Era estate; non faceva troppo caldo… una leggera brezza accarezzava i nostri caldi corpi che si muovevano a tempo di musica sotto il portico del vecchio cascinale in cui avevo dato una festa.
Il cielo era limpido e la luna colorava a nostri sguardi di una strana luce.
Ero stanca così entrai in casa per coricarmi sul divano, di fronte al caminetto spento ma illuminato da una serie di cerini che rendevano l’atmosfera più accogliente.
Mi addormentai e, quando mi svegliai, mi accorsi che la festa era terminata da molto.
Credevo di essere sola quando mi ritrovai il corpo robusto di Marco al mio fianco, che vegliava il mio sonno.
Era da poco che lo conoscevo, ma un’attrazione particolare gli aveva fatto preferire di restare con me.
Sollevai leggermente il busto verso di lui e gli ficcai, senza esitare, la lingua in bocca e una mano in mezzo alle gambe per tastarlo.
Cominciammo a baciarci con ardore.
Giocavo con la lingua per non fargliela afferrare fra le labbra.
Godevo nel vedere il suo volto, il suo sguardo che dicevano:
“Puttana! .. adesso ti prendo io! “.
Iniziò a spogliarmi e a baciarmi i seni… un brivido salì lungo la schiena.
Continuava a baciarmi e succhiarmi i capezzoli; mentre era chino sul mio corpo, con un abile gesto, riuscii a spogliarmi completamente.
Alla luce dei cerini il mio corpo era dorato.
Si fermò un attimo… mi sentivo come un bambino a cui avevano tolto il biberon… si stava spogliando.
Io ero sdraiata sul divano e lui era lì, in piedi, di fronte a me, nudo… con la schiena e il bellissimo sedere illuminato dalle fiammelle.
Nella penombra come potevo non vedere il suo enorme cazzone duro che si avvicinava a me come dicendo:
“Prendimi! ”
… Si stava per sdraiare ma lo fermai, mi inginocchiai sul divano e ingoiai con foga quell’auggello saziante.
Era un piacere intenso sentire il suo calore sulle mie labbra, succhiandolo leggermente in punta…
Non volevo che venisse in quel momento… nè in bocca, nè fuori, volevo inondasse il mio corpo del nettare della vita!
Gli chiesi di mettermelo dentro.
Non voleva… mi conosceva da poco e poi, io ero la cuginetta del suo migliore amico.
Naturalmente gli dissi che un attimo prima, mentre avevo in bocca il suo uccello, non gli era venuto in mente di dirmi di no… si sdraiò accanto a me, riprese a baciarmi i capezzoli e scese più in basso, allargai le gambe come la natura mi aveva insegnato, appoggiandone una sullo schienale del divano…
Marco affondava la sua testa fra le mie cosce, ero eccitatissima… mi stringeva le natiche sode con le mani, spingendole a sè come volesse divorarmi… sentivo la sua lingua calda che affondava nella mia carne, come un coltello caldo nel burro… era sublime tutto quell’ardore che trasmetteva…
Volevo smettesse perchè desideravo che il suo uccello mi penetrasse… non voleva darmelo, ma il piacere era ormai arrivato al limite… ero insaziabile… lo volevo tutto… non poteva lasciarmi così, avendomi fatto assaggiare il frutto proibito del Paradiso, non poteva non lasciarmelo prendere!
Era ingiusto!
Mi agitavo come una cagnetta in calore, la mia figa era tutta calda e bagnata… come una diga in piena… aspettava la cascata che la facesse traboccare.
Mi strusciavo lungo il suo corpo implorando pietà, sentivo il suo uccello contro il mio ventre… era duro, ritto, legnoso… perchè sprecare quel ben di Dio che non vedeva l’ora di esplodere in un piacere straorgasmico ? !
Afferrai lo “scettro” e me lo infilai nella figa bagnata, lo tolse subito, ma ben presto si rese conto che non poteva farne a meno… lo rimise dentro e cominciò a sbattermi come io volevo… spingeva forte, colpi secchi.. profondi.
Il suo cazzo scivolava e scivolava in un piacere straziante… urlavo… nessuno poteva sentirci.. era bello.. gli tenevo il sedere sodo per impedirgli di venire fuori quando sarebbe stato il momento.. volevo sentire la vita scorrere dentro di me… volevo sentire il suo uccello che si svuotava nella mia cavità.
Stavo per arrivare all’orgasmo e, nello stesso momento, mentre sentivo i nervi dei piedi tirati, i capezzoli turgidi e la gola arida, una cascata inondò la mia figa facendola traboccare di sperma.
Non avevo ancora terminato di suggere tutto il piacere di quell’orgasmo che Marco aveva ricominciato a leccarmi la figa per dissetarsi di quell’eccitazione consumata fra le mie cosce.
Lo implorai di smettere… per un attimo volevo soffermarmi ad assaporare quel piacere che se ne andava e si sarebbe immortalato nei miei ricordi come la mia miglior scopata… fino a quel momento! FINE