Era la prima estate che passavo a lavorare.
Dall’inizio di luglio fino alla fine di agosto avrei fatto il cameriere all’hotel “Miramare”.
L’hotel era frequentato principalmente da turisti germanici.
Tutte persone di una certa età e tutte straordinariamente grasse.
Anche la cucina dell’hotel era stata adattata ai gusti dei teutonici, come ebbi occasione di notare servendo a tavola.
Gli ospiti dell’albergo erano anche parecchio rumorosi e le crasse risate nella sala da pranzo di sentivano fino dalla reception dell’albergo.
“Ecco la sua chiave, signora Meitner”. dissi porgendo la chiave della camera alla signora Meitner, che mi ringraziò sorridendo indirizzandosi verso l’ascensore.
La signora Meitner, come mi era stato detto dagli altri camerieri, era un ospite fisso dell’albergo ormai da molto tempo.
Anche dopo che era rimasta vedova aveva continuato a passare le vacanze nel mese di Agosto all’hotel “Miramare”.
L’aspetto era tipicamente tedesco: bionda (anche se i capelli forse erano tinti), occhi azzurri.
Aveva un fisico imponente: alta e robusta.
Da giovane, mi avevano detto, era stata campionessa di nuoto.
Ora doveva avere fra i 50 ed i 60 anni.
Alle sette di sera c’era un via vai continuo di persone: chi arriva e chi usciva per andare a cena.
“Andrea” mi chiamo Anna, la mia collega in portineria
“Ha telefonato la Meitner.. . della 321”
“Dovresti andare su da lei a ritirare della posta della spedire”.
“Proprio io.. . ” chiesi un po’ contrariato perché fra mezzora avrei finito il mio turno. “Boh, ha chiesto di te.. . “.
In molti casi, essendo l’ultimo arrivato, se c’era da fare qualche commissione, andare a prendere o a recapitare qualcosa toccava sempre a me.
Salì al terzo piano.
Percorsi il corridoio e bussai alla porta della camera 321.
“Andrea.. . è lei? ” chiese la Meitner .
“Si, signora.. . è per la lettera.. . ” risposi.
La Meitner aprì la porta.
“Entri pure.. . aspetti che prendo la lettera.. . ” disse la signora vedendo che esitavo ad entrare rimanendo sulla porta della camera.
La signora, che probabilmente era uscita dalla doccia, portava un accappatoio bianco.
“Si accomodi pure.. . mentre cerco questa corrispondenza.. . ” disse frugando fra le carte sulla scrivania.
“Eccola qua. La può impostare quando esce.. . ” aggiunse.
“Benissimo.. . ” dissi
“.. . allora arrivederci.. . ”
“Questo è per lei.. . ” disse la signora facendomi scivolare 10. 000 lire nella mano.
“Ah, no signora.. . non posso accettare.. . ” dissi restituendo la mancia
“Ma si che può.. . ” insisteva la signora, ma senza successo.
“Almeno posso offrirle qualcosa da bere.. . ” chiese gentilmente la signora desistendo dall’intenzione di darmi la mancia
“No.. . No.. . grazie.. . devo ancora andare a cena”
“Nemmeno una Coca Cola? .. . ” chiese aprendo una lattina presa dal frigo bar. ” La beviamo insieme” disse versando la bibita in due bicchieri.
“Si sieda.. . anzi siediti.. . sei così giovane che posso anche darti del tu.. . se non ti dispiace” chiese la signora Meitner sorridendo.
“Raccontami qualcosa di te. Quanti anni hai? ”
“Sedici” risposi.
Le dissi che scuola frequentavo, come andavo a scuola.
Parlando del più e del meno era passata quasi mezzora.
“Vuoi andare già via” chiese la signora vedendo che guardavo l’orologio.
“Mi piaci molto.. . sai.. . ragazzino.. . ” disse la signora prendendomi il mento con una mano.
“Ed ho visto anche come mi guardavi.. . l’altra sera durante la festa.. . ”
“Ma quando? ” pensai fra me.
Poi mi ricordai.
C’era stata una festa nell’hotel la scorsa serata e proprio davanti a me c’era la signora Meitner che, per scavalcare una panca, si era tirata su la gonna fino ai fianchi scoprendo le cosce e i fianchi possenti.
“Ora puoi vedere di più.. . ” disse aprendosi l’accappatoio, con decisione senza alcun pudore.
Sotto l’accappatoio era completamente nuda a parte le mutandine.
