Prima incontro

Pace non cerco, guerra non sopporto
tranquillo e solo vo perl mondo in sogno
pieno di canti soffocati. Agogno
la nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi
pronte a salpar per l’orizzonte azzurro
dolci ondulando, mentre che il sussuro
del vendo passa con accordi brevi.
E quegli accordi il vento se li porta
lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno! La vita non è triste ed io non sono solo.
O quando una sera o un mattino ardente
l’anima si sveglio e Te incontrò, e da allora
nel sole eterno vive libera e ardente.

Non voglio essere troppo poetico e tantomeno piagnucoloso, ma quanto queste parole danno io in fatti e sensazioni ho ricevuto, quanto queste parole ricordano la lontananza io l’ho vissuta, quanto queste parole ricordano l’incontro io l’ho avuto.
Mi sono ritrovato a lavorare per una Banca che un giorno decise che ero la persona giusta da inviare in Libano ad amministrare l’amministrabile, a riportare ordine dove ordine vuol dire tutto e niente.
Senza permesso di lavoro, (per quello ci vogliono mesi) senza casa e senza amici mi ritrovai una Domenica pomeriggio a bere un’amaro intento a decidermi che fare: andare a ciondolare sulla corniche o andare a riposare.
Ho sempre sostenuto che il caso risponde ai nostri quesiti meglio di noi stessi e quello che stò per raccontarvi non solo ne è la prova tangibile, ma ringrazio colei che incontrai, e la ringrazio per la passione, per il piacere e per quello che ancor oggi viviamo e che spero vivremo a lungo. Da parte sua troverete questa mia storia scritta e vista coi suoi occhi su questo sito; leggetela ne vale la pena.
Dicevo che era una Domenica pomeiggio insulsa come tutte le Domeniche a queste latitudini quando il mio orecchio percepisce suoni familiari: lingua italiana parlata. Il messaggio all’occhio è immediato e subito inquadro le fonti di quel suono: due donne e un uomo. L’uomo e una Donna sui 50 anni circa, l’altra donna, o meglio ragazza……. sicuramente meno di 30.
Parlano di ristoranti, di uscire e di locali tipici: mi accorgo che come sempre gli arabi consigliano nel peggiore dei modi e li vogliono convincere ad andare in un classico bordello pieno di ragazze dell’Est, bordelli che se ne trovani in tutto il mondo e che qui vanno per la maggiore.
Intervengo con guida turistica alla mano!
Ci vuole poco a farmi ascoltare e ancor meno a capire che tipi sono; l’unica che si dimostra maggiormente reticente a cedere al mio gioco è l’unica persona che veramente mi interessa: la ragazza.
Sarà alta 170, capelli neri di media lunghezza, vestita di jeans che se da una parte vogliono nascondere le sue forme, dall’altra ad un occhio attento le mettono ancora in maggior rilievo.
Sicuramente è bella, sicuramente ha fasciono e sicuramente non mi degna di uno sguardo.
La cosa si fà difficile ed io cerco in tutti i modi di rendermi interessante.
Passano le ore e ormai il sole stà per calare. I due decidono di andare a riposare e a me non sembra di aver fatto alcun passo nella giusta direzione.
Ma invece ecco la sorpresa; al posto di alzarsi resta seduta con me, e io mi scopro. La invito a far un giro per la città. Accetta e la rocca dei Piccioni, il sito più romantico di Beyrouth è la prima meta. Il vento è forte, la notte è scesa ed il contrasto del mare che si abbatte contro questi faraglioni a poche decine di metri dalla riva mentre noi dall’alto guardiamo, avvolti dal vento rende la scena unica, probabilmente irrepetibile. Qualcosa stà avvenendo, e anche se inzialmente non ce ne accorgiamo quella scena ha lasciato il segno e presto ce ne accorgeremo.
Rientriamo in Hotel. Ognuno ha i suoi impegni, e ognuno di noi non può mancarli.
Mezzanotte è scoccata ed io la chiamo. Risponde. L’invito a bere qualcosa al bar: accetta. Il bar è chiuso. Non parlare mi dico, non dir nulla; la prendo per mano e l’accompagno al lift; accetta. La stanza è al 4 piano, la 419.
Entriamo, parliamo del più e del meno ma ci accorgiamo immediatamente che non siamo li per raccontarci la storia della nostra vita. Ci baciamo, le nostre mani ci cercano, io voglio toccare i suoi seni, li voglio baciare la voglio baciare tutta; Lei non è da meno, anzi, e nel frattempo che io cerco di capire che tipa è Lei mi risponde infilando le mani nei pantaloni alla ricerca di lui che ormai da troppo tempo attendo qualcuno che gli vada incontro.
Il tempo corre veloce come le sue mani, ma quando sento la sua bocca sopra il mio sesso, quando sento la sua lingua giocare con lui allora il tempo si ferma e io prego perchè il mondo possa aver termine in quel momento.
Sono due giorni alla scoperta di entrambi, con contrappunto di lavoro che lasciano a sera spazio ai nostri desideri, desideri sopiti per entrambi e che finalmente trovano uno sfogo nei nostri rispettivi movimenti. Sono due giorni nei quali vorrei poter entrare mentre lei gioca con me e con il mio sesso senza permettermi di prenderla e di violare il suo ciclo lunare.
