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Franca, la cameriera del Calypso

Quella sera ero andato assieme a due miei amici a mangiare un panino e bere una birra al Calypso. Devo dire la verità, l’idea mi sembrava buona e poi i panini sono davvero buoni. Il Calypso è un bel locale, piccolo ma carino. La gestione è familiare: il proprietario, le due figlie, la moglie e sua sorella Franca.

Avevo sempre avuto la sensazione che Franca, una delle cameriere, avesse come qualcosa da dirmi. Da un po’ di tempo ero al centro dei suoi sguardi e siccome non ci si scambiava più di qualche parola alla volta, non c’erano nemmeno i presupposti per imbastire discorsi anche brevi. In più io e Franca non siamo nemmeno coetanei. Io ho 25 anni, lei 42 e per di più lei è madre di due figli. Franca non è bellissima, è una donna interessante dallo sguardo profondo e accattivante. è alta un metro e settanta, una terza di seno: insomma, una donna di 42 anni, la mamma di famiglia.

Quella sera ci sedemmo al tavolo in tre e aspettammo di ordinare. Franca venne da noi e ci consegnò i menu. Dopo poco potemmo ordinare a Franca che nel frattempo apparecchiò la tavola con i tovaglioli e le posate. Nel fare questo mi guardò più volte e prolungatamente negli occhi, quasi ad ignorare gli altri, che comunque continuavano a parlare tra loro. Comunque, la serata continuò tra una panino e una birra e gli sguardi di Franca. Decidemmo di prendere come dessert una crepe nutella-banana e non so perché (e lo capii solo più tardi) Franca portava al tavolo una crepe alla volta che puntualmente mi consegnava ed io smistavo agli altri. Ovviamente l’ultima crepe era la mia, e appena me la consegnò mi fece notare che si era sporcata il pollice con la nutella che fuoriusciva dalla crepe. Nemmeno il tempo di guardarla e farle una smorfia di simpatia che la ritrovai a ripulirsi con le labbra il pollice sporco di nutella. A quel punto, qualcosa iniziava a frullarmi per la testa, come se stessi cominciando a capire quello che stava succedendo.
Avevo sempre visto Franca come madre di famiglia, anzi a non notarla nemmeno. Ma quella sera se passava vicino al nostro tavolo non potevo fare a meno di osservarla fino a quando non mi trovai a domandarmi, mentre rientrava in cucina, che tipo di biancheria intima indossava. Già fantasticavo sulla sua biancheria intima che improvvisamente mi chiesi cosa mi stesse succedendo. E allora decisi di approfondire il discorso. Rispondevo, o meglio, cercavo i suoi sguardi, e dopo aver pagato il conto ed essere quasi usciti dal locale, accorgendomi che lei era dietro il bancone, con la scusa di un bicchiere d’acqua, tornai indietro, le chiesi un bicchiere d’acqua. Lei mi diede da bere, e continuò a lavare dei boccali di birra sporchi da mettere poi nella lavastoviglie. Colsi la palla al balzo e le chiesi la cosa più stupida che mi passò per la testa: “tutto bene? “. Quasi compiaciuta del mio interesse e della mia discussione annui di si e continuai dicendole “meglio così, a domani. Buonanotte”. La sua risposta fu “Buonanotte, ci vediamo domani”. E usci dal locale e raggiunsi i miei amici.

A domani? ? ? Che mi è saltato per la testa di dire? Io l’indomani non sarei dovuto andare in quel locale, e le avevo detto a domani… e poi, il modo in cui lei mi aveva detto che ci saremmo visti l’indomani mi aveva messo in agitazione e sentivo già la voglia di tornare in quel locale e vedere cosa ne sarebbe uscito fuori.

Il giorno dopo ho passato la giornata nell’attesa di arrivare alla serata e poter andare al Calypso. Volevo carta bianca e decisi di andare da solo. Era mercoledì, e come succede nei piccoli paesi come il mio di mercoledì, nei locali non c’è quasi mai nessuno. Contavo su questo e speravo vivamente che nel locale non ci fosse nessuno. Arrivai davanti al locale, parcheggiai la mia macchina ed entrai. Al momento c’era solo il proprietario, e di Franca nessuna traccia. Ero solo nel locale, e mi sedetti ad un tavolino davanti al televisore per vedere un po’ cosa davano in tv. Ordinai una pizza alle melanzane e salsiccia e una birra direttamente al proprietario saltando di visionare il menu. Subito dopo Franca mi portò al tavolo la mia birra e la salutai. Lei rispose al mio saluto dicendomi anche “le promesse si mantengono, eh? “. Risposi di si e sorseggiai un po’ di birra. Dopo pochi minuti arrivò la mia pizza e cominciai a mangiare. Arrivato a metà pizza, vedendo Franca che non faceva nulla in un angolo del locale e oltretutto guardava la tv, chiedendole la trama del film su canale 5 che avevo trovato già iniziato le feci segno di sedersi al tavolo e farmi compagnia. Cominciai a fare lo stupido, commentando ogni scena del film e passò così la serata fino all’inizio del Maurizio Costanzo Show. A quel punto, contento di come era andata la serata feci per pagare il conto e andarmene via. Fatto ciò mi accompagnò fino alla porta. Prima di salutarmi mi disse “Domani siamo chiusi per turno, è inutile che vieni”. “Che ne sai che sarei tornato anche domani? ” le risposi. “Lo so, e basta. Comunque… ” e si interruppe di colpo. Subito incalzai il discorso ” Comunque… cosa? “, ” comunque, domani sera sono sola a casa. ”
Lì per lì strabuzzai gli occhi e feci, forse la faccia dell’imbecille. Capendo il mio imbarazzo aggiunse “sono sola, i miei figli sono all’università… e poi che fai, non ceni domani? “. “Si, si, ceno anche domani… io ceno alle nove o è presto? ” le chiesi. “No va bene, alle nove. ” E me ne andai a casa.

