Tutti noi abbiamo i nostri più nascosti segreti, che teniamo celati in fondo al nostro cuore, ma che volenti o nolenti condizionano poi la nostra vita sia di relazione, affettiva o sessuale. Le esperienze fatte o subite specialmente nella prima giovinezza sono poi fonte di comportamento nella vita adulta e a questo nessuno si può sottrarre.
Marta, vent’anni minuta con stupendi capelli biondi lunghissimi, aveva colpito la fantasia del suo ragazzo qualche anno prima proprio perché dal suo volto traspariva una prorompente femminilità; nient’altro aveva che potesse piacere agli uomini, era magrissima e piatta, ma Alberto si era innamorato di quel viso da femmina incorniciato da quegli splendidi capelli.
Il loro rapporto da subito era stato focoso e si sentiva che avrebbe voluto concedersi subito ai piaceri della carne se non fosse stata per la rigida educazione ricevuta: aveva stretto con bramosia il cazzo di Alberto, quando questi al secondo appuntamento con delicatezza aveva cominciato ad accarezzarle le magrissime gambe e aveva portato le sue minute mani sulla propria patta dei pantaloni. Sembrava quasi soddisfatta di essersi trovata in mano un cazzo di proporzioni più che accettabili, quasi conoscesse già le dimensioni che un membro maschile dovesse avere per soddisfarla. Ma a questo Alberto, che seppure poco più che ventenne, era già un discreto maschio sessualmente e cerebralmente molto attivo, non fece caso all’inizio.
Il loro rapporto intanto cresceva sempre più e Alberto, certo dell’amore di Marta, cominciava a condurla lungo le strade del piacere, seguita con passione da lei che lentamente ma inesorabilmente accettava e contraccambiava e gli apriva sempre più il suo cuore e i suoi pensieri e desideri.
Passavano delle ore a raccontarsi le sensazioni, i desideri che diventavano sempre intimi fino al giorno in cui Marta arriva all’appuntamento con il suo uomo visibilmente scossa e turbata.
Non bastano tutto l’amore e le attenzioni di Alberto a farla aprire per spiegare il perché di quel turbamento. Però lei si scatena con una passione e una voglia che Alberto fino a quel giorno non aveva ancora conosciuto durante i loro giochi sessuali che non arrivavano mai all’atto completo dato che Marta aveva deciso di rimanere vergine, anche se lui le aveva spiegato più di una volta che la verginità è una condizione non solo fisica ma anche mentale: e mentalmente lei vergine non lo era più da tempo……. La sua femminilità ormai sprizzava da ogni poro della sua pelle.
L’amore per il suo ragazzo aveva trasformato in poco tempo anche fisicamente Marta che, nel giro di qualche mese, era diventata anche una prosperosa ragazza: aveva messo su un seno che dalla prima taglia era passato in breve alla terza, il suo bacino si era allargato e ora i pantaloni o le gonne che indossava coprivano un sederino pronunciato, le sue labbra erano diventate carnose e la sua bocca sembrava fatta apposta per dare piacere, quel piacere, agli uomini. E Alberto era contento di questo sbocciare anche fisico e si sentiva orgoglioso quando si rendeva conto che ora per strada gli altri uomini si giravano a guardare Marta: incominciavano a diventare anche un po’ esibizionisti e la cosa non dispiaceva ad entrambi, anzi, ora Marta quando usciva curava il suo abbigliamento e si divertiva ed eccitava a provocare spalleggiata dal suo sempre più eccitato uomo.
E la trasformazione non era solo sulla fisicità ma anche sulla cerebralità: entrambi con l’andare del tempo avevano modificato anche i confini di quello che, comunemente denominato senso del pudore, limita per moralità, bigottismo, situazione sociale in cui si vive, le proprie azioni in campo sessuale. Ora si potevamo già definire una coppia aperta e trasgressiva, per i luogo in cui vivevano, un piccolo paese del sud Italia, al punto che erano diventati oggetto di scandalo per le idee che professavano di fronte a gli amici, questi ancora ammantati e immersi in quel tipo di società e perciò bigotti e pettegoli.
E finalmente, dopo qualche giorno, in un pomeriggio durante il quale più che fare sesso erano stati abbracciati nudi sul letto a confessarsi i propri pensieri e esperienze più intime, Alberto ottiene la risposta da Marta sul suo turbamento di qualche tempo prima.
