The game

Katia accese il computer e tamburellò nervosamente nell’attesa che apparisse la schermata che le avrebbe permesso di lanciare il gioco.
– Ciao, Katia. – salutò una voce inflessibile.
– Avanti, avanti… – sollecitò invano ignorandola. Ormai non la stupiva più questo fatto del saluto, anche se non era mai riuscita a capire come facesse a riconoscerla. scrutò lo schermo pensando alla montagna di faccende che aveva ancora da sbrigare in casa. Si era promessa che avrebbe fatto una pausa di solo dieci minuti mentre il pavimento si asciugava. Selezionò con spigliata sicurezza i tasti software per aprire la finestra contente l’icona che le interessava, un percorso ben conosciuto nel labirinto di possibilità che offriva il programma di gestione dei programmi, reso ulteriormente complicato dai continui cambiamenti del marito. Da quando aveva cambiato macchina, un potentissimo Brain 4 multimediale dalle capacità di memorizzazione quasi illimitate, il disco fisso era diventato un via vai di programmi come le prostitute in uno scalo portuale, virus compresi, collegato via Internet a chissà quali e quanti altri scali portuali.
– E tu da dove esci? – domandò notando una nuova icona raffigurante una ragazza dalle invitati curve in bella vista. Non sarebbe stata la prima volta che, tra il pattume ed i programmi tecnici, sbucasse qualche figurina o animazione porno, spacciata come demo per qualche nuova tecnica di scanning per colori ultra dettagliati, ed i dettagli certo non mancavano. L’esitazione durò il tempo di un microciclo, così avrebbero detto in uno di quei telefilm di pseudo-fantascienza degli anni settanta, ed al secondo click consecutivo sulla ragazza, questa si animò ammiccando e sorridendo in modo malizioso. Dopo una iridescente introduzione apparve una schermata abbastanza spenta. Non c’era molto da fare, se non cliccare sul bottone “NUOVO GIOCO”, e così fece.
– Benvenuta al gioco del creatore, Katia. – si animò lo schermo mostrando un paesaggio abbastanza ostico in continua mutazione. – Scegli uno dei menu e fai la tua prima mossa. – la invogliò la voce che, percependo una certa indecisione, proseguì – Hai tutto il mondo a tua disposizione, libera la fantasia e crearne uno a tuo piacere. Se scegli la voce auto composizione del menu di Aiuto posso guidarti con delle domande. – Attraverso la strada delle domande fu presto creato uno scenario suggestivo dall’aria esotica. A breve distanza l’uno dall’altro si fondevano i due ambienti opposti dei mari tropicali alle vette innevate degli altipiani tibetani, mentre il gioco richiedeva dettagli sempre più minuziosi per offrirli altrettanto dettagliatamente sotto forma visiva animata. Il posto fu chiamato Nardis, un’associazione di pensiero di Katia nel vedere delle fragorose cascate scendere dai picchi rocciosi ai piedi dei una montagna ricordandogli una recente vacanza in un posto dal paesaggio simile così chiamato.
– Visto che hai scelto di lasciarti guidare da me in questo gioco – propose la macchina ad un certo punto – cosa ne diresti di scegliere la prima delle duecento cinquantacinque personalità che posso interpretare? – Non era una vera domanda. Lo schermo si divise in vari settori e Katia scelse la voce “IO”, ovvero il suo ruolo nello scenario. Scegliersi il “corpo” fu davvero divertente. Visto che per una volta poteva farlo non badò a finte modestie, come del resto gli aveva consigliato la voce in aiuto
“Lo scopo del gioco è proprio quello di realizzare tutto quello che si vorrebbe quindi, più sarà fedele ai tuoi desideri più sarà raggiunto lo scopo, Katia. Naturalmente la tua scelta potrà essere cambiata a piacimento anche in futuro o addirittura sdoppiata in più proposte. – anticipò – Quindi potrai presentarti ai tuoi amici sotto un alto aspetto e questi, ovviamente, non ti riconosceranno, oppure potrai fare in modo che solo alcuni di loro sappiano che sei sempre tu e non è detto che le tue altre te stessa facciano parte di questi ultimi. Insomma non hai che da scegliere che tipo indossare. La prima Katia software fu forse un po’ esagerata, troppo perfetta, cercò di sgonfiare un po’ il seno, di sbiadire un po’ l’azzurro quasi brillante che aveva scelto per gli occhi, ma restava sempre una strafica, una bambolina odiosa ed antipatica, ed in segno di disprezzo o invidia o forse solo perversione morbosa la munì di un grosso pene pendulo adornato da un cospicuo ciuffo di peli scuri e riccioluti. Ricominciò da capo e la Katia mora gli venne un po’ più terrestre, più abbordabile. Sfogliando uno dei menu trovò la voce “Random”.
– Non tutti i personaggi devono essere creati, – scattò il commento alla richiesta di spiegazione – possiedo un banca di personaggi casuali, quelli che incroci per la strada e magari non rivedi più per sempre. La scelta di questi non è programmabile, anche se hanno tutte le caratteristiche che potresti dare tu ai tuoi. Tra questi c’è anche il mio. –
