Dedicata a Erica,
La prima e l’unica donna finora che mi abbia visto nudo
e che mi ha incatenato ai suoi racconti.
Non mi ero accorto.
Deve aver piovuto oggi, mia cara,
Perché è sorto,
è spuntato ai chiarori dell’alba
Tra le mie gambe un fungo.
La cappella è viola,
Il bulbo gonfio,
Con il gambo proteso verso il cielo,
Verso di te che dall’alto,
Come una dea benevola
Ti chini,
Dea della terra che scavi con le dita,
Delle ife in cerca,
Affondate dove sento la vita.
Non lo vedi che è estate?
Il girasole è già schiuso,
Verso il tuo viso volge la corolla
E l’alto fusto,
aTorno a te che sei la sola stella
Si protende forte e robusto.
Coi tuoi occhi radiosi scaldi le messi imbiondite
E la vista dei tuoi seni le nutre.
Così i chicchi colmano la spiga,
Che per te al ricco carico si piega,,
Tra le mie cosce,
Dalle tue mani a essere colta e sgranata,
O mietitrice amata,
Che non mi lasci tregua,
Finché la messe non sia data.