La Prof.

In ufficio c’è grande fermento, è uscito il bando per il concorso interno che aspettavamo.

A me di fare il dirigente non importa moltissimo, però, tra i funzionari, sono sicuramente quello che ha più possibilità, quindi sarebbe sciocco rinunciarvi in partenza. L’esame, però è difficile ed io ho solo un mese di tempo per riprendere confidenza con le materie giuridiche che per me sono ormai solo uno sbiadito ricordo del periodo universitario.

Certamente avrò bisogno di un professore di diritto, il quale mi faccia riprendere quell’abitudine allo studio. Non conosco nessuno, per cui mi faccio consigliare da conoscenti che hanno i figli in età scolare. Certo, visto il poco tempo devo trovare qualcuno disposto a seguirmi quasi tutti i giorni e so che non sarà facile. Mi indicano una professoressa da tutti considerata molto brava. Da ragazzo ho sempre associato ad un’insegnante, l’immagine di vecchia zitella acida e scontrosa. Prendo, comunque, contatto con lei telefonandole. La voce mi sorprende.

è davvero gradevole. Mi dice che ha già degli impegni ma, in ogni caso, mi fissa un appuntamento per l’indomani a casa sua. Quando arrivo sul posto, la grande sorpresa: viene ad aprirmi la “vecchia zitella acida”, che, in realtà è una bellissima donna, affascinante e con un personale di tutto rilievo. Cerco di mascherare la mia sorpresa, ci presentiamo e mi dice il suo nome: Giuliana. Parliamo del mio problema e mi conferma di essere piuttosto impegnata, io, però, insisto più che mai, dicendole che il mio futuro professionale è nelle sue mani.

Lei sembra titubare, non sa se potrà starmi dietro così assiduamente; io insisto ancora e, infine, accetta di seguirmi per quel mese e restiamo d’accordo di iniziare la sera successiva. Esulto dentro di me.

Il giorno successivo, durante la lezione, capisco che mi sarà difficile superare quel concorso, non perché lei non sia brava, tutt’altro spiega benissimo, ma perché mi perdo a guardarla e la mia capacità di concentrazione viene meno. Sarà dura resistere. Dopo un paio di giorni entriamo in confidenza e passiamo al “tu” ed io faccio di tutto per trattenermi a casa sua qualche minuto oltre la lezione con la scusa di un caffè o altro. La conversazione è sempre gradevole ed io sono sempre più perso dietro di lei: la conosco da poco, ma la desidero già da una vita. Mentre lei parla, io mi perdo a seguire i movimenti della sua camicetta che a volte lasciano intravedere qualcosa del suo seno spettacolare. So che non potrà continuare così a lungo.

In aggiunta, il tavolo di vetro, dove ci siamo sistemati, mi fa perdere più volte dietro l’accavallamento delle sue splendide gambe; attraverso il vetro riesco a vedere le sue cosce che mi provocano enormi turbamenti.

A volte mi sento come quegli studentelli che sognano in continuazione di avere una storia con l’unica professoressa decente di tutto il liceo e che, magari, si masturbano di continuo pensando a lei. Certo la situazione è diversa, non sono un vero e proprio studente, non c’è il rapporto di sudditanza psicologica che c’è, naturalmente tra professoressa e studente, ma è sicuro che la desidero come non mi succedeva da tempo.

Dopo una settimana, con il rapporto che diventa sempre di più amichevole e confidenziale, le dico che ho la sensazione che non ce la farò mai, per cui avrei bisogno che qualche sera si possa continuare fino a tardi, magari, aggiungo, si va a cena e poi si continua. Mi pare abbastanza restia, dice che la sera non può fare tardi e che, comunque, non ritiene di essere in ritardo con il programma di studio che ci eravamo prefissi.

Io provo ad insistere dicendo che sono io e non il programma ad essere in ritardo.

Ne parliamo ancora un po’, infine Giuliana, accondiscendente, accetta di prolungare la lezione per un paio di volte: avremmo mangiato qualcosa veloce da lei, poi avremmo ripreso a studiare. Fissiamo il prolungamento già per il giorno successivo. La ringrazio ci scambiamo un bacio sulla guancia e ci salutiamo.

Il giorno dopo mi sento come un ragazzino al suo primo appuntamento: conto i minuti che mi separano da lei. La sera, al solito orario mi presento da lei: è bellissima.

Ha una gonna nera adente che arriva sul ginocchio ed una camicetta bianca con due bottoni aperti sul davanti. Iniziamo la lezione, ma io cerco subito di sviare il discorso su argomenti più personali, tanto, le dico, oggi abbiamo tempo per recuperare. Lei sembra lasciarsi andare, mi parla di sé.
L’atmosfera si fa più distesa, arriviamo a raccontarci anche cose personali; io azzardando, le chiedo quando sia stato la sua prima volta. Diventa rossa, sembra cedere all’imbarazzo, balbetta qualcosa, poi i suoi occhi si velano nel ricordo; il ragazzo le piaceva, ma l’esperienza non fu esaltante:
erano entrambi troppo giovani. Continuiamo così, alternando momenti di studio a momenti personali, verso i quali io spingo. Giunta l’ora di cena, lei si alza dicendomi che va a preparare qualcosa da mangiare, mentre io avrei potuto continuare a studiare ancora un po’, oppure vedere il telegiornale. Mi propongo per darle una mano, ma lei rifiuta e si dilegua in cucina lasciandomi solo. Non so resistere, così dopo poco la raggiungo in cucina e la trovo indaffarata a tagliare qualcosa. Nella concitazione dei movimenti la camicetta si è aperta di un ulteriore bottone.

