Tutto successe una domenica pomeriggio, a casa dei miei suoceri, in una vecchia cantina piena di cianfrusaglie.
Era lì, chinata alla ricerca di una bottiglia di vino e sotto la gonna a fiori spiccava il segno delle mutandine, ormai completamente infilate in mezzo alle natiche per la posizione e per e sue splendide natiche da fiorente 40enne nel pieno della sua femminilità.
Si gira e mi guarda con i suoi occhi neri che da sempre sembrano radiografare la mia anima ed i miei desideri più intimi, una ciocca di capelli le si è appiccicata sulla fronte sudata e con un gesto scocciato la sposta di lato per poi dirmi di aiutarla a trovare il Dolcetto del 99 che ha chiesto suo padre.
Mi inginocchio al suo fianco per vedere meglio nella penombra ed ecco che il suo profumo anzi no il suo odore mi toglie il fiato e tutto mi sembra più chiaro. La scintilla della vita, quella che ha fatto un mare di danni dall’inizio dei tempi ha colpito anche me.
La bacio d’impulso dapprima con le labbra serrate per il terrore e poi dischiuse, sotto la pressione della sua lingua; sono esterrefatto ed entro in una situazione di trance mentre accompagno il suo corpo fino a terra . Non so se mentre le spostavo lo slip per assaggiare il suo sesso ero consapevole di quello che stavamo facendo.
Anni e anni di ammiccamenti, battute e doppi sensi non avevano fatto altro che portare il nostro desiderio alle stelle ed adesso ero lì a misurarlo con le mie labbra su quelle della sua morbida patatina. Lei ansimava in modo animalesco e più lo faceva più montava dentro me il desiderio di prenderla lì nel garage mentre tutta la nostra famiglia era riunita a tavola al piano di sopra; la feci alzare, la girai di schiena in modo che si potesse appoggiare con le mani al muro ed iniziai ad esplorarla con le dita in ogni suo pertugio, fino a quando dovetti smettere per un suo grido più forte del dovuto.
I pantaloni mi scoppiavano e non capivo più niente, eravamo entrambi vittime di una sbornia di sensazioni e probabilmente se fosse arrivato mio suocero non ce ne saremmo neanche accorti. E allora ecco che mi sussurra nell’orecchio di penetrarla subito senza ulteriori indugi, mi dice che mi desidera da pazzi e che vuole il mio sesso dentro di lei fino all’ultimo millimetro; esco di senno.
Mi sbottono la patta dei jeans e con grande fatica tiro fuori l’arnese ormai violaceo ed enorme per l’attesa prolungata, lo appoggio alle sue grandi labbra ed ecco che lei inarca la schiena e spinge indietro le natiche, per infilarselo dentro senza mani, adesso lo sento entrare fino in fondo in un antro caldo e mieloso che mai avevo provato prima.
Inizio a montarla con colpi lenti ma regolari, che aumentano man mano che dalle sue labbra escono miagolii di piacere da far accapponare la pelle, faccio una fatica incredibile per non esploderle dentro proprio sul più bello, penso ad altro e con un orecchio tengo d’occhio i rumori che arrivano dalla scala, che potrebbero portarci cattive sorprese.
La stringo forte strizzandole i seni e pizzicandole i capezzoli attraverso il reggiseno, mentre i nostri corpi si fondono in un unico intreccio fatto di sudore, vestiti e tremolii incontrollati; la sento venire qualche secondo prima per le contrazioni della sua fica intorno al mio cazzo, me lo stringe in uno spasmo mentre io rimango fermo dentro di lei e poi soffoca un grido mordendomi un dito e tremando come una foglia. Divento una bestia da monta.
La stantuffo senza più controllo in mezzo a un fiume di liquido vaginale, la spingo ancor di più contro il muro e le blocco le mani sotto le mie, le infilo la lingua in un orecchio e sento che lei viene di nuovo tremando ancora più di prima. è la fine, oltre non potevo resistere, il cazzo incomincia a pulsare come una spia rossa e sento che sto per esplodere in un orgasmo incontrollato; lei se ne accorge e sposta il corpo in avanti per liberarmi dalla morsa delle sue natiche. Sto uscendo.
Chiudo gli occhi e inizio a menarmelo come un pazzo, sento le sue labbra e la sua lingua sulla punta del mio arnese e finalmente esplodo come una bottiglia di spumante agitata per mezz’ora vengo, vengo e continuo a spruzzare, riapro gli occhi e la vedo fissare incantata il mio arnese, con il mio sperma che le cola giù dal mento formando delle stalattiti bianche.
Mi sento spossato e lentamente torno alla realtà infilandomi l’uccello nella patta e riprendendo fiato come dopo una corsa di 10 chilometri, Marta è lì davanti a me con lo sguardo inebetito dal piacere che tenta di ripulirsi il viso e di riprendere un aspetto degno di una mamma, perché al piano di sopra ci stanno aspettano ed è solo grazie alla spensieratezza di un pranzo domenicale che non si sono ancora accorti che ci siamo soffermati in garage un po’ troppo.
La aiuto a pulirsi con il mio fazzoletto e le do un bacio sulla guancia, prendo due bottiglie di vino a caso e imbocco la scala verso il piano superiore, con le grida della mia famiglia che si fanno sempre più vicine e con il mio sorriso che si allarga sempre più. FINE