Non ci potevo pensare. Il tutto in due giorni. Come mi sarei dovuto comportare? Comunque, tra un pensiero e l’altro si fecero le nove e mi presentai a casa sua. Mi batteva forte il cuore, come se fosse la mia prima volta. Suonai il citofono del cancello della sua villetta. Non chiese nemmeno chi fosse a suonare e aprì il cancello, e trovai la porta di casa aperta. Non ero mai stato a casa sua. Era una casa abbastanza accogliente e ben arredata. La cucina era all’americana, con l’angolo cottura e un tavolo che separava la cucina dal salotto, un po’ mi ricordava quello di Happy Days. Era impegnata a cucinare. La trovai di spalle e mi disse “ben arrivato. Fai come se fossi a casa tua. ” Le risposi con un “Buona sera e un grazie”. Stava preparando degli spaghetti alla carbonara e delle cotolette e patatine, giustificandosi di non aver potuto preparare niente di più sostanzioso. Subito le dissi di non preoccuparsi e che il menu della “casa” andava più che bene. Era vestita con un pantalone abbastanza stretto che metteva in risalto le forme del suo sedere che mi sembrò davvero bello e tondo, e una maglietta a maniche corte. Mentre tirava su dall’acqua gli spaghetti mi avvisò che sarebbe stato subito pronto in tavola e che potevo lavarmi le mani nel bagno in fondo al corridoio. Colsi al volo il consiglio e andai in bagno. Mentre mi lavavo le mani notai che il bagno, piuttosto piccolo, era con la doccia, e che la doccia era stata usata da poco, almeno dalle condizioni in cui era il box doccia e dagli asciugamani lasciati in giro nel bagno. Era sola in casa quindi era lei l’unica a poter essersi fatta la doccia. Mi venne d’istinto guardare nel cesto dei panni sporchi. Trovai al suo interno un paio di mutandine a vita alta nere, un reggiseno in pizzo sempre nero e un paio di collant color carne. Come preso da un incontrollabile stimolo avvicinai il suo slip al viso e lo odorai intensamente. Aveva un odore “nuovo”, che mi piaceva da morire. Mi trovai dopo un secondo con i pantaloni slacciati e i suoi slip sul mio pene mentre piano piano me lo massaggiavo. Mi fermai subito, mi rivestii e mi lavai le mani di nuovo, sorpreso dal rumore dei piatti in tavola e tornai da lei in salotto. Mi sedetti a tavola e mangiammo.
Era difficile parlare e attaccare bottone, così che dopo una parola singhiozzata e le solite domande del tipo “che fai? Cosa ti piace…” e tutto il resto, dicendomi di mettermi sul divano e vedere la tv aspettando che lei preparasse il caffè. Di televisione ne vidi poca, ero intenta ad osservarla e chiedermi cosa indossasse sotto soprattutto dopo aver visto e odorato i suoi indumenti intimi indossati fino a poche ore prima. Il pantalone stretto blu scuro ne metteva in risalto le gambe. Ipnotizzato mi alzai e mi avvicinai a lei di spalle che preparava il caffè. A dieci centimetri da lei mi fermai, presi il coraggio a due mani e un profondo respiro e misi le mia mani sui suoi fianchi. Non disse niente. Per qualche secondo non feci nulla, poi cominciai ad accarezzarle i fianchi. Mi sembrò che soffrisse il solletico. Avvicinai le mie labbra al suo collo e cominciai a baciarla. Spostò la testa a sinistra e continuai a baciarla. Le piaceva, e piaceva da morire a me. Tolsi le mani dai suoi fianchi e le posai sulle sue mani, fermandola di preparare il caffè e le sussurrai all’orecchio “non preparare il caffè adesso, mi rende nervoso e mai come adesso bisogna essere tranquilli. ” Intanto le accarezzavo con i polpastrelli i polsi. Si voltò di scatto, mi guardò negli occhi e mi baciò. Rimasi quasi di pietra. In fondo me l’ero cercata e mi stava pure bene. In quell’attimo di indecisione mi spinse indietro fino al divano e vi caddi sopra. Lei si sedette sopra a cavalcioni sopra le mie gambe. I suoi occhi erano diversi. Erano ancora più scuri del solito e persi. Si allungò sopra di me, potendone sentire il seno e spense l’interrutto delle luci del salotto. Ora eravamo io e lei da soli nel suo salotto illuminati solo dalle luci del piano cottura. Continuò a baciarmi sulle labbra e sul collo, continuando per un bel po’. Io rispondevo a dovere ad ogni suo bacio e muovevo le mie mani sui suoi fianchi. All’improvviso la girai sul divano. Era lei adesso sotto ed io mi trovavo davanti a lei. Le divaricai le gambe e scivolai al suo interno mettendomi in ginocchio davanti a lei. Con le mani sui suoi fianchi continuai a baciarla sul collo cominciando a passarle le mani sul seno. Sentivo il suo reggiseno che doveva essere in pizzo come quello visto in bagno nel cesto dei panni sporchi e potevo sentire la sua eccitazione. Le slacciai il reggiseno e lo sollevai sopra i suoi seni sotto la maglia. Erano sodi e le piaceva quando con le mani passavo sotto il suo seno, delineandone le forme. Mi passava forte le mani sui capelli ed io intanto cercavo di sfilarle via la maglietta e il reggiseno. Ci riuscii in poco tempo, il problema era staccarci dal baciarci. Era bellissima così, il suo seno nudo e potevo riempirlo di baci. Le baciavo i capezzoli e ogni tanto scendevo a baciarle l’ombelico e di seguire le sue forme con la lingua. Lei rimaneva in silenzio gustandosi attimo per attimo. Ad un certo punto le passai gli indici delle mani nella vita del pantalone, sotto gli slip e i collant. Aveva sempre degli slip a vita alta e i collant era di colore scuro. Le sfilai piano le scarpe accarezzandole i piedi da sopra i collant e poi con delicatezza tirai giù la cerniera del suo pantalone. Tirai via anche i suoi pantaloni e subito dopo anche i collant, lasciandola solo in slip. Cominciai a baciarla dappertutto, soprattutto sull’orlo degli slip. Inizialmente stava con le gambe serrate ma dopo un paio di baci piano piano le aprì e potei constatare che i suoi slip erano bagnati. Profumavano e mi soffermai più volte a odorarla con il naso affondato nei suoi slip in corrispondenza della sua vagina. Dai suoi slip si poteva vedere la sua peluria che appena usciva fuori. Cominciai a passarle la lingua sui peli e ogni volta tiravo sempre più dentro i suoi slip. La tirai ancora di più verso di me, e misi le miei mani per la prima volta sul suo sedere. Era morbido e soffice e soprattutto coperto dai suoi slip. Spostai lo slip a mò di perizoma e cominciai ad accarezzarla fra le natiche. Intanto con la lingua cominciai a scendere verso la sua vagina, spostai lo slip di lato e affondai i miei baci nella sua caldo e morbido frutto. I miei baci si facevano sempre più intraprendenti quanto più erano udibili i suoi gemiti. Cominciava a venire e mi trovai ben presto il mento bagnato dei suoi umori. La feci girare di nuovo e la feci mettere con il ventre sul divano, in ginocchio davanti a me. Questa volta le sfilai completamente gli slip e continuai a baciarla ancora più vigorosamente tra i suoi peli mentre con la lingua ogni tanto passavo sul suo ano rigido. Non ce la faceva più e si vedeva. A qual punto, nella posizione in cui era mi appoggiai con i jeans alla sua vagina facendole sentire la mia eccitazione. Fino a quel punto Franca era stata passiva ai miei trattamenti ma d’un tratto passo una sua mano sotto le sue gambe e cominciò ad accarezzarmi da sopra i pantaloni. Si alzò d’improvviso e si girò verso di me. Continuando ad accarezzami il pene mi baciò e mi prego di seguirla. Mi porto in camera sua. Il letto era rifatto, tutto in perfetto ordine, io ancora completamente vestito e lei tutta nuda. Mi spinse sul letto e piano, baciandomi, si sbottono la camicia tirandola fuori dal jeans. Man mano che sbottonava la camicia scendeva sempre più giù verso il mio inguine. Arrivata alla fibbia della cinta si fermò e risalì verso le mie labbra. Si dispose al mio fianco e mentre continuava a baciarmi piano mi slacciò la cinta e con la mano destra afferrò i miei testicoli, massaggiandoli dolcemente. Mi spogliò completamente, tirandomi via prima le scarpe e poi in un solo colpo il jeans e gli slip. Adesso ero nudo come lei che continuava a baciarmi e intanto accarezzava il mio pene mentre io cominciai ad infilarle due dita nella vagina e a farle roteare. Ognuno stimolava l’altro: lei era così bagnata che si sentiva chiaramente lo sciacquettio dei suoi umori. Il mio pene intanto si stava pian piano inumidendo del liquido preseminale. Piano si staccò dal mio pene e baciandomi sulle labbra scese verso il mio inguine piano in una serie interminabile di piccoli baci. Arrivata alla peluria del mio inguine cominciò a passare la sua lingua sulla punta del mio pene, ingoiandone a poco a poco la punta accogliendolo nella sua calda bocca. Franca cominciò un interminabile su e giù insalivandomi il pene sempre più fino a carpirne il risucchio delle sue labbra. Intanto con l’indice della sua mano destra cominciò a stuzzicare il mio ano cercando di farsi strada. Piano cominciai a venirle in bocca. Lei passò la sua mano destra sul mio pene bagnato e con le sue stesse dita sporche del mio sperma cominciò ancor di più a stimolare il mio ano, riuscendo dopo poco ad entrare con il tutto il suo indice. Mi piaceva da morire e tutto ciò mi provocò un altro interminabile orgasmo. Si stese affianco a me e mi baciò. Si addormentò sul mio petto.

