I
——————————————————————————–
Che sia di tela fina oppure spessa
la veste tua sempre mi nasconde
le zizze prosperose, l’ampia fessa,
protetta in sovrappiù dalle mutande.
Di te soltanto il cul m’è noto a fondo,
conosco bene la natica nervosa
quando capisci prossimo l’affondo
dalla cappella accosta alla tua rosa
e non accusi mai pena o lamento
se, per incuria, foia o volontà
entro lo caccio senza alcun unguento:
solo un sospiro, ed è di voluttà.
——————————————————————————–
II
Mi neghi sgustata la tua bocca
se tento l’insistenza di un pompino
ma non mi lagno: già mi tocca
limar da dentro quel culo divino.
Solo un sospetto a volte m’avvelena:
che quella fica che ho desiato invano
mentre sborravo come un fiume in piena
spanandoti con forza il deretano
non abbia mai raccolto alcun sollazzo
per conservarsi specchio di virtù
e t’abbia spinta a farti fare il mazzo
piuttosto che rischiar qualcosa in più.
——————————————————————————–
III
Non v’è motivo, sai, di questi pianti
nè di terrori, o panico sul viso:
piccolo duolo, e di piacere intriso,
per diventare, presto e bene, amanti.
Il mio bugliolo già ti è noto a iosa
lo guardi sempre molto, poi l’abbocchi
e ben conosco, leccando, la tua rosa:
so che col dito a fondo te la tocchi.
Lascia che spinga dunque la mia fava
in quel vulcano cheto che nascondi
lascia che dal contatto sprizzi lava,
miele che cola, e cento e mille affondi!
E quando sentirai la carne dura
entrare nella carne che l’accoglie
allora, scoperchiate le tue voglie,
saprai quanto n’è dolce la natura.
Apri le cosce, troia, e non frignare!
l’imene intatto non dà virtù nè vanto:
ora gorgogli quel tuo sciocco pianto
domani sarai tu a voler chiavare!
——————————————————————————–
IV
Non mi lasciare, amor, non andar via
non scivolar dal cazzo proprio adesso
questa scopata è stata un gran successo
fermarsi adesso sarebbe una follia
Apprezza ancora un poco la sostanza
del turgore novello del mio sesso
anzi a cotal durezza non è ammesso
prender licenza senza riluttanza
se la fica arrossata non l’accetta
se il culo si lamenta ch’è malmesso
tu prova a carezzarmelo lo stesso
prova a succhiarlo o fammi una pugnetta.
Se Priapo ti tributa tanto onore
non lo cacciar per tema dell’eccesso
e non pensare poi che accada spesso
avere il cazzo duro per sei ore!
——————————————————————————–
V
Anna rimembri ancora la tua prima volta?
Ricordi ancora il membro che spingeva…
lui ti baciava, rideva e sorrideva…
un colpo solo e la mazza era accolta…
Ricordi ora l’ultima che hai fatto?
Lui intostato pompava come un mulo…
tu che godevi e gli dicevi: matto,
oltre alla bocca, la fica e anche il culo?
Ma questi versi ahimè non son bastanti
a rinnovare gli umori ed i piaceri
che bagnano asprigni le mutande
come san farlo solo i cazzi veri.
Pensami allor dappresso, a te vicino,
pensa al mio baffo che punge la tua fica:
con gli occhi chiusi fatti un ditalino,
dolce, lontana, porca e pazza amica. FINE