Non si era mai sentito prima di allora, un caldo così soffocante, umido, appiccicaticcio, tale da indurre le persone a cercare a qualunque ora del giorno e della sera, i luoghi che potessero offrire un po’ di refrigerio, anche una parvenza di soffio di aria fresca, che potesse, solo per un attimo, alleviare la sofferenza alla quale tutti eravamo esposti, e quando quel soffio arrivava, preceduto sempre da tenere folatine di brezza, quasi a volerci avvertire che da lì a pochi secondi “qualcosa” si sarebbe mosso,
come a volerci ripagare per tutta quella attesa, si era tutti pronti a volerne beneficiare , esponendo al pietoso, stremato, accaldato Eolo, quanta più epidermide fosse possibile, senza che la vista di questa potesse essere per altri, motivo e oggetto di pericoloso aumento di temperatura corporea.
Ebbene, nonostante tutto, quella sera, né io né Franco ( mio marito) volevamo rinunciare ad assistere al concerto dei “Pooh” che avrebbero suonato e cantato dal vivo nel grandissimo spiazzo antistante il lungomare.
Da sempre quei magnifici quattro erano ritenuti da noi autentici idoli; li amavamo: per noi rappresentavano i testimoni personali del nostro amore, sbocciato dieci anni prima proprio con una delle loro canzoni.
Eravamo particolarmente su di giri, io e Franco, quella sera.
Quella doccia ristoratrice ci aveva messo di buon umore; avevamo anche giocato insieme sotto gli spruzzi di acqua fredda; ci piaceva farlo di tanto in tanto e tutte le volte i nostri giochi culminavano in un lungo e focoso amplesso. “Strano”, pensai, ” che Franco, stavolta, non abbia voluto rifare il nostro giochino, limitandosi solamente ad eccitarmi con moderati
strofinii e riuscendo a trovare mille scuse per sottrarsi al mio desiderio di arrivare sino alla fine”. Pur rimanendoci un po’ delusa, non diedi eccessivo peso a quell’episodio; mi conoscevo bene e sapevo che da lì a poco tempo, quei focolai si sarebbero spenti da sé; c’era da andare alla kermesse e si era fatto un po’ tardi.
Franco aveva impiegato due minuti per indossare un paio di bermuda e una polo a maniche corte, e adesso guardava me, mentre mettevo su il vestitino senza maniche, con una lecita scollatura posteriore e moderatamente corto; non avevo indossato il reggiseno; non lo metto mai in estate perchè mi infastidisce; per me era normalissimo non metterlo neanche quella sera, ma
anormale fu invece la battuta che, accompagnata da un sorriso malizioso, mi rivolse mio marito: ” Perchè non ti togli anche gli slip? …. Con tutto il caldo che fa… ! ”
Cominciavo a sospettare quello che gli stava frullando in testa. Azzardai a dirgli solo un “…. Ma …. sei matto? ”
Non mi diede il tempo di continuare la mia protesta, forse poco incisiva, che in men che non si dica le sue mani si insinuarono sotto il vestito e dolcemente sfilavano i miei slip… ” magari, chissà…. una delle nostre fantasticherie….. si avvererà… “, e
dicendo ciò girò alle mie spalle e cominciò a baciarmi dolcemente sul collo, intanto che aveva alzato di quel tanto il vestito che potesse permettergli di carezzarmi le cosce e farmi sentire dietro il suo pulsante gonfiore.
Già! Le nostre fantasticherie. O forse sarebbe più giusto dire le sue fantasticherie; Franco è stato sempre un ottimo marito, un sapiente cultore dell’arte amatoria; un “ottimo manager” nella gestione e conduzione del rapporto sessuale. Bravissimo nel saper condurre i nostri giochini e insuperabile nell’accendere in me fortissime sensazioni col solo uso della sua parola.
“Ti piacerebbe farti scopare da uno sconosciuto? ”
Una richiesta di per sè mostruosa, propria di un soggetto da psicanalisi. Ma anche le mie risposte, diverse nei diversi momenti in cui mi arrivavano le sue domande, erano diverse: “Sì, … tanto! ” durante i nostri momenti intimi, oppure “Sei un pazzo a continuare a pensare che possa verificarsi una cosa simile”, in momenti sereni della giornata.
Bluffavo con me stessa; tentavo in tutti i modi di prevedere come mi sarei potuta comportare se……. non sapevo io stessa se respingere con sdegno quelle figure senza volto che mi stringevano o se aiutarle ad avvicinarsi di più. Certo è che quelle fantasie mi turbavano sensibilmente, in maniera piacevolissima.
-” Che intenzione hai? ” chiesi a Franco.
Aveva capito che accettavo il gioco e a nulla sarebbero valse le mie finte proteste; non ero mai stata capace di mentire o di bluffare.