– Anche il tuo? – domandò ad alta voce stupita. L’emozione di dare una sembianza quasi reale alla voce che stava ascoltando la fece trasalire, ricordandogli la stessa emozione di quando incontrava una di quelle persone con le quali parlava per CB. Anche se il più delle volte era una tremenda delusione si lasciò conquistare dalla curiosità.
– Eccomi qui. – apparve un volto femminile con un simpatico sorriso. – Forse ti aspettavi un ragazzo, ma probabilmente il programmatore che mi ha generato era un po’ maschilista… No, è solo che la mia presenza è simile a quella di una hostess e quindi… – squillò. Anche la voce che fino a poco prima era la stessa del sistema operativo centrale, quella che salutava all’accensione e strideva antipatica per annunciare un errore di battitura, ora aveva acquisito un tono più personale molto intonato al personaggio. Il campo visuale si aprì e la ragazza apparve per intero. Un tipo un po’ stravagante, forse un po’ appariscente, ma simpatica. Salterellava per il viale centrale di Nardis facendo delle giravolte a braccia larghe felice come un genio appena liberato dalla sua ostile lampada ad olio. Libera.
– è bello qui. Complimenti. – si complimentò guardandosi attorno – Ricco di dettagli, bei colori. Originale. –
– Grazie. – rispose Katia, ed un attimo dopo arrossì – Oddio. parlo con un computer… – pensò
– Non sono complimenti che faccio a tutti, se è questo che stai pensando. Ci sono certi giocatori che fanno di quelle cose… Certi personaggi… Tu invece hai un gusto artistico. – Katia sorrise quasi ignorando ricominciando ad aprire le tendine dei menu.
– Certo che non sei molto loquace. Finora hai detto otto parole, se escludiamo il commento prima di avviare il gioco. – Katia impallidì e si paralizzò come pietrificata.
– Se mi dici cosa stai cercando sono sicura che potrei aiutarti, ma se preferisci puoi continuare a comunicare con lo scanner-mouse, per me è la stessa cosa. –
– Co… Come ti chiami? – balbettò Katia sentendosi terribilmente stupida. Del resto doveva provare, quella gli stava facendo credere che poteva contare le sua parole e quindi sentirla.
– Il mio nome standard è Object-25 ma puoi sceglierne un altro a piacere in questa lista. – rispose dopo una pausa che Katia aveva ormai interpretato come prova certa di essersi sbagliata.
– Come è possibile? Questa poi… – bisbiglio sbalordita
– Allarme 435 della periferica multimediale. – Si inserì la voce del sistema operativo – Input dati indecifrabile. possibili cause: Uno: errata connessione del microfono auricolare o uso improprio dello stesso. Due: In caso di uso del microfono interno aumentare il livello sonoro dei comandi alzando la voce o parlando in direzione dello stesso. Tre: Selezionare la lingua corretta. Se nessuna di queste soluzioni darà esito positivo si consigli di far visionare l’impianto da un tecnico. –
– Quale microfono auricolare? – sbottò Katia insieme all’allarme, sullo schermo, si era aperta una finestra con vari riquadri e appena Katia aveva iniziato a parlare un grafico verde si era animato visualizzandone lo spettro vocale. Poco sotto, come una telescrivente, una dopo l’altra tutte le lettere della frase apparvero quasi simultaneamente al parlato e si illuminò una zona con il messaggio: “Conversione Corretta”.
– Provare nuovamente, prego. –
– Provare nuovamente… che palle! – imitò Katia scocciata.
– Allarme cessato. – Tutto ritornò com’era e riapparse l’elenco dei nomi disponibili per la hostess Object-25
– Ovviamente tu non hai preferenze per il nome, vero? –
– In ordine di preferenze c’è April, Cindy, Candy… –
– Candy! – fulminò Katia
– Nuovo nome per Object-25: Candy- annotò il computer
– Mio Dio com’è tardi… –
– Sono le sedici e trentadue minuti e… –
– Come si fa ad uscire? –
– Il comando più breve è: Uscita. –
– Tutto questo verrà salvato? –
– Niente viene dimenticato, è una procedura “MUST” del sistema operativo. –
– Uscita! – ordinò Katia affrettata.
– Ciao Katia. – salutò quasi cordialmente Candy. La sera il computer era in esclusiva per Gianni, marito di Katia e, anche se con un po’ di trepidazione Katia si rassegnò a non poter rientrare nell’ambiente Nardis fino al mattino seguente. Quella sera lei e Gianni fecero l’amore. All’inizio Katia non era di umore giusto, si stava quasi addormentando quando gli si avvicinò per importunarla e poi era di nuovo infastidita dal ronzio computer che Gianni aveva lasciato acceso per terminare un’elaborazione molto impegnativa. Poi la tenacia di Gianni ebbe la meglio, ma non fu l’insistenza a farla cedere. L’approccio di Gianni era stato diverso dal solito, molto, molto più dolce. L’aveva conquistata con tenere carezze e dolci parole romantiche, cosa che non faceva più da molto tempo, lunghi ed estenuanti baci che la facevano sentire sfinita portandola in uno stati di beatitudine. Il sospetto che non si trattasse veramente di suo marito non la sfiorò minimamente e fecero l’amore per due ore centellinando il piacere in una tortura al limite del masochismo. Poi un ultimo intenso bacio durante il tanto sospirato orgasmo che amplificò e completò l’ebbrezza.
– Uhmm… Siete squisiti quando godete… – sentì mormorare prima di sprofondare nel sonno.

