Era appena arrivata… Tacchi alti, gonna lunga con spacco alterale, capelli biondi con qualche spruzzo di castano scuso e occhi azzurrissimi. Nonostante la gonna non attillata si intuiva un corpo davvero niente male e tutti se ne erano accorti. Scusate.. forse ho saltato qualche prembolo.
Sonia, così si chiamava, era arrivata da qualche giorno come nuova assunta dalla XXX spa, una azienda metalmeccanica con 70 operai. Inutile dire, dalla descrizione fatta in incipit, che “loro” erano gli stessi operai. Uomini abituati a vedere solo altri uomini e per giunta anche sporchi e sudati. Uomini che non vanno troppo per il sottile quando si parla (e non solo) di donne. Fatto sta che Sonia era stata assunta perché aveva un’ottima dimestichezza con l’inglese e avrebbe dovuto accogliere i numerosi visitatori o potenziali clienti provenienti da tutta Europa che, periodicamente, venivano a visitare il nostro stabilimento. Inutile dire che il primo giorno, al suo solo passaggio e senza troppi convenevoli, gli operai sottolinearono la nuova visione con commenti a dir poco volgari: “Fiuuuuu… Complimenti! “, “Grazie Dio!! Esisti! ” “Hey, bella, vieni qui che facciamo conoscenza” “Ragazzi che ficona!! ” e via dicendo… Ma Sonia non si scompose neanche di una virgola. Forse si aspettava simili commenti o forse ci era abituata, fatto sta che passò senza dar loro la minima soddisfazione. E dove era diretta? Ma nel mio ufficio, naturalmente! Era l’unica scrivania al momento disponibile e così, dopo le relative presentazioni (io mi chiamo Enrico) cominciai a spiegarle che tipo di azienda eravamo e tutto il resto.
“Ah, Sonia… – le dissi ad un certo punto – non far caso a quegli zoticoni.. Ti chiedo scusa da parte loro. Sono davvero delle bestie a volte ma se li si sa prendere sono persone per bene. ”
“Guarda Enrico, non ti preoccupare. Ci sono abituata e so trattare con certa gente. Purtroppo o per fortuna non è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere. Comunque ti ringrazio… ”
Insomma, un bel peperino che non si faceva intimidire facilmente.
Passò qualche giorno senza che accadesse nulla di particolare. Le stranezze cominciarono un po’ più in là. Se nei primi giorni Sonia si era comportata in maniera irreprensibile, dopo poco cominciò ad assumere atteggiamenti forse un po’ fuori luogo. Dalle gonne lunghe e castissime passò lentamente a corte minigonne a metà coscia condite da provocantisisme calze velate nere… Il trucco si fece sempre più ardito e così anche le scollature. Se non ci avessi parlato nei primi giorni conoscendola meglio l’avrei definita (da buon maschilista) un po’ puttanella. Fatto sta che, da come mi aveva detto, aveva il ragazzo da quattro anni e con il quale conviveva felicemente. Una famiglia normalissima alle spalle con madre casaligna e padre pensionato che l’avevano fatta studiare fino alla laurea in lingue con il massimo dei voti. Insomma, una ragazza modello che ora, in una fabbrica di 70 maschi vogliosi, si presentava puntualmente nei modo più provocanti e meno consoni. Naturalmente, non appena natati certi cambiamenti, i “ragazzacci” cominciarono a passare il segno senza molta delicatezza sentendosi autorizzati da tale atteggiamento. Sentivo frasi davvero al limite della decenza al suo solo passaggio:
“Sonia, ma lo sai che me lo fai venir duro se fai così? ”
“E si vede che le piace… forse vuole proprio vederci con il bozzo nei pantaloni, la nostra Soniuccia”
“Sonia, non dargli retta a questi zotici! Vieni con me in magazzino che facciamo due chiacchiere in tranquillità! ”
E via fragorose risate… Naturalmente, quando il tutto avveniva in mia presenza, cercavo di contenere i ragazzi: “Hey, ragazzi.. dài, un po’ di contegno! Lasciatela stare! ”
“Ma non rompere il cazzo! Cos’è? Non ti piacciono le belle fiche? ”
In tutto questo qualcosa stonava perché Sonia, davanti a queste belle frasette, affrettava il passo cercando di arrivare in ufficio il prima possibile per nascondersi da tanta volgarità. Insomma, perché vestirsi in quel modo se odiava tanto certi apprezzamenti? Erano due opposti che non si conciliavano affatto… Cercai comunque di dimenticare il tutto pensando a quello che avevo imparato sull’universo femminile: “DONNE! ”
“Ragazzi però che stronzi che siete! ”
“Ma che cazzo dici, Enrico!! Guarda che quella lo fa apposta… ci vuole eccitare la troietta… e se non sta attenta vedrai che trova pane per i suoi denti.. ”
“Sì… altro che pane! ” fa un altro…
“Anzi, sai che facciamo adesso? Vado un attimo su e le spiego la situazione, che ne dici” Chi stava parlano era Matteo, davvero uno dei peggiori.. Era stato preso a lavorare con noi dopo che era stato in galera per due anni per una rapina. Il nostro principale aveva voluto dargli una mano, ma era il classico tipo da evitare accuratamente.
A quel punto cominciai a temere il peggio e cercai di fermarlo prima a parole ma poi, vedendolo avviarsi verso l’ufficio di Sonia, anche con le mani ma gli altri, eccitati, mi bloccarono dicendomi: “Buono… lascialo fare… anzi, ora andiamo su io e te e ci gustiamo la scena… chissà che non ci divertiamo! ”
“NO… Non fate gli stronzi! ”
Ma già venivo trascinato su per le scale costretto a seguire i passi di Matteo che era già arrivato nella stanza di Sonia. Facendo il massimo silenzio cominciammo a seguire la scena…
Era Matteo a parlare… “Ciao Sonia.. senti scusa per prima ma sai… ”
“Vaffanculo, che cazzo vuoi? Siete una manica di stronzi! ”
“Eh, no… Se cominci ad offendere mi dai un dispiacere.. come? Io vengo a chiederti scusa e tu fai la scontrosa? “!