Quella sera non facemmo nient’altro e dopo aver sonnecchiato insieme per un’oretta mi rivestii e andai via. Sulla porta lei mi disse “domani pomeriggio devo aggiustare il giardino, ti aspetto. ”

Dopo quella sera a casa di Franca le cose erano cambiate. Già la stessa notte non riuscii a dormire e più volte ripensai a lei e ai mille modi in cui avrei voluto farla godere. Avevo ancora in bocca il sapore dolciastro dei suoi umori e nel letto più volte mi masturbai ripensando a lei. Poco prima di andare via, sulla porta, mi disse che il pomeriggio dopo avrebbe dovuto mettere in ordine il suo piccolo giardino e il suo “invito” sembrava nascondere, come per la cena della sera precedente, una nuova e piacevole sorpresa.

L’indomani dormii fino a tardi, anche perché parte della notte la passai insonne. Mi alzai verso mezzogiorno, feci colazione con un caffè e due biscotti, mi preparai e uscii per comperare il giornale. Mia madre mi chiese di comprarle delle olive nere e del capicollo perché avrebbe preparato per il pranzo degli spaghetti alla puttanesca. Mi recai in piazza, parcheggiai e comprai il giornale che mi interessava. Il supermercato era sempre in piazza, quindi senza riprendere di nuovo la macchina attraversai la strada ed entrai. Tra gli scaffali che mi separavo dal banco della salumeria mi sembrò di intravedere Franca che comprava dei biscotti. Senza farmi notare mi avvicinai e la urtai “per caso” o quanto meno volevo che sembrasse così.
“Ciao, che ci fai qui? “, le dissi
“Compro dei biscotti. Ti piacciono i baiocchi alla crema di limone? ”
“Si, mi piacciono. Ma i biscotti sono per te o li stai comprando per me? “, frettolosamente le chiesi.
“Per me… ma pomeriggio, dopo aver sistemato il giardino non devi fare merenda? ”
“Merenda? E quanto mi devo stancare per sistemare il giardino? ”
“Ti stancherai, c’è tanto da fare”. E mi salutò velocemente completando di fare la spesa e mettendo nel carrello due pacchi di baiocchi. Comprai anch’io quello che mi aveva chiesto mia madre e tornai a casa. Lessi il giornale aspettando che fosse pronto in tavolo, pranzai e attesi che fossero almeno le due e mezzo per andare a casa di Franca.