Adesso il suo seno appare prepotentemente. Le chiedo dove io possa trovare da bere e mi dice che in frigo c’è una bottiglia di vino bianco, quindi ne preparo due bicchieri come aperitivo. Mi dice di non esagerare con le dosi, lei non regge bene l’alcool. Poi brindiamo alla nostra salute e agli esami.
Quindi riprende a lavorare voltandomi le spalle. Faccio i peggiori pensieri su quella posizione, però mi trattengo.

Il vino fa salire ancora di più la temperatura e mi accorgo che, con un rapido movimento, lei ha fatto fuori un altro bottone della sua camicetta.
Adesso il reggiseno, che a stento contiene quel ben di dio, è lì in primo piano, quasi a portata di mano. Il mio sguardo adesso staziona, anche al di là della mia volontà, sulla sua scollatura. Lei non può non essersene accorta, però fa finta di niente. Verso ancora un po’ di vino nei bicchieri, faccio una battuta ed iniziamo a ridere come dei ragazzini. Lei si volta, ancora ridente, per riprendere i suoi preparativi di cucina. è di nuovo di spalle.
Adesso, però, io mi avvicino, le metto una mano sui fianchi ed appoggio le mie labbra sul suo collo.

Lei sembra irrigidirsi, ma io continuo infilandole una mano nella scollatura e, scostando il reggiseno, le sfioro i capezzoli. i dice di smetterla immediatamente, però, in realtà, sembra sciogliersi; è evidente che le piace, quindi continuo. Lei si gira, mi guarda negli occhi e finalmente mi offre le sue labbra.

Ci baciamo a lungo. Poi tuffo la mia faccia dentro la scollatura, mentre le sfilo la camicetta ed il reggiseno. Le sue tette, finalmente libere, balzano fuori prepotenti. Ci sono sopra avidamente, mentre le mangiucchio i capezzoli. Giuliana sembra impazzita dal piacere. Con una mano scendo giù verso la gonna arrivo alle sue gambe, poi faccio risalire la a mano sempre più su fino alle mutandine e, mentre non smetto di mangiarle il seno, sfrego la mano sulle sue mutandine, sentendo da fuori il rigonfiamento del suo paradiso. Riesco, con molto difficoltà a slacciarle la gonna, poi, inginocchiandomi, le sfilo le mutandine, quindi inizio a baciarle il paradiso. Lei allarga le gambe facilitando questa operazione. Mi piace sentirla gemere di piacere. Mi alzo e riprendiamo a baciarci con molta foga. La situazione è un po’ buffa: Giuliana è completamente nuda, mentre io sono ancora completamente vestito. Adesso è lei che allunga una mano sui miei pantaloni, cerca il mio uccello, poi infila una mano dentro. Al contatto con la sua mano, quasi impazzisco di piacere. Quindi lentamente mi spoglia. Essere spogliato da lei è un gioia ineguagliabile. Mi sfila la giacca ed apre la camicia mordicchiandomi il torace. Poi slaccia la cintura dei pantaloni che si abbassano di colpo, infine fa scivolare via i boxer. Adesso siamo pari.
Lentamente la faccio voltare e resto senza parole alla vista del suo di dietro. Lei si china leggermente in avanti offrendomi la visione completa del suo paradiso ed io appoggio il mio uccello e le entro dentro facilmente, tanto è bagnata. Spingo ritmicamente con movimenti dolci e prolungati, mentre con le mani continuo a toccarle le tette. Sento che Giuliana sta per venire, così intensifico i colpi. Viene con un piccolo grido di piacere. Adesso devo fermarmi per non venire anch’io. Quindi lei si gira, torniamo a baciarci, poi, sempre baciandomi, comincia a scendere più giù, prima sul petto, poi mordicchia i capezzoli, e, infine, scende inesorabilmente verso il mio uccello. Ci gira intorno, senza toccarlo, facendomi diventare matto, poi inizia a baciarlo e lo prende in bocca. Ho come una scossa. Giuliana fa lavorare la lingua sapientemente ed io sono eccitato da morire. Poi smette (perché? ), mi fa stendere sullo stuoino lì in cucina e si siede, sovrana assoluta, sopra il trono, mettendoselo dentro nuovamente. è lei che adesso detta i tempi, andando su e giù e facendolo entrare fino in fondo.

Sono alla sua mercé e mi piace da impazzire. Sembra non voglia smettere mai, godendo di quella situazione, poi, quasi all’improvviso accelera i colpi: sta venendo di nuovo; questa volta anch’io mi lascio andare per venire insieme a lei e quando lei grida il suo piacere, la inondo completamente con il
io piacere.

Si sdraia lì per terra vicino a me, spossata.

Poi mi dice “Meno male che dovevamo studiare di più”. “Certo – rispondo – che per recuperare il tempo perduto mi sa che dovremo darci sotto tutte le sere”.

Sorride, poi aggiunge “Non mi era mai capitato di farlo con un mio allievo, anche se tu ovviamente sei un po’ particolare come studente”. “Neanche io l’avevo mai fatto con una mia professoressa. In ogni caso, anche se vista la mia scarsa volontà, non so come finirà con il concorso, tuttavia io non smetterò mai di ringraziare abbastanza quei conoscenti che mi hanno indirizzato a te”. FINE

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