Il sedere, le calze, le zizze, il piedino e tanta porcaggine

Non so se può essere considerata lecita un’attrazione fisica verso un tuo familiare, verso le persone della tua famiglia, quelle persone con cui cresci, con cui condividi la tua vita… ma so soltanto che io ero e sono terribilmente attratto da due persone che io chiamo sorelle: le mie sorelle. Ultimo di tre figli, io sono il fratello minore di Ilaria e Sofia: due sorelle modello con cui sono cresciuto, con cui parlavo dei miei problemi, con cui mi confidavo, due sorelle a cui volevo e voglio bene. Sono cresciuto… di tempo ne è passato… Ilaria e Sofia sono cambiate: Ilaria ha 31 anni, si è laureata e si è sposata, non abita più con noi, è una donna a tutti gli effetti. Sofia ne ha 26, anche lei si è laureata, ma a differenza di Ilaria non ha ancora trovato la sua anima gemella. Tutti dicono che sono due bellissime figliole e anche io me n’ero accorto da tempo. Tutti noi ragazzi quando cresciamo passiamo quell’età che molti definiscono come “l’età in cui si scopre l’altro sesso”… è l’età della scoperta dei baci, delle prime uscite con le ragazze, dei motorini… e anche l’età in cui iniziamo a imparare a usare quella strana cosa che ci penzola in mezzo alle gambe. Anche io passai quell’età, l’età dei primi amori, ma anche l’età delle prime seghe, le seghe che ti fai pensando a qualche bella donna che sta in TV, a qualche tua amica. Non lo so come e perché, ma io con il passare del tempo iniziai a masturbarmi pensando alla mia sorella maggiore. Forse perché erano frequenti le volte che trovavo per casa qualche suo indumento intimo, forse perché a differenza delle mie coetanee mia sorella era molto più formata, era molto più donna… non lo so, ma so soltanto che in quel periodo prima di mettere la mano sul mio pene andavo per casa a raccattare tutto ciò che mi potesse parlare di lei: cercavo le sue mutandine tra i panni da lavare, i collant che si metteva per andare a ballare, i reggiseno che usava per tenere su le due tette. Cercavo per tutta casa e poi mi immergevo in quella mezz’ora di piacere, in quella mezz’ora di desideri proibiti, in quella mezz’ora tra i suoi odori, in quella mezz’ora in cui davo spazio alla mia immaginazione. Cercavo di immaginarmela nuda o mentre stringeva un pene fra le mani, me la immaginavo con le sue zizze di fuori, cercavo di immaginare la sua voce mentre mi diceva cose oscene… e così per giorni. Ilaria ora è sposata, è la classica donna che tutti gli uomini definirebbero come una “gran donna”: colta, benestante, di classe, dalla sua bocca esce un perfetto italiano, i suoi capelli sono sempre perfetti e curati, il suo trucco è sempre perfetto, la sua biancheria sempre costosa. è alta circa un metro e sessanta, ha capelli a caschetto castani, lineamenti fini, una terza di seno ma su un fisico molto magro che la mette in risalto in modo impressionante, mani bellissime e affusolate, piedi splendidi e curatissimi e un bel sedere. Gli anni sono passati, ma io continuo a dedicarle seghe su seghe, anzi ora gliele dedico con ancora più gusto, perché so che è una gran donna: quando la osservo non posso che immaginarmi mentre sta a letto con un uomo, non posso domandarmi quello che potrebbe uscire dalla sua bocca in quelle occasioni, non posso che immaginarmela nelle pose che più mi piacciono. Anche Sofia è cresciuta, ma lei è più ingenua: tutti la vogliono, tutti mi dicono che una ragazza così è sprecata per rimanere da sola. Ma lei fa la preziosa e alla fine non si lascia incantare da nessuno. Forse lei ha meno classe di Ilaria, è meno maliziosa, ma resta il fatto che anche lei è una bella passerina: è castana e alta come Ilaria, ha meno seno, ma anche il suo dovrebbe essere fatto bene, ha cosce più in carne e un bel sedere. Anche lei ha due bei piedini e in questi ultimi tempi non si lascia sfuggire le occasioni per metterli in mostra con sandaletti e scarpe con tacco.
Qualche mese fa dovevo andare a casa di mia sorella Ilaria a cena. Lei mi avvisa che in caso avesse dovuto tardare dal lavoro mi avrebbe chiamato.