Marta viveva con la madre, Liliana, di circa 50 anni e con una zia, Teresa, “zitella”, di uno o due anni più giovane, il padre da anni era emigrante all’estero per motivi di lavoro. Tra gli altri parenti che frequentavano la sua casa i più assidui erano lo zio Franco e sua moglie Concetta, sorella di Liliana e Teresa, entrambi cinquantenni.
Il racconto di Marta inizia qualche anno prima, quando lei era poco più che una.
Un giorno rientrando a casa in anticipo aveva sorpreso, non vista, lo zio Franco che, approfittando della contemporanea assenza della cognata e della nipote, si stava intrattenendo in intimità con Liliana. In cucina aveva visto lo zio chinato a leccare la figa di Liliana seduta sul tavolo con le gonne alzate e le gambe spalancate. Non era riuscita a staccarsi da quella visione e aveva continuato ad osservare anche quando lo zio, tiratosi giù i pantaloni, mostrava fiero alla cognata un cazzo di proporzioni notevoli e Liliana, subito era scesa dal tavolo per inginocchiarsi di fronte a questi, cominciare a succhiarlo con avidità. Marta non riusciva a credere a quel che vedeva: non avrebbe mai potuto pensare che sua madre fosse anche una femmina in calore. Lei, una donna tutto di un pezzo e che aveva uno sguardo cosi severo unita ad una bellezza non proprio abbagliante, inginocchiata a succhiare il cazzo del cognato, il quale da parte sua, a parte una certo modo brusco di fare, non era certo un bell’uomo ma evidentemente suppliva con il cazzo alla prestanza che proprio non aveva, essendo alto non più di un metro e cinquanta.
Dopo alcuni minuti, durante i quali Liliana si era goduto con la bocca, e i mugolii che emetteva ne erano la riprova, il cazzo del cognato, si era alzata e, messasi alla pecorina, si era fatta scopare a lungo dallo zio piccoletto ma dal cazzo enorme. Al momento di godere, tra urla soffocate e mugolii di piacere, lo zio lo tirò fuori dalla figa di Liliana che colava umori in modo incredibile, e la inondò sulla schiena con un fiume di sborra per poi rivestirsi in fretta e lasciare Liliana ancora ansimante in quella posizione. Era evidente che non era la prima volta che lo zio scopava con la madre, ma lo shock per Marta fu enorme e maggiore della involontarie eccitazione che la colpì: infatti anche non volendo, la sua mano era corsa sulla figa e si stava masturbando.
Da quel giorno Marta passò tutto il tempo possibile a controllare le visite dello zio e qualche tempo dopo scopri che anche la zia Teresa era oggetto delle attenzioni di questi ma, a differenza di sua madre, la zia era zitella e quindi vergine e tale voleva restare, per cui allo zio concedeva il culo facendo trasalire, ogni volta che accoglieva quel cazzo poderoso nel suo didietro, la giovane Marta che non riusciva a capire come potesse ospitare con tanta goduria un simile attrezzo in quel posto, lei che era anche più minuta dello zio. Fu un lungo periodo di innumerevoli appostamenti, incredibili eccitazione e fantastiche dolci masturbazioni; ma fu anche un lungo periodo di tormentati e dolorosi turbamenti, che non poteva esternare a nessuno. Ma non appena la sua mente correva a ripensare alle scene di goduria cui assisteva di nascosto, le sue mani non potevamo fare a meno di correre sul suo sesso e tormentarlo dolcemente fino allo sfinimento….. quanto era bello il cazzo dello zio!!!
Passati alcuni anni gli incontri si erano un po’ diradati ma quando c’erano, erano sempre molto caldi e focosi: chissà se la mamma sapeva della sorella e viceversa. Marta pensava di si….. altrimenti non si spiegava come a turno ognuna lasciasse solo l’altra…. In ogni modo della maturazione e dei cambiamenti di Marta doveva essersi accorto anche lo zio, se un giorno dopo l’ennesima scopata con la cognata aveva chiesto a questa di mandarla nel suo laboratorio, lo zio era un sarto prevalentemente da uomo, perché voleva regalare alla nipote un paio di pantaloni che avrebbe cucito lui personalmente. Era evidente che Liliana dovesse essere succube del cognato se accettò, seppure dopo ampie rassicurazioni.