-” Hai fiducia in me, Sissi? Vedrai che stasera sarà bellissimo, tu non devi fare altro che seguire i miei suggerimenti ….. te li darò con lo sguardo ….. Ok? ….. tranquilla, Sissi…… ”
Invece ero agitatissima, spaventata e… abbastanza eccitata.
Quando uscimmo da casa per incamminarci a piedi verso il lungomare notai che le gambe mi tremavano; ebbi un attimo di smarrimento; forse ( pensavo ) sarebbe meglio che non accadesse nulla, che non ci fosse nessun presupposto per fare in modo che si attuasse il progetto di mio marito; ma nel contempo facevo altri strani pensieri: e se dovesse accadere veramente?
Furono alcuni spintoni che ricevetti a farmi notare che eravamo giunti sul grande spiazzo riservato al pubblico; avevamo fatto tardi e il concerto stava per iniziare; c’erano migliaia di persone, assiepate come sardine, incuranti dell’afa che quella sera era particolarmente fastidiosa; fortunatamente eravamo quasi in riva al mare e ci pensava la brezza marina ad alleviare quella tortura. Franco si faceva strada tra la folla tenendomi per mano; io lo seguivo imitandolo a scusarmi con quelle persone che
inavvertitamente urtavamo sin quando si fermò quasi di scatto; aveva trovato un piccolissimo spazio da dove si poteva vedere bene il palco e i Pooh che in quel preciso momento facevano la loro apparizione sul palcoscenico, accolti da un’ovazione lunghissima.
Una, due canzoni; erano bravi e belli i Pooh! Cominciavo a divertirmi anch’io; cantavo anch’io insieme a loro e come tutti i presenti, le loro canzoni… TU……….. ECCITATA PIù CHE MAI……….
Sentii in quell’attimo uno strano contatto su un gluteo; era inconfondibile! Qualcuno era “appoggiato” a me. Istintivamente mi allontanai di quel po’ che mi permettesse di liberarmi e con lo sguardo cercai mio marito; era di fianco a me e dalla sua posizione intuii che era stato lui a spingermi piano piano verso colui che mi stava alle spalle; mi guardò, spinse il suo sguardo dietro di me, mi riguardò e sorrise.
Avevo capito che il gioco stava per iniziare, ma non prima di aver guardato colui che, per la gioia di mio marito, avrei dovuto irretire. Approfittando dell’ennesimo applauso collettivo colsi l’attimo giusto per voltarmi e….. notare con piacere che era un bellissimo ragazzo, giovane e sembrava essere lì da solo. ” D’altronde”, pensai, ” Franco avrà fatto caso anche a questo particolare e se si sarà fermato proprio davanti a lui, un motivo ci sarà stato”. Col gomito richiamai l’attenzione di Franco, e quasi urlandogli nell’orecchio, gli dissi: “E adesso? ”
” Fai nella stessa maniera di come abbiamo pensato tante volte” rispose lui sorridendomi e spingendomi “inavvertitamente” verso quel ragazzo; sentii di nuovo quel gonfiore sulla natica e questa volta mi feci forza a stare ferma, traendone da quel
contatto quanta più reale immaginazione potessi; mi piaceva!
Gustavo mentalmente quel gonfiore, traducendolo in immagini, e notavo che pure lui stava lì, fermo, attaccato al mio fianco e…. cominciai a sentirlo; sentivo che pulsava e batteva sulla natica. Ancora una volta, per puro istinto, mi scostai, ma quel contatto vivo, vitale, mi attirava; mi guardai intorno e notai che tutte le persone stavano attaccate strettissime, l’una con le altre; non c’era il minimo spazio per muoversi liberamente. Fu in quel momento che risentii pressarmi da dietro; stavolta avvertii più marcatamente la durezza e la quantità di quell’involucro pulsante che si era appoggiata sulla mia natica; ero già eccitatissima e il pensiero di essere totalmente nuda sotto quel vestitino che avevo indosso mi esaltava di più.
Volli essere io a prendere l’iniziativa e girandomi di quel poco che potesse bastare…. , mi fermai quando ebbi la certezza di sentirlo proprio lì, fra le natiche, sentirlo timidamente affondare dentro e muoversi con movimenti ritmati, questi ultimi che si facevano fortissimi nei momenti di maggiore eccitazione collettiva della gente. Era bellissimo. Guardai Franco e lui capì e mi fece cenno di continuare, e appoggiandosi al mio orecchio mi disse: “ma come ce l’ha? Piccolo… grosso…. ? … perchè non glielo prendi con la mano e…. verifichi? ”
Gli lanciai un sorriso misto di irresponsabile complicità. Volli girarmi un attimo per incrociare lo sguardo del giovane e lo trovai; mi fissava anche lui e i nostri sguardi sembrava dicessero “ricominciamo”; era veramente un bel ragazzo, sui 23- 24 anni, ricciolino, abbronzatissimo e dagli occhi nerissimi. Girandomi verso il palcoscenico, con noncuranza feci scivolare il braccio lungo il corpo, portandomi con la mano sul suo arnese; fu un attimo, un lunghissimo attimo; potevo immaginare la reazione di quel ragazzo, ma… e se non fosse stata quella?
