è un bel ricordo, pensare a quella bottiglia di Wodka che ho ricevuto in regalo per il mio compleanno… quella col bigliettino che diceva solo “Grazie”. Una storia strana, quella…
Ero fuori città per lavoro, stavo in un albergo. C’era un cameriere, giovane, un ragazzo ventenne che lavorava d’estate, e mi ha subito colpita. Sguardo basso, sempe fisso per terra, gentile fino all’eccesso. Portava la giacca da cameriere su dei jeans un po’ attillati che mettevano bene in risalto la fisicità delle sua gambe…
Era qualche sera che lo guardavo, stando nel tavolo d’angolo. Proprio quella sera un cliente un po’ stronzo aveva preso il ragazzo di punta. Non gli andava bene quello che lui gli serviva e come lo serviva, diceva che era lento, ed ovviamente lui si scusava, come sempre senza alzare mai gli occhi dal pavimento.
Alla fine il cliente gli fece anche lo sgambetto e lo fece inciampare, e rovesciò tutto quello che stava portando. Arrivò il direttore e il cliente si lamentò ulteriormente del bel ragazzo. A questo punto intervenni, dicendo che era il cliente il responsabile dell’incidente e che anche le sue altre lamentele erano immotivate. Il cameriere stava lì, sempre guardandosi la punta dei piedi.
Mi dispiaceva che se la prendessero con quel bel ragazzo.
A questo punto, il direttore, che all’inizio dava ragione al cliente per ovvi motivi, dovette ricredersi, e chiese al cafone di andarsene.
Più tardi, qualcuno bussò alla mia camera. Era il ragazzo. Aveva portato una bottiglia di Wodka.
– Volevo ringraziarla per stasera, se non fosse stato per lei, avrei perso il posto. Grazie.
– Non ti preoccupare, anzi, siediti.
– No, devo andare… – disse lui, titubante.
Ma io gli ho risposto con decisione -No, entri-.
Gli chiesi – ho notato il tuo comportamento, ti fai mettere troppo i piedi in testa… come mai?
– Sì lo so, molti me lo dicono… ma a me va bene così…
Continuando con questo genere di domande, arrivai a scoprire quello che voleva. Il ragazzo godeva nel farsi umiliare dai clienti e a volte dopo il lavoro arrivava anche al punto di masturbarsi, tanto era il piacere che provava.
– Ma tutto ciò ha un nome: masochismo. Però se tu conoscessi meglio la tua sessualità non ti comporteresti così. Dammi la tua cintura. Ecco, e ora togliti la camicia.
Il cameriere aveva un bel petto liscio, e abbronzato, con dei piccoli capezzoli scuri.
Con il suo foulard di seta gli legai i polsi. Nello sguardo del ragazzo, che ora non era più costantemente rivolto a terra, una strana luce.
Lo portai in bagno e con un altro foulard legai i suoi polsi già stretti, al bastone della tenda della doccia. Il ragazzo obbediva docilmente… Poi con la cinghia iniziai a colpirlo sulla schiena, sul costato, non volevo colpire organi interni… Il ragazzo emetteva grida soffocate, di piacere.
Smisi e gli slacciò i pantaloni. Li abbassai, poi abbassai le mutande sotto cui già si intravedeva bello grosso il suo cazzo. Dopodichè ripresi la cintura e lo colpì più e più volte sulle chiappe, che presto divennero rosse fiammanti.
Non vedevo cosa succedesse all’arnese del cameriere, ma vedendo che cercava di strusciarsi contro il muro visto che non poteva toccarsi, pensai che si stesse divertendo.
Dopo un po’ presi il suo cazzo fra le mani e lo masturbai e quasi subito uscì un fiotto copioso di sperma, che mi colpì in faccia. A quel punto Gli slegai le mani e feci per lavarmi.
Di colpo lui mi prese con violenza e mi trascinò di nuovo nella stanza, mi legò al letto a pancia sotto, con le gambe divaricate, e con la stressa cintura con cui lo avevo colpito prima, mi colpì adesso, scambiandosi le parti. Per un po’ ebbi paura che poi lui mi volesse inculare, perchè da qul buco sono ancora vergine… ma invece mi slegò una gamba per perimettermi di voltarmi a tre quarti. Mi salì sopra e me lo mise in bocca, con violenza quasi, come per vendetta di quello che gli avevo fatto. Di nuovo lo sperma fiottò sulle coperte abbondantemente.
– E ora – disse lui – fammi vedere come godi da sola, ma piano, non venire finchè non te lo dico io …
Gli obbedì, toccandomi prima piano, poi interromendo e toccandomi le tette, con i capezzoli turgidi, che quasi mi facevano male, e poi di nuovo mi infilavo le dita nella fica. Ero sempre sul punto di venire, ma lui ogni volta mi interrompeva – Non ancora! –
Quando mi ha dato il permesso ero sul punto di svenire e l’orgasmo mi ha lasciato delle onde di piacere che sono durate per decine di minuti! Ed una volta riaperti gli occhi lui era uscito.
Il giorno dopo sono partita, ma evidentemente il cameriere aveva avuto il mio indirizzo e mi aveva spedito quel regalo con quel biglietto proprio per il mio compleanno, per rignraziarmi.
Io non ho il suo, ma chissà, forse un giorno si farà vivo. FINE