A Giovanna fare sport era sempre piaciuto. Ma, dopo tanti anni di pallavolo, la sua vecchia squadra si era sciolta, e inoltre le sue amiche avevano già smesso con l’ingresso all’Università. Lei invece aveva tenuto duro ancora per 2 anni, trovandosi poi di fronte all’unica possibilità, per continuare a giocare, di cambiare squadra. L’idea di ripartire in un ambiente nuovo non la allettava per nulla, complice anche un disamoramento per il gioco che l’aveva sempre appassionata. Però, nel corso degli anni, complice anche l’impegno fisico periodico, aveva ormai sviluppato un bel fisico: 1metro e 72 di altezza, gambe snelle e sedere veramente sodo. L’unico neo era un seno non molto sviluppato, la cui carenza pareva però non interessare i ragazzi, almeno a giudicare da come la guardavano. Giovanna sapeva di piacere, ed era questo che le dava sicurezza. Era una ragazza mediamente intelligente e si accorgeva di riuscire ad ottenere sempre più del previsto servendosi della sua bellezza. Inoltre era ben consapevole di essere molto narcisista, e l’idea di sfiorire in poco tempo non la allettava per niente. Così decise di iscriversi alla palestra poco distante da casa sua, che non conosceva affatto ma che era troppo comoda per la distanza dalla abitazione, 5 minuti a piedi. Aveva sentito tante storie sulle palestre e soprattutto sulla gente che le frequenta, ma quella non le sembrava un posto malvagio. Una cosa aveva subito colpito la sua attenzione: Giorgio, uno dei 2 istruttori, era un ragazzo dal fisico robusto e con un bel sorriso. Non bello, ma tuttavia dai lineamenti regolari, aveva uno sguardo come Giovanna non ne aveva mai visti. Sin dal primo momento ebbe quasi l’impressione di essere spogliata da quel paio di occhi, che la scrutavano sicuri come se avessero in un solo istante compreso la complessa natura della ragazza. Già dopo poco tempo Giovanna si era sorpresa a pensare spesso a Giorgio, senza però capire bene cosa desiderasse da lui. L’istruttore che la seguiva era Mario, più in la con gli anni e dall’atteggiamento decisamente sfrontato, visto che non perdeva occasione per fare apprezzamenti sul corpo della ragazza.
“Questo esercizio ti fa un culo da sballo, anche se già ce l’hai”,
“Sei già bella, se poi tiri anche il fisico qui non ti conviene neanche più entrare”. Giorgio invece si limitava a salutarla, a sorriderle e a guardarla ogni tanto, quasi distratto. Lei notava che, col passare del tempo, il suo fisico era sempre più asciutto e attraente. Le altre ragazze la guardavano quasi con invidia quando si cambiava nello spogliatoio, e lei stessa quasi si eccitava guardandosi nuda di fronte allo specchio. Durante gli esercizi indossava fuseau fino alla caviglia e magliette che spesso lasciavano intravedere il ventre piatto. I ragazzi se la mangiavano con gli occhi, ma Giorgio sembrava quasi indifferente alla sua bellezza. Una sera la proposta di Mario:
“Stasera dopo la chiusura andiamo a prendere una birra coi ragazzi, vengono anche altre ragazze, ti va di aggregarti? “,
“Sì”, rispose di getto Giovanna, accorgendosi che aveva acconsentito solo nella speranza che ci fosse anche Giorgio. Il quale era presente nel locale, ma se ne stava abbastanza tranquillo, a differenza degli altri maschi, che facevano a gara a fare i simpatici con le uniche 2 ragazze carine, sperando di conquistare quantomeno la loro simpatia. Giovanna era sfuggente e, un po’ velatamente, osservava Giorgio sorseggiare la birra e scambiare ogni tanto 2 parole con le persone accanto a lui. Ogni gesto da lui fatto, ogni parola da lui pronunciata, a Giovanna sembravano essere il gesto perfetto da fare in quel momento e la parola perfetta da dire in quella occasione: tutto in lui era al posto giusto. La luce un po’ soffusa e la musica in sottofondo non facevano che rendere ancora più coinvolgente l’atmosfera. Giovanna ormai non faceva che pensare a Giorgio, ma ora si era accorta che lo voleva: voleva annusarlo, toccarlo, baciarlo, farsi guidare da lui, essere sua incondizionatamente, perché lui avrebbe fatto di sicuro la mossa giusta al momento giusto, lui avrebbe avuto il controllo e non avrebbe sbagliato niente. Giovanna, forte del lavoro in palestra, si sentiva agile e scattante, una vera pantera, e il movimento delle mani di Giorgio e le sue spalle larghe le risvegliavano una forte voglia di sesso, come da tempo non le si manifestava. Le sue ultime esperienze non erano state molto appaganti, ma ora si sentiva di fronte ad un maschio che la avrebbe fatta urlare. La serata finì senza che nulla accadesse, ma l’atteggiamento di Giovanna in palestra da quel momento cambiò radicalmente. Ogni volta che poteva tentava di farsi notare da Giorgio e gli rivolgeva sguardi chiaramente invitanti. Lui controllava la situazione in maniera esemplare, senza mai dare segni di cedimento, ma aprendo solo deboli spiragli di apertura ogni tanto. Qualche volta passava da lei e le rivolgeva la parola, guardandola come lui sapeva fare. Altre non la degnava di attenzione nemmeno quando lei lo cercava palesemente. Questo faceva letteralmente impazzire Giovanna, che, per la prima volta in vita sua, si sentiva ormai preda del fascino altrui e non viceversa. Non era nemmeno sicura di piacere a Giorgio e questo pensiero ormai la assillava. Fino a quella sera, un mercoledì in cui in palestra cera poca gente. Giorgio si era avvicinato:
“La palestra chiude alle 20, ma io mi trattengo per fare un po’ di cyclette”. Non era neanche una domanda, e infatti, senza attendere che Giovanna aprisse bocca, Giorgio si era già allontanato per andare ad aiutare un ragazzo al bilanciere. Giovanna aveva avuto un’improvvisa eccitazione ancora prima di capire la situazione. Il solo modo in cui lui le si era rivolto la aveva fatta sentire totalmente alla sua mercè: lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Mentre continuava nei suoi esercizi non faceva che pensare a quello che la attendeva, ma la voglia di lui non riusciva nemmeno a farle immaginare cosa sarebbe successo. Si sentiva piena di una gioia assoluta, incondizionata, che la faceva sentire diversa dal solito e pronta a qualsiasi cosa. Mario, come sempre, andò via alle 19 e 30, mentre alle 19 e 45 le ultime 2 ragazze abbandonarono anch’esse la palestra. Giovanna aveva finito gli esercizi, ma fingeva di essere intenta ad alzare dei pesi. Inizialmente Giorgio mise in ordine la palestra, in un’attesa che a Giovanna sembrava interminabile.
