Mi chiamano Pluto, un soprannome come un altro, ho ventinove anni e, in poche parole, sono un vero patito del sesso, questo è chiaro.
Non importa come, dove, quando o con chi lo faccio, l’importante è trarne il massimo appagamento.
A volte il mio lavoro mi è di grande utilità in materia, mi permette di conoscere gente nuova e magari dai gusti diversi e stravaganti.
Quel giorno decisamente ero in vena di qualcosa di piccante, come sempre del resto. Stavo proprio abbassando le serrande quando una signora certamente non di primo pelo, molto probabilmente era più vicina ai cinquanta che ai quaranta, mi si avvicina e mi chiede se, nonostante l’ora di chiusura fosse passata, potessi darle un paio di cosette.
Le do un’occhiata dalla testa ai piedi e decido immediatamente di farla entrare: non bisogna mai perdere l’occasione di rifarsi gli occhi con un bel pezzo di gnocca, specie se si presenta con una gonna con lo spacco che arriva ben oltre la mezza coscia ed un paio di tette che, nonostante l’età, sembra che vogliano schizzare fuori dal reggiseno.
Abbasso la saracinesca dietro a noi e chiudo a chiave: poco ma sicuro nessuno ci potrà disturbare adesso.
Mi piazzo dietro al banco mentre lei si guarda attorno: ordina quello che le serve e mentre le prendo la merce ne approfitto per guardarmela per bene.
è abbastanza alta con una folta cascata di capelli castano curi, la vita stretta ed i fianchi ad anfora tipici delle donne piuttosto calde, un paio di gambe da brivido inguainate in quelle che, ad occhio, sono calze autoreggenti velatissime.
Scambiamo quattro chiacchiere e mi chiede di farle vedere degli ombretti.
Le piazzo sul banco i campionari e lei, per guardarli meglio si porge verso di me.
Cazzo che panorama: ha la camicia aperta e la scollatura è meglio del Grand Canyon.
Mi lustro per bene gli occhi e sono tanto preso dalla visione che le rispondo a monosillabi.
Solo dopo qualche secondo mi rendo conto che mi ha pizzicato in pieno a guardarle le tette. mi aspetto una reazione negativa ma invece lei sorride ed ammicca.
Sento l’uccello che mi da un guizzo.
“Stai a vedere che… ”
Sceglie l’ombretto e mi chiede il conto.
Disillusione immediata.
Paga e sto andando ad alzare la serranda per farla uscire quando mi ferma e mi richiama. Sembra in imbarazzo.
“Hai forse… una confezione di… vaselina? ”
Dalla faccia che ha fatto ho il sospetto di sapere a cosa le serve.
“Certamente. ”
La tengo in un cassetto rasoterra e quindi mi devo accoccolare davanti a lei per aprirlo.
Sta di fatto che mi ritrovo con la faccia all’altezza della sua figa e non riesco a trattenere lo sguardo che si punta in mezzo alle sue gambe.
Anche questa occhiata non le sfugge e continua a sorridere.
Prendo un barattolo e sto per alzarmi ma lei mi previene e si accoccola accanto a me.
Lo spacco della gonna è complice ed ho la possibilità di veder confermata la mia idea sulle calze autoreggenti: quello che mi lascia perplesso sono le mutandine o meglio la loro mancanza. mi ritrovo fermo immobile a fissarle la figa mezza rasata con un barattolo di vaselina in mano. non so a voi ma a me il cazzo mi è diventato di pietra tanto da ritrovarmi con una bozza non indifferente alla patta dei pantaloni.
“Si può usare in tutti i casi? Come quella della farmacia? ” chiede lei prendendo il vasetto e svitandolo.
Faccio fatica a deglutire.
“Si” riesco a rispondere mentre faccio una fatica del demonio cercando di trattenermi dal saltarle addosso.
Lei ha finito di svitare il barattolo e ci ha infilato dentro un dito, ritirandolo ricoperto da uno spesso strato di vaselina.
“Sei sicuro che vada, bene? ”
Chiede con un sorrisetto che è tutto un programma,
“In certi casi bisogno usarne se non si vuol farsi male, e non vorrei usare un prodotto non adatto”
Finalmente riesco a sbloccarmi ed a riprendere il controllo della mia mente, o del mio cazzo, se preferite.