Giunsi a casa sua e la trovai in giardino che sistemava delle piante nei vasi. Franca indossava un paio di shorts, tipo quelli dei ciclisti e una maglietta rosa a maniche corte con il collo a V. Come mi vide mi salutò e mi chiese subito di passarle un piccolo rastrello per sistemare la terra nei vasi. Lei era in ginocchio davanti alle piante ed io, dietro di lei, ogni volta che si piegava in avanti potevo vedere il pantaloncino che si tirava e metteva in risalto il bordo bianco dell’elastico delle sue mutandine. Le chiesi subito se non le faceva freddo in pantaloncini e maglietta a manica corta, e mi tranquillizzò che lavorando il freddo non si sentiva e mi invitò esplicitamente a rimboccarmi le maniche ed aiutarla a sistemare il giardino perché “chi prima inizia, prima finisce”.
Sistemammo in un’oretta tutte le sue piante e potammo degli alberelli da frutta che erano in giardino, parlando del più e del meno e mi raccontò di quante e strane storie girassero nel locale in cui lavorava, delle richieste assurde di certi buffi clienti e le persone più strane che giravano per i tavoli. Dopo aver sistemato e ripulito tutto la meritata e promessa merenda era d’obbligo. Mi accomodai al tavolo in giardino e poco dopo Franca mi portò dei baiocchi e un bicchiere con del succo d’ananas.
“Mi sento distrutta. Erano settimane che dovevo sistemare questo giardino. Abbiamo fatto davvero un bel lavoro. Adesso se mi aspetti un attimo vado a fare una doccia. ” Le risposi “Ok. Ti aspetto. Non morirci e soprattutto muoviti”. Franca entrò in casa e andò a farsi la doccia.
Aspettandola cominciai a sfogliare delle riviste che erano sul tavolo. Erano tutte riviste di gossip del tipo di Novella2000, Eva3000 e l’Impiccione4000, ammesso che questa testata esista. Quei giornali erano pieni zeppi di nuovi amori, tradimenti più o meno ufficiali e soprattutto tantissimi nudi e topless. Vuoi o no, giornali come quelli ti mettono su una voglia matta e l’eccitazione nei pantaloni si fa sentire. Ad un certo punto mi venne la voglia di entrare in casa e magari guardarla farsi la doccia dal buco della serratura della porta del bagno. Piano entrai in casa, attraversai silenziosamente il corridoio e quando guardai dal buco della serratura dovetti subito arrendermi perché non si vedeva nulla: la doccia era su un lato e non di fronte alla porta. Così rassegnato, decisi di tornare in giardino, ma giunto davanti alla sua camera da letto entrai nella stanza e cominciai a guardare nei cassetti dei comodini alla ricerca di qualcosa di interessante. Non pensavo che Franca potesse indossare anche biancheria intima molto minuta, ma dovetti subito ricredermi. Nei cassetti trovai un paio di completino intimi molto sexy e trasparenti, completi di perizomi molto aderenti. Ero come imbambolato da quella visione e già provavo ad immaginarmela con quei completino addosso.
“ti piacciono, eh? “. Franca, in accappatoio, mi sorprese all’improvviso alle spalle con il suo perizoma in mano e con la faccia più ebete che posso immaginare. Riuscii solo a rispondere “si… e tanto. Non volevo, credimi”.
“Non volevi? Sei con la mia biancheria intima in mano e mi dici non volevo? Fammi sentire un po’ cosa vorresti allora. ”
“Niente, credimi…niente”.
“E se ti chiedo se vuoi vedere quello che tu hai adesso in mano addosso a me, mi rispondi che non vuoi niente? ”
“Veramente, se ce ne fosse la possibilità…”, risposi
E così, slacciandosi l’accappatoio mi si presentò completamente nuda e strappandomi dalle mani il suo perizoma, velocemente lo indossò e prese dal cassetto del comodino il reggiseno abbinato. Era bellissima, ancora più donna di quanto normalmente apparisse.
“Come sto? Allora non dici niente? ”
“Bene, davvero bene. Non immaginavo che potevi essere così bella. ”
E mi baciò appassionatamente. Dopo poco mi disse “Hai lavorato parecchio oggi, credo che anche tu abbia bisogno di una doccia, non credi? “. Mi venne solo da annuire e continuare a baciarla. Piano mi sbottò il pantalone, mi sfilò la maglia e in breve mi ritrovai completamente nudo. Franca, spingendomi dal sedere mi condusse in bagno e mi spinse nel box doccia. Entrò anche lei, sempre con indosso il completino intimo di pizzo e chiuse la porta del box doccia. Aprì lentamente l’acqua e mentre l’acqua scorreva cominciò ad insaponarmi il collo e il petto, passando accuratamente alle spalle e scendendo verso il sedere. Sentii le sue mani passare lungo lo spacco delle mie natiche accarezzandomi ancora una volta il mio ano. Questa volta il sapone agevolò l’entrata del suo indice nel mio piccolo e stretto buchetto. Si staccò da me per un attimo e cominciò ad insaponarmi l’inguine e dopo aver insaponato anche il mio pene per tutta la sua lunghezza e passato il sapone lungo tutte le gambe sino ai piedi cominciò a sciacquarmi passando nuovamente le sue mani su tutto il mio corpo. Terminato di sciacquarmi si inginocchiò davanti a me e cominciò a baciarmi sul pene con tanti piccoli baci come se la punta fosse una