Era fredda giornata di Gennaio. Senza volontà leggevo e rileggevo un maledetto libro per preparare una tesina. Trovo le biblioteche alquanto tristi, e poi la giornata ci metteva del suo con quel cielo cupo ; e poi certo la solitudine di quella stanza vuota di persone non mi aiutava.
Avevo bisogno di un pensiero felice!
Decisi di dedicarmi a lei. Era seduta alla scrivania all’ingresso, come sempre. Come sempre era vestita in maniera provocante: minigonna di jeans e magliettina attillata, truccata con un leggerissimo velo di ombretto e rossetto. Aveva i bruni capelli corti e gli occhi verdi nascosti dietro degli occhialini ovali. A me Valeria piaceva, spesso la guardavo di sottecchi e lasciavo che occupasse il tempo in cui la mente, rifiutandosi di studiare, si dedicava a sogni più perversi.
Quel giorno avevo bisogno di qualcosa di più incisivo, mi alzai e le chiesi un libro. Lei si alzò dalla poltrona, era alta circa un metro e sessanta centimetri, aveva bei fianchi, mediterranei, ed un seno piccolino, una seconda giudicai. Si diresse verso la scala scorrevole, la spostò, si arrampicò sicura fino al penultimo ripiano e tirò fuori il libro che avevo richiesto. La osservai durante tutta l’operazione e continuai ad osservarla, senza nascondermi troppo, mentre a lei sembrava piacere. Il mio sguardo le accarezzò le gambe, i seni e poi indugiò a lungo sotto la gonna, la quale mi metteva in bella evidenza un bel paio di mutandine bianche. Lei abbassò lo sguardo, e mi osservò con fare malizioso le sorrisi, tornai verso il mio posto col nuovo, inutile, libro e ripresi i miei studi.
Rimasi a studiare per circa un ora e mezza, cioè fino all’ora della chiusura, poi raccolsi i libri e li posai sulla scrivania. Lei immersa nella lettura di un libro, trasalì al rumore lieve dei due volumi che si posarono sul suo tavolo. Mi guardò dritto negli occhi, sostenni il suo sguardo con un sorriso, lei rispose al mio sorriso e ci lasciammo così, senza nemmeno un ciao. Uscii, erano le sette del pomeriggio stava ancora piovendo. Per tutta la serata non pensai altro che alla bibliotecaria.
Il mattino dopo, alla solita ora, ero già col mio libro al tavolo grande; come al solito ero solo. Una volta accomodato, cominciai a guardarmi intorno. mi guardai intorno e inevitabilmente incontrai la figura di Valeria, solito trucco leggero, soliti capelli, una camicetta chiara che lasciava intravedere il reggiseno bianco e… le gambe nude che si scorgevano da sotto la scrivania. Aveva messo la gonna come sempre. Pensai : quella gonna è per me , dato quello che era successo ieri. Sicuramente se non gli sarebbe piaciuto il mio interessamento per le sue mutandine avrebbe messo i jeans. Provai ad incontrare il suo sguardo, mi sorrise ma non mi comunicò nulla.
Cominciai a studiare. Strano, dopo un po’ mi riuscì pure! Dopo circa un ora, conclusi che ero un bravo ragazzo e che potevo distrarmi un attimo. Cercai lei: non era a… terra era a circa due metri d’altezza. Tutto normale se non fosse stato per la sua gonna nera a metà coscia!
Notai che la sua “mise” non voleva essere svelta, ma piuttosto sexy e provocante. E sotto la gonna non aveva le mutandine bianche, come ieri , ma un perizoma molto sexy!
Mi alzai. Notai che il libro che avevo richiesto il giorno prima era ancora sulla scrivania, non so perché lo raccolsi…
“Ti serve ancora? ” disse una vocina dall’alto.
“No” risposi trasalendo.
“Me lo porteresti? ” riprese la vocina, stavolta con un leggero senso di eccitamento. Fu impercettibile ma me ne accorsi.
“Certo” mi affrettai a rispondere.
Mi avvicinai alla scala. Lei, ancheggiando, si portò in corrispondenza del penultimo ripiano.
Mentre salivo verso di lei il mio membro ingaggiava una battaglia con i jeans, dovetti intervenire per… metterli d’accordo. Ora il pene era perfettamente verticale e continuai a salire.
Valeria tese una mano per prendere il libro, la ignorai e continuai a salire. La sua gonna s’impigliò nella mia cintura e si sollevò mentre salivo. Non feci nulla, guardai solo che non ci fosse nessuno; neanche lei fece nulla, era quella la sua fantasia. Il mio membro incurante dei jeans e delle sue mutandine, s’insinuò, prepotente, fra le sue natiche. Lei si allungò sulla scala, appiattendosi ed emettendo un flebile gemito. Continuai a salire premendole il membro contro l’osso sacro mentre mettevo a posto il libro. Cominciai la discesa e uno dei bottoni dei miei jeans agganciò le sue mutandine. Continuai a scendere scoprendole il sedere. Liberando il membro, risalii. Mentre salivo, le sollevai nuovamente la gonna, abbassai di più gli slip, e infilai il pene fra le sue cosce. Lei allargò le gambe più che poté, nella posizione in cui si trovava, fu sufficiente. E incomincia un vai e vieni forsennato. Guardai fuori dalla finestra, dava su un eucalipto del vicino corso, baciato dal sole del mattino. Era una bella immagine, serena, sorrisi, era un bel quadretto il che mi facevo la bibliotecaria sulla scala . Avevo deciso. Ora pensavo solo a lei, scendemmo e ci dirigemmo verso il bagno. La fermai nell’antibagno. Le presi le mani, la guardai: la sua faccina era piccola e vogliosa. Non ci pensai due volte , le alzai la gonna e le strappai il piccolo perizoma e poggiandola al muro incomincia a penetrarla con foga.
Lei godeva come una forsennata, nel frattempo le avevo aperto la camicetta e liberato i seni stupendi. Ero sul punto di venire , lei se ne accorse e mi face uscire da quella fica calda e accogliente e in un attimo ricopri il mio pene con la sua bocca , inizio a succhiarmelo con fare esperto e quando me ne venni non lasciò cadere neanche una goccia . Si alzo e mi baciò sulla bocca le nostre lingue si incontrarono e assaporai il gusto del mio sperma. Mi sorrise e con fare naturale si ricompose e se ne andò lasciandomi li . Da quel giorno andai spesso in biblioteca e non certo per studiare …. FINE
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