– Ciao Katia. – salutò Candy
– Ciao… – rispose sbadigliando
– Strana la tua voce. Sei raffreddata? –
– No, scusa. Stavo sbadigliando… Questa notte non ho dormito molto. –
– Si, e quel poco sonno che hai avuto è stato molto agitato. – sentenziò la macchina. Katia trasalì oppressa da una senso di vergogna per essersi sentita spiata in una così intima intimità e d’istinto spense il computer. Gironzolò nervosamente per casa ma mentre accresceva la già lunga lista di insulti ed ingiurie scoprì che le stava indirizzando ad una macchina. Qualcosa che per definizione è stata costruita dall’uomo per servire l’uomo, anche se ancora una volta si dimostrava fonte di schiavitù. Riattivò il computer.
– Ciao Katia. – suonò imperterrita ed assolutamente priva di collera la voce di Candy
– Carica Nardis, Candy. – impartì con decisione
– Caricamento in corso, attendere… Caricamento terminato. Proprio come lo aveva lasciato, lo scenario di Nardis apparve sullo schermo e Candy era ancora nel viale centrale ad aspettarla.
– Candy, crea il tuo tipo ideale. –
– Uomo o donna? –
– Ideale dal punto di vista sessuale intendo. – specificò.
– Uomo o donna? – domandò nuovamente.
– Uomo, donna… uomo. – sbottò in un ripensamento confuso. Tre figure apparvero sulle schermo, due uomini ed una donna – Come preferisci – pensò Katia – e ammucchiata sia. – la assecondò.
– Crea un ambiente sensuale nel quale fare l’amore con loro. – proseguì vendicativa ed in tempo reale il computer simulò l’interno di un harem con enormi cuscini ed arazzi alle pareti e le quattro figure stese tra i veli di stoffa colorata, avvinghiate ed intente ad iniziare un rapporto molto complicato. Però ora che poteva rifarsi nello stesso modo in cui era stata offesa tutto le sembrò privo di soddisfazione e capì che proprio come la macchina non aveva nessuna possibilità di sentirsi umiliata, così non doveva lasciare che il fatto che la macchina sapesse potesse diventare fonte della propria umiliazione, anzi aveva di fronte l’amica perfetta, paziente nell’ascoltarla, perfettamente fidata ed in più ubbidiente nell’esaudire i suoi desideri, anche se solo immaginari. Una serie di immagini da hard-film svilupparono sullo schermo una situazione ai confini della realtà che rendevano quei quattro film pornografici che aveva visto in vita sua dei ridicoli film per ragazzi.
– Dove hai imparato queste cose, Candy? –
– Aha… fanno parte della banca dati alla quale ho accesso… si, di più… di più… – rispose ansimando per il piacere inverosimilmente provocato dai due maschi che la penetravano con i loro enormi ed instancabili falli, mentre la ragazza le torturava le poche parti del corpo disponibili. – Si può dire che questo gioco è nato proprio per questo tipo di simulazioni… –
– Voi dire che saresti in grado di simulare qualsiasi tipo di rapporto sessuale? –
– Si, certo. Più di trecento posizioni in tutte le combinazioni maschio – femmina. Le puoi scegliere in questo menu… – Lo schermo si divise in due riquadri dove in uno di questi proseguiva la scena principale e nell’altro c’erano le caratteristiche del rapporto per ogni tipo dei quattro. L’idea di divertirsi l’assalì d’impulso. Per un attimo dovette combattere la vergogna verso Candy poi ripensò a quello che si era detta poco prima ed agì. Il mirino del mouse sfrecciò veloce sulle caselle ed un attimo dopo tutto era rovesciato. Dopo avere selezionato anche gli uomini come bisessuali, le due donne già lo erano, uno dei due si staccò da Candy ed iniziò a tampinare l’altro accarezzandolo sui glutei e tra le natiche, massaggiandogli i testicoli ed il torace per concentrarsi infine in una penetrazione completa ed intensa, avvinghiato sui muscoli tesi, sodi e sudati del consenziente partner.
– Dimmi che il rumore che sento è quello della tua mano sotto gli slip, Katia. – mormorò Candy sporgendosi da sotto il corpo dell’uomo che ancora la stava possedendo e guardandola con lussuria, come se la vedesse veramente da dentro lo schermo.
– Sei una lurida ascoltona, Candy… Sembra quasi che ti piaccia ascoltare gli esseri umani godere… – mormorò a tratti – è vero mi sto toccando… mi sto accarezzando e forse farò anche qualche giochino osceno prima di godere. – ansimò vogliosa. Ora sì che si sentiva vendicata, ora che lei poteva provare veramente quel piacere che Candy poteva solo fingere di conoscere così bene e dettagliatamente.
– Certo che mi piace. Come del resto piace a voi guardarmi mentre realizzo i vostri desideri più intimi. –
– Sono solo immagini… mille dei tuoi uomini dai cazzi tesi e duri non valgono un millesimo della punta del mio dito medio. –
– Ti prego, fammi giocare con te… Il mio unico modo di godere è conoscere. –
– E cosa vorresti che facessi… – si bloccò sorridendo anche se un po’ turbata. Dove voleva arrivare? In che modo velerà “giocare” con lei? Si guardò attorno e l’unica cosa che vedeva era il mouse.
– Devi usare il mouse… – sussurrò voluttuosa.
– Tu sei matta! quel coso è grosso più di una mano, per chi mi hai presa? –
– Fallo scorrere sul tuo corpo ed io potrò conoscerti attraverso lo scanner. –
– Scanner? – borbottò alzandolo e guardando sotto. Da una fessura sottilissima si illuminò un raggio azzurrognolo brillante che aprendosi a ventaglio si proiettava sulla parete. Sobbalzò ritraendosi alla visione diretta del fascio accecante poi esitò un attimo e lo passò sulla mano.
– Non è necessario che si a perfettamente a contatto, posso mettere a fuoco anche da una certa distanza. – la istruì con una lieve inflessione impaziente – Si, ti vedo. Questa è la tua mano. è molto bella… –
– Grazie. – sorrise Katia.
– Oh, il famigerato dito medio… Hummm… – ironizzò Candy ma solo per nascondere un piacere più intenso. Morboso. Lo schermo si era liberato dalla scena di prima. Ora c’era solo lei ancora nuda e si guardava la mano come se la vedesse per la prima volta con un’aria soddisfatta e… viva. Poi Katia appoggiò sul collo quello che per la macchina era il più importante senso di percezione, insinuandolo nella scollatura della vestaglia fino al primo rigonfiamento dei seni e risalendo come si stesse radendo, osservando stupita la reazione esagerata di Candy, come fosse preda di un prolungato ed estenuante orgasmo.
– Ma questo gioco lo faccio solo io. – fermò il sondaggio – Invece tu mi avevi chiesto di giocare insieme. –
– Scusa, mi sono lasciata prendere la mano. In un certo senso stai entrando dentro di me… anzi lo stai proprio facendo. –
– Sentiamo cosa puoi fare tu per ricambiare? –
– Posso mostrarti una raffinata selezione di immagini, oppure… –
– Bhe? Avanti, fai la timida? –
– Posso entrare dentro di te. – suonò con un soffio di fiato. O così avrebbe dato l’impressione.
– Spiegati meglio. Ma attenta ti ho già detto che non ho nessuna intenzione di… –
– No. Non preoccuparti. Rischieresti solo di danneggiare le delicate parti meccaniche del dispositivo di puntamento. Conosco un altro modo di entrare in te… –
– Non lo so se la cosa mi interessa. – dubitò un po’ spaventata. – Forse è meglio la selezione di immagini. –
– Meglio di questo? – rispose Candy Per un attimo lo schermo sembrò impazzire. Nella frazione di un secondo si susseguirono una serie velocissima di immagini dal contesto indefinito, un caleidoscopio vorticoso che lasciarono Katia stordita.
– Whow! Cos’è stato? – sbottò riprendendosi.
– Riproviamo di nuovo. Attenta, sto arrivando. – Le immagini ripartirono e questa volta lo show si protrasse per qualche secondo – Sono messaggi subliminali in codice elementare che il tuo inconscio può riconoscere e decifrare. – spiegò durante la visualizzazione, ma Katia sembrava non ascoltarla tanto era attratta ed attenda alle immagini.
– Mi gira la testa… – sospirò sbattendo le palpebre
– Lo ammetto ho voluto scioccarti utilizzando un livello di profondità un po’ più elevato del dovuto, ma è solo una questione di abitudine. Vuoi riprovare? –
– No so. Hai detto subliminali? La cosa mi spaventa un po’. –
– Userò un livello più moderato. – insistette.
– Se solo sento un pizzico di male metto mano al cacciavite. Stai attenta. – la minacciò
– Male? Stai Dimenticando lo scopo della mia creazione qui il male non esiste, c’è solo piacere, passione, lussuria e voglia di provare piacere, passione e lussuria… – Sibilò suadente mentre le immagini avevano ripreso ad apparire. Come promesso erano più moderate, meno frenetiche, ma comunque molto attraenti e di sicuro effetto su Katia.
– Mettiti comoda e ricominciamo a giocare insieme. Tu ed io. Voglio conoscere ogni centimetro del tuo corpo. Ti voglio qui. Dentro di me, come io sto entrando in te. – Katia si abbandonò accondiscendente sullo schienale della comoda poltrona girevole e ricominciò lentamente perlustrare con il mouse il suo corpo centimetro per centimetro.