piccola bocca. Continuò per diversi minuti fino a quando, da sola, si rialzò e si mise appoggiata con le mani al muro. Piano scesi dal collo al suo sedere baciandola lungo la colonna vertebrale, asciugandole con la bocca le gocce d’acqua rimaste addosso. Giunto al suo perizoma, non avevo necessità di spostarlo, cominciai a passarle la lingua lungo il solco delle natiche passando accuratamente sul suo ano e raggiungendo la sua vagina che era bagnata sia dell’acqua della doccia che dei suoi intensi umori. Potevo riassaporare in bocca il sapore dolciastro della sua femminilità. Piano passai la mia lingua tra le sue grandi labbra e appena fu un po’ più bagnata afferrai il flacone dello shampoo a forma di tubetto che era a terra e cominciai a passarlo sulla sua vagina, facendo un po’ di prodotto all’interno del suo indumento e piano cominciai a massaggiarla ricoprendo pian piano la sua folta peluria di morbida e profonda schiuma. Riservai lo stesso trattamento al suo seno, insaponando prima un seno e poi l’altro. Aveva il reggiseno e il perizoma pieni di schiuma. Franca era sempre voltata di spalle. Le sbottonai dolcemente il reggiseno e la feci girare verso di me, facendole poggiare la schiena alla parete della doccia. Il contatto con le mattonelle fredde della doccia la fecero fare una smorfia di dolore. Le sfilai giù per le braccia il reggiseno e i suoi seni rimasero coperti di un soffice strato di schiuma. Le baciai il collo e scesi giù sul seno, togliendole la schiuma con le mani. Completato il trattamento mi dedicai al suo inguine ancora imprigionato nel perizoma e dalla schiuma che conteneva. La liberai del suo indumento e i suoi peli erano ricoperti dalla schiuma. Mi balenò subito per la testa una strana voglia: volevo raderle il pube.
Mi guardai intorno e nel box doccia trovai il cestello dei prodotti, dove notai la crema per la depilazione e le lamette lady della bic che molte donne usano per depilarsi le gambe. Velocemente afferrai lo spruzzino della doccia e le sciacquai il pube dalla schiuma dello shampoo e la massaggiai accuratamente sino alle grandi labbra. Chiusi lo spruzzino e presi una piccola forbicina dal cestello e cominciai a togliere con accuratezza certosina la maggior parte della sua peluria lasciandola solo con una peluria molto corta. Continuai poi prendendo il tubetto della crema depilatoria, ne passai un po’ sui peli della vagina e massaggiai ripetutamente fino a produrre una schiuma molto più intensa e morbida della precedente. Franca aveva capito le mie intenzioni ma mi lasciò fare lo stesso. Impugnai la lametta lady e piano, seguendo il verso della sua poca peluria rimasti cominciai a raderla nella parte superiore continuando a scendere verso le sue piccole labbra. Ad un certo punto mi bloccò, mi tolse la lametta dalla mano e inginocchiatasi davanti a me con le gambe divaricate, prese un piccolo specchio e continuò a raderli vicino alle grandi labbra guardandosi nello specchio. Terminato ciò mi fece capire di aver terminato. La feci rialzare e con lo spruzzino la sciacquai della schiuma rimasta.
Adesso era sensibilissima sul pube e ogni tocco era sul suo viso una smorfia di piacere. Era liscia da perderci la testa. Stava impazzendo di piacere e con lo sguardo perso nel vuoto cercò con le mani il mio pene. Lo trovò e cominciò a massaggiarmi in tutta la sua lunghezza. Si chinò di nuovo e si ripeté nel trattamento orale della sera prima e della doccia.
Stavo per venire e se ne accorse. Non volevo venirle in bocca e volevo continuare ancora. La feci alzare e la misi di nuovo al muro con le spalle rivolte a me. Puntai la punta del mio pene tra le sue natiche facendolo più volte scivolare dalla schiena al suo caldo buco di piacere. Più volte passai davanti al suo ano e ogni volta che mi avvicinavo Franca spingeva il suo sedere contro il mio inguine, fino a quando anch’io, all’altezza del suo ano, complice della sua spinta, cercai di entrare in lei. Fu facile entrare, soprattutto aiutato dalla lubrificazione del mio pene e piano cercai di entrare tutto in lei. Più io spingevo più Franca veniva verso di me. Mi sembrò che quegli attimi durassero un’eternità e dopo un po’ venni dentro di lei. Aspettai un attimo prima di uscire da lei, anche perché volevo essere pronto a darle anche piacere con la mia bocca. Piano uscii da lei baciandole il collo e mentre la punta del mio pene lasciava quell’angolo di paradiso velocemente raggiunsi il suo ano, ancora dilatato per la penetrazione, e vi passai la lingua. Potei raccogliere il mio stesso sperma che fuoriusciva dal suo ano. Non avevo mai assaggiato il sapore del mio sperma, e quella volta lo assaporavo e continuai a baciarla fino a quando la mia lingua non fece fatica ad entrare di nuovo in quel caldo buco.
Franca era sfatta, distrutta da quell’amplesso. Eravamo ancora nella doccia e velocemente facemmo ancora un’altra doccia. Mi diede dei suoi asciugamani e dopo essermi asciugato mi rivestii mentre lei si preparava per andare al lavoro.

