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Come confortare mia sorella

Lo scampanellio nervoso scosse il placido pomeriggio di maggio.
C’era solo una persona che s’inchiodava così alla porta, pensai.
Mi alzai dal sofà dove sonnecchiavo pigramente, sconsolato. I raggi di sole filtravano attraverso la persiana mezza abbassata. Sbirciai un attimo sotto di questa, ascoltando gli uccellini che cinguettavano allegramente, godendomi gli ultimi momenti di pace della giornata.
Il campanello ruggì ancora più furioso.
Andai ad aprire la porta, stiracchiandomi. Mi accolse un “ce l’hai fatta finalmente!!! “.

Aprii la porta. Era mia sorella, Viviana. Sbatteva un piede per l’impazienza mentre si torturava una ciocca dei lunghi capelli biondi che le scendevano sotto le spalle.
Come al solito, ogni volta che veniva da me in questo stato, aveva un diavolo per capello. I suoi occhi verdi lanciavano scintille e la bocca era chiusa in una morsa stretta.
Mi oltrepassò spintonandomi per la furia ed entrò senza profferire una parola.
Sogghignai. Lei e Gianfranco avevano avuto un’altra delle loro litigate.

Entrò nel mio tinello, gettando con forza la borsetta sul divano. Si lasciò cadere sul sofà sbuffando come un mantice. Aveva un lungo vestito rosso estivo, molto carino, abbottonato dal collo alle ginocchia. Beh, se era vestita di rosso, conoscendola, era veramente furiosa.

“Imbecille” disse incrociando con grazia le gambe.

La raggiunsi, sforzandomi di non ridere. Quante volte avevo visto quella scena in 25 anni. E ora secondo copione…

“Stronzo, e imbecille. Mio marito è proprio uno stronzo !!!! ”

Sbuffò di nuovo, facendo il broncio come una bimbetta di sette anni, non di ventisette. Ma anche così arrabbiata era adorabile. E sempre perfetta, al solito. Truccata perfettamente, i piccoli diamanti ai lobi, le scarpe col tacco alto, una vera signora.

” Ma come ho fatto a sposarlo, quell’imbecille !!! ”

In realtà Gianfranco, alias l’imbecille, mio cognato era stata la sua fortuna. Mia sorella maggiore non era mai stata una gran cima, anzi con tutto l’affetto che le porto devo dire che un po’ stupida. Il marito, un manager non più giovane ma molto rampante, aveva realizzato il suo sogno, introducendola nella buona borghesia, e soddisfacendo ogni suo capriccio. Lei gli aveva dati dei figli sani e belli come lei.
Mi aveva aiutato perfino nel mio lavoro, procurandomi molti contatti.

Non le misi fretta, sapevo che mia sorella si doveva sfogare piano piano. Era comunque ciò che mi aspettavo: lei e suo marito avevano avuto un litigio su di chi era la colpa che l’assicurazione dell’automobile era scaduta per non aver pagato la polizza.
In molte case ciò avrebbe portato ad una discussione, con o senza alzare la voce, e la cosa sarebbe finita lì.
Non con Viviana e Gianfranco. Quando lei e suo marito si azzuffavano, si finiva in tragedia, e poi lei veniva dal suo fratellino per un po’ di conforto.

Niente che mi facesse più piacere, beninteso.

Mi sedetti vicino a Vivi e la cinsi col braccio. Lei appoggiò la testa sulla mia spalla.

“Non lo sopporto più, uffa…. ma che ne so io, che la Rc è l’assicurazione della macchina… di solito la paga sempre lui…. e le segretarie che ce l’ha a fare ! ? ! …”

Fissava arrabbiata nel vuoto, rimuginando nei suoi pensieri. Io cominciai a guardarle nella scollatura, i primi quattro bottoni erano slacciati e potevo ammirare una bella porzione di pelle abbronzata.
Lasciai scivolare la mano sul suo petto. Quando ebbe finito di parlarmi dei suoi problemi, le infilai la mano sinistra dentro la scollatura per palparle golosamente il seno. Me lo aspettavo, non indossava reggiseno.

” Gianfranco è uno stronzo. Io ho sposato uno stronzo. Uno stronzo imbecille che non vale niente !!! ”

” dai…lo sai che non è così…. sorellona…”

Era vero, lui non era affatto quel tipo di persona. Le diedi un buffetto affettuoso con la destra sulla coscia, sfiorando il lembo inferiore del vestito. Senza pensarci su scavallò le gambe. Nel frattempo l’altra mano era occupata a massaggiare il suo seno destro. Era rotondo e ben fatto, né troppo grande né troppo piccolo, anzi dopo le gravidanze era ancora più bello e pieno.
Il mio uccello nel frattempo s’era imperiosamente eretto dentro i jeans.

