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La segretaria. Cristina.

Era il primo giorno di lavoro in quell’agenzia di pubblicità. Per l’occasione Cristina aveva sfoderato il miglior guardaroba che aveva nell’armadio… Una camicetta a maniche lunghe con un taglio sui polsi che facevano intravedere la pelle bianca lucente, un bel tajer color carne lungo fin sotto alle ginocchia, calze trasparenti nere molto semplici, decoltè con il tacco alto. Lui, il suo capo, entrò con i fogli in mano. Era un bel tipo, capelli neri lunghi, occhi di ghiaccio azzurri, vestito in giacca ma senza cravatta con il primo bottone aperto… Vedendo la ragazza con i capelli lunghi castani e i suoi occhi che lo squadravano in una sfida gli prese un capogiro e fece cadere i fogli. La ragazza subito, cortese, si chinò ai suoi piedi per raccoglierli scoprendo leggermente le cosce. Il boss gettò lo sguardo sulle calze vellutate immaginando di sfiorarle con la mano e appoggiarci la bocca… Chinandosi la ragazza maldestra gridò di dolore:

– Ahi la caviglia

– Cos’è successo?

– Mi scusi non sono abituata a portare i tacchi cosi alti

– E allora, perchè li ha messi? La ragazza si massaggiava la caviglia il boss aveva ancora ritegno a toccare il piede per vedere come stava..

– Che dolore vede? mi fa male qui… Prese la mano del boss e la guidò sulla caviglia guardandolo negli occhi

– Beh qui bisogna togliere la scarpa Cosi dicendo tirò la lampo della scarpa aprendo alla sua vista la deliziosa sottile caviglia, la sfilò piano liberando delle dita affusolate eleganti smaltate sotto il velo della calza.

– Sa, volevo far colpo sul principale il primo giorno di lavoro…. ora mi licenzierà? Intanto lui le stava ispezionando la caviglia.

– Provi a muovere un po’ le dita, bene ora la caviglia…. Gli occhi della ragazza diventarono più brillanti… sentiva quelle mani sul piede che le davano una sensazione nuova stupenda, intrigante.

– Provo ad alzare la gamba se ci riesco… Cosi dicendo da terra dov’era caduta sollevò la gamba e in quel movimento la gonna scese giù fino ai fianchi scoprendo la coscia affusolata liberando nella stanza di un profumo intimo e penetrante di lei.. Il boss guardò la coscia e la fessura bianca delle mutandine che si intravide un attimo durante il movimento verso l’alto della gamba… sentì la saliva fluire in bocca… la ragazza era li apparentemente indifesa e cosi provocante… Prese il piede e con la scusa di provare le articolazioni se lo appoggiò sulla spalla. Le dita smaltate giocavano col l’orecchio destro… la ragazza ora rideva…

– Mi fai il solletico – disse il boss

– è quel che voglio – sorrise maliziosa Il boss non resistette oltre… girò la testa aprendo la bocca di lato… Cominciò a leccare le punta delle dita… prima timidamente e poi, forse per l’odore di cuoio di scarpa che emanavano, apri la bocca e cominciò a leccare tutto il piede giù fino alla caviglia…. La ragazza disse:

– Ma che fa? – rideva… poi chiuse gli occhi ora godeva la nuova sensazione di essere leccata cosi sull’estremità…

– Siiiii dai è bellissimo Lui non se lo fece ripetere e prosegui verso il ginocchio sopra le calze.. pregustando la pelle bianca quando gliele avrebbe sfilate con i denti … Il tavolino di vetro stava a guardare l’uccello che si gonfiava a sproposito e lei che si allagava di umidi piaceri…

– Boss mi fai morire così…

– Chiamami Robbie…. – Intanto armeggiava con le mani dove aveva leccato… si godeva il bagnato della saliva sui polpacci