Io ero pronto. Franca si stava ancora rivestendo. Aveva appena indossato un paio di slip bianchi e il reggiseno quando guardandomi attraverso lo specchio mi disse “perché mi guardi in quel modo? Vorresti dirmi anche quello che devo indossare? ”
“L’idea non sarebbe mica male. E poi se vengo a trovarti al locale stasera, almeno posso scegliere come voglio vederti, o no? “, risposi.
“Sentiamo un po’, come vorresti che mi vestissi? ”
Ed io “allora, non metterti gli slip, solo i collant. Poi, una bella gonna non troppo lunga, una camicia e anche il reggiseno se vuoi. ”
“Senza slip e solo con i collant? Si può fare. E non metterò nemmeno il reggiseno. Contento? ”
“Si, chissà cosa mi aspetta…”
“Vieni stasera, verso le 9, e lo saprai”.
“Va bene, ti lascio vestire in pace… adesso vado. Devo pur farmi vedere dagli amici, o no? ”
La baciai sulla guancia e la salutai, rinnovandole l’appuntamento per quella sera. Andai via, ripensando ancora a lei e a quella fantastica doccia.

Erano già le 7 del pomeriggio e una volta fuori da casa di Franca, rinfrescato dalla calda e rilassante doccia che avevamo fatto insieme, raggiunsi i miei amici che, come è solito, se ne stanno tutti i pomeriggi in piazza. Sono tutti dei bravi ragazzi e basta veramente poco con loro per fare gruppo. Li trovai seduti su due panchine vicine che commentavano le ragazze che passavano per il centro del paese, e con l’estate alle porte, si facevano i commenti sulle loro gambe, qualcuna già senza calze altre con collant chiari velatissimi. I commenti erano per lo più voti da 1 a 10, dove 10 rappresentava la bellezza ideale: da questi commenti non erano esenti anche donne un po’ più mature e soprattutto le trentenni che secondo me rimangono le più belle e le più interessanti sotto tutti i punti di vista. Non mi tiravo indietro nel fare commenti anche io: era divertente e in fondo credevo che comunque far lavorare la fantasia non è mai male. Parlando del più e del meno si fecero velocemente le 8 e mezzo e mi ricordai dell’appuntamento che avevo alle 9 al pub con Franca. Tornai a casa mi diedi una rinfrescata e mi cambiai. Indossai un jeans e una camicia a quadri blu e nel vestirmi cercavo già di immaginare cosa potesse riservarmi per la serata Franca.
Arrivai al pub alle 9 e un quarto, parcheggiai la mia macchina ed entrai. La trovai dietro al bancone che versava della birra nei boccali.
“Ciao. Ti ho riservato un tavolo”. “Ah si? E quale? “, le chiesi con il sorriso a 32 denti.
“Quello lì” e Franca mi indicò un tavolo proprio di lato al bancone. Mi sedetti e diedi un’occhiata al menu anche perché, dopo quel pomeriggio, la fame si faceva sentire. Guardandomi intorno, capii quasi al volo perché Franca mi avesse riservato proprio quel tavolo, soprattutto perché prima delle 22 il locale non è mai pieno e un tavolo si trova: il lato aperto del bancone da cui si accede era proprio davanti ai miei occhi, praticamente avevo davanti a me la parte calpestabile del bancone. Me ne resi subito conto quando Franca, per prendere una bottiglia d’acqua minerale si dovette chinare per accedere al banco frigorifero. Quella sera Franca indossava una polo celeste e una gonna di jeans al ginocchio, e aveva dei deliziosi stivaletti anche questi di jeans. Era davvero bella quella sera, anche se ero il primo a pensarlo per quello che in quei giorni stava succedendo tra di noi.
Nel locale c’erano due coppie di ragazzi che non erano del mio paese. Pensai che erano entrambe coppie di fidanzati o, se non erano già, lo sarebbero diventati presto soprattutto dai modi civettuoli che le ragazze avevano con i loro rispettivi. Franca portò al loro tavolo le loro ordinazioni e poi venne al mio tavolo.
“Cosa ti porto? Pizza o panino? “, mi chiese Franca e le risposi velocemente “Un Bristol e una birra media alla spina”. Franca segnò la mia ordinazione sul suo block-notes e girò subito dietro al bancone.
“Hai detto una coca in lattina, vero? ” mi chiese all’improvviso. Rimasi quasi sorpreso. Appena due secondi prima le avevo ordinato una birra media alla spina e lei, d’altronde, lo dovrebbe sapere bene quello che di solito ordino, potrei addirittura dire “il solito”, come si fa al bar: il Bristol è un panino fatto con l’impasto della pizza con salsiccia alla piastra, funghi, mozzarella e maionese, ed io ne vado matto. Comunque le feci segno di no con la testa e le ripetei “Franca, no coca, una birra media alla spina. ”
Senza nemmeno sentirmi mi ridisse “Ok, coca allora”, e senza finire la frase si abbassò dietro il bancone, aprì la porticina metallica del banco frigorifero e afferrò una lattina di coca cola. Io intanto guardavo quello che stava facendo, cercando di capirne il senso. Una volta afferrata la lattina, mi guardò dritto negli occhi e Franca abbassò lo sguardo verso il pavimento. Seguii con lo sguardo il suo e mi trovai davanti alla visione di Franca che piano allargava le ginocchia facendomi soprattutto notare che non aveva davvero indossato gli slip: la sua vagina era ancora più bella di come l’avevo lasciata dopo la doccia. Innanzitutto aveva perso il rossore che le era uscito dopo la depilazione e adesso era bianca, forse un po’ più bianca del colore della sua pelle e si notava chiaramente lo spacco netto delle sue grandi labbra, lasciando vedere il frutto che conservavano al suo interno.
Franca non era lontanissima da me, più o meno tre metri e la visione era paradisiaca tanto che dopo un attimo già non potevo trattenere la mia eccitazione sotto i pantaloni. Notai anche una cosa strana. Dalle sue grandi labbra fuoriusciva qualcosa di bianco. Sembrava un batuffolo di cotone, ma non feci in tempo a capire cosa fosse che Franca si rialzò e mi porto al tavolo le posate, i tovagliolini di carta, il bicchiere e la coca in lattina anche se avevo ordinato una birra media alla spina. Mi stava bene anche la coca cola soprattutto dopo quello che avevo visto. Franca non mi disse niente nell’apparecchiarmi il tavolo, solo un paio di sguardi maliziosi e un sorriso che aveva tutto il sapore del “ti sto sorprendendo, vero? “… ed era vero.
Mentre il locale si riempiva piano stavo sempre più attento a quello che succedeva. Franca andava avanti e indietro per il locale e sempre più spesso girava dietro il bancone dove preparava le consumazioni da portare ai tavoli. Devo dire che si consuma davvero tanta acqua minerale e soprattutto tanta coca in lattina, oltre ovviamente alle birre in bottiglia d’importazione. Ovviamente ogni volta che Franca doveva prendere qualcosa dal banco frigo i miei occhi erano puntati sul quel misterioso batuffolo bianco che le spuntava dalle grandi labbra, ma non riuscivo proprio a capire cosa fosse.
Franca aveva capito della mia curiosità e più di una volta si era velocemente passata un dito sulla vagina spingendo per un attimo brevissimo sull’oggetto del mio interesse, ma il mistero rimaneva. Mangiai il mio buonissimo panino e bevvi la coca. Ordinai anche un caffè. Franca allora, appena ebbe la possibilità di andare dietro il bancone e di esibirsi nella sua performance sensuale, sempre con le ginocchia divaricate al limite che le consentiva la larghezza del retro del bancone, invece che accarezzare il batuffolo bianco lo afferrò con due dita della mano destra e tirò un po’ più fuori quello che era il suo piccolo segreto: un paio di slip. Non ci potevo pensare. Si era infilata nella vagina un paio delle sue mutandine ed era tutta la sera che le aveva dentro. Dovevano essere inzuppate dei suoi umori, provocati dallo strofinio delle sua gambe e la sensibilità acquisita dalla depilazione dell’inguine. Franca intanto mi portò il caffè al tavolo
“Vado un attimo in bagno, bevi il caffè e quando esco vai tu in bagno”. Le detti retta. Franca andò in bagno ed io bevvi il mio caffè. Aspettai che uscisse e appena sentii aprirsi la porta mi alzai ed entrai. Sul lavabo trovai un paio di slip e un biglietto. “Sono tuoi. Stasera alle 11 viene Martina e mi da il cambio. Poi possiamo fare quello ci pare. Franca”.
Non resistetti. Mi portai i suoi slip sul viso e li passai sulle mie guance. Erano così bagnati che a passarli sulle guance mi rimase uno strano senso di umido. Mi sbottonai i pantaloni, tirai fuori il mio pene e mi masturbai furiosamente nei suoi slip fino a venire.
In preda all’eccitazione e alla voglia di sbollentare i miei desideri, mi balenò per la testa una strana idea. Mi tolsi i jeans e indossai i suoi slip. Erano molto aderenti ma mi stavano, il problema era davanti perché il pene mi ci stava davvero stretto: meno male che almeno erano a vita alta. Mi rivestii, mi sistemai un po’ e posai i miei slip sul lavabo proprio come lei li aveva lasciati a me. Nell’uscire attirai subito la sua attenzione e le feci segno di entrare in bagno. Io tornai al mio tavolo e aspettai che lei uscisse. Alla prima occasione utile dietro al bancone, Franca mi fece notare chiaramente che aveva indossato i miei slip. Adesso non era più nuda. Si avvicinò al tavolo e mi disse “Stasera offro io. Sono le 11 meno venti. Vai fuori e aspettami che tra un po’ sono fuori. ” E aggiunse “dove le hai messe? ” riferendosi alle sue mutandine, e risposi “non potevo indossarne due paia, quindi…” e troncai il discorso. Mi alzai salutai velocemente e andai in macchina ad aspettarla.

