Ci mancava solo questa. Una nipote da ospitare. Nipote, poi. Figlia del fratello della mia ex moglie. Da quando mi ero trasferito in quella cittadina universitaria, dopo il divorzio, mi ero costruito intorno una comoda tana. Un appartamento vicino alla facoltà, comodo da contenere tutto ciò che mi serviva, ma abbastanza piccolo da non richiedere troppo impegno per mantenerlo. Giusto un po’ d’attenzione ed una preziosa signora che due volte alla settimana veniva per le pulizie. E adesso la mia ex che mi telefonava improvvisamente, chiedendomi se potevo ospitare la nipote per un paio di mesi, il tempo di frequentare un corso di specializzazione. Non ero riuscito a trovare un motivo decente per rifiutare, così adesso stavo aspettando la nipotina. Doveva avere ormai ventidue o ventitré anni, ma io mi ricordavo una ragazzina alta e allampanata, con la fissazione del basket, che mi stava appiccicata, ogni volta che poteva, coinvolgendomi nelle sue chiacchiere di ragazzina.
Guardai ancora una volta la sistemazione che avevo previsto. Le avrei ceduto la mia camera col suo lettone matrimoniale, ed io mi sarei trasferito nello studio, dove avevo il computer e tutti i libri, così sarebbe stato più pratico per lavorare. Soggiorno con angolo cucina in comune. Per fortuna la camera da letto aveva un bagno annesso, e ce n’era un altro indipendente, così non ci saremmo pestati i piedi o dati fastidio.
Il suono del campanello mi strappò a quei tetri pensieri, andai ad aprire. Sul pianerottolo c’era una sventola di ragazza, alta quasi quanto me, che pure supero il metro e novanta, spalle larghe ed atletiche, un seno grande, sodo, arrogante, che svettava sotto una maglietta che la fasciava fino ai fianchi torniti, evidenziati da una minigonna aderentissima da cui sbucavano due gambe interminabili, muscolose ma perfette, dalle cosce completamente scoperte alle caviglie, rese ancora più slanciate dai tacchi alti. Su tutto un caschetto di capelli color mogano, un nasino impertinente, due occhi azzurri intensissimi, ed una bocca che mi fece saltare in mente una sola definizione: lasciva. Per nulla seccata dall’esame visivo cui la stavo sottoponendo, la sventola, con una voce un po’ rauca ma sexy da morire, perfettamente intonata al resto, mi disse: “Ciao, zio, sono arrivata”.
“Sei Valeria? ”
“Certo, non mi riconosci? ”
“Sei cambiata parecchio, e devo dire in meglio, molto meglio. Sei fantastica, entra”:
“Grazie”.
Prima che potessi farlo io, ancora occupato a guardarla, raccolse due borsoni ed entrò. La sua camminata atletica, il movimento estremamente sensuale dei fianchi, che, più che oscillare, dondolavano come a ritmo di una musica che solo lei sentiva, mi diede come una scossa elettrica.
“Spero di non disturbarti troppo, ma la zia, quando ha saputo che sarei venuta qua, mi ha subito assicurato che potevo stare da te”.
“Sono veramente contento, specie dopo averti rivista”.
Dall’occhiata che mi diede parve cogliere ed apprezzare il complimento.
“Vieni, quella è la tua stanza, se vuoi sistemarti poi possiamo organizzarci e magari vedere di passare la serata in un modo piacevole”.
“Benissimo, a me piace passare le serate in modo piacevole”.
Sarà stata una mia impressione, ma nella sua risposta c’era un’allusione a qualche piacere particolare.
Entrammo nella sua stanza, e dopo una piccola protesta perché non dovevo sacrificarmi lasciandole la mia camera, posò le borse a terra e si accoccolò per aprirle, piegando quelle sue lunghissime gambe. La minigonna salì un po’, tendendosi sulle natiche e facendo spuntare, all’inforcatura delle cosce un triangolino di qualcosa d’impalpabile e trasparente, che lasciava indovinare un cespuglio di peli color mogano come i capelli. Il mio sguardo rimase calamitato in quel punto, e Vale non poté non accorgersene, ma continuò a disfare le borse, gettando sul letto tutta una serie di vestiti e biancheria che su di lei doveva fare un effetto da urlo.
