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L’ingorgo

La macchina davanti a me continuava a restare ferma.
L’ingorgo non accennava a diminuire stavo giocherellando con il pedale della frizione quando incontrai lo sguardo della ragazza che era al volante dell’utilitaria nel suo specchietto retrovisore.
Sorrisi e lei prima imbarazzata poi con un velo di ironia mi rispose.
Continuai con questo gioco di sguardi per qualche minuto, poi preso da una eccitazione inaspettata mi ritrovai a pensare a come poter avvicinare la mia sconosciuta amica.
Scesi dalla macchina e mi avvicinai al suo finestrino, la vidi meglio quando lei fece scendere il vetro e mostrò due esili gambette velate di calze nere, era giovane e aveva un bel sorriso con splendidi denti bianchi, e occhi neri.
Vinsi ogni inibizione e allungai una mano tra quelle cosce, lei prima si ritrasse poi quando la mia mano veloce raggiunse le sue mutandine e constatò che un caldo umore le aveva già bagnate non fece opposizione.
Premetti con un dito a schiacciare la clitoride tersa e lei sussultò emettendo un urletto,
-Accosta la macchina e vieni con me- le dissi.
Lei lo fece.
Ci incamminammo lungo un vialetto che conduceva ad un casolare diroccato lei mi precedeva e io non potevo distogliere lo sguardo da quel bel culetto teso nella minigonna che ondeggiava su un paio di tacchi molto alti.
Entrati nel casolare la fermai e gli ordinai di salire su per una scaletta a pioli che era appoggiata a un vecchio solaio.
Quando raggiunse l’altezza della mia faccia la fermai e le feci scendere le calzette di nailon, le sfilai le mutandine e allargatole le gambe più che potevo iniziai a morderle le chiappe e a passarle le mie mani tra le labbra della fichetta umida e il buco del culo.
Gemeva e quasi urlava ma non poteva divincolarsi da quell’abbraccio di piacere muoveva l’anca in maniera tale da accogliere ancora meglio le mie mani ma ogni volta che provavo a spingere le mie dita su per il buco dello sfintere sussultava e si ritraeva,
-non lo ha mai fatto-
pensai e la cosa invece di inibirmi mi eccitava ancora di più.
La feci scendere dalla scala e la baciai a lungo, lei era arresa e docile come la più svezzata delle amanti la sua lingua era calda e veloce ma molto morbida, le abbassai la nuca togliendoli la giacchetta con la camicia bianca in maniera tale da poter sentire il calore della sua pelle delle spalle, mi sfilò i pantaloni e accolse il mio membro in gola, erano labbra umide e carnose ma molto leggere e il contatto con la pelle del membro era una rara sensazione di calore e libidine.
Mi spompinò a lungo anche con ardore ingordo, tanto che quasi venni in quella bocca calda, ma la fermai lei gemette quasi facendo i capricci, ne voleva ancora ma ora era il momento di prenderla.
Le levai la gonna e rimase completamente nuda, mi sdraiai per terra e la tirai su di me, lei allargando le gambe diresse la sua passera sulla mia cappella turgida e ben lubrificata, il membro scivolò dopo una leggera stretta all’interno e iniziò a sprofondare dentro di lei emettendo un suono tonfato che veniva interrotto soltanto dai suoi flebili mugoli.
Venne due volte le pareti della sua fica si tesarono a lungo il suo volto appariva maturato all’improvviso tutto il suo corpo vibrava e si irrigidiva, io mi godetti lo spettacolo e spingevo il più dentro possibile il mio membro andando a cozzare contro il collo dell’utero, ogni colpo che affondavo corrispondeva ad un brivido di lei e le sue mani spremevano il mio petto fino a farmi male.
La rovesciai all’indietro e la girai con una mano le spinsi a forza il collo a terra cosi da tenerla immobile lasciando verso di me il suo stretto culetto.
Cercava di divincolarsi non voleva essere presa in quel modo, le appoggiai la cappella al suo buchetto del culo e spinsi con forza, lei urlò e si liberò dalla mia presa; rimasi per alcuni secondi fermo inginocchiato lei era sdraiata a pancia in giù immobile e sorprendentemente rilassata.
Abbassai la mia faccia verso le sue natiche e cominciai a spingere la lingua tra di esse, la sorpresa la eccitò tanto che inarcando l’anca mi stava offrendo la possibilità di penetrare con la punta della lingua dentro il buchetto, era molto stretto ma morbido e più la mia lingua si faceva strada e più la violazione di quella barriere diventava possibile, non ragionava più mi era quasi impossibile tenerla ferma aveva una forza inaspettata data da quella irrefrenabile eccitazione.
Tolsi la lingua e dopo aver inumidito due dita dentro la sua fica le infilai su per lo sfintere iniziando a muoverle da tutti i lati cercando dentro di lei le pareti della vagina.
Le piaceva, ora il buchetto del culo era completamente rilassato e lei iniziava a sentire un nuovo piacere, si mise in ginocchio e spingendo con le natiche faceva entrare le mie dita ancora più profondamente, poi estraetti la mano e appoggiai la mia cappella, lei si irrigidì un attimo ma la mia spinta accompagnata da un sonoro schiaffone sul culo non trovò la resistenza necessaria ad entrare, urlava e spingeva potevo sentire il morbido canale caldo che si avvolgeva intorno al mio pene eccitatissimo, abbassava il capo in avanti e con le anche ora si ritraeva ora veniva verso di me ma era come presa in trappola dovunque muovesse le sue anche la sensazione di dolore misto a piacere la prendeva, guardai i bordi del suo buco del culo che cerchiavano il mio cazzo erano sottilissimi e pareva che si dovessero lacerare da un momento all’altro le venni dentro spinsi ancora più in fondo e lei urlò fortissimo poi venne e si accasciò svenuta a terra.
La coprii con le sue vesti e raggiunsi la macchina per rimettermi nell’ingorgo, la rividi dallo specchietto retrovisore una decina di macchine più indietro, finse di non vedermi ma potei notare che stava sorridendo. FINE

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