“Molla pure quei pesi, tanto si vede che non ti stai esercitando”, disse Giorgio avviandosi alla cyclette. Lei, nel vederlo salire, rimase stupita e quasi delusa.
“Non sapevo ti allenassi da solo alla chiusura”.
“Ogni tanto succede”, rispose lui cominciando a pedalare. Lei ormai lo fissava in maniera quasi imbarazzante e lui, accortosene, smise pian pianino di pedalare. Si fissavano. La musica era spenta e regnava un silenzio che lei non aveva mai sentito in quel luogo. Le sembrava che il battito del suo cuore fosse fortissimo. Quella sera si era allenata male, correndo solo un po’ all’inizio. Ora si sentiva sul punto di esplodere pur essendo ferma.
“Hai bisogno di una doccia”, disse lui avvicinandosi a lei. Giovanna lo afferrò violentemente e lo baciò con passione, con un trasporto che non aveva mai provato. Lui la sollevò come un bilanciere e lei si sentì finalmente in suo possesso. La spinse nello spogliatoio degli uomini e cominciò a levarle i vestiti. Lei ansimava forte e lo aiutava levandosi tutto il più in fretta possibile. Quando lei fu nuda, lui si allontanò un poco e cominciò a sfilarsi la tuta. Lei, appena cominciò a sentire il suo odore, si lanciò su di lui abbassandogli di getto i pantaloni e prendendoglielo in bocca con avidità. Lui la lasciò fare per un attimo, ma poi, nudo, andò ad aprire una doccia, tornando a prenderla per portarla con sè. La stese per terra sotto il getto d’acqua e cominciò a leccarla tra le gambe. Lei era già bagnatissima e il contatto con la sua lingua non faceva che eccitarla di più. Lui le si inginocchiò sul viso, facendole ingoiare il suo cazzo fino in gola. Lei lo prese tutto, succhiando forte e masturbandolo, finché lui lo estrasse, la mise in ginocchio, e cominciò a penetrarla da dietro. Il suo cazzo era molto grosso e Giovanna si sentiva piena di lui: cominciò a gridare quando sentì arrivare il primo orgasmo. Lui continuava a pomparla inesorabilmente, per poi rallentare. La alzò e, in piedi, la penetrò frontalmente appoggiandola al muro. Lei vedeva i suoi muscoli del petto tesi per lo sforzo e si eccitava sempre di più. Raggiunse più orgasmi, mentre lui, quand’era prossimo all’ eiaculazione, rallentava, quasi si fermava e poi ricominciava in una diversa posizione. Intanto l’acqua calda continuava ad andare e ogni volta che lui estraeva il suo membro era sempre rosso e gonfio. Lei tentava di metterselo in bocca, ma lui la rigirava e glielo rimetteva in figa con sempre più foga. Quando Giorgio cominciò a sentire lo sfinimento di Giovanna, estrasse per l’ultima volta il pene e glielo mise in bocca con forza. Lei si lasciò riempire e, con un ultimo sforzo, cominciò a succhiarlo e masturbarlo con forza. Lui ogni tanto lo faceva uscire e lo sfregava sulla sua faccia, ricacciandoglielo subito dopo in gola. Quando lo levava, lei se lo rificcava in gola come una bambina cui hanno tolto il suo ciuccio. Lei sentiva che Giorgio stava per venire e così, meravigliandosi poi di se stessa, spalancò la bocca masturbandolo ancora più forte, fino quasi a fargli male. Lui lanciò un urlo profondo, animalesco e lungo con cui accompagnò il fiotto di sperma che uscì dal suo glande gonfio. Lei non si lasciò sfuggire una goccia, continuando a sfregare il cazzo tra le sue mani fin quando non uscì più niente. Lui allora con un colpo secco chiuse la doccia, mentre lei si lasciò cadere ai suoi piedi. Giorgio ansimava ancora teso dallo sforzo, appoggiandosi al muro con una mano, mentre lei ingoiava pian piano il liquido rimastole in bocca, passandosi il dito sulle labbra per raccoglierlo tutto. Fu allora che Giorgio, con il cazzo in semi erezione, cominciò a pisciare, puntando il cazzo dritto sulla faccia di Giovanna. Lei ingoiò anche il piscio, che si mischiò allo sperma in un gusto forte, ma che le piacque. Alla fine Giovanna si guardò: nuda, sudata, con la bocca piena di piscio e sperma e ai piedi dell’uomo che l’aveva scopata come non mai. Era il suo oggetto sessuale, la sua puttana e lui l’avrebbe usata a suo piacimento quando gli sarebbe piaciuto. Ora aveva capito finalmente quello che voleva da lui. FINE