In quel momento ebbi la sensazione di sentirmi sussurrare nell’orecchio, nell’altro orecchio. Era lui, il ragazzo: “andiamo
sulla spiaggia? ” mi disse con una voce che non riusciva a mascherare la sua massima eccitazione. E dicendomi questo mi afferrò la mano e dolcemente l’accompagnò sul suo arnese, nudo, fuori dai suoi pantaloncini, grosso, caldissimo, nodoso e umido. Era bello per me far scivolare la mia mano lungo tutta la sua superficie; provai a toccargli la punta: era bagnata; la
strofinai come per volergliela pulire. Guardai mio marito e senza attendere il suo sguardo di risposta, cominciai a farmi largo tra la folla e guadagnare la spiaggia; solo una volta, giunta quasi alla fine della folla, mi girai e vidi che sia il ragazzo che mio marito erano dietro che mi seguivano.
Giunta laddove cominciava la spiaggia mi fermai e aspettai che il ragazzo mi raggiungesse; “ciao” mi disse , “mi chiamo Marco. Cosa ci ha preso a tutti e due? ” e accennò ad una risatina. “Tutto programmato” fu la risposta di Franco che ci raggiunse da lì a pochissimo ” ti piacerebbe farti mia moglie? ”
“Beh… non saprei….. ” fu la risposta del ragazzo” ” per me si tratta della prima volta che…… ”
“Ok” tagliò corto mio marito ” ci sarebbero quelle barche laggiù…. eh? cosa
ne dici, Sissi? ” e anche quella volta , non attese la mia risposta ; ci prese sotto braccio e ci incamminammo dietro due barche buttate sulla spiaggia, ormai inservibili per poter riprendere il mare.
Ero inebetita e allo stesso tempo eccitata; mi pareva di essere un automa che aspetta i comandi del suo operatore.
“Vuoi vedere cosa sa fare mia moglie? ” chiese Franco al ragazzo, e facendo scendere lo zip dei suoi bermuda uscì il suo arnese, già duro e inconfondibilmente eccitante; si avvicinò a me e facendomi inginocchiare sulla sabbia mi disse: ” Fai vedere
a Marco come sei brava a fare i lavoretti di bocca” . Ormai ero arrivata al punto che avrei fatto qualsiasi cosa; senza nessun ritegno cominciai a spompinare l’uccello di Franco che, rivolgendosi al ragazzo gli fece “ehi, cosa aspetti? Ti avverto che mia moglie…. sotto il vestito è nuda! Non ci credi? ? ? guardala…… dai …. non avere timore… dai… su! ”
Non dovetti aspettare molto per sentirmi alzare da dietro il vestito e sentire le mani di Marco che accarezzavano tutto il mio corpo, mentre continuavo a spompinare mio marito. Cercavano ogni centimetro della mia pelle e anch’io , volendogli dare di più, lo misi in condizione di agire al più presto, senza tanti preamboli. Cercai con la mano il suo uccello e, trovatolo lo tirai fuori. Appena lo risentii caldo e pulsante, lasciai l’uccello di Franco per tuffarmi e ingoiare di colpo quello di Mauro; il ragazzo ansimava di piacere. “Che bello……. che bello ” ripeteva e le sue mani accarezzavano tutto ciò che trovavano: i capelli , le spalle i fianchi, si incuneavano nella scollatura per stringere i miei seni, ora con forza, ora con eccessiva delicatezza.
“Mi fai entrare davanti? ” chiese il ragazzo; gli risposi col capo di sì, ma non prima di assaporare ancora un po’ tutta quella bontà all’interno della bocca; e fu fatale; l’ultimo affondo con la bocca non seppe farlo resistere; io stessa non feci in tempo ad uscirlo che un primo schizzo di sperma raggiunse la gola; sembrava non dover finire mai: i suoi schizzi mi raggiunsero tra i capelli e sul vestito; avevo la mano tutta imbrattata del suo sperma; in fondo volli essere io stessa ad aiutarlo perchè esaurisse tutto il liquido.
Fu mio marito che ruppe quel breve silenzio; rivolgendosi al ragazzo gli chiese se gli era piaciuta l’esperienza e gli consigliò di reincamminarsi verso la folla, da solo.
E quando rimanemmo da soli, adagiandomi sulla sabbia , accarezzandomi i capelli, mi disse sottovoce: “come vuoi farlo? ”
a presto… FINE