Le parrucchiere

Paola 45 anni e Cinzia 22 anni, madre e figlia, gestiscono da qualche mese il negozio di parrucchiere del mio paese, dopo la morte del precedente proprietario.
A vederle al lavoro si direbbero signore di buona educazione, forse un po’ bigotte, sempre in camice bianco, molto professionali con i clienti.
Una mattina mi presentai per il solito trattamento, capelli, shampoo, manicure e fui servito dalla figlia Cinzia che quella mattina mi sembrò particolarmente frizzante: si muoveva gesticolando, indossava un camice trasparente sotto il quale si intravedeva un bel reggiseno, calze di nylon che strusciavano tra loro emettendo un eccitante fruscio, e via discorrendo.
Tutto questo andazzo, mentre mi tagliava i capelli, mi creò un certo turbamento, a tal punto che iniziai lemme lemme da sotto l’asciugamano a spararmi una sega estraendo dai pantaloni il mio cazzo che stava indurendosi.
Cinzia, penso se ne accorse, ma non lo fece capire, sennonché in un improvviso movimento si aprirono due bottoni del camice e subito apparve un bel seno coperto da un elegante reggiseno e nel movimento una tetta poggiò sul mio naso.
Cinzia non fece neanche in tempo a pronunciare un “mi scusi” che subito iniziai ad eiaculare e non volendo sporcare i mie eleganti boxer, senza esitazione infilai la mano sotto il camice e con un colpo netto gli strappai il reggiseno che usai come asciuga mano e quando fu bello pieno di sborra lo lasciai cadere sul pavimento.
Continuavo ad eiaculare anche dopo per cui dovetti provvedere a recuperare qualcosa d’altro e non trovai di meglio che afferrare Cinzia, ormai in balia del desiderio, e strapparla verso di me posando così il suo bel camice sul mio uccello che in un attimo lo inzuppò di sperma.
Non solo, ma nella foga di avvicinarsi si impigliò nella poltrona e si smagliò una calza; inoltre l’elastico delle mutandine si era rotto e queste rischiavano di finire lungo le cosce. Era una bella immagine di “puttana di negozio” che non finiva di eccitarmi.
Pretesi che in quelle condizioni continuasse il lavoro che finì dopo pochi minuti quando ormai il camice era bagnato tutto di sperma, il reggiseno faceva bella mostra sul pavimento, le mutandine alle caviglie, le calze tutte e due smagliate.
Finito il lavoro si ritirò nel camerino per sistemarsi l’abbigliamento mentre io iniziai a rivestirmi non prima di aver urinato sul pavimento (mia abitudine dopo amplessi) per rendere ancor più puttanesco l’ambiente.
La madre, che nel frattempo aveva concluso con il cliente precedente, si avvicinò alla mia poltrona con una certa curiosità, non parlò, infilò un paio di guanti, raccolse reggiseno e mutande della figlia e li gettò nel sacco della spazzatura, prese scopa e spazzolone e lavò il pavimento dall’urina poi si accorse pure lei che durante le pulizie si era bagnata il camice di urina e smagliata una calza; guardò camice e calze con disprezzo e disse” oggi è il terzo paia (riferendosi alle calze) che va a fan culo” e con un gesto di stizza se le strappo di dosso nonostante la mia presenza e le getto nel sacco della spazzatura; stessa fine fece il camice. Rivolgendosi a me disse “oggi il servizio è gratis, vada pure, la prossima volta invece di tutto questo trambusto, la scopi e basta, anzi, cerchi di metterla incinta, sapesse quanto desidero vederla girare tra le poltrone con la pancia, e poi del figlio se ne sbatti, pure, penserà lei a crescerlo, dia retta a me”.
Uscii salutando e promettendo a me stesso che li sarei tornato ancora molto presto.
La settimana successiva decisi di recarmi di nuovo nel negozio, anche solamente per farmi la barba.
Fui abbastanza fortunato, non vi era alcun cliente e la madre era fuori per compere. Cinzia presente ed elegante come al solito, camice bianco, calze di nylon nocciola (colore a me preferito) e subito mi invitò a sedere sulla poltrona.
La giornata era calda ed il camice in parte sbottonato, cominciò a mettermi l’asciugamano poi mi pennellò il viso di sapone e poi iniziò a radermi.
Il camice continuava a volteggiarmi davanti al viso, le mani continuavano a sfregare sulle calze in movimento, non vedevo, ma forse gliele stavo smagliando, mi venne da tossire cercai un fazzolettino ma Cinzia mi anticipò “usi questo” disse porgendomi il proprio camice. Io ubbidii e sputai nel camice.
A questo punto l’eccitazione era al massimo che decisi di dare ascolto al consiglio madre, invitai Cinzia a sostituire camice (in cui ho sputato) e calze perché smagliate e mentre eseguiva l’operazione nello spogliatoio con un balzo le saltai addosso, strappai mutandine e reggiseno e senza pietà gli riempii la vagina di sborra.
Poi non soddisfatto della scopata andai nel camerino presi il camice della madre appeso e mi pulii l’uccello, vidi su uno scaffale una confezione di collant gli aprii e ci sputai sopra presi l’impermeabile di Cinzia e lo strappai in più punti, presi il reggiseno di Cinzia e lo buttai sul marciapiede e fischiettando uscii senza pagare.
Tornai in quel negozio dopo circa sei mesi e vidi Cinzia con un bel “pancione”, indossava sempre calze di nylon che chiunque poteva smagliare a piacimento, il camice serviva da posa cenere o da sputacchiera ecc. anche la madre indossava calze di nylon, e un camice con due belle chiazze di sborra in mezzo mi avvicinò e in un orecchio mi disse “bravo, l’hai messa incinta, ora i cazzi gli piacciono più di prima”. Mi avvicinai a Cinzia e mentre stava lavando i capelli a un cliente come saluto al bastardino che teneva in pancia gli spensi la mia sigaretta sul pancione bruciandogli camice e sottoveste. FINE

About A luci rosse

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