“è il prodotto giusto, ”
le rispondo deciso.
“Forse farei meglio a provarlo! ? ” dice lei, maliziosa.
“Sono a tua disposizione” rispondo pronto rialzandomi ed invitandola ad imitarmi.
Lei invece rimane accoccolata a terra e appena mi sono rimesso diritto, molla il barattolo per terra ed allunga le mani verso la mia patta. In un secondo mi ha abbassato la zip dei calzoni e le mutande, mettendomi a nudo il cazzo che schizza fuori come una molla dalla patta aperta.
“Vediamo se lo strumento è quello giusto. ” dice, poi spalanca la bocca ed mi ingoia l’uccello, cominciando a pompare come una forsennata. Io stringo i denti per resistere a quel risucchio ed intanto mi do da fare con le mani, liberandole le tette ed iniziando ad impastarle per bene.
Lei continua a succhiare ad a leccare come se ne andasse della sua salute, mi fissa negli occhi e mi passa la lingua dalle palle alla cima del cazzo, lentamente, morbidamente.
Mi viene una matta voglia di schizzarle in bocca, ma l’idea della vaselina mi costringe a ricredermi.
“Quanto mi piace il cazzo giovane, duro e sborroso. ” dice lasciando per un secondo, uno solo, il mio cazzo.
A proposito di vaselina, le sue mani hanno lasciato il mio uccello. Mi sporgo leggermente e vedo che ne ha una infilata tra le gambe, ad occhio e croce si sta facendo un ditalino da urlo, e l’altra traffica con il barattolo.
Ne tira fuori una spessa ditata di crema e quindi si infila la mano dietro la schiena: brivido!
Vedo che si unge per bene il retrotreno e, sempre continuando il pompino, inizia a sditalinarsi anche il culo.
Mugola come una matta, con un paio di dita infilate nelle figa, altre due nel culo ed il mio cazzo in bocca.
Non ci sono cazzi che tengano, se aspetto ancora un poco le sborro in gola: le sfilo il cazzo dalla bocca e la costringo ad alzarsi.
Lei imperterrita non la smette di menarsi i due fori infiammati e si contorce come una biscia.
La guido verso il banco di vendita e le dico di appoggiarsi per bene.
Lei lascia la figa libera e con la mano si puntella al banco.
“Sbattimi per bene la figa, prima” rantola con voce roca. Io non me lo faccio ripetere due volte, lascio cadere i pantaloni e mi piazzo dietro a lei: con un unico colpo le sono dentro e lei lancia un urletto affannato.
Prendo a sbatterla con forza e lei fatica a rimanere ferma perché continua, con una mano, a menarsi il culo.
Sento le sue dita a stretto contatto con il mio cazzo e la vista di quel magnifico culo sotto i miei occhi è a dir poco stimolante.
Sento che geme sempre più forte e si agita come se l’avessero attaccata alla corrente.
Lei continua a mugolare e biascicare cose senza senso,
“Sbattimi, dai… più forte… spaccami la figa… più veloce, dai… continua che… tra poco vengo… siiiii… ”
Sento la sua figa serrarsi attorno al mio cazzo in pulsazioni sempre più veloci.
“Dai… ancora un… poco… ci sono. ”
Si volta verso di me.
“Ma tu… non sborrare… ancora… ”
Mi ordina: si sfila le dita dal culo e si punta sul banco con entrambe le mani, lasciando l’ano dilatato ad occhieggiare ad a contrarsi a ritmo con le pulsazioni della fica.
Quel foro mi attira come una calamita e mi dispiace sinceramente che se ne stia li tutto solo.
Tanto per tenergli compagnia ci infilo il pollice ed inizio a rimestare
“Siiiiiii! ” ulula lei
“Anche dietro…. Vengo, vengo VEENNNGOOOO!! ” da un’ultima stretta con la figa e si abbatte con le tette sul piano di cristallo del banco.
Stringe talmente tanto che mi devo fermare altrimenti sborro anch’io a ruota.
Se ne sta ferma a rabbrividire con il cazzo in figa ed un dito nel culo, ansimando come un mantice, si passa la mano sulla fronte sudata, si volta e mi sorride.
“Sei stato… davvero bravo… ” dice ansimando
“Sai usare bene il cazzo… ”
“Faccio del mio meglio. ”
Lei fa un sorriso e tira un sospiro appagato.