” ho sposato un uomo che non vale niente !! Un topo !!! Al diavolo lui e la sua assicurazione !!! ”

Continuava a sbuffare, meglio lasciarla sfogare ancora un po’.

“Sì, è veramente un pezzo di stronzo, mio marito !!! Non vale niente !!!! ”

Infilai la destra sotto il vestito finché non sentii il contatto con la pelle abbronzata e la feci risalire più su, fermandomi a pochi centimetri dalla sua vagina, fermandomi lì.
Nel frattempo le pizzicai il capezzolo con la sinistra. La percorse un fremito.

” Proprio un idiota !!! ”

“Su Vivi, calmati.. rilassati un po’. ”

Lei si accoccolò sulla mia spalla ed io sfruttai l’opportunità per insinuare la mano destra sempre…più su.

” Oh, Carlo come vorrei che Gianfranco fosse più buono, più paziente…vorrei tanto che fosse come te !!!

” Dai, non dire sciocchezze…”

Infilai la mano nelle mutandine. Il mio uccello ora era in piena erezione ed una delle mani di Viviana si depositò sul mio grembo. Le sue dita sembravano cercare e trovare la mia erezione di vita propria. Il suo sbuffo stavolta aveva un’aria di soddisfazione.

Infilai tutta la mano dentro le mutandine e iniziai a carezzarle la fica. Allo stesso tempo lei mi abbassò i pantaloni con uno strattone e cominciò a pomparmi l’uccello con la sua manina.

” Perché poi lui non me l’aveva detto che bisognava pagare la polizza entro il 14 maggio, ha detto solo “controlla la cartellina blu” e noi di cartelline blu nella libreria ne abbiamo tante…”

“Certo, hai ragione”

I colpi della sua mano aumentarono di vigore.

” e poi io ho un sacco di cose a cui badare, ci voleva anche l’assicurazione rc…”

” ti capisco, ma non prendertela, dai.. ”

Infilai una, poi due dita dentro la fessura zuppa di umori di Viviana. Di contro lei mi stava masturbando rapidamente, quasi con rabbia.
Appena sentii che stavo venendo, scostai delicatamente la sua mano.

” tesoro, ora fermati. ”

Mi inginocchiai sul pavimento fra le gambe di mia sorella e le tolsi le mutandine Naturalmente erano fradicie. Lei sollevò i fianchi al momento appropriato per aiutarmi.
Le sbottonai il vestito fino alla cintola guardandola fisso negli occhi. Era ancora arrabbiata, storceva il naso fissando oltre la finestra semi-abbassata. Però senza guardare slacciò la cintura doppia e sbottonò i due bottoni rimanenti aprendo tutto il vestito rosso. Poi allargò con cura i lembi aperti sul sofà bianco.
Uno spettacolo meraviglioso, i raggi del sole che filtravano nella persiana disegnavano un grazioso ricamo sul pancino di Viviana. Si era un po’ appesantita per le gravidanze, ma mia sorella era sempre bella, anzi ora la preferivo, era più… morbida…

Sorrisi mentre vedevo che faceva finta di niente. Le presi dolcemente le mani che stavano adagiate sul sofà e le portai delicatamente alle sue ginocchia.

“Va bene, vediamo che cosa posso fare per te…”

Allargai gentilmente le gambe di mia sorella e misi la mia faccia in mezzo a queste.
Vi trovai la sua fica circondata da peletti biondi, bella aperta e pronta per me.
Iniziai con dei piccoli baci sulle labbra, per poi percorrere il clitoride che era spuntato impazzito. Sentii dei piccoli fremiti e dei sussulti, e poco dopo quel trattamento una mano mi accarezzò i capelli. Continuando a leccare la peluria sbirciai in alto. Sospirava sempre più pesantemente ad occhi chiusi mentre con l’altra mano si torturava i capelli. Ma aveva ancora il viso teso. Ripresi a lavorare ancora più alacremente.
Dopo appena un minuto ebbe il suo primo orgasmo, con un lungo fremito. La sua vagina aveva veramente un buon sapore. Lappai i suoi umori nel frattempo che veniva.

Mi alzai in piedi e le mostrai orgogliosamente il mio cazzo, sebbene lei lo avesse visto molte volte prima di allora. Aveva ancora lo sguardo carico di furia, però mentre mi osservava notai con piacere che le si erano incupiti gli occhi e allargate le frogie del naso per la voglia.

