Da pochi giorni si era trasferita sopra casa mia una donna di circa trenta anni che avevo intravisto di sfuggita e di spalle solo una volta, e l’unica cosa che avevo notato erano i capelli biondi, per cui non sapevo se fosse carina o inguardabile, simpatica o antipatica, cosa facesse per vivere e da dove venisse.
Una settimana dopo il trasloco sento suonare il campanello.
Vado ad aprire e me la trovo davanti: altezza normale, viso simpatico, quarta di tette, gonnellino a fiori e maglietta aderente. Beh, per cominciare non è male, mi dico.
Lei mi fa:
“Ciao, mi chiamo Sara e sono la nuova inquilina del piano di sopra”.
La faccio entrare e dopo le presentazioni mi spiega che fa l’infermiera e mi chiede se posso aiutarla a sistemare un grosso baule che ha in casa.
“Purtroppo i facchini che l’hanno portato non l’hanno messo dove dovevano, e io da sola non riesco nemmeno a muoverlo”.
Salgo da lei, entro e trovo la confusione che regna in tutte le case dopo il trasloco.
Raggiungiamo il baule e, per farmi capire quanto è pesante prova a spingerlo, ma senza successo.
Per fare questo si è chinata e dalla gonnellina sono emerse due chiappe rotonde che hanno immediatamente provocato un inizio di erezione.
Cerco di fare l’indifferente e mettendomi dall’altro lato del baule comincio a tirare, mentre lei continua a spingere.
Lentamente portiamo il mobile dove lei voleva e nel fare questo, gli occhi mi cadono nella scollatura della maglietta da dove si notano le perfette rotondità delle tette.
Il cazzo ancora in tiro per prima dà un altro inequivocabile segnale.
Ad un tratto mi chiede:
“Già che ci sei, mi prenderesti quei libri in alto sulla libreria? Puoi salire sul baule per arrivarci”.
Ormai il cazzo è quasi sull’attenti e si nota perfettamente dai pantaloni leggeri, per cui immaginate l’imbarazzo nel salire su portando la mia patta praticamente all’altezza della sua faccia.
Allungo le mani per prendere il libro e nello stesso momento sento qualcosa sfiorarmi l’uccello: abbasso gli occhi cercando di non farmi notare e vedo la sua mano accarezzarmi leggermente il rigonfio dei pantaloni.
Allora le dico:
“Non vedo il libro che dicevi, ma se vuoi ho un interessante pezzo di anatomia! “.
Ormai non ci sono più equivoci, mi apre la patta, afferra il cazzo ormai di pietra e se lo porta verso le labbra.
Lentamente comincia a vellicarlo con la lingua, indugiando sulla cappella, tenendolo alla base con una mano, mentre con l’altra mi accarezza i coglioni.
Lentamente apre le labbra e fa colare una quantità di saliva sull’asta, usando la mano per lubrificarla tutta.
Ora il mio cazzo è lucido e Sara comincia a farlo scivolare in gola, lentamente, assaporando ogni centimetro che entra, fino ad assestarsi tutti i 22 cm in bocca, toccando con le labbra l’inguine.
Sento la cappella affondare nella gola e la sensazione di essere inghiottito. Poi, sempre lentamente, comincia a pompare facendolo uscire quasi completamente per poi riaffondarlo fino in gola.
Sento un brivido scorrere lungo la schiena, mentre il godimento aumenta.
Vorrei interromperla per leccarla e scoparla, ma lei mi fa cenno di voler continuare solo a spompinarmi.
Ad un tratto accelera aiutando il movimento della bocca con la mano ormai zuppa di saliva.
Il godimento è sempre più forte e sento che ormai l’orgasmo è vicino.
Anche lei lo capisce e rallenta riportando la cappella in gola.
Dentro e fuori, fuori e dentro.
Ormai non ce la faccio più, sento la sborra che sale.
Lei intuisce che non ce la faccio a resistere e affonda tutta la cappella in gola, massaggiando con la lingua la base della cappella e con una mano le palle.
Esplodo con un grido soffocato eruttando un mare di sborra.
Sento gli schizzi che si susseguono, prolungati violenti e lei se li fa scorrere giù per la gola senza mollare per un attimo la presa, continuando a stimolarmi la cappella con gola e lingua, senza perderne una goccia.
Le gambe quasi mi cedono, mi sento svuotato completamente.
Lei tira fuori il cazzo dalla bocca lucido e pulito:
“Come testo di anatomia non c’è male: la prossima volta tocca all’apparato genitale femminile”. FINE