“Ora ci vuole il collaudo” Dice.
Per un attimo mi domando di cosa cazzo sta parlando, poi mi viene in mente la vaselina.
Mi sfilo dai suoi fori e rimango a guardarla mentre ripesca da terra il barattolo di vaselina.
Senza parlare e continuando a sorridere si siede sul bordo del banco, solleva le gambe portando le ginocchia all’altezza delle spalle e si unge ancora il buco del culo che, a mio avviso, aperto com’è non è che abbia molto bisogno di lubrificazione.
Lei sembra leggermi nel pensiero
“A me piace che scivoli per bene”
Con un dito mi fa cenno di avvicinarmi e quando le sono a tiro mi prende il cazzo e prende a menarlo: in realtà me lo sta ungendo, ma il risultato è una sega coi fiocchi.
“E adesso” dice liberandomi
“mettimelo nel culo. ”
Non perdo certo tempo per obbedire ad un simile, piacevolissimo ordine.
Mi prendo il cazzo e lo punto al suo forellino.
Sento sulla cappella i muscoli anali che si contraggono, stringendosi al massimo per poi rilassarsi di una frazione quando inizio a spingere.
Sembra strano ma il buco che mi sembrava tanto largo pochi istanti prima, si è ristretto all’inverosimile e mi viene il sospetto che sia proprio lei a contrarre i muscoli.
Spingo dapprima lentamente poi, sentendo che resiste, ci metto più impeto.
Non ho certamente un cazzo da primato ma non è nemmeno minuscolo, diciamo che rientro nella media maschile, però ha una cappella piuttosto grossa, stile porcino, e so per esperienza che farla passare attraverso certi pertugi non è facile e, per chi la riceve, non sempre è piacevole.
In poche parole, visto che la porcella fa resistenza penso di usare il sistema cattivo: mi ritiro leggermente per prendere fiato ed aspetto che si decontragga un po’: non appena sento i suoi muscoli anali che si rilassano, parto.
Non è una spinta progressiva come quella di prima, è una botta vera e propria.
In un secondo sento la cappella farsi strada nello sfintere, allargando l’anello di muscoli, e passare di colpo dall’altra parte.
Lei sbarra gli occhi e sta per urlare ma io la prevengo e le piazzo una mano sulla bocca spalancata: si limita a guaire.
Rimango fermo per un attimo per darle il tempo di riprendersi: una volta passata la punta per il resto non ci sono problemi.
Quando sento che si rilassa, riprendo a muovermi molto lentamente ed avanzo in quel budello contratto centimetro per centimetro.
Lei boccheggia e continua a guaire sottovoce.
Finalmente mi infilo del tutto e batto i coglioni contro le sue chiappe.
“Fermo! ” mi ordina lei.
“Aspetta un attimo”
è ancora molto contratta e se mi muovessi farei davvero molto male ad entrambi: faccio come dice e rimango fermo a guardarla mentre ad occhi chiusi lei inizia a menarsi il grilletto.
Dopo qualche minuto, che a me sembra un’eternità, prende ad ansimare mentre il suo ano inizia a stringere ed a pulsare attorno al mio cazzo.
“Adesso sbattimi” mormora ad occhi chiusi.
Non aspettavo altro: inizio a pompare in quel budello bollente dapprima lentamente poi sempre più veloce, dandole dei colpi che la scuotono facendole ballare le tette.
Lei ansima e mugola a tempo con i miei affondi continuando a masturbarsi con foga: un vero ruscello di sbroda le esce dalla figa scorrendo nel solco delle natiche ed impiastricciandomi il cazzo ed il basso ventre.
“Dai… così… pompami per bene. ” mi incita nel frattempo.
“Fammi godere… forza… ”
Prende a menarsi la figa con due mani, una per il grilletto e con l’altra si infila due dita nello spacco; si contorce come se fosse attaccata alla corrente e si agita contro il mio cazzo, ruotando le anche e assecondando ogni mia spinta con una sussulto del bacino.
è a bocca aperta, ansimante, sudata e in pieno godimento: sinceramente vorrei avere due cazzi da usare su quella porcona ma madre natura non ha tenuto conto di casi del genere.
All’improvviso mi balena un idea: mi allungo sul banco e afferro una bomboletta di lacca per i capelli.