Mi levai velocemente il resto dei vestiti, e l’alzai aiutandola levare il suo abito, che gettò con noncuranza sopra la borsetta sul divano. Gettò con rabbia le scarpe oltre la porta.

Non mi seccavano i suoi silenzi, ero abituato anche a questo. E sapevo che prima o poi avrebbe smesso da sola.
Anche se era irata, contemplai ancora la sua bellezza ora che era completamente nuda. Senza tacchi la superavo di una mezza testa, l’altezza giusta.
Si stese graziosamente sul sofà, mettendosi supina su quello che era stato il regalo suo e di suo marito quando mi ero trasferito in questa casa. Mai regalo fu più appropriato e sfruttato.

Mi stesi sopra Viviana, facendomi spazio comodamente fra le sue gambe.
Ci baciammo per un po’, mentre ogni tanto le succhiavo i seni.
Non c’era fretta. Vivi ha dei capezzoli molto grossi ed adora farseli succhiare, specialmente quando era incavolata, come lo era in quel momento. Di fatti mi passava sospirando le mani nei capelli e sulla schiena, rigandola leggermente con le unghie ben curate.

Adoro la rugosità ed il sapore dei capezzoli di Viviana nella mia bocca. Mi portavano bei ricordi. Quando a sedici anni cercavo disperatamente di infilarmi nelle sue mutande e nel suo letto. La tampinavo ovunque: la spiavo in bagno sotto la doccia, m’infilavo dentro al suo letto, la guardavo e la consigliavo quando si cambiava per uscire.
Qualsiasi altra ragazza sarebbe inorridita e spaventata da quelle attenzioni da parte di un fratello. Per mia fortuna lei era troppo stupidina e soprattutto troppo arrapata per rifiutare.
Una sera dopo un suo litigio col ragazzo dell’epoca, per calmarla iniziai a farle il solletico.
Iniziò a ridere come una disperata, tempestandomi la testa con i pugni. Il suo pigiama leggero si aprì rivelandomi i suoi seni gonfi, i capezzoli irti dall’eccitazione.
Le chiesi se gentilmente li potevo leccare, come facevano tutti i fratelli minori alle sorelle maggiori nelle tribù Masai in Kenya per alleviare la stanchezza ed il nervosismo della giornata.
Lei rimase un po’ sorpresa, ma poi annuì contenta del piacere che le facevo.
Fu la prima cosa che convinsi a fare. Ed è una delle cose che le piace di più.

Finalmente era il momento. Sentivo, accarezzandola sulle braccia e sul collo che si stava sciogliendo. Viviana allungò giù con fare esperto la mano e inserì la cappella nella sua fessura aperta e bagnata. Io spinsi, ed il mio uccello scivolò nelle profondità bollenti di mia sorella.

” Gianfranco non mi capisce come sai fare tu, piccolo” mi sussurrò nell’orecchio quando il mio cazzo entrò più a fondo.

” Lo so, tesoro, lo so, sorellona. Ora rilassati. So io cosa ci vuole per te. ” , le dissi spingendo ancora di più il mio uccello dentro la vagina. Non mi fermai finché le mie palle non erano schiacciate contro le sue chiappe, strappandole un mugolio.

Sollevai la parte superiore del mio corpo e la guardai fissa negli occhi.
Anche questo faceva parte della routine: al momento di congiungerci, ci guardavamo sempre negli occhi. Naturalmente era bellissima, con i capelli biondi arruffati dopo il primo orgasmo e il visino oramai raddolcito.

” Allora, Vivi, va meglio ora ! ? ! ” le chiesi dolcemente.
Per la prima volta da quando era entrata in casa mia, sorrise.

“oohh, tesoro mio… sìììììì…… lo sai che lui…. non mi conforta così…. ”

Tirai fuori il mio uccello fino a che solo la cappella rimase nella fica di mia sorella, poi pistonai di nuovo dentro. Lei chiuse gli occhi, facendo un lieve sospiro. Lo feci ancora e ancora, aumentando gradatamente il ritmo.

“aahhhh… Gianfranco… non è come te…. ooohhh… tesoro caro…. mmmmm” disse incuneando la testa all’insù, ad occhi chiusi.

Fin dalla prima volta che si lasciò scopare da me, ho sempre adorato scopare mia sorella. Quando lei e Gianfranco si sono sposati, l’ho amato anche di più perché era un doppio tabù. Sorella e moglie.