Poiché rimembro di avere una copia della chiave di casa sua, che mi fu data in estate mentre lei era in vacanza con il mio genero, decido di partire prima per farle trovare la tavola apparecchiata e il camino acceso per il suo rientro. Parto e dopo una mezz’ora sono là. Salgo le scale e apro il portone: entro e nel corridoio vedo le luci accese, ma le finestre e le persiane sono tutte chiuse. Accendo la luce della sala e vado nel corridoio convinto che la luce fosse stata lasciata accesa per una distrazione di Ilaria. Vado in corridoio, ma odo delle risate e delle parole. Non so neanche io perché non ho aperto bocca chiedendo: “Ilaria sei tornata? ! “, ma so solo che mi avvicino alla porta della camera che mia sorella e suo marito avevano adibito agli ospiti e da dove ora provenivano le voci. Riconoscevo quella di mia sorella, ma non l’altra… erano confuse. Vado per aprire la porta già semiaperta, ma mi blocco e mi ritiro indietro. Vedo qualcosa che mi fa bloccare la salivazione e provoca in me una scarica di adrenalina e una sensazione di stordimento. Mi blocco per qualche secondo in quella sensazione che ti assale quando sei colto improvvisamente da paura, da sgomento, da qualcosa che non avresti dovuto fare o vedere. Mia sorella era seduta al bordo del letto della camera degli ospiti e vicino a lei sedeva un dottore che conosciamo da tantissimo tempo. Lui è il padre di tre mie amiche una più bella dell’altra. è seduto vicino a mia sorella: ha una camicia con cravatta e pantaloni grigi. Riesco a vedere la giacca appoggiata alla spalliera del letto, ma non è la giacca che cattura il mio sguardo e mi provoca questa situazione. Mia sorella è quasi completamente nuda: ha un reggiseno che le copre le due zizze, un reggicalze in vita che le tiene su un paio di calze color carne che le coprono tutta la gamba fino ad arrivare a metà coscia. Ha un paio di sandaletti con tacco che le lasciano scoperte le dita. è abbastanza truccata. Sta parlando con il dottore: all’inizio non percepisco le parole, è come se le sentissi, ma non le ascoltassi. Parlano e ridono entrambi: il dottore ha una sua mano tra la calza e la coscia di Ilaria e lei le sta toccando il pene, un pene non grandissimo, anzi piuttosto normale. Non so quello che fare: sto lì immobile, non so se sto sognando o cosa mi sta succedendo. Se devo essere sincero sono turbato e scosso. Mi passano per la testa tante cose: i miei genitori, la nostra vita, la nostra famiglia, il matrimonio di mia sorella, mio cognato… tutto questo in pochi secondi. Poi penso che in fondo è quello che avevo desiderato da sempre… però quella era la mia fantasia, quelli erano i miei sogni proibiti, i sogni impossibili… in quel momento era tutto vero invece…
“Senti che belle cosce calde che hai… e qui in mezzo alle cosce che abbiamo invece? ! “, il dottore le parlava in modo scherzoso e in tatto la toccava. “Lì c’è la passerina Gianni (si chiama così il dottore). Come siamo duri qua… ” le diceva mia sorella tastandogli i testicoli con una mano e scappellandogli l’uccello con l’altra. Di tanto in tanto si baciavano in bocca. Io guardavo quelle mani su quel pene… quelle mani curate… le mani di mia sorella sulle palle di un bell’uomo sulla cinquantina che le stava toccando la passera e le cosce. Mi accorgo di non voler scappare, voglio vedere come va avanti la storia.
“Ti piacciono gli uccelli Ilarietta mia? “, diceva il dottore.
“Come a lei gli piace la passerina Gianni! “, rispondeva mia sorella.
“Dovrei mandare mia moglie a ripetizione da te! ”
“Come è sua moglie quando chiava? ”
“è brava anche lei, ma tu sei giovane amore mio… guarda che zizze che hai? ! ”
“Le piacciono dottore? ”
Alternava dandogli del tu e del lei. Il dottore toglie le mani dalle cosce e va per slacciargli il reggiseno. Non ci credo… dopo tanto tempo riesco a vedere le zizze di mia sorella: il reggiseno le cade piano piano e lei per un attimo toglie le mani dal pene e accosta le braccia per toglierlo. Finalmente riesco a vederle: due zizze perfette, abbastanza grandi con forma rotondeggiante, con dei capezzoli chiari abbastanza grandi e di una perfezione unica. Le tette le stanno su benissimo e hanno una carnagione chiara chiara. Il dottore si toglie la camicia e ci avvicina la bocca.
“Le iniziamo queste porcate allora? ! “, le dice il dottore e mentre mia sorella ride divertita, aggiunge: “Sentiamo come sono questi piedini”
Il dottore si abbassa verso i piedi di Ilaria e lei li solleva un po’ da terra struffandoli con quei sandaletti da zoccola sul viso dell’uomo. Li odora, mette la lingua tra le ditina e la suola. Il suo pene è in perenne erezione e non è il solo: io sento i testicoli che mi scoppiano e sento il mio pene duro. Vedo quei piedi davanti agli occhi di quell’uomo, erano i piedi sempre pensati durante le mie seghe, erano i piedi che indossavano quelle calze che ho leccato per anni di nascosto, erano i piedi dove mi andava a finire lo sguardo. Ora quei piedi, con quelle ditina erano rivestiti da quelle calze color carne, stavano su quelle scarpe da zoccola che il dottore stava leccando: chissà che piacere, che godimento stava provando quell’uomo. Mia sorella lo guardava divertita e eccitata.