“Me ne sbatto delle vostre scuse… andate al diavolo tutti quanti! ”
Matteo appariva beffardo e sicuro di sé. Naturalmente di lì a poco temevo il peggio.
“Ascolta, Sonia.. Ora ti spiego come andranno le cosa qua dentro.. Tu comincerai a fare tutto quello che ti dirò io, senza fiatare e senza dire niente a nessuno. Mi farai contento e mi terrai così buono buono. Io, in cambio di tanta generosità, sarò altrettanto buono e terrò fermi i ragazzi. Gli dirò di stare calmi e non ti daranno più alcun fastidio, che ne dici? ” e nel momento in cui diceva le ultime parole tirava fuori un coltello a scatto lisciando la lama sulla tuta da lavoro come per prepararla ad un eventuale uso. Io ero ormai terrorizzato ma il compare di Matteo mi sussurrò “Taci o ti roviniamo la vita, qua dentro! ”
Intanto all’interno della stanza Sonia cercava di convincere Matteo a lasciarla in pace. Passava dalle minacce alle preghiere, sperando di ottenere qualcosa i qualche modo. Matteo però incurante del tutto, lentamente si abbassò la zip della tuta e ne tirò fuori un cazzo di dimensioni veramente notevoli. Sonia rimase ipnotizzata in parte dal terrore, in parte dalla visione di quel coso nervoso e lungo.
“Ti piace, eh, sonia? Che ne pensi? ”
“No… ti prego… lasciami in pace… ”
Avvicinandosi a lei Matteo le puntò il coltellino sullo zigono e disse: “Hai voglia del mio cazzo, troietta? Scegli tu cosa rispondere…. ”
In preda ormai al puro terrore Sonia non potè che assecondarlo: “ssssì… ”
“Bene… lo sapevo sai? E allora prendimelo in bocca e fammi divertire! ”
Sonia esitava.. Proprio le stava chiedendo qualcosa che andava contro la sua natura ma Matteo non la fece riflettere oltre e le spinse la nuca contro il suo cazzo puzzolente che Sonia prese in bocca fin dove poteva.
“Sì.. brava la mia zozza schiavetta… è vero che sei la mia schiava? Da adesso in poi non mi fari più ripetere le cose due volte.. Sarai il mio oggetto del desiderio. Farai tutto quello che vorrò senza lamentarti.. vero puttana? ”
“Sì… sì.. ehm… farò tutto quello che vuoi”
“E allora succhia, succhia troia! Quanto ti piace.. guarda, sembra che lo hai succhiato in ogni istante della tua vita! ”
IN effetti Sonia cominciava a partecipare alla “festa” e questo mi fece un certo effetto. Era davvero una troia? O stava solo fingendo…
“Guarda come se lo gusta la puttana… – mi sussurrava il suo compare – Ti piacerebbe fare lo stesso lavoretto anche a me? ” Non potevo credere alle mie orecchie! Quel frocio del cazzo voleva fottermi… Voltandomi cercai di dirgliene quattro ma mi diede un pugno nello stomaco e, nello stesso tempo, mi fece cadere sulle ginocchia. Si tirò fuori il cazzo e mi disse senza tanti preamboli: ” Forza! Fammi vedere come sei brava puttanella! O vuoi davvero vivere una vita d’inferno in questo posto del cazzo? ”
Cercai di difendermi quanto potei ma non ce la feci e dopo qualche istanti mi ritrovai con il suo cazzone in bocca. Era davvero sporco e sapeva di piscio. Mi dava il ritmo con la mano mentre si godeva la scienza di Sonia e Matteo. “Oh… ora sì che mi diverto davvero. ! Anche tu, vero, troiettina mia? Succhia, succhia… non te la cavi tanto male.. Ne hai succhiati già tanti, vero? Continua sì… ” Una sensazione cominciò ad impadronirsi di me… Quel sapore incominciò a piacermi e cominciai, dopo qualche pompata, ad impegnarmi davvero nel mio lavoretto. Intanto dentro, Sonia lo prendeva da dietro da Matteo. “Prendi questo pezzo di nerchia, troia! ” “Si.. continua… sì! ” Era proprio infoiata. Quei due bastardi ci avevano ridotto ai loro voleri e noi li stavamo anche facendo divertire! Il mio torturatore venne copiosamente poco dopo costringendomi ad ingoiare tutta la sua sborra… Deglutii tutto cercando di evitare i conati di vomito, mentre Sonia era ora piegata di nuovo a succhiare il cazzo di Matteo.. “Sì.. succhia tutto che ti tolgo un po’ di sete, belle miaaaaa… ah, vengo. !!!!! ” E anche Sonia bevve tutto senza lamentarsi. Matteo la costrinse a pulire tutto il suo cazzo per bene e rivestendosi le ribadì i suoi nuovi ordini: “Ricordati! Da oggi sei MIA! Non farmi incazzare e ti divertirai anche tu… ” E venne fuori lasciando Sonia ancora seduta a terra tutta sporca. Uscendo Matteo mi diede uno schiaffetto sulla guancia dicendo al suo compare, Paolo: “Che ti avevo detto? è stato facile vero? Succhia bene il frocetto? Chissà che non lo provi anch’io prima o poi” E se ne andarono entrambi lasciandomi immerso nella vergogna.. Naturalmente, nei giorni che seguirono, io non dissi nulla a Sonia e lei fece altrettanto con me. FINE
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