Lei, che ha notato il mio movimento, mi da un’occhiata e sbarra gli occhi.
“Ti va un altro tubo? ”
Le chiedo senza fermare l’andirivieni.
Lei annuisce con foga e si allarga le labbra della figa con le dita.
Le passo la bomboletta sul clitoride e la rigiro contro le grandi labbra: è fredda e la fa rabbrividire, ma al contatto con la carne calda ci mette poco ad arrivare a temperatura ottimale.
Mi sfilo quasi del tutto da quel culo accogliente, punto il fondo della bomboletta alla bocca di quella ficona gocciolante e spingo deciso: la bomboletta affonda completamente in quell’antro mentre lei si tende completamente.
Sento il tubo metallico a contatto quasi diretto della: solo una sottile parete ci divide.
“Siii… ” geme lei,
“davanti… e dietro… ”
Lascio la bomboletta e riaffondo il cazzo: il secondo tubo infilato nella figa a ridotto di molto lo spazio disponibile, quindi la penetrazione è tornata difficile e lei si tende come una corda di violino ma non si lamenta.
Dalla faccia che fa se la sta godendo un mondo.
“Sbattimi, dai… ficcamelo in culo… forza… muovi quel… cazzo. ”
Invito superfluo, nemmeno un plotone di marines riuscirebbe ad allontanarmi da quel foro accogliente.
Andiamo avanti così un altro paio di minuti e sinceramente resistere dal farle un clistere di sborra diventa sempre più difficile.
Ad un certo momento lei mi ferma piazzandomi una mano sul ventre.
Ha preso possesso della bomboletta e la sta facendo andare a tutta velocità.
Mi guarda con un’espressione stravolta da troia libidinosa.
“Non venire! ”
Ordina.
Mi spinge indietro e mi fa sfilare dal suo culo.
“Voglio provare una cosa. ” dice sfilandosi la bomboletta e porgendomela.
“Ne hai una più grande? ”
Stavolta tocca me fissarla a bocca aperta
“Una più grande? ”
Balbetto.
“Si, un bel bestione grosso e lungo. ” precisa riprendendo a sgrillettarsi.
Scorro con lo sguardo le bombolette sugli scaffali.
Ne vedo una da 500 ml e faccio per prenderla.
“Più grande ancora? ”
Sentenzia lei.
Cazzo, mi dico, ma questa ha voglia di rompersi in due?
Mi sposto di qualche centimetro e afferro una due quelle bombole professionali da 750 ml.
“Questa basta? ” le chiedo facendogliela vedere: e un aggeggio lungo una trentina di centimetri e spesso circa sette.
Lei annuisce con foga e torna ad allargarsi le labbra della fica.
“Ungilo un po’” dice, anche se ci avevo già pensato da solo.
Mi do da fare con la vaselina e, quando è ben unto mi avvicino.
Lei divarica completamente le gambe e sussurra un flebile
“Dai”.
Punto la bombola sulla sua fica e spingo lentamente.
è difficile farla entrare, non è come un cazzo o un vibratore che sono giustamente appuntiti, quella è una bombola, un affare perfettamente cilindrico con le due estremità piatte: sono costretto a metterla di sbieco e farmi largo a forza.
Finalmente, dopo diversi contorcimenti, mugolii ed urletti riesco a farla entrare.
Lei letteralmente boccheggia ma quando inizio a spingere, non senza rimanere a bocca aperta vista la capienza di quella donna, non si oppone minimamente.
Centimetro per centimetro la sbarra affonda nel corpo di lei che respira sempre più velocemente.
Arrivato a circa tre quarti inverto il movimento, iniziando un lento e costante avanti e indietro.
Lei non si sgrilletta più, ha gli occhi chiusi e ansima come un mantice, tenendosi divaricate le cosce e parte delle chiappe con le mani.
Aumento la velocità, affondando con forza quell’ improvvisato vibratore e tutto ad un tratto lei spalanca la bocca ed inizia uno strano urlio, un
“Aaaaaaah! ” ritmato con i colpi della bombola, un crescendo sincopato degno della Callas.
E infine, dopo un ultimo colpo ben dato, si tende come una sbarra, stringendo le cosce convulsamente in una vera e propria morsa che mi imprigiona le mani e mi impedisce di proseguire.