Dopo qualche giorno la madre chiamando la figlia le dice di passare nel pomeriggio dallo zio che doveva prenderle delle misure. Marta in un primo momento aveva preso delle scuse per non andare, ma il pensiero di quel gran cazzo che ormai la tormentava da anni e la dolce insistenza della madre alla fine l’aveva convinta.
Poco dopo eccola di fronte al negozio dello zio che, seduto davanti alla porta, data la bella giornata, sta rifinendo un vestito che avrebbe dovuto riconsegnare fra qualche giorno; appena la vede arrivare la saluta con fare dolce e risponde negativamente alla domanda di Marta se in casa ci fosse la zia Concetta, fa accomodare la nipote in laboratorio e preso il centimetro si accinge a prendere le misure per i pantaloni. Marta tramava un po’ dall’emozione e un brivido profondo la scuote quando lo zio, per prendere la misura del cavallo, le sfiora con le nocche della mano il pube. Indugia un poco e sembra che quasi non voglia togliere la mano di là e anche Marta seppur turbata non vorrebbe che lui la togliesse, poi lo zio nel prenderle il giro vita le accarezza il sedere pronunciato, lievemente e più volte e Marta nota nel suo sguardo un qualcosa di torbido che non fa altro che aumentarle il turbamento. Finito di prendere le misure, lo zio le dice di ripassare fra qualche giorno per la prima prova e lei, salutatolo in fretta, corre a casa per soddisfare il suo piacere e placare il suo corpo. Arrivata a casa, va in camera sua e spogliatasi passa diverso tempo a fantasticare sulle sensazioni provate.
Il giorno fissato per la prima prova indossa il vestitino più sexy che ha, acquistato con Alberto, e, con il cuore in tumulto per l’eccitazione, si reca dallo zio. Anche ora la zia non c’era e lo zio era indaffarato a stirare un vestito appena terminato, per cui lei con fare malizioso si siede di fronte al banco da lavoro e prende una rivista per ingannare l’attesa. Certo non le sfugge che lo zio la guarda con la coda dell’occhio e lei, lusingata ed eccitata, comincia a mettersi in posa facendo in modo di far risaltare le gambe che quasi scoperta della gonna già di per se corta e che lei ha fatto in modo di far salire lentamente e ulteriormente, comincia un sottile gioco di esibizionismo davanti all’attempato signore, ormai oltre i cinquanta, come già fa quando, insieme al suo Alberto, si trova di fronte a certe situazioni. Poco dopo, finito di stirare, lo zio chiudendo a chiave la porta del laboratorio, per non essere disturbato, come dice, chiede alla nipote di andare nello stanzino ad indossare il pantalone appena imbastito. Marta si reca di là ma non chiude la porta e lascia che lo zio, già con lo sguardo liquido, la guardi mentre lei, con malcelata sicurezza, lentamente si spoglia rimanendo con una corta maglietta di cotone sotto la quale spingono i suoi turgidi seni e duri capezzoli e una microscopica mutandina che disegna perfettamente il suo sedere e sul davanti lascia poco all’immaginazione. Poi con lentezza, per non rompere i punti dell’imbastitura, indossa il pantalone. A questo punto lo zio si avvicina a lei e inizia a girarla e rigirarla per la prova; le sue mani carezzano lungamente le gambe, il sedere e passano più volte sul ventre della nipote… sono lunghi minuti di silenzio imbarazzato da entrambe le parti, di silenzio e di eccitazione. Lo zio decide che qui e la bisogna fare delle correzioni e presa una scatola di spilli, comincia ad infilarli con cautela dove occorrono; intanto continua ad accarezzare…… Improvvisamente nell’infilare l’ennesimo spillo, anche lui eccitato dalla situazione – Marta aveva più volte controllato la patta dello zio che ora era gonfia del suo desiderio – si punge un dito e mandando un’imprecazione lascia cadere la scatola che ha in mano e si alza a succhiarsi il dito ferito. Marta a questo punto si china a raccogliere gli spilli caduti, ed erano molti, e non si avvede che Franco, non riuscendo più a nascondere le sue vere intenzioni, con mossa veloce estrae il suo cazzo eccitato dai pantaloni. Quando alza lo sguardo Marta si trova cosi di fronte allo zio con il suo arnese fuori e a pochi centimetri dal suo volto che si masturba. Lei spalanca la bocca per lo stupore e lui proprio in quel momento non riuscendo a trattenersi per l’eccitazione glielo infila in bocca un attimo prima di godere. Marta non riesce più a dissimulare e, femmina com’è, inizia a succhiare e a bere avidamente la sborrata dello zio che con un sorriso sornione sulle labbra le dice: “Sei proprio come pensavo, sei proprio una vera troia, ragazza mia!! “. Rivestitasi in fretta e con in bocca ancora il sapore dello zio, Marta incontra Alberto con quel turbamento che a lui, quel giorno non era sfuggito.