“Anche sua figlia più grande a dei bei piedini, Gianni! ”
“Lo so. Lo sai che anche se ha vent’anni la accompagno sempre a comprare le scarpe per vedere che faccia fanno i negozianti quando se le prova? ”
“Lo sa sua figlia che ha il papà maiale? ”
“E tu lo sai che io ti scoperei solo per i tuoi piedi e le tue zizze? ”
Non facevano altro che dirsi queste cose e io stavo lì… lì ad ascoltarli… mi stavo eccitando.
Poi si alzarono. Io dalla paura di essere scoperto esco dal corridoio, ma mentre cerco di non farmi vedere mi accorgo che è inutile. : nessuno esce dalla camera. Allora rientro e mi riaccosto alla porta.
Ilaria è in piedi vicino ad un mobile a muro: ha la schiena rivolta in avanti… è a novanta gradi con le braccia tese verso il mobile. Le mani afferrano un piano e lei guarda indietro divertita. Non riesco a vedere l’uomo, ma hanno smesso di toccarsi. Poi mi accosto alla porta e lo vedo impegnato con un tubetto dal quale esce una specie di crema che mette sull’uccello dritto.
“Quanto ci metti Gianni? ! ”
“Guarda che questo è tutto per te. Se fosse per me non lo metterei! ”
“Ma non l’ha messo il cappuccetto? ”
“Ma a che serve? Te lo metto nel sedere mica nella passera! ”
“Ma non è per quello…. è per motivi che dovrebbe sapere meglio di me”
“Non ti fidi? Mica sono malato? ”
“Non è che non mi fido ma se lo è sempre messo. Sto più tranquilla”
Non potevo credere che quella era la mia sorella. Era un sosia, ma non poteva essere lei a dire quelle cose. Mentre l’uomo si metteva il preservativo lei si aggiustava i capelli guardandosi allo specchio per poi rimettersi nella posizione di prima. Avevo il cazzo che mi scoppiava. La vedevo lì, in piedi, con quelle gambe affusolate, quelle calze color carne, quelle scarpe da zoccola che gli alzavano i talloni e la alzavano di quei 6-7 centimetri, quel sedere di profilo e quella faccia che ora per la prima volta mi sembrava la faccia della più troia fra tutte le troie. E poi c’erano quelle zizze che avevano tutta l’aria di essere sode. L’uomo si avvicina e si inginocchia: ha il viso davanti alle sue chiappe che allarga con le mani. Fa un cenno come se odorasse:
“Guarda che bel buchino rosa che hai. Senti che profumo… ti profuma anche questo” e poi lo inizia a leccare. Prima inizia dalle natiche e poi va lì in mezzo, o almeno così mi sembra visto che sono di lato. Vorrei riuscire a vederlo per intero, ma non ci riesco.
Il dottore si alza di scatto:
“Basta basta… non ce la faccio più i preliminari li lasciamo a dopo”
Prende il suo pene tra il pollice e l’indice e lo indirizza proprio lì. Vedo l’asta di lato a mano a mano scomparire in mezzo alle chiappe. L’uomo guarda sempre lì, impegnato in un’operazione che sembra essere non del tutto facile e mia sorella ogni tanto si rigira con la testa indietro. Poi un gemito dolce e lungo esce dalle sue labbra:
“Oddio… ce l’ha fatta… era ora, uhhhhh”
“Senti quanto è caldo. è un peccato che le donne lo usino solo per andare al bagno”
Ridono tutti e due e il dottore inizia a spingere lentamente… una spinta ogni tanto… preferisce parlare e scherzare con mia sorella:
“è inutile dire, ma secondo me il sedere insieme ai piedi è la parte più bella di una donna… e tu c’hai il sedere e i piedi da zoccola! ”
“Sua moglie non glielo da mai? ”
“E lascia perdere mia moglie! Pensa al cazzo! ”
“Quanto mi piacerebbe vedere qualcuno che lecca le ditina dei piedi di sua figlia e se la chiava”
Io non facevo altro che ascoltare. Ero come bloccato da qualcosa che mi spingeva a guardare e allo stesso tempo mi spaventava. Dopo qualche minuto le spinte del dottore aumentarono. Le frasi erano intercalate da mugolii. A forza di spingere i due finiscono col mettersi proprio nella mia direzione. Davanti agli occhi avevo uno spettacolo: tra i gemiti di mia sorella e i complimenti che il dottore le faceva, vedevo finalmente per bene e in maniera inequivocabile quell’uccello entrare in quel buchino rosa, in quello che era il sedere di mia sorella. Finalmente lo vedevo: vedevo quel sedere tanto sognato, quel buchino tanto desiderato. Non aveva neanche un pelo o almeno così mi sembrava. Vedevo mia sorella godere. I suoi piedi dentro quelle calze spingevano sulla suola facendo così alzare il tallone e attutire la spinta del dottore. Le ditina erano strette fra di loro e dentro quei sandaletti da zoccola con il tacco. Le gambe erano tese in quelle calze da dove partivano quegli elastici del reggicalze che le cingeva la vita. Sotto quel reggicalze color carne le chiappe si muovevano avanti e indietro sudate andando a sbattere ogni volta sul bacino di quell’uomo che tanto invidiavo. Le mani del dottore le toccavano quelle zizze perfette che le ballavano in quella porca danza. Lei ogni tanto toglieva le mani dallo scaffale che usava per tenersi ferma e si scostava i capelli dal viso.