Rimane così per almeno una trentina di secondi, poi, molto lentamente si rilassa e si lascia andare sul banco.
“Sfilamelo piano”
Bisbiglia ed io eseguo come da copione: quando tolgo il bombolone un vero fiume di ciprigna le sgorga dalla figa slabbrata e si spande sul vetro del bancone.
Sospira, si puntella su un gomito e, afferratomi per la testa mi schiaffa mezzo metro di lingua in bocca.
“Sei stato bravissimo. ” commenta quando ci stacchiamo,
“ed ora tocca a me restituirti i piacere”
Mi fa allontanare di poco, scende dal banco e ci si appoggia con le mani, spingendo verso di me il culo e guardandomi da sopra la spalla.
“Dopo quel bestione che mi sono presa, non credo ti divertiresti molto con la fica, ” dice,
“ma il culo è ancora bello caldo”, un invito più chiaro di così…
Mi piazzo dietro a lei, le allargo le natiche con le mani, punto il cazzo al suo forellino e spingo: in un attimo sono completamente dentro di lei.
“Se non vieni proprio subito penso sarebbe meglio anche per me” dice dopo un sospiro lungo un chilometro.
Stringo i denti e comincio a muovermi, tentando di resistere all’impulso di scaricarmi in un momento dentro di lei.
Pompo per bene, con movimenti lungi e profondi, facendo uscire l’uccello quasi del tutto per poi riaffondarlo fino alla radice.
Il trattamento sta facendo effetto perché sento che incomincia a mugolare di nuovo, agita il culo contro la lima pancia e si inarca a ritmo.
“Bravo… così… fottimi per bene… ”
Ricomincia ad incitarmi.
Stacca una mano dal banco e se la infila tra le gambe.
Penso che voglia riprendere a sditalinarsi invece sento le sue dita che mi sfiorano i coglioni in un morbido massaggio.
Il mio cazzo si impenna e sento la sborra che mi ribolle nei coglioni. come se non bastasse incomincia a contrarre lo sfintere anale. quando affondo si rilassa, quando mi ritiro mi stringe il cazzo in una piacevolissima morsa, sembra quasi mi stia facendo un pompino con il culo.
Penso che in questo modo vengo in un secondo e già che ci sono glielo dico chiaro.
Lei si volta leggermente e per tutta risposta mi dice che per lei va più che bene
“Non aspetto altro che sentire che mi schizzi dentro per venire. ” precisa socchiudendo gli occhi.
Cosa avreste fatto voi?
Io mi sono lasciato andare, le ho preso i fianchi e ho cominciato a picchiare di brutto il cazzo in quel culo favoloso, lei continua a carezzarmi le palle, a contrarre lo sfintere e ad incitarmi.
“Riempimi… schizzami dentro… sborra”
Do un ultimo affondo e vengo, schizzo come una fontana in quel budello stretto, allagandole il retto con un torrente di sperma, lei geme e mi stringe le palle in un massaggio estenuante, abbattendosi sul banco ed impiastricciandosi le tette con i suoi stessi succhi.
Mi scarico dentro di lei stendendomi sulla sua schiena e mordendole una spalla per non urlare: mi sembra che l’orgasmo duri un’eternità.
Restiamo li, l’uno sopra l’altra a riprendere fiato e solo dopo qualche minuto ritrovo la forza per sfilarmi da lei.
Mi bacia di nuovo con ancora più foga e poi ci rivestiamo lentamente, guardandoci e sorridendo come due complici di una rapina milionaria.
“Devo dire che sei stato in gamba”
Dice chiudendo la camicetta e risistemandosi le calze.
“Ho fatto del mio meglio”
Rispondo.
“Mi sa che verrò più spesso a fare la spesa da te” dice sogghignando e riprendendo le borse delle compere.
“Avrai sempre un trattamento di favore. ” dico, accompagnandola alla porta ed alzandole la saracinesca.
“Mhmm, spero proprio di si. ” dice uscendo.
Quando è fuori si volta e mi saluta, poi sembra ripensarci e mi fa un cenno.
“Non è che fai consegne a domicilio? ” chiede.
“In questo caso penso proprio di si! ”
“Allora va bene, sai, è molto più comodo”
Mi strizza l’occhio e si allontana ancheggiando con espressione soddisfatta.
Il bello è che non so nemmeno come si chiama. FINE