Alberto è allibito, infuriato, eccitato, turbato……. ma Marta subito comincia a coccolarlo e a calmarlo e lui non può fare a meno di chiederle di raccontare di nuovo le sensazioni e le cose fatte con lo zio e la cosa lo eccita in modo incredibile e gode pure lui nella bocca della sua ragazza, subito dopo le bacia la bocca piena ancora del suo piacere e poi affonda la sua lingua nella figa di Marta, bagnata e piena di umori come non mai, e lecca a lungo facendola godere molte e molte volte.
La confessione della ragazza ha rotto le ultime barriere fra i due che a questo punto si confessano tutte le loro voglie e Alberto non può fare a meno di chiedere a Marta se la sente di giocare di nuovo con lo zio ma in sua presenza. Marta prima ci pensa su poi risponde di sì, tanto ora non ha più nessuna remora e vuol godere di nuovo del cazzo dello zio e far eccitare fino allo spasimo il suo Alberto, compagno di vita, di gioco e trasgressioni.
Due giorni dopo verso le quattro del pomeriggio Marta avverte la madre che sta andando dallo zio per vedere se fossero pronti i pantaloni e anche quando questa le risponde che era già passata lei e che i pantaloni non sono ancora pronti, pur pensando che forse troverà lo zio spompato, non rinuncia alla visita e esce di corsa da casa per non lasciare alla madre il tempo di replicare. Arrivata in negozio trova lo zio che è intento a disegnare una giacca sul tavolo da lavoro, lo saluta con un sorriso mentre lo zio la avverte che la zia Concetta e di là. Marta allora entra in casa e saluta la zia che è intenta a lavare i panni, quindi molto indaffarata; rientra nel laboratorio e avvicinatosi allo zio le si mette di fianco come se fosse interessata a quello che stava facendo. Come lui le si avvicina per finire il disegno sulla stoffa lei con fare sfrontato allunga la mano sulla sua patta accarezzandogli il cazzo; lo zio balbetta di lasciar perdere che c’è la zia, ma lei non sente ragione e infilata la mano estrae il cazzo ancora mezzo floscio e comincia a masturbarlo violentemente. L’uomo preso alla sprovvista non resiste molto e improvvisamente gode nelle mani della nipote che, dopo essersi pulita la mano sulla stoffa sul bancone lo saluta ridendo: “Ciao zio porco salutami la zia!! ” e corre via.
Lo zio stava diventando, senza saperlo, da cacciatore, la vittima. Infatti, dal quel giorno Marta più volte aveva lo aveva sorpreso con improvvise esibizioni, furtive carezze anche in presenza di altre persone, come quando si era nascosta sotto il bancone all’arrivo di un cliente e da lì sotto lo aveva pesantemente stuzzicato questi era impegnato a parlare con la persona di fronte a lui, e pesanti allusioni. Il tutto sotto l’abile regia di Alberto che, bisogna dirlo, era un conoscente dell’uomo e da questi era anche apprezzato come bravo giovane. A dire il vero nel piccolo paese, come sempre accade, tutti conoscevano il Sig. Franco come persona allegra e sempre pronta a far divertire tutti con le salaci battute di spirito, tutti i giorni questi si recava al bar e spesso era al centro dell’attenzione per la sua vivacità, e nonostante questo era riuscito sempre a scamparla dalle malelingue che, sempre all’erta, non si erano mai accorte dei rapporti che aveva con le cognate e forse in questo era stato aiutato dall’aspetto fisico come già detto. Nessuno immaginava che i centimetri che non aveva in altezza li aveva tutti sviluppati fra le gambe per il sollazzo della moglie, invero freddina, e delle cognate al contrario calde ma riservatissime…. ed ora si era aggiunta la nipote…..