Il suo bacino rispondeva perfettamente in sincrono con i miei colpi.
Il nostro ritmo era perfetto, per tutta la pratica che avevamo. Il sorriso le incuneava ancora di più gli angoli della bocca . Il suo respiro era più veloce ora.
Mi riadagiai su mia sorella e continuai a scoparla. Era meravigliosa. Poteva avere stupida come una banana molle, poteva avere l’arrabbiatura facile, ma aveva sempre la fichetta più bella e calda della città.
Mi mise le braccia attorno le spalle e mi abbracciò gentilmente mentre la infilavo.

Viviana non parlava più di suo marito. Era tutta concentrata su cosa le stava succedendo lì sopra al sofà.

” oooh… ooh… aaahhh… mmm….. dai… aaahhh…. così…” mormorò , continuando a fare piccoli sospiri di piacere, il suo volto oramai felice.

Non passò molto tempo che le pareti della vagina di mia sorella spremettero il mio uccello mentre lei aveva un orgasmo, che la percosse tutta come un’onda.
Adoravo il modo in cui mentre infilavo il mio arnese dentro e fuori la fica di mia sorella la sua cosina me lo mungeva con un azione avvolgente con le contrazioni orgasmiche.

Scopai Viviana per quasi trenta minuti prima di riempirla. Nel frattempo, lei era venuta due o tre volte, con piacere sempre maggiore.
Quando sentii che si avvicinava il mio stavolta di orgasmo, le infilai l’uccello tutto dentro e le spruzzai tutta quanta la roba che avevo. Non lo cacciai fuori dalla sua tana bollente finché non fui sicuro che ogni singola goccia di sperma era dentro di lei.
Come al solito lei rinvenne prima di me dalla goduria e cominciò a carezzarmi piano, dandomi bacini sul collo.

” oohh….. Carlo…. come sono felice di essere venuta qui da te…. fratellino caro.. mmm come sto bene…. ”

” dai.. Vivi…che non è ancora finita…. ”

Mi sollevai da mia sorella e le presentai il cazzo per farglielo succhiare.
Viviana si rialzò, guardandomi con fare sorpreso e lussurioso.

” ehi…. però !!! ” sorrise attorno al mio uccello.

Avevo fatto un bel favore a mio cognato. Viviana non era più arrabbiata con lui. Quando lei fosse tornata a casa loro sarebbero stati di nuovo due piccioncini e probabilmente lui avrebbe ficcato il suo uccello nello stesso posto da cui io lo avevo appena tirato fuori.

Mia sorella mi succhiò e leccò l’uccello finché non fu di nuovo eretto. La baciai, ficcandole la lingua ben dentro la bocca. Viviana mi succhiò la lingua nello stesso modo come mi aveva succhiato il cazzo.
Montai Viviana di nuovo e la scopai per un’altra mezz’oretta prima di darle un altro carico di godimento. Come prima feci in modo che ogni gocciolina preziosa le finisse nel ventre… Ne ho sempre fatto una questione di principio, e poi piaceva molto anche a lei.
Lei e Gianfranco hanno tre bambini: due femminuccie ed un maschietto. Mi sono chiesto tante volte quali e quanti di loro sono miei. Può darsi tutti e tre.

Quando finimmo, mi stesi sonnecchiando sul sofà mentre Vivi si faceva una bella doccia.
La guardai mentre si riabbottonava con cura il vestito. Ora era tutta sorrisi.

” sei il miglior fratello del mondo ” mi disse, allacciandosi la cintura” ora mi sento molto meglio, tesoro…”

Mi alzai e la baciai sulle labbra.
” sono contento che ti senti meglio” le risposi, brancicandole il sedere come quando ero piccolo. Notai con piacere che non aveva le mutandine (oramai irrecuperabili) “Quella vecchia ciabatta di tuo marito non è malaccio, in fondo. Dagli qualche possibilità, ogni tanto. ”

Annuì, staccandosi da me e cercando nella borsetta le chiavi della sua automobile.

” ma se hai bisogno di me sai dove trovarmi, Vivi” le sorrisi con fare gentile.

Lei mi ricambiò il sorriso, e dopo le chiavi cacciò dalla borsetta una pallottola bianca di seta che mi passò, erano naturalmente le sue mutandine.

” diciamo che so.. dove venire…ciao piccolo ” rispose ridendo, uscendo dalla porta.

Le diedi un bacino premuroso sulla guancia ed una pacca sulle natiche dure. Lei inarcò le sopracciglia come per dire ” ma che fai ci vedono” ma poi cacciò la lingua come una bimbetta, ed entrò nell’ascensore.

Non c’è che dire aveva riacquistato il suo buonumore. FINE

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