“Ti piace? “, disse tenendo davanti a sé un qualcosa che doveva essere una camicia da notte fatta di un tessuto insieme trasparente ma lucido e luminoso.
“Certo, mi piace tutto quello che vedo”.
“Grazie, zio”.
“Senti, chiariamo subito una cosa, non voglio essere chiamato zio, zio è un vecchio signore che fuma la pipa, racconta favole e tiene le nipotine sulle ginocchia”.
“E a te non piace fare queste cose? ”
“Il sapore della pipa mi fa vomitare, e odio raccontare favole”.
Dal suo sorriso intuii che aveva afferrato il fatto che c’era un’attività che non mi dispiaceva, tra quelle che avevo elencato. Prima che la situazione peggiorasse, le chiesi cosa voleva fare la sera.
“Se non ti dispiace vorrei stare in casa, così potrai spiegarmi un po’ di cose sull’Università e potremo conoscerci meglio”.
“Va bene, vado ad organizzare qualcosa per la cena”.
Mentre preparavo la cena, andando avanti e indietro tra l’angolo cucina e la tavola, la vedevo sistemare le sue cose, poi Vale accostò la porta dicendomi che avrebbe fatto una rapida doccia.
Attraverso lo spiraglio lasciato aperto la vedevo riflessa nel grande specchio che avevo sopra il letto, de di cui Vale non si era forse accorta (non si era accorta? ). Sfilò la maglietta lasciando libero un seno splendido, sodo, che anche senza sostegno rimase tranquillamente su, mostrando due areole grandi ed appena più scure e due capezzoli arroganti. La gonna e le mutandine scivolarono a terra, e Vale cominciò a stiracchiarsi sinuosamente come una gatta, provocandomi un’erezione che spinse dolorosamente contro i pantaloni. Per fortuna entrò in bagno e chiuse la porta.
“Vale, la cena è pronta”.
“Arrivo, mi sono messa in ordine per onorare la prima sera che stiamo insieme”.
Apparve nel vano della porta, lasciandomi a bocca aperta. Si era messa un miniabito ancora più corto della gonna con cui era arrivata, che scopriva completamente le sue interminabili gambe, avvolte in calze nere come le scarpe dal tacco altissimo. Sopra l’abito era generosamente scollato, e lasciava vedere tutta la parte superiore di quei seni splendidi e dello stretto solco che li divideva.
Trucco leggero, intonato al colore degli occhi, ed un profumo indefinibile ma tremendamente sensuale, profumo di donna giovane e calda, molto calda.
“Caspita, sei veramente favolosa, farai girare parecchie teste all’Università”.
“Non m’interessa far girare parecchie teste, m’interessa far girare quella giusta”.
“E qual è quella giusta? “.
“Vedrai, sarai il primo a saperlo”.
Durante la cena parlammo in continuazione, riallacciando il filo di una familiarità lontana, ma in ogni frase, sia mia sia sua, mi sembrava di sentire in sottofondo una traccia di sensualità, di inviti, d’allettamenti più o meno velati.
“Vieni, mettiamoci sul divano e beviamo qualcosa”.
“Volentieri”.
Il mio divano è stato concepito per il relax, quindi più che seduti ci si sta adagiati, quasi sdraiati. Quando Vale ci sprofondò dentro potei vedere tranquillamente che sotto il collant portava ancora qualcosa di impalpabile e trasparente, ma nero come le calze. Vale, a differenza di tante altre ragazze che si erano sedute su quel divano, sembrò trovarsi subito a suo agio, non fece nemmeno, come tante, il gesto di tirarsi giù l’orlo della gonna, né accavallò le gambe strettamente. Rimase perfettamente rilassata, e allungò la mano per prendere il bicchiere che le porgevo, facendomi con l’altra cenno di sedermi accanto a lei. Accettai subito la sua richiesta, e da così vicino il suo profumo mi diede quasi un leggero senso di vertigine, mentre quello sconsiderato del mio cazzo dava nuovamente decisi segni di apprezzare molto la situazione.
