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La fioraia

Entro nella stanza, mi giro intorno, le luci sono basse e non riesco a vederti. Eccoti, sei sullo sgabello intenta a lavorare al tornio un pezzo di creta senza forma. Mi chiedi di sedere di fronte, su una sedia più bassa, girevole. Vorrei salutare, andare via, per non cadere in una nuova tentazione, ma non ci riesco. Non c’è nessuno oltre a noi due, sembra che intorno tutto si è fermato e il tempo e lo spazio non fanno parte della realtà.
Mi guardi ogni tanto, profondamente, io non riesco a staccarmi da te, dai tuoi occhi, dalle tue mani che instancabilmente continuano a massaggiare lentamente quell’oggetto che sta prendendo vita. Fa caldo, e l’atmosfera che si respira moltiplica le sensazioni che pervadono il mio corpo e la mia mente. Tu indossi un top nero con bretelline, molto scollato avanti, senza reggiseno, ed una gonna loungette con uno spacco profondo al centro. Quando non sei rivolta verso di me, cerco di trovare qualche spiraglio utile per cogliere particolari più nascosti della tua pelle. Tu sai benissimo che ti sto scrutando, fai finta di niente, parli non tanto convinta di lavoro, di computer, d’Internet. Fa sempre più caldo, ed io sono paralizzato su quella sedia, incredulo di poter aver a sufficienza tempo e modo di guardarti come ho sempre desiderato. Insieme mi assale il desiderio di avvicinarmi, di sfiorarti, di assaggiare oralmente qualche centimetro delle tue cosce, e la paura di essere respinto o di deludere le tue attese. E allora resto lì, come un ladro che aspetta di non essere visto, per spiare la sua preda, e osservarne i segreti più nascosti. Intanto le tue mani danno forma pian piano all’oggetto sul tornio, e lo fanno seguendo movimenti dal basso verso l’alto sempre più intensi, a volte disegnano un moto circolare per modellare meglio la rotondità dello stesso. Ogni movimento del tuo braccio sinistro verso l’alto mi permette di spiare nello spazio che si forma con il busto. E riesco ad intravedere il chiarore del tuo seno che vibra ad ogni mossa. Il tremolio di quella carne invade la mia gola, il mio respiro, con la scusa di accendere una sigaretta mi alzo in piedi per osservare meglio, e scorgo il capezzolo rosa turgido che si erge strofinandosi sul top. Mi risiedo. Ti cade qualcosa, ti abbassi per raccogliere chinandoti verso di me. In questa posizione posso vedere bene entrambe le tette libere di ondeggiare davanti ai miei occhi strabuzzati. Resti lì qualche secondo, poi alzandoti mi guardi negli occhi maliziosamente e riprendi il tuo posto. Non so che pensare, ho paura di fare un passo che possa essere sbagliato. Temo di aver frainteso i tuoi sguardi, i tuoi sorrisi, non mi muovo, resto impietrito ancora sulla sedia facendola girare continuamente a destra e a sinistra. Fai scivolare sull’appoggio inferiore dello sgabello la gamba sinistra, allargando leggermente le cosce. Lo spacco della gonna si apre come d’incanto al mio sguardo voglioso. Penso che tu non te ne sia accorta, e continui a parlarmi del prossimo Natale, delle feste da organizzare. Io ti ascolto distrattamente, preso da quella splendida visione. Riesco a guardare l’interno della coscia destra, ma manca qualche centimetro per sbirciare un pezzo di stoffa dei tuoi slip. Il sangue comincia a circolare molto rapidamente nelle mie vene, il calore mi sembra aumentare ogni secondo sempre di più. Fumo nervosamente, resto fermo a guardarti. Poi con un rapido e impercettibile movimento sposti ulteriormente la coscia sinistra verso l’esterno. è un sussulto di sensazioni che agitano le mie membra. Ora muovi il tuo sedere verso destra, rivolgendo le tue gambe interamente ai miei occhi. Con il busto sei rivolta al tavolo di lavoro, ma lo spettacolo che mi si presenta è inimmaginabile. Le tue cosce sono aperte a 45°, ma la luce riesce a filtrare in quello spazio recondito, rivelandoti senza mutande. Stai offrendo alla mia vista la tua natura, abbellita da un cespuglietto nero che provoca sensazioni indicibili. Mi manca il respiro.
“Sai cosa pensavo? ” dici all’improvviso.
“.. Nno” faccio, tradendo l’emozione.
“Qui non si fa mai niente di veramente eccitante” dici allargando un po’ di più le gambe.
“In che senso? ” rispondo mentre riesco a vedere le labbra della tua fica.
“Beh, dico qualcosa che esca dalla solita routine, qualcosa che dia un’emozione al di fuori della norma” spalancandole in maniera indecente.
“Per esempio, cosa? ” faccio io, cercando di distogliere lo sguardo.
“Per esempio, visto che nessuno ci sente, potresti almeno dirmi cosa ne pensi dello spettacolo che ti sto regalando” dici senza rivolgermi lo sguardo ed alzando entrambe le cosce ben larghe sull’anello d’appoggio superiore dello sgabello.
“Ecco…io …beh… mi stai.. eccitando come non mai” dico balbettando.
“E di solito cosa fai quando ti ecciti? ” incalzi tu.
“Se proprio non ne posso fare a meno, mi tocco” rispondo quasi timidamente.
“Anch’io lo faccio, e penso che ora ho raggiunto il limite” e pulendoti le mani con uno straccio, ti giri verso di me e mi guardi negli occhi. Poi abbassi lo sguardo, ti alzi il top e mi mostri sfacciatamente i tuoi seni, li afferri a mani piene, e stringi tra le dita i capezzoli già grossi. “Non pensi di farlo anche tu? ”
Mi abbasso la cerniera, tiro fuori l’uccello e comincio a menarmelo.
“Non credi che abbia diritto ad un premio? ” mi dici mentre con un dito ti sfiori il clitoride. “Leccami tra le gambe, lo desidero”.
Mi avvicino a te, prendo le tue cosce e infilo la testa in mezzo. Ti sto leccando e succhiando la fica, lo desidero da quando sono entrato, la mia lingua si muove ora velocemente ora lentamente toccando con abili colpi ogni centimetro della tua natura, suscitando in te gemiti di piacere interminabili. Godi copiosamente sulle mie labbra, nella mia bocca, ingoio quel nettare dolce e caldo che espelli ritmicamente.
Mi ricambi il piacere. Mi siedo sullo sgabello, offrendoti il mio bene. Aspettavo da sempre questo momento, sono ansioso di vedere come scateni i miei sensi con la bocca. Cominci a muoverti, i movimenti sono a volte lenti e inesorabili, a volte impetuosi e ardenti. Cerco di trattenere più a lungo questi momenti, poi mi arrendo uscendo a fiotti veementemente sul tuo viso e nella tua bocca.
Restiamo qualche minuto fermi e in silenzio. è stato un bel godere. FINE

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