Mercoledi parte, e credo di non vederla mai più; ma il telefono suona ancora e alla porte c’è ancora lei. Finalmente il ciclo è finito e finalmente posso immergermi dentro di lei e posso vederla seduta sopra il mio sesso, con lo sguardo perso nella stanza, con i suoi capezzoli turgidi che mi dicono quanto gli piaccia con i suoi movimenti delle anche orchestrati in modo da rendermi il tutto profondamente piacevole ed immensamente unico.
Pochi giorni trascorsi in piena frenesia, senza spazio al sonno, senza spazio a pensieri e a valutazioni, senza spazio per altro che non fosse piacere reciproco assoluto. La lascio con la promessa che si saremmo rivisti entro breve, ma credo che prenda quelle parole come parole di circostanza, sicura che le distanze facciano più danni che altro. Passano meno di due ora dalla sua partenza che già ho programmato qualche giorno in Europa, e che già gli ho inviato un E-mail con il quale gli chiedo di incontrarci a Rimini.
Al suo arrivo in Italia scopre che forse le mie non erano parole di circostanza e con celato dubbio ma forte desiderio accetta di fissare una data.
I giorni trascorrono lenti; lei in realtà non crede che io quella sera arriverò a Rimini, ma nel dubbio prende il biglietto del treno. Io ormai sono già in zona e aspetto solo che mi dica l’ora esatta del suo arrivo. Me la comunica. Io sono in stazione: l’altoparlante annuncia l’arrivo del suo convoglio. Sono vicino alla scala e vedo salire molta gente ma non lei. D’un tratto eccola di spalle che cammina veloce intenta a cercarmi ma convinta di essersi sbagliata, convinta che io non ci sono. Mi avvicino da tergo, le dico due parole e la prendo per il braccio; si lascia andare, la tensione lascia il posto allo stupore e a fatica riesce a credere che Beyrouth rimini possa essere una tratta così breve quanto le parole di un “un ci vediamo da Te”.
L’albergo è prenotato, il ristorante pure e la mia volontà è quella di dimostrarle che non tutti parlano tanto per parlare. L’idea di passare prima dall’albergo si dimostra fatalmente sbagliata, perchè neanche il tempo di accedere ad una stanza, neanche il tempo di posare i nostri bagagli che i nostri sguardi si incontrano ed i nostri pensieri si intrecciano e le nostre mani, le nostre bocche e i nostri corpi li seguono.
Mi ritrovo sdraiato sul letto con lei che con in bocca il mio sesso mi guarda e vuole che la guardi mentre ci gioca con la lingua, mentre lo prende tutto, mentre con le sue mani mi accarezza e mi scopra nelle più profonde intimità. Io la guardo e l’immagine è ancora viva nella mia mente, ancora vedo i suoi occhi che mi implorano di rilassarmi e sente le sue mani scorrere alla scoperta di me e intente a farmi scoprire nuove sensazioni; e dopo poco me la ritrovo sopra, a cavalcioni che lo prende, tutto veloce e delicata, e che sempre più vuole da me sempre più. Ma come una gazzella non si ferma, si muove, scalcia e d’un tratto mi invita a prenderla da dietro, mi invita mettendosi in una posizione che neanche le parole potrebbero essere talmente esplicite ed io come in stato ipnotico mi giro, lo appogio al suo buchino e lente ma inesorabile entro e mi perdo. 24 ore trascorse a rincorrere i nostri desideri: 24 ore che non sono bastate a darci tutte le risposte. Il giorno dopo siamo nuovamente alla stazione ma questa volta lei deve andare e io pure. Mi accorgo che non è convinta di quel che ha fatto, non è convinta che ci rivedremo; il treno parte e la cerco attraverso i finestrini ma lei si nasconde al mio sguardo, si nasconde forse alla paura di essersi data troppo o forse si nasconde da se stessa.
Questo è quanto mi è accaduto, e le parole mio malgrado non danno il senso pieno di ciò che è avvenuto, di ciò che ho provato e di ciò che provo tuttore. Ora ci sentiamo giornalmente, tentiamo di scoprirci reciprocamente parlando di tutto e di più; il tempo ormai ha fatto scoccare un mese da quel primo incontro ed io sono ancora a Beyrouth. Non vivo più in albergo e quindi non incontrerò più per caso una donna con la quale dividere un’esperienza del genere ma di questo sono contento, nella vita non si può mai chiedere di vivere due volte certe sensazioni e vanno vissute solo con una donna. Presto ci rivedremo e mentro scrivo questa breve stria ho già fissato un prossimo incontro a Venezia; pure la il mare avvolge il tempo e pure la la gli uomini hanno fatto la storia come in libano. Mancano ancora 7 giorni, duri a passare ma l’attesa viene ripagata dal pensiero di restare con lei per due giorni a fermare il tempo in una città dove il tempo ha deciso di giocare con la gente. FINE

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