Nell’uscire vidi che Martina, la figlia del proprietario e nipote di Franca stava entrando proprio in quel momento e subito realizzai che Franca da lì a qualche minuto sarebbe stata libera per la serata. Come avevo presupposto dopo cinque minuti scarsi Franca era davanti alla mia macchina. Misi in moto e la feci salire e ci dirigemmo verso casa sua.
In macchina subito scoppiammo a ridere e subito le domandai “come ti è venuto in mente di infilarti le tue mutandine proprio lì? ? ? “. ” E tu davvero hai indossato le mie mutandine? Sei tu il pazzo… non io. Comunque non ci credo. ”
“Non ci credi? Controlla allora. ” Le dissi lanciando la proposta.
Non se lo fece ripetere due volte e subito me la ritrovai che armeggiava con i bottoni del mio jeans mentre io guidavo verso casa sua. “Allora è vero, queste sono le mie mutandine! Vediamo un po’ cosa c’è qui sotto…” e cominciò a masturbarmi nei pantaloni. Stavo per venire quando le dissi “non vorrai mica farmi sporcare i pantaloni e la camicia, o no? “.
“Hai ragione” e nel dirmelo si abbassò su di me prendendomelo in bocca e facendomi riversare tutto il contenuto dei miei testicoli nella sua bocca. Franca mugolava ed io ringraziai il cielo di essere arrivato già a casa sua perché stava diventando davvero difficile guidare in quelle condizioni. Delicatamente la staccai da me, mi aggiustai alla meno peggio ed entrammo a casa sua.