Alberto intanto si faceva vedere sempre più spesso da Franco al fianco di Marta e un po’ alla volta anche questi aveva cominciato a fare apprezzamenti ai due giovani in loro presenza, mai immaginando che il futuro nipote era a conoscenza di tutta la tresca.
Infine un giorno Marta si presenta dallo zio accompagnata da Alberto e vestita in modo molto provocante per un brava ragazza di paese. Questo fatto non sfugge al maturo uomo che, aiutato da alcuni bicchieri di un fresco vino offerto anche ai ragazzi, fa, senza forse volerlo, dei complimenti alla nipote per l’abbigliamento. Alberto non aspettava altro e con malcelata sicurezza dice allo zio che gli sarebbe piaciuto che, dopo i pantaloni, avesse cucito per Marta anche una bella giacca con relativa gonna e che sono andati lì proprio perché lui prendesse le misure necessarie.
Franco, nulla intuendo, prende il centimetro e comincia a chiedere a Marta come vorrebbe fosse la giacca e la gonna. Ricevute spiegazioni in merito comincia a prendere le misure a quel corpo che pur non avendo più nessun segreto per lui, non era ancora stato suo se non per quel primo assaggio di pompino. Con Alberto seduto in poltrona, e parlando del più e del meno, andava avanti fino a che il ragazzo rivolgendosi a lui dice: “Certo che Marta ha proprio delle belle gambe, quindi la gonna falla un po’ più corta e vedi di farci una spacco sulla coscia”. “Quanto alto? ” risponde l’uomo “così? ” e chiedendo appoggia la mano a un terzo della coscia di Marta. “No, dai Franco – risponde Alberto – vai un ancora più in alto”. La mano scorre ancora qualche centimetro più in su e l’uomo, in ginocchio davanti alla ragazza, sbalordisce improvvisamente: Marta era senza mutandine, le nocche delle sua mano sfioravano i peli pubici e i suoi occhi ammiravano la giovane figa della ragazza mentre il ragazzo che frattempo si tira fuori il suo cazzo duro per l’eccitazione. “Ti piace quello che vedi, zio? ” dice con la voce rotta dall’emozione Marta “dai toccala un pochino e già che ci sei perché non la lecchi per bene? ” Franco trasale a queste parole e cerca una scusa per alzarsi, ma Marta lo blocca ancora dicendo: “Dai non preoccuparti, Alberto sa già tutto e vuole vedere come poi te lo succhio, sono mesi che aspetta questo momento”. Alberto intanto si è alzato e postosi dietro Marta le toglie il vestito e lascia che lo zio cominci a leccare la figa bagnata alla nipote mentre lui strofina il suo cazzo fra le natiche di lei.
Franco non capisce più niente e affonda la lingua nella bagnata fessura della ragazza e ubriaco da quella situazione non si rende conto di leccare anche la punta del cazzo di Alberto il quale dopo qualche attimo fa in modo che Marta si chini facendo cadere all’indietro lo zio che in quella posizione non può far altro che lasciar fare ai giovani. Marta estrae il cazzo dello zio dalla patta e se lo infila in bocca mentre Alberto le infila il suo lentamente nel culo. La cosa va avanti fino a quando, con un urlo, Franco inonda la bocca di Marta che beve con ingordigia e la cosa fa cadere l’ultima barriera anche ad Alberto che inonda l’intestino della propria ragazza. Questa con un movimento veloce si siede sulla bocca dell’uomo facendogli bere tutta la sborra che aveva dentro di se. Spossati poi si rivestono e Alberto dice all’uomo che, ancora con il cazzo moscio fuori dai pantaloni, giace a terra con la bocca lucida del suo piacere: ” Ciao zio, il vestito non ci serve più e Marta non verrà più qui perché domani partiamo per andare a Milano dove ho vinto un concorso…. ma una cosa ti raccomando: pensa solo a tua moglie e lascia perdere tutto il resto…… “.
Ora vivono felici a Milano e sono una delle coppie più trasgressive del capoluogo, frequentano molti privè dove sono sempre ricercati e Marta ancor oggi non riesce a dire mai di no ad un uomo più anziano che lei ama sempre ricevere in bocca………… FINE