Deglutii forzatamente: non avevo mai visto fino ad allora una donna nuda dal vero.
Aveva un seno enorme, due fiaschi che penzolavano fino all’addome.
Il bianco dei seni, rigato da vene bluastre, risaltava ancora di più contro la scollatura abbronzata non coperta dal costume.
“Baciami il seno.. . ” disse tirandosi su i seni con le mani per offrirmeli. Il cuore mi batteva forte.
Appoggiai la bocca prima su un capezzolo e poi sull’altro stringendole i seni con le mani e premendoli uno contro l’altro.
I capezzoli erano diventati duri sotto l’azione della mia bocca e delle mia lingua.
La signora mugolava di piacere “Gut.. sehr.. . Gut”
“Sei dolcissimo” mi disse poi dirigendosi verso il letto.
Fece cadere a terra l’accappatoio e si sdraiò sul letto.
“Spogliati.. . voglio vederti nudo.. . ” mi ordinò.
Mi tolsi i vestiti e rimasi solo con i boxers.
Ero così eccitato che davanti avevo una tenda.
Sentivo il viso che avvampava un po’ per la vergogna un po’ per l’eccitazione.
Lo sguardo voglioso della signora mi invitava a togliere i boxers.
Quando li tirai giù il cazzo libero saltò su ritto e duro.
“Sdraiati qui accanto a me”.. .
Le labbra della signora si posarono sulle mie.
Il suo bacio si trasformò presto in un morso mentre la sua lingua si infilava nella mia bocca.
La sua mano si strinse intorno al mio uccello e cominciò ad andare su e giù.
“Ahi! ” dissi quando cercò di scappellarlo.
“Scusa.. . tesoro.. . farò più piano.. . ”
Non fece in tempo a muovere la mano su e giù ancora una volta che venni schizzando tutto il letto.
“Eri così eccitato che sei.. . come si dice.. . venuto subito eh! ” disse la signora baciandomi e carezzandomi i capelli.
Sentivo ora la sua mano grinzosa e piena di anelli che mi carezzava scendendo piano, piano verso il mio coso che ora riposava, moscio.
Anch’io cominciai a carezzarle il corpo, le cosce belle grasse, il culo segnato da profonde grinze.
Cercai varie volte di abbassarle le mutandine ma ad ogni tentativo le ritirava su
“Non fare il bambino cattivo.. . Questo un’altra volta.. . ” diceva la signora sorridendo.
Stando in ginocchio sul letto la signora si chinò per prendermelo in bocca.
Le sue labbra andavano su è giù per il mio uccello che era diventato già duro mentre con lingua mi leccava la punta.
Io guardavo i capelli biondo-cenere della signora che ora ricadevano in avanti coprendole in volto e le sue tette che sballottavano da una parte all’altra ad ogni movimento.
Ad un certo punto sollevò la testa dal “fiero pasto”, come per riprendere fiato: si tolse con la mano i capelli completamente disordinati dal viso paonazzo.
Pensai che avesse finito, che mi avrebbe lasciato così.
Invece cominciò a baciarmi la parte interna delle cosce e finì a succhiarmi le palle.
Poi riprese il cazzo il bocca succhiando con più energia.
A questo punto venni una seconda volta riempiendole la bocca di sborra.
Mi chiesi se l’avesse inghiottita perché quando alzò la testa aveva solo un rivolo di sperma che scivolava verso il mento.
Esausta la signora appoggiò la testa fra le mie cosce.
“Le nove! ! ! ” dissi saltando a sedere sul letto dopo aver guardato l’orologio.
“Devo andare”.
Andai in bagno per lavarmi e mi rivestii in fretta.
“Chi sa cosa penseranno alla reception. Mi hanno visto venire su e poi sono sparito” dissi.
“A domani mattina” disse la signora che si era anche lei alzata dal letto e coperta con l’accappatoio
“Mi mancherai.. . ”
“Ah.. non dimenticare la lettera” disse poi baciandomi sulla bocca che aveva ora il sapore salato della sborra.
“Ma quanto ci sei stato dalla Meitner” mi chiese Anna quando passai davanti alla portineria.
“Beh.. doveva ancora scriverla questa lettera.. . ” inventai sul momento mostrando la busta.
“Sì.. . ho capito vai.. . A domani” disse Anna sorridendo. FINE

Brava. Proprio un bel racconto molto realistico. Quanto ben di Dio sprecato …