“Aspettami qui, vado un attimo in bagno”, mi disse subito e mi accomodai sul divano. Dopo qualche minuto Franca uscì dal bagno e venendo sul divano dovetti ammettere che era davvero bella e che una donna quando vuole sa trasformarsi. Franca indossata una sottoveste bianca e un paio di collant chiari velatissimi. Era il massimo che potessi aspettarmi da lei.
Franca spense le luci del salone e lasciò accesa solo la luce di una piccolo lume che era sul tavolinetto vicino al divano. Si sedette sopra di me, dandomi le spalle, strofinando la sua intimità sul mio pantalone assaporando così la mia eccitazione. Le misi le mani sui fianchi e le sollevai piano la sottoveste fino alla vita. Non indossava biancheria intima e infatti le sussurrai “La biancheria intima sta diventando un optional per te. ” Franca mi rispose subito “è un optional indossarla… non utilizzarla”.
Non capii subito cosa volesse farmi capire, ma Franca afferrò la mia mano destra e se la portò tra le sue gambe, sopra i collant. Poi con lenti gesti scortò la mia mano all’interno dei collant e mi aiutò a farli scendere fino alle sue ginocchia. Quindi guidò le mie dita sulla sua intimità, tra le sue grandi labbra spingendo il mio indice al suo interno. Potei sentire qualcosa di nuovo e morbido al suo interno. Con le dita cercai di approfondire sia il contatto che il “discorso” e appena ne fui capace tirai fuori dalla sua vagina i miei slip, bagnati e caldi della sua femminilità. Con le dita sentivo che la sua vagina era diventata un caldo buco di passione e le labbra erano ben separate tra di loro. Con la mano destra continuai ad accarezzarla all’interno della sue labbra inserendo adesso due dita, mentre con la mano sinistra feci scendere una spallina della sua sottoveste e accarezzai ripetutamente il suo seno. Franca guidò al suo interno tre dita della mia mano, muovendo lei per me la mia mano come masturbandosi. Dopo poco avevo inserito dentro di lei tutte e cinque le mie dita e sentivo colare sul palmo della mia mano i suoi umori. Franca si masturbava con la mia mano utilizzando entrambe le sue mani e cominciava a mugolare come un’ossessa.
Staccai la mia mano sinistra dal seno e senza non troppe difficoltà riuscii a sbottonare la cinta e i bottoni dei miei jeans ed afferrando il mio pene eccitatissimo per quello che stava succedendo piano cercai il suo ano. Insistetti ad entrare per poco, perché quasi subito mi trovai dentro di lei. Adesso Franca gridava dal piacere: aveva la mia mano destra nella sua figa e il mio pene nel sedere. Riuscivo a sentire le mie dita nella sua vagina che sbattevano contro i miei testicoli e dopo poco venni dentro di lei. Venne anche Franca. Me ne accorsi da come il palmo della mia mano fosse ricoperto dai suoi umori. Passai la stessa mia mano sul suo seno, bagnandoglielo dei suoi umori. Franca si staccò da me, facendomi lentamente uscire fuori dal suo ano. Si voltò e continuò a prendermelo in bocca ripulendomi dal mio sperma.
Franca, ad un certo punto si staccò da me e tolte le scarpe mi sfilò i jeans e tirando via le sue mutandine che avevo indossato mi disse “non ti stanno poi tanto male, solo che le riempi un po’ troppo… e non è un male. Staresti bene vestito da donna, credimi”
Non risposi, ma notai che nei suoi occhi si era accesa una strana luce. Mi guardò per un paio di interminabili minuti, passando le sue mani sulle mie natiche. Franca si fece incredibilmente serie e mi passandomi un dito sul mio ano mi disse “L’altra sera e poi sotto la doccia, non ti è dispiaciuto quando ti facevo così” e con il suo indice mi penetrò con relativa facilità. Mi strappò un mugolio di piacere. “è come pensavo. Stai qui. E non muoverti”.
La vidi alzarsi e andare in cucina, aprire il frigo e tornare da me con in mano un piatto Sul piatto c’erano due mele, un paio di banane e una zucchina e un coltello. Franca aveva preparato anche questo per quella serata.
Mi prese per una mano e mi accompagnò in bagno. Posò il piatto sul cesto dei panni sporchi e terminò di spogliarmi sbottonando e togliendomi la camicia. Entrammo, a differenza di quanto era successo nel pomeriggio, insieme nel vasca da bagno. Franca si sedette sul bordo della vasca, prese dal piatto una banana, la sbucciò e la introdusse lentamente nella sua vagina. Con lenti movimenti della sua mano, vidi lentamente la banana “sciogliersi” all’interno delle labbra. Dopo qualche minuto aveva inserito dentro di se buona parte del frutto e mi invitò a mangiarne. Mi piegai tra le sue gambe e cominciai a tirare verso di me la banana e mangiarla a grossi morsi senza utilizzare le mani. Una volta terminato l’assaggio, leccai più volte la sua figa che era rimasta piena di resti della banana e la sua vagina aveva un sapore nuovo. Era bellissimo oltre che gustosissimo. Una volta appagata del risultato Franca fece sedere me sul bordo della vasca, prese le due mele e il coltello. Sbucciò lentamente le mele e poi tolse i torsoli. I frutti erano interi ma privi del torsolo. Afferrò piano il mio pene e con molta pazienza inserì il mio pisello all’interno delle due mele a mò di spiedino. Piano cominciò a masturbarmi nuovamente e poi sentire il profumo sprigionato dalle mele e il succo dei frutti che piano colava sulle mie gambe. Franca, ogni tanto, inseriva la sua lingua all’interno del buco della mela sulla punta del pene e succhiava il succo del frutto misto al mio liquido seminale. Avevo già goduto tanto quel pomeriggio e poi già due volte (in macchina e sul divano) che fu difficile venire nuovamente. Franca allora prese a morsi le due mele e mangiandole, mi liberò dai due frutti. Guardai allora al piatto che Franca aveva portato con sé in bagno: le mele e una banana l’aveva utilizzata, rimanevano quindi ancora altre due banane e soprattutto la zucchina. La vidi allungarsi e afferrare la zucchina, continuando a guardarmi negli occhi sempre con la stessa luce di prima. Io, sempre seduto sul bordo della vasca a gambe divaricate, aspettavo la mossa di Franca. Mi fece alzare e inginocchiare all’interno della vasca. Tranquillizzandomi cominciò a passarmi del doccia schiuma sul mio ano, insaponandomi per bene il buco e dopo aver inserito un suo dito e sfilato via cominciò ad infilarmi su per il retto la zucchina. Non mi fece dire nulla e subito mi disse “stai buono”, il più tranquillizzante di questo mondo. La zucchina entrando non mi fece poi tanto male, anzi dopo poco la sua presenza dentro di me fu davvero piacevole. Franca, quindi entrò nella vasca anche lei e si inginocchio alle mia spalle facendo aderire il suo sedere al mio. Sentii spingere ancora di più la zucchina dentro di me, ma Franca la fermò con una mano e inserì nel suo ano l’altro capo, facendo aderire per bene i nostri sederi. Sentivo la zucchina muoversi dentro di me ad ogni colpo di Franca, che data la sua esperienza in trattamenti anali faceva scivolare fuori e dentro di lei l’ortaggio. Mi piaceva da morire e la pregai di continuare. Dopo pochi minuti, il trattamento terminò. Franca mi sfilò via piano la zucchina e infilò un suo dito al suo posto “Bel lavoro. Davvero bel lavoro. ”
“Bel lavoro? Cosa significa? ” le domandai. “Non ti preoccupare e lascia fare”. Franca allora prese da un mobile in bagno una scatole e voltandosi verso di me potei leggere sulla confezione “lavanda vaginale, completa di cannucola. ” Franca tirò fuori il clistere, tolse il beccuccio per la lavanda e riempì il clistere di acqua calda. Reinserì la cannucola e tornando da me piano lo inserì nel mio ano e piano svuotò il suo contenuto nel mio intestino. Nel fare ciò mi sentii riempire dall’acqua e avvertii il suo calore fin nello stomaco. Terminata la procedura mi disse di trattenere il liquido al mio interno e di non farla ancora uscire. Riprese la zucchina e ricominciò a stantuffarmi dentro.
“Ti piace farmi questo, eh? “, le chiesi in preda al più alto godimento.
“Si tanto, mai quanto piace a te, però”. Mi rispose contenta di quello che faceva.

Mi tolse la zucchina dal sedere e mi disse che potevo far uscire l’acqua, senza però spingere. Sentii piano uscire fuori il liquido e colarmi sulle gambe, misto ad escrementi. Sentivo parte del mio essere andare via. Finii di svuotarmi, ma Franca mi si presentò davanti facendomi capire che mi avrebbe fatto un altro clistere. Subii anche l’altro clistere e notai di come il secondo uscì pulito dal mio ano, che quasi si poteva bere. Scherzai con Franca, dicendole che qualche volta poteva farmelo con la camomilla, e se voleva poteva berla. Si mise a ridere, ma non escluse l’idea. Franca mi lavò per bene passandomi lo spruzzino della vasca su tutto il corpo e insaponandomi con cura soprattutto nelle parti intime, continuando a inserire le sue dita nel mio sedere. Nell’asciugarmi mi disse “vorrei tanto scoparti”, e le risposi “già lo fai”. Ma Franca riprese subito”No tu sei l’uomo e io la donna, vorrei che fosse il contrario, e poi a te piace. ” “Vedremo” le risposi, fecendo finta di non capire e la baciai appassionatamente.
Erano già l’una e mezza di notte e mi preparai per tornare a casa. Tornammo poi sulla voglia che mi aveva dichiarato e le chiesi “come intenderesti fare? ” e mi rispose “ti sei fidato di me stasera? Fidati ancora e vedrai”. Annuii con la testa e finimmo là il discorso. Prendemmo un caffè insieme e me ne andai a casa.
Nel letto, però la voglia di Franca stava diventando pian piano anche la mia voglia. FINE

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