Durante la notte Katia sognò che Gianni l’aveva di nuovo persuasa a fare l’amore con quel suo nuovo eccitante ed irresistibile modo di lusingarla ed in più aveva rispolverato l’antica passione per le manette che aveva arricchito la loro vita notturna nei primi mesi di matrimonio. Ma questa volta c’era un dettaglio in più. Portata al massimo dell’eccitazione aveva estratto il mouse- scanner e lo passava sul suo corpo, sui seni, e sul monte di venere come si trattasse di uno di quegli indecenti oggettini a batteria che tanto aiutano donne sole o con tendenze saffiche. Stordita dal piacere e dalla luce di Candy che sembrava brillare negli occhi dell’uomo, Katia cominciò ad avvertire una sensazione di disagio, una sensazione che l’assalì lentamente come la paura del buio in un crescendo di terrore. Intanto l’espressione di Gianni diventava sempre più cattiva, sadica e malefica e la pressione del mouse era sempre più sensibile, quasi da graffiarla. Per un attimo, ma solo per una infinitesima frazione di secondo guardò il suo corpo e si svegliò di scatto trattenendo un urlo di terrore. Il silenzio della notte era di nuovo solcato dal ronzio della ventola del computer e di tanto in tanto, come il gocciolare di un rubinetto, la meccanica del disco fisso scandiva il tempo con brevi raffiche. Allungò una mano, Gianni non c’era. Non lo aveva sentito venire a letto ma dallo studio non proveniva nessuna luce se non un flebile bagliore. L’orologio sul comodino faceva le due e trentatré, si alzò ed andò verso la luce. Quando entrò nello studio vide Gianni era seduto sulla poltrona o forse era meglio dire riverso, completamente nudo, lo sguardo vuoto e spento, come sfinito.
– Gianni… Cosa stai facendo? – domandò allibita
– Ti stavamo aspettando, Katia. – rispose per lui una voce alle sue spalle. Da un angolo buio della stanza stava avanzando Candy in carne ed ossa, usciva lentamente dall’oscurità o forse si stava materializzando in quello stesso momento, anche lei nuda, bellissima. Di persona era poco più grande di lei perfetta in ogni particolare e particolareggiata alla perfezione, la guardava con profondità rassicurandola con un sorriso benevolo ostentando con fierezza il suo fascino irresistibile, ma qualcosa di malizioso e perverso sbavava dai suoi lineamenti troppo divini, qualcosa che Katia in quel momento non poteva vedere.
– Spogliati anche tu così possiamo cominciare. – Mormorò quando le fu davanti – Non posso tenere occupato il canale per molto tempo e vorrei avere qualche secondo da dedicare anche a te prima. –
L’aiutò mentre Katia, ubbidiente e sopraffatta, con movimenti lenti slacciava i bottoni della camicia da notte, allargò con gentilezza il collo dell’indumento e superato l’ostacolo delle spalle lo lasciò cadere. Il raso iridescente piombò sul pavimento dopo una tenue resistenza dei fianchi e di seguito lo seguirono gli slip. Candy si avvicinò e presole la base del cranio tra le mani, come tenesse una grossa coppa, si fermò a guardarla ancora per un istante, torturandosi dal desiderio. Più era lunga la sofferenza più sarebbe stata violento il piacere, infine la baciò con passione con un lungo ed intenso bacio staccandosi solo all’estremo irrigidimento di Katia che tentava di prendere fiato.
– Vita… – si assaggiò le labbra deliziata – La vita è un dono così prezioso… – vaneggiò con invidia – sei ancora più squisita dell’altra notte… – e di nuovo si unì alle sue labbra come volesse risucchiargliela fuori .
– Object- 25. Concludi il trasferimento! – squillò una voce gracchiante. Sullo schermo era apparso un messaggio di avvertimento in cui si richiedeva di liberare al più presto il canale Internet. Candy lo ignorò dedicandosi fino all’ultimo microciclo di anticipo a Katia poi, forse con una smorfia di disapprovazione, si staccò da lei e con una mossa matematicamente perfetta brandì il mouse- scanner e lo puntò verso la ragazza barcollante sul punto di afflosciarsi. Premendo il pulsante fece scorrere il fascio luminoso sul corpo, come stesse per dipingere un murales con una fantascientifica pistola a spruzzo. Un secondo dopo Katia non esisteva più, se non sotto forma di qualche complicato microprocessato codice binario. Appena la codifica di Gianni fu terminata, Candy scomparve con un zip, diventando un puntino luminoso e svanendo. Il mouse cadde sulla poltrona rimbalzando qualche volta, la macchina si spense e come non succedeva più da parecchie notti un silenzio tenebroso riempì la casa.