– E tu chiamami Cristina … dai siii continua mi sento sciogliere Robbie saliva lento e inesorabile lungo il polpaccio… Ora il desiderio stava montando e non sopportava più la chiamata di quella pelle bianca che sentiva odorare sotto la calza vellutata. Si scostò dalla gamba e con le dita andò alle cosce di Cristina, sflilò le autoreggenti piano odorando il profumo che provocava l’arrotolarsi della calza lungo le gambe fini… Sfilandola dal piede non resistì e si abbandonò ad un altro bacio languido alle dita, più simile ad un pompino che ad una leccata di piedi. Ora la pelle era libera tutta da gustare… ripercorrè in fretta il percorso appena fatto partendo nuovamente dalle punte passando dalla caviglia e poi al polpaccio veloce…. Ora era arrivato al punto di prima solo che non c’era più niente fra le sua bocca e la pelle che ostacolava… Riprese a percorrere l’interno della coscia partendo dal ginocchio e salendo piano centimetro dopo centimetro verso l’alto.. Era attratto dall’odore del desiderio proveniente dalla fessura dietro gli slip bianchi che sembravano inumidirsi. Cristina divaricò leggermente le gambe sollevando le ginocchia per facilitargli il compito di leccare a fondo ogni punto della coscia… quando stava a metà coscia saltò sull’altra lasciando le dita ad accarezzare la parte bagnata di saliva e salire in alto verso la sorgente di desiderio. Cristina era ormai allagata ed eccitata da morire. Socchiudeva gli occhi mugulando aspettando agognante che l’uomo arrivasse alla sospirata meta, godendosi però ogni piccolo movimento della lingua di lui sulla sua pelle. Quando la bocca arrivò al nervo della coscia sull’attaccatura della gamba al tronco Cristina non resistette:

– Robbie ti prego – sussurrò spostandogli la testa sulla fessura… Parve accorgersi degli slip e inarcando i fianchi li sfilò con le dita.

– Eccomi ora arrivo da te… Annusò la fessura bagnata, tirò fuori la lingua e sentì la sensazione dei riccioli bagnati sulla lingua, sulle labbra. Leccò a circoli concentrici tutt’attorno alla fessura per poi arrivare li al centro della parte umida. La penetrò con la lingua dolcemente gustandosi i gridolini di piacere di Cristina e poi la ritrasse per leccare tutto il clitoride turgido. Assaporava tutti gli umori che colavano dalla vagina assieme alla sua saliva che ormai non finiva più. Robbie chinava la faccia di lato per gustare i meandri delle grandi labbra, sentiva che baciare Cristina fra le gambe era come baciarle la bocca. Dopo un tempo interminabile per lei venne in un orgasmo spasmodico, l’uomo sentì le cosce fremere e stringersi convulsamente sulle guance in movimenti spasmodici di piacere, Cristina stava urlando in singhiozzi di piacere. Robbie instancabile tornò sui suoi passi, stava leccando le ginocchia della ragazza quando sentì una bocca sull’inguine. La ragazza gli sfilò i pantaloni e mutande aprì la bocca e accarezzandogli con le mani l’uccello lo prese nella bocca. Il desiderio era inverosimile, l’uomo si mise di schiena aprì le cosce… La ragazza lavorava bene con le labbra e la lingua lungo tutta l’asta eretta fino al glande. Lo lasciava all’aria per poi affondare dolcemente la bocca sulla pelle lucida e bagnata. Quando sentì che non resisteva oltre allora si sollevò in ginocchio sopra lui e con la mano se lo guidò sulla fessura ancora bagnata della sua saliva. Mordendosi le labbra affondò i fianchi sopra l’uccello che penetrò scivoloso e turgido nella fessura di lei. Ora era lei che manovrava i fianchi spingendo aora avanti ora di fianco ora indietro. Lui era lo schiavo sotto al peso di lei. Robbie con lei inginocchiata sopra le prese un piede e sfilandolo da sotto il corpo lo portò alla bocca intrigandole i movimenti e per questo eccitandola ancora di più. ora succhiava il piede mentre lei muoveva affannosamente i fianchi larghi sopra di lui. Cristina si fermò un attimo e come una contorsionista si abbassò sulla bocca dell’uomo per leccarla, sentì il suo piede e la lingua dell’uomo nella sua bocca e in quel momento, forse per il movimento inconsueto, gli scoppiò dentro frenetico l’orgasmo. Rizzandosi sulle ginocchia scoppiò forte in un urlo tremendo mentre lui le innondava di sperma le viscere in un orgasmo infinito inconsueto impazzito. Robbie gridò di piacere stringendo i seni di Cristina piantandole le unghie nella pelle dei fianchi. Cristina non si fermava più, sembrava impazzita di piacere. Il tavolino di cristallo li stava a guardare. Cristina sudata odorava di piacere e Robbie annusava il suo odore squisito di umori provenienti dalle cosce, dall’interno delle cosce, la lasciò liberarsi del suo uccello sollevando il ginocchio e poi la gamba, sfilarsi dalla vagina il membro ammollito per il momento. Ma lei era ancora avida e perfidamente lo prese con le unghie lunghe rosse delle mani e cominciò a muovere la mano. Robbie senti nonostante la pacacità del momento le viscere fremere nuovamente in un in aspettabile sibilo di piacere. Quando le mise il piede in bocca muovendolo fra le sue labbra il desiderio viscerale che provava si concretizzò e cominciò a pulsare ritmicamente nella testa fra le tempie e nell’uccello che diventava ad ogni pulsazione sempre più grosso e lucido. Cristine ora lo manovrava come un escavatorista maneggia dolcemente i comandi della benna operatrice. Ad ogni movimento corrispondeva una sensazione, un fremito da scoprire e gustare. Abbassò la testa e fece cadere i capelli lunghi sopra il glande per poi muoverli e vedere quanti di loro si sarebbero attaccati all’umido sulla superficie. Parte dei capelli cadevano sulla pancia dell’uomo, ora il desiderio diveniva per lui insostenibile. La ragazza abbassò di nuovo la bocca sul pene eretto gli sputò sopra della saliva e prese a massaggiarlo con la mano. Le unghie smaltate sulla pelle tesa lucida… L’uomo non resisteva più… per calmarla e farla desistere da quella tortura si avvicinò al sedere della ragazza e aprendole le gambe cominciò a leccare il buchetto vicino alla fessura. Cristine non aspettava altro…. sputò sul glande ancora un po’ di saliva e guidandolo con la mano lo fece penetrare nel buchetto che si allargava piano in un misto divino di dolore e piacere. Robbie che non se lo aspettava gridò:

