Non avevo mai potuto soffrire la mia vicina di casa.
Per anni sia io che i miei genitori l’abbiamo a malapena salutata.
Un giorno, mio padre si lamentò per il troppo rumore che veniva dal piano di sopra: al telefono, la discussione si accese talmente da far rompere definitivamente i rapporto fra le nostre due famiglie.
Ieri mattina, dopo che i miei erano partiti per una breve vacanza al mare, ho sentito suonare alla porta.
Assonnato , vado ad aprire: era lei.
Capelli neri, media altezza, piuttosto magra.
Viso arrogante ma quasi bello.
Forse un po’ troppo truccata.
“Posso entrare un attimo”, mi chiede?
“Certo, ma guardi che i miei genitori non ci sono”.
“Lo so. Appunto”.
Sbigottito, la faccio entrare.
“Ciao”.
“Buongiorno”.
“Sono venuta per mostrarti una cosa… ”
“Cosa? ”
“Che se solo volessi potrei farti strisciare ai miei piedi dal mattino alla sera, a comando, arrogantello che non sei altro” e dicendo questo la sua mano sinistra mi afferra i genitali attraverso i calzoni della tuta.
“Ma…. Cosa sta facendo? ”
“Silenzio. Stai zitto e guarda come stai già godendo”
Effettivamente il mio pene si ingrossava a vista d’occhio nella sua stretta decisa ma non dolorosa.
Avevo un groppo in gola e non riuscivo a parlare. Il mio cuore prese a battere più forte.
“Giù i pantaloni, adesso”
“Ma…. ”
“Obbedisci, schiavo”
Obbedii. Lei mi impugnò meglio sul pene nudo e teso al massimo.
“Adesso in ginocchio”
Si tira su la gonna lunga di un poco soltanto e mi ordina di strisciarci sotto.
“Succhiamela, avanti”
Lo faccio e sprofondo la mia faccia nel suo pelo odoroso e folto.
“Fuori la lingua, scemo! ”
La obbedisco, infilandole la lingua nella figa fino in fondo.
La muovo, mi agito.
Con un colpo del piede mi fa cadere sdraiato a terra e mi monta a cavalcioni sulla faccia.
Io continuo a servirla con la bocca.
I suoi succhi mi coprono il volto.
Sento mugolare più volte, mentre viene sulla mia faccia.
Quasi non riesco a parlare.
“Bravo cagnolino. Adesso stai buono che ti faccio godere davvero, sotto i miei piedi”
Mi afferra il cazzo fra i piedi, e stano eretta sopra di me, in pratica mi masturba pestandomi.
In pochissimo vengo a caldi fiotti sotto il suo peso.
Lei mi sparge lo sperma sul petto per pulirsi.
“Vedi, non sei altro che un giocattolo…. Quando ne avrò voglia verrò e ti godrò un po’. Sei d’accordo, piccolo? ”
“Certo, padrona”
Non litigai mai più con lei. FINE