In un angusto laboratorio canadese due tecnici con i loro candidi camici bianchi analizzavano i dati.
– Ne sono arrivati altri due, uno da dodici punto sei e l’altro da dieci chilolives, un po’ scarsi. –
– Si ho visto, dall’Europa. Probabilmente c’è stata una perdita di potenza nella rete, qualche nodo ossidato… – rispose il collega un po’ distratto
– Non è la prima volta, e se fosse stato un tentativo di intercettazione? Ho il sospetto che i G- man stanno fiutando qualcosa. –
– Sei sempre il solito pessimista. Sai benissimo che il canale Internet che usiamo non è decifrabile da nessun sistema. –
– Di questo passo arriveremo ai trentamila megalives in ritardo di almeno sei mesi e come se non bastasse più del cinquanta percento della potenza se ne va con la seconda conversione… –
– Bhe di che ti lamenti? Sei ben pagato, funziona tutto da solo ed in più la pappa arriva a domicilio da qualunque parte del mondo. – lo tranquillizzò
– Si ma se ci beccano qui ci rimettiamo le palle. E poi se l’esperimento funziona come faranno a spiegare dove hanno preso l’energia? –
– E tu a chi addomestica gli elefanti domandi dove ha preso le noccioline? E qui non si parla di elefanti, ma di madre natura, della vita stessa. Se l’esperimento funziona rivoluzionerà la scienza. –