– Ma che fai?

– Aspetta e vedrai… – Cristina sorrideva sapiente, sembrava sapesse cosa faceva

– Dio che stretto… – Una punta di dolore per lui che non l’aveva mai fatto

– Daiiii ora ci sei quasi dentro…

– Ahiii – Era come la prima volta, quando l’amica della madre l’aveva sverginato in quel pomeriggio caldo d’estate nella sua villa, mentre gli altri erano a godersi il mare. Non aveva neanche 16 anni ma da allora era tornato spesso in quella villa lussuosa sulla riviera e l’amica invitava spesso la madre ultimamente. Le aveva insegnato tutto, a baciare, a leccare, a penetrare, ma quello no, non l’aveva mai fatto. Una ragazzina alle prime armi, credeva, le stava insegnando i giochi proibiti dell’amore. Il dolore si trasformò per incanto in un piacere intensissimo mai provato. Ora la stava scopando, la dominava come si domina la natura, lei era la schiava e lui il padrone. Dentro e fuori dal buco l’uccello fino a consumarlo nella strettezza del foro.

– Mettici un po’ di saliva ti prego sennò io muoio cosi – Cristina lo stava esortando fra mugolii di piacere

– Ok – Si fermò per sputare sopra alla canna che emergeva dalle natiche per poi riprendere il movimento ritmico. Il desiderio montava e stava per esplodere nuovamente.

– Ora la cosa era diventata simile a fare all’amore di prima, era tutto lubrificato , solo le sensazioni molto più pronunciate, più forti. Robbie non ce la faceva più… sollevò Cristina senza toglierle l’uccello da dietro e la portò sopra al tavolo col piano di cristallo. Lui in piedi e lei accovacciata sulle ginocchia nude. Il piano di cristallo rifletteva il movimento ritmico dell’uccello, rifletteva il vibrare delle cosce sotto i colpi e lo scorlare delle natiche ogni volta che avvicinava il bacino nei colpi dell’amore. Prese le due caviglie dei piedi nudi ai lati, notò la cavigliera che portava larga su uno di piedi e che si muoveva impazzita sotto ai colpi. A quella vista prese ad accarezzare le piante dei piedi, le dita smaltate di rosso, ad alzarle le piante verso la pancia che ritmicamente si sporgeva e rientrava da quel corpo delizioso ed in quel momento sentì i tendini delle caviglie fremere impazziti. Cristina stava venendo in un orgasmo assurdo, stava mugolando di piacere sempre più fino a finire per urlare nell’ufficio deserto sopra quel tavolino di vetro che aveva visto riunioni importanti, firme di contratti e convenzioni con tutto il mondo dello spettacolo. In quel momento Robbie sentì che stava allagandole le budella di sperma, avrebbe voluto berlo dentro di lei assieme a quel sottile miele che colava dalla fessura aperta e gocciolante di umori profumati. In quel momento sentì che aveva trovato la segretaria che cercava da mesi. FINE

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