L’avevo conosciuto a una festa, almeno tre mesi prima.
Avevamo passato piacevolmente tutta la serata a raccontarci le nostre vite, i nostri progetti, sogni, desideri. Mi aveva colpito. Affascinante, aperto e nello stesso tempo discreto, sembrava molto promettente, ma io avevo da poco iniziato una storia che stava andando bene, e non mi andava di metterla in discussione nonostante provassi un’attrazione fortissima. Così avevo nicchiato alla proposta di proseguire la notte insieme, ma mi ero concessa di baciarlo, con la promessa che ci saremmo rivisti, prima o poi.
Abitiamo in città diverse, ma sapevo che sarebbe capitato, se solo l’avessi voluto.
A dire la verità non c’è voluto molto tempo perché mi pentissi di non aver accettato l’invito, direi appena qualche ora. Tornata a Venezia, mostravo già segni di insofferenza nei confronti del mio fidanzato, e fantasticavo sul mio prossimo incontro con Massimo. Non riuscivo a lavorare, ero inesorabilmente distratta, fredda, assente, come vittima di un incantesimo…
Facevo l’amore con Francesco sognando di trovarmi tra le braccia di Massimo, avvolta in un’estasi di fantasie su colori, musiche, candele…
Mai nessuno aveva popolato in maniera così ossessiva le mie fantasie. Volevo lui, mollai Francesco e decisi di concedermi un po’ di tempo per capire come organizzare il nostro prossimo incontro. Non volevo sciupare tutto per la fretta.
Intanto la nostra frequentazione telefonica era sempre più intensa, e gli ammiccamenti aumentavano di volta in volta. Il desiderio di incontrarci cresceva, e finalmente un meeting di lavoro e un seminario, nello stesso giorno e nella stessa città ci fornirono un ottimo pretesto per organizzare una serata insieme.
Ero eccitatissima e spaventata allo stesso tempo.
Ci stavamo giocando mesi di fantasie e aspettative… e in tutto questo fantasticare io non riuscivo quasi più a ricordarmi che faccia avesse!
Invece ci siamo riconosciuti subito, e abbracciati, come se fosse passato ingiustamente troppo tempo e dovessimo subito rimediare.
Una corsa in albergo, e mi ritrovai subito incastrata a lui, che mi baciava, mi toccava, e aveva cominciato a spogliarmi senza darmi il tempo di capire niente. In pochi minuti ero nuda sul letto sopra di lui che continuava a baciarmi senza farmi respirare, lo aiutai a spogliarsi e in un attimo mi ritrovai impalata sul suo cazzo caldo. Ero bagnata fradicia e mugolavo di piacere ad ogni spinta, succhiando avidamente quella bocca che non voleva staccarsi dalla mia. Cambiammo posizione e lui mi cinse i fianchi mettendomi a pecora e infilandomi in bocca prima un dito, poi due, grugnendo soddisfatto mi distese sul letto, e mi prese ancora da dietro, tenendomi le gambe quasi completamente chiuse e facendomi urlare di piacere. Poi mi rigirò, e guardandomi negli occhi mi inondò il ventre e il seno col seme caldo che io raccolsi e leccai con solerzia. Mi baciò ancora più appassionatamente, e ci allacciammo in un abbraccio.
A quel punto era già ora di cena, una doccia ed eravamo già diretti al ristorante che aveva prenotato, un posto frequentato ma intimo, con un magnifico giardino d’inverno fitto di piante verdissime e un vecchio pozzo proprio al centro. è stata una cena piacevole e spensierata, sebbene io non pensassi ad altro che al momento in cui saremmo tornati in camera a fare l’amore. Ma la serata doveva prendere un’altra piega. Finita la cena, infatti mi disse che avrebbe voluto farmi visitare il giardino. Scivolammo fuori indisturbati, e passeggiammo tra le piante, finchè non notai una porticina di legno, chiusa da un chiavistello di metallo arrugginito. Massimo la aprì e mi fece strada lungo un corridoio molto stretto, aprì un’altra porta, e ci ritrovammo in una stanza tutta illuminata dalle candele, profumata di ambra, con tendaggi rosso porpora, specchi antichi e cuscini damascati. Era superiore alle mie fantasie migliori.
Mi adagiò su un cuscino, e cominciò a sfilarmi gli stivali col tacco a spillo con decisi apprezzamenti sulle mie gambe, poi liberate le gambe dalle calze, prese a massaggiarmi un piede e cominciò a leccarmelo con piccoli tocchi della lingua.
Quando cominciò a succhiarmi le dita mi sentii invasa da un’eccitazione incontrollabile, ma lui con movimenti lenti e precisi continuava la sua esplorazione delle mie estremità, e mi percorreva le cosce con una mano. Ad un certo punto, senza smettere di leccarmi, risalì per le mie gambe, mi scostò le mutandine e cominciò a leccarmi la fighetta tutta bagnata, penetrandomi contemporaneamente con due dita e facendomi arrivare all’orgasmo in pochissimi minuti. Poi fu dentro di me, rude e selvaggio per altri due orgasmi, finchè, prendendomi per i capelli, mi chiese di succhiarglielo.
Gli specchi mi rimandavano la mia immagine in ginocchio davanti a lui, e io gli feci la pompa più ispirata della mia vita, lo leccai dappertutto, lo succhiai, gli massaggiai le palle e alla fine lo ingoiai fino alla base facendomi sborrare in gola. Evidentemente il fatto che avessi il suo seme in bocca lo eccitava moltissimo, così iniziò a baciarmi con foga, tenendomi incollata a lui per un tempo che mi sembrò infinito.
Nel frattempo era già di nuovo duro, mi mise carponi, e con decisione mi appoggiò la cappella sul buco del culo e fece scivolare tutto il cazzo dentro. Io urlavo, di dolore e piacere insieme, mentre lui mi incitava a guardarmi allo specchio e a godere ancora di più. Dopo un po’ si draiò sotto di me, e reggendomi le chiappe aperte mi fece fare uno smorzacandela incredibile durante il quale godemmo entrambi per l’ultima volta.
Quella sera mi accompagnò in albergo e ci salutammo davanti all’ingresso col nostro bacio di rito.
Ci sentiamo spesso, e ogni tanto mi capita di pensare che vorrei rivederlo. Ma non ho fretta. Vedremo. FINE