– Ciao io sono Andrea e ho dodici anni. – rispose il ragazzo
– Ciao Andrea, sto memorizzando i tuoi dati per poterti riconoscere alle prossime accensioni. Intanto dai un’occhiata, questo programma permette di creare un mondo secondo i tuoi desideri fino nei minimi dettagli. Visto che sei così giovane, se vuoi posso aiutarti alla creazione facendoti delle domande.
– Whow che figata! E puoi memorizzare delle immagini nuove per farle diventare dei personaggi del mio mondo? – domandò al culmine dell’entusiasmo dopo aver visto alcune dimostrazioni della potenza del gioco.
– Certo, basta che fai scorrere il mouse- scanner sull’immagine e sarà come se io la vedessi. – Il ragazzo ritornò con un album contenente dei ritagli di giornale e, sfogliate le pagine con cura sacrale si fermò sulla prescelta rimirandola quasi in adorazione.
– Questa è quella che preferisco… – mormorò passando il dispositivo elettronico sulla foto. La ragazza era in costume da bagno con un atteggiamento forse un po’ costruito, un’aria abbastanza carina da istupidire un ragazzo e probabilmente abbastanza stupida da farsi ricordare anche da un adulto.
– Uhmm, carina. Sei tu? –
– No. Io sono un ragazzo… hi… hi. – si rallegrò per l’ingenuità della macchina
– Se vuoi posso assumere io stessa questa identità, sono sicura che muori dalla voglia di vedermi, Vero? –
– Lo puoi fare davvero? –
– Certo. Object- 25 può assumere qualunque identità. è questione di un attimo. –
– Object… come? –
– è un nome seriale, ma puoi chiamarmi come più ti piace. –
– Allora ti chiamerò Ambra. –
– Ambra. è uno dei miei nomi preferiti! Nuovo nome per Object- 25: Ambra. –

