Volevo farlo da tempo ma non ne avevo mai trovato il coraggio; una sera mi decisi.
Ho percorso in auto (a luci spente) una stradina in mezzo ai campi, fino a raggiungere un buon punto dove poter parcheggiare, al riparo della poca vegetazione esistente ai bordi di un fosso.
Sono uscito dall’auto e ho ascoltato con attenzione: quando il silenzio della notte mi ha rassicurato, ho cominciato a spogliarmi riponendo gli indumenti dietro il sedile di guida.
C’era ben poca luce, solo un chiarore dovuto all’ultimo spicchio di luna rimasto.
Sotto la maglietta avevo una canottierina nera da donna che copriva un reggiseno da ragazza, in cotone a righine bianche e rosa; sotto i pantaloni portavo un paio di calze nere autoreggenti (15 den) e il paio di slip abbinato al reggiseno.
Una volta tolte le calzette da tennis utilizzate per non far vedere le caviglie velate dalle calze, e sfilati i pantaloni, ho rimesso le scarpette nere leggere da jogging e mi sono incamminato per la strada sterrata che passava in mezzo ai campi, cercando di passeggiare tranquillamente nonostante l’abbigliamento.
Mi portai dietro solo la chiave dell’auto.
Sentivo l’aria fresca che mi accarezzava le gambe ben fasciate dalle autoreggenti; e mi eccitava soprattutto la canottierina troppo corta per coprirmi il culetto: lo lasciava del tutto scoperto, imprigionato dallo slip appena troppo piccolo e quindi ben teso.
Mi piaceva particolarmente quella sensazione di essere allo scoperto e non poter fare niente per coprire le mie parti così in vista.
Più mi allontanavo dall’auto e più mi sentivo piacevolmente ‘espostò, con probabilità sempre maggiori di essere visto, senza la possibilità di nascondermi poiché nei campi il grano era stato tagliato tutto senza quindi lasciare praticamente nulla dietro cui potersi rifugiare nel caso fosse arrivato qualcuno.
Volevo arrivare alla strada provinciale distante qualche centinaio di metri. Dopo metà cammino mi resi conto che sarebbe stato necessario attraversare direttamente un paio di campi, e cominciai a tagliare in mezzo facendo attenzione (per quanto possibile) a dove mettere i piedi.
Vedevo chiaramente la strada illuminata e mi chiedevo a che distanza sarei diventato visibile io, che mi trovavo ancora al buio.
Ad un certo punto, mentre mi trovavo nel mezzo dell’ultimo campo, mi bloccai: avevo visto i fari di due auto lontane che provenivano dalla stessa direzione e si stavano avvicinando.
Al momento ebbi l’impressione che sarei stato visto sicuramente, senza alcun dubbio, non appena la luce dei fari fosse arrivata su di me; in parte avrei voluto scappare indietro, ma aspettai con le gambe che tremavano un po’.
Data l’andatura (rientrante) delle curve della strada le auto non finirono per puntare direttamente i fari verso di me, e passarono senza rallentare.
Pensai che non mi avessero visto e, mentre si allontanavano, provai come un senso di delusione.
Desideravo farmi vedere, lo sapevo, ma allo stesso tempo ne avevo paura. Abbassai lo sguardo, contemplando lo slip e le autoreggenti; poi d’istinto ripresi il cammino verso la strada.
La vedevo sempre più vicina, in maniera impressionante; all’inizio mi era sembrata così distante e irreale, mentre ora mi appariva sempre più grande, facendomi sentire più insicuro.
Sapevo che stavo entrando ormai nell’area illuminata dalle luci stradali (e quindi ‘in vistà) e accelerai il passo.
In pochi attimi mi ritrovai ai bordi della strada (leggermente rialzata) e con un piccolo salto… ci ero, finalmente. In piena illuminazione e quindi molto eccitato, con il cuore che batteva forte.
Nei pressi c’erano solo alcune fabbriche, ovviamente chiuse a quell’ora (circa le tre); ma la paura di essere visto era fortissima.
La mia alternanza di sensazioni (volermi mostrare, e temere di essere visto) mi portò in pochi secondi ad essere deluso perché la strada risultava completamente deserta fino a dove potevo vederla, per centinaia di metri. Allora feci qualche passo e, indispettito, mi sfilai la canottierina dall’alto.
Ero ormai troppo eccitato, camminavo in mezzo alla strada completamente esposto in reggiseno, slip e autoreggenti; e pensavo che sarei stato a disposizione del primo uomo che avesse voluto prendere il mio corpo.
Ma a quell’ora la strada rimaneva deserta e dopo appena due minuti, sconfortato e confuso, scesi dalla strada rientrando nel campo.
Tornavo indietro senza guardare la strada, rimasta alle mie spalle, da cui mi allontanavo senza fretta ma con una certa delusione.
Ripassando nei campi mi rimisi la canottierina perché il fresco notturno cominciava a infastidire.
Dopo un cammino che mi sembrò più lungo rispetto all’andata, arrivai in vista della mia auto ed ebbi la sensazione che non poteva essere rimasta inosservata, che sicuramente ci avrei trovato vicino qualcuno ad aspettare, e che quindi sarei stato inevitabilmente scoperto.
Ma era solo un desiderio e quindi aprii l’auto, mi rivestii tristemente e tornai a casa frustrato e insoddisfatto, finendo irrimediabilmente – una volta in camera – per spogliarmi e masturbarmi, arrivando presto a un orgasmo che scaricò una tensione sessuale che non mi sembrava di aver mai raggiunto. FINE