Ogni tanto si guardavano, si toccavano con le loro lingue e continuavano.
“La sua lingua non so se… uhhh… ha il sapore dei… uhhh… miei piedi o del mio culo… ” gli diceva mia sorella.
“Tanto… ahhh … han.. hanno l’odore da zoccola tutti e due… ”
“Gianni, mi fa il pieno per una settimana.. ”
“Se non mi facevi …… mette il preservativo………… continua così su che c’hai più poco”
Io impazzivo.
“Che gran donna che sei. Ma guarda……. quanto sei maiala…….. e poi ancora non…….. non m’hai fatto i bocchini……… ”
“Ah i bocchini no! …….. Se li faccio voglio ……. ”
“è… Che vuoi? ”
“L’uccello pulito e lavato……… ”
“Ah solo per quello……. mmhhhh……… ecco eccco ……….. ”
Le spinte del dottore si fecero frequentissime…. stava venendo. Le toglie le mani dalle tette e le prende i fianchi. Vedo il suo uccello che non fa altro che entrare e uscire quasi interamente dell’ano di mia sorella.
“Zoccccccccooooooooooooollllllllllllllllllllaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa……….. ”
“…… ahhhhhhhhhhhhmmmmmmmmmmmmm…….. ”
L’asta dell’uomo incomincia a imbiancarsi fino alla base. Qualche goccia bianca cade sul pavimento e qualcun’altra va a finire sulle chiappe di Ilaria. Continuano così per qualche decina di secondi, ma alla fine l’uomo si stacca.
“Che inculata Ilaria mia… ”
Mia sorella si rimette dritta e prende un fazzolettino. Sfila il preservativo da quell’uccello che era entrato nel mio tanto agognato sedere: il sedere di mia sorella. Gli pulisce il cazzo con il fazzoletto, poi con le sue mani prende quel preservativo sporco e lo butta nel cestino sotto la scrivania. Prende le sue mutande che erano sopra il letto e che forse non aveva mai indossato e se le passa in mezzo al sedere e su quella passerina marrone al vento per pulirsi.
“Forse è meglio che si riveste. Mio fratello deve venire a cena”
“Faccio subito”
Io mi risveglio da quel torpore, da quello che fino ad allora mi sembrava un sogno: quei gemiti, quel sedere, quei piedi e quelle frasi……. era tutto finito e solo adesso mi rendevo conto di quello a cui avevo assistito. Non era un sogno, né tanto meno un frutto della mia fantasia: era tutto vero e solo in quel
momento mi resi conto della gravità della scena a cui avevo assistito.
“Vado in bagno dottore che ho bisogno……. ”
“Sì lo so amore mio. Li conosco gli effetti collaterali, ma è tanto bello! ”
“Ah… poi per lei che non ci sono gli effetti collaterali! ….. ”
Una risata di entrambi. Poi vidi mia sorella venire verso la porta e sinceramente non so come abbia fatto a non vedermi. Mi dileguai in salotto e me ne andai senza essere stato scoperto. Stetti una buona mezz’ora sotto casa sua. Vidi il dottore andarsene come niente fosse e con un’espressione
soddisfatta, l’espressione che può avere un uomo dopo che ha messo il suo uccello nel sedere di una donna di trent’anni di gran classe.
Quella sera non andai più a mangiare da Ilaria…….. avevo troppi pensieri. FINE

About Storie porno

Caro visitatore maggiorenne, sei qui perché ti piace la letteratura erotica o solo per curiosità? Leggere un racconto erotico segna di più perché la tua mente partecipa al viaggio dei nostri attori. Vieni dentro le nostre storie, assapora il sesso raccontato dove la mente fa il resto. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Leggi anche

Una notte con mia madre

La vicenda che sto per raccontarvi accadde all’età di diciotto anni. E in una notte …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *