che lei gradiva moltissimo. Venne quasi contemporaneamente alla fine dello spettacolo della ballerina. Non voleva scendere dalle mie gambe, ma le feci capire che presto avrebbero riacceso le luci e non poteva farsi trovare in quella strana posizione. Smontò contro voglia, e, sedendosi, notò che io ero ancora eccitato.
– Povero Andrea. Sei ancora in quella condizione. Ora ci penso io.
Non risposi, la lasciai fare. Mi mise un piede in bocca per farselo leccare, e con l’altro mi masturbò mentre mi guardava negli occhi con un sorriso.
Venni ancora una volta, guidando il movimento del suo piede con la mia mano. Le venni direttamente sulla sua dolce estremità, ma lei non sembrò preoccuparsene. Si rimise le scarpe che si sporcarono di sperma dal suo piede e si sistemò la gonna in modo quasi decente.
Lo spettacolo finì del tutto tra gli applausi degli spettatori urlanti, le luci si accesero illuminando i volti e le voglie rimaste. Capimmo subito che sarebbe stato meglio andarcene subito, infatti, alcuni uomini si avvicinarono ad una delle altre coppie presenti e sentii uno di quelli che faceva dei complimenti molto spinti rivolti alla ragazza impaurita, probabilmente sarebbe finita male, soprattutto per il suo fidanzato. Fiamma ed io ci alzammo ed attraversammo il locale in fretta, seguiti nuovamente dagli sguardi di quella piccola folla.
Salimmo in macchina ridendo, contenti entrambi di quello che era successo.
Quell’episodio alimentò in me il fuoco della passione, ma non durò molto, infatti, ci lasciammo dopo tre mesi da quella sera. Ricordo comunque che accompagnandola a casa prima che lei sparisse dentro al suo portone chiesi a Fiamma:
– è stato bellissimo, amore. Lo rifaremo?
Lei rispose solamente:
– Forse si, forse no. FINE

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