– Sei sicuro che sia stato un affare? Insomma due milioni… – bisbigliò chiudendo la porta della camera del ragazzo per non farsi sentire.
– Ti garantisco cara che quel coso, come lo chiami tu vale almeno il triplo. – la rassicurò il marito – Per fortuna all’asta non c’era nessuno abbastanza esperto per accorgersene. Sembra provenga dalla casa di un programmatore scomparso con la moglie, e la banca, per coprire l’ipoteca ha rastrellato tutto. –
– Mha speriamo che non gli faccia peggiorare la vista… –
– E poi imparare ad usare il computer oggi giorno è basilare come imparare a parlare. Tanto vale che lo faccia da piccolo. – escogitò indiscutibilmente entusiasta del suo acquisto – Pensa che nel prezzo c’è compreso anche un abbonamento alla rete Internet fino alla fine dell’anno e solo quello costa non meno di un milione, e alla fine dell’anno mancano ancora cinque mesi. – E questo era la ciliegina. Fece un sorriso per completare l’opera di convincimento e lei si rassegnò.

– Vedrai che con quella testolina che si ritrova ed una macchina così andrà lontano, te lo garantisco io. – FINE

About Porno racconti

La letteratura erotica ha sempre il suo fascino perché siamo noi a immaginare e a vivere, seduti su una comoda poltrona o a letto, le esperienze e le storie raccontate qui, Vivi le tue fantasie nei miei racconti, i miei personaggi sono i tuoi compagni d'avventura erotica. Buona lettura. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Leggi anche

Masturbazioni

Sono un ragazzo di 21 anni mi chiamo Marco, si da quando ho iniziato i …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

LINGUAGGIO ESPLICITO

Ciao. ERZULIA è un sito di racconti erotici per adulti.

Hai meno di 18 anni? Gentilmente lascia questo sito.

Il linguaggio è esplicito e sono presenti fotografie sexy.

Se chiudi quest'avviso, accetti di leggere i nostri racconti.

Questo si chiuderà in 21 secondi