“Cosa vuoi fare per terminare la serata? “, le chiesi sorseggiando lentamente il drink.
“Posso scegliere qualsiasi cosa? ”
“Certo, Valeria, qualsiasi cosa che ti piaccia e che tu abbia voglia di fare”.
Mi guardò a lungo, con una strana espressione tra l’intenso ed il malizioso in quegli splendidi occhi azzurri mentre passava la punta della lingua rosea sulle labbra piene e voluttuose, in un gesto apparentemente infantile ma tremendamente eccitante.
“Vorrei……”.
“Vorresti? ”
Si stiracchiò come una gatta che fa le fusa, allungando in alto e all’indietro le braccia, puntandomi contro quei seni pieni e arroganti, mentre l’orlo della gonna scopriva completamente il suo pube appena velato dal collant e da quel qualcosa di impalpabile che portava sotto.
“Vorrei fare sesso con te. è da quando ero una ragazzetta che ne ho voglia”.
Sentii come una scossa elettrica attraversarmi tutto, sentendo che arrivavamo a quella conclusione per la quale c’eravamo preparati, più o meno consciamente, da quando Vale era entrata in casa mia solamente da qualche ora e già voleva fare sesso; che cosa potevo chiedere di più.
Avvicinai il mio viso al suo, lentamente, aspirando il profumo, quasi stordente, che emanava da lei. Si passò ancora una volta la lingua sulle labbra, rendendole umide e lucide, poi le nostre bocche si unirono. La baciai dapprima a labbra chiuse, poi aspirai il suo labbro inferiore tra le mie, e cominciai a succhiarlo, come una deliziosa caramella. Sentii la sua lingua premere sulla mia bocca, e, senza staccarmi dal bacio, aprii la bocca per farla entrare. Le nostre lingue s’incontrarono, si toccarono, si assaggiarono, s’intrecciarono, cominciarono ad allacciarsi e strofinarsi come facendo l’amore tra loro, mentre Vale mi abbracciava stringendomi contro di sé. Senza staccarci la feci distendere sul divano, e mi distesi accanto a lei, sempre stringendola, baciandola, giocando con la sua lingua nella mia e nella sua bocca.
Staccò appena le labbra dalle mie per dirmi “Le tette, strapazzamele un po’, mi piace tanto”.
Le feci scivolare l’abito giù dalle spalle, scoprendole i seni sodi, eretti, pieni, con i capezzoli già duri, e li afferrai a piene mani, accarezzando, stringendo, impastando, strizzandole i capezzoli fra le dita, poi scesi con la bocca su un seno, prendendone quanto più riuscivo a contenerne, aspirandolo, succhiandolo, leccandolo, mordicchiandolo. Vale cominciò a gemere ed a muovere il suo ventre contro di me, invitandomi a non smettere, a continuare, a prendere anche l’altro seno tra le labbra.
Eseguii prontamente, mentre i suoi mugolii mi eccitavano sempre di più, baciandola, succhiandole la lingua, i capezzoli, la gola, stringendola e strapazzandola.
“Aaahhh, basta, non resisto più, scopami, lo voglio dentro, adesso, subito, voglio che mi riempi tutta con il tuo cazzo”.
Mentre diceva così mi slacciava i pantaloni e me li abbassava insieme alle mutande, tirando fuori il mio cazzo in piena erezione, accarezzandolo, masturbandolo, giocherellandoci.
M’inginocchiai davanti a lei, le sollevai il vestito fino alla vita, e di un colpo solo le sfilai collant e mutandine, mentre Vale mi aiutava sollevando il bacino e scalciando via le scarpe. Il suo sesso mi apparve in tutta la sua bellezza, già lucido dei suoi succhi, aperto per me mentre lei spalancava le gambe per invitarmi, e le poggiava sulle mie spalle.
Mi gettai su di lei, appoggiando il glande sulle labbra invitanti, poi di un colpo solo la penetrai, afferrandole insieme le tette a piene mani e stringendo.
“Oddio, che bello, come è bello, lo sento tutto dentro, continua, aaaah, aaah, non ti fermare, scopami, dammelo tutto, riempimi, fammi godere”.
Comincia a muovermi su e giù, infilandole dentro tutto il cazzo, fino a sentire le palle sbattere contro di lei, ritirandomi fino a lasciare solo il glande tra le grandi labbra, poi ancora dentro e fuori, dentro e fuori.
I calcagni di Vale mi battevano sulla schiena, attirandomi dentro di lei in profondità, mentre sentivo le pareti calde e bagnate della sua fica stringere il mio cazzo in una stretta eccitante, la sua lingua nella mia bocca, le sue mani che mi artigliavano i fianchi, le mie mani che le stringevano i seni, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori.
“Sto venendo, sei splendida, ti vengo dentro, oddio, vengo, vengo! ”
“Sì, così, così, dentro, tutto dentro, riempimi, voglio sentire il tuo sperma schizzarmi dentro, riempimi tutta, dai, dentro, dentro, tutto, sì, adesso, godo, godo, oddio, aaaaaahhhhhh! ”
Sentii lo sperma schizzare fuori incontenibile, mentre sprofondavo dentro di lei che sussultava sotto di me, travolta da un orgasmo intenso quanto il mio. I nostri gemiti e le nostre grida si fusero insieme come i nostri corpi, mentre la riempivo tutta e Vale mi continuava a dire che sentiva i miei schizzi dentro di sé.
Mi abbattei su di lei, sempre tenendole il cazzo dentro, mentre Vale faceva scivolare le gambe dalle mie spalle intorno alla mia vita, per stringermi, per trattenermi contro di lei.
“Non uscire, resta dentro, stringimi, baciami, mi piace sentirmi riempita da te. è stato bellissimo, meglio di tutte le volte che mi sono masturbata sognando che la mia mano fosse il tuo cazzo, non ho mai scopato così bene, mentre venivo qua mi bagnavo tutta solo all’idea di scopare con te, mi sentivo una troia, ma avevo tanta voglia, voglio farlo ancora e ancora e ancora”.
“Anche io ho avuto voglia appena ti ho vista, e sta pur sicura che questa è la prima, ma non certo l’ultima, nemmeno di questa sera”.
Ci staccammo lentamente, ed il mio cazzo uscì da lei con un lamentoso risucchio. Finimmo di spogliarci, poi Vale si chinò su di me, dicendo che voleva sentire i nostri sapori, e cominciò a leccarmi delicatamente il cazzo, bevendo tutti i succhi miei e suoi che lo bagnavano.
Quando lo prese in bocca sentii girarmi la testa, ma ruotai su di lei e mi tuffai tra le sue cosce che prontamente si aprirono per farmi spazio. Il suo sesso, roseo e bagnato tra la peluria color mogano era lì, davanti al mio viso, ne ispiravo il profumo inebriante, poi cominciai a baciarlo, unendo le mie labbra a quelle della sua fica, assaggiando il suo liquido, mentre lei mi succhiava il cazzo con entusiasmo. La penetrai con la lingua e la sentii trattenere il fiato per poi emettere un gemito sospirante, prima di riprendere il pompino. Io leccavo tutto il suo sesso, entrandole dentro con la lingua, sfiorandole il clitoride, succhiandolo, stuzzicandolo, strofinandolo, mentre lei mi scopava con la bocca, titillando il glande con la lingua e succhiando con impegno. Stavamo andando dritti verso un altro orgasmo, quando lei staccò la bocca dal mio sesso e mugolò: “Non così, adesso inculami, ti prego”.
Mi staccai da lei, che subito riprese a leccarmi il cazzo bagnandolo ben bene, poi si girò sul divano per mettersi carponi, e cominciò a strofinarsi la deliziosa rosellina dell’ano per inumidirla con il succo che le sgorgava copioso dalla fica.
M’inginocchiai dietro di lei, puntando il glande sul buchino, poi la afferrai per i fianchi, allargandole il più possibile le natiche sontuose.
“Dentro, infilalo dentro, non voglio più aspettare, ti prego, sfondami”.
Spinsi decisamente, sentii lo sfintere resistere un attimo poi cedere, mentre Vale s’inarcava contro di me per aiutarmi. Emise un grido altissimo mentre sprofondavo dentro di lei, artigliando i cuscini con le dita.
“Ti faccio male? ”
“Non importa, mi piace, ti prego, continua, continua, che bello, mi sento piena fino in pancia, sì, inculami, sfondami, dentro tutto, che bello”.
Cominciai a stantuffare con forza, impazzendo dal piacere in quel canale così stretto, mentre Vale spingeva contro di me, lamentandosi un po’ per il dolore e molto per il piacere, gemendo, godendo.
“Vengo, ti vengo in culo, ti riempio la pancia di sperma, ti faccio godere, troia, prendi, prendi tutto”.
Gridando così le affondai dentro in una sborrata interminabile, godendo e sentendola godere, riempiendola tutta mentre io mi svuotavo, continuando a sborrare mentre lei godeva come una pazza, chiedendomi di non smettere, di sfondarla tutta, di riempirla tutta, di farla morire dal piacere.
Uscii da lei, la feci girare sulla schiena, mi stesi accanto a lei abbracciandola, accarezzandola dolcemente, facendo scorrere leggermente le mani sul suo corpo, mentre ci dicevamo quanto era stato bello, ricordando quello che avevamo fatto e anticipando quello che avremmo fatto di lì a poco.
“Vorrei rinfrescarmi un poco”.
“Certo, Vale, vieni, facciamo una doccia”.
“Facciamo? ”
“Certo, facciamo, fare la doccia in due è infinitamente più piacevole che farla da soli”.
La presi per mano e la guidai verso il bagno. Aprii i rubinetti della doccia, regolai la temperatura dell’acqua, entrai sotto il getto e la tirai dentro con me, iniziando subito a baciarla, mentre l’acqua scorreva su di noi mescolandosi alle salive che si mischiavano per l’intrecciarsi delle lingue.
Mi riempii le mani di bagnoschiuma e cominciai a strofinarle piano le spalle, le natiche, il collo, il seno dai capezzoli di nuovo duri sotto le bollicine, il ventre, le cosce, il sesso umido d’acqua, di schiuma e di umori. Lei riprese lo stesso gioco, insaponandomi con lo strusciare il suo corpo schiumoso sul mio, sfiorandomi dappertutto con le mani, col seno, con le cosce. Il getto d’acqua lavava via la schiuma dai nostri corpi. Vale scese lentamente con i seni sul mio petto, sullo stomaco, piegando quelle gambe interminabili, fino a prendermi il cazzo tra le tette. Le strinse con le mani, ed iniziò un incredibile massaggio, facendomelo diventare di nuovo duro, facendomi tornare di nuovo la voglia. Cercai di tirarla su, ma lei fece segno di no con la testa e continuò a muoversi appena avanti e indietro, sempre tenendomi stretto il cazzo tra le tette. Sentivo di nuovo il calore e l’urgenza dell’orgasmo che mi salivano dentro, mentre le accarezzavo le spalle e guardavo rapito la mia asta accarezzata da quei due globi sodi e caldi che la strofinavano come le pareti di una fica lubrificate dall’acqua che vi scorreva sopra.
“Vengo, Vale, vengo, sto venendo di nuovo, non ti fermare, dai, continua, sì, continua”.
Sentivo lo sperma risalirmi dai testicoli, scorrere dentro il cazzo come lava in un vulcano. Vale sentì dalla mie contrazioni e dai miei gemiti quello che stava accadendo, e veloce sostituì le tette con una mano, continuando il movimento di masturbazione e chinandosi per ricevere in faccia, in bocca, dappertutto, i getti cremosi del mio sperma.
“Mi piace, hai un buon sapore”, disse, guardandomi con uno sguardo torbido, mentre la sua lingua rosea mi passava sul glande, raccogliendo fino all’ultima goccia quello che mi era uscito, e con le mani si spalmava sul petto e sul viso quello che le avevo schizzato lì, dicendomi che era ottimo per la pelle.
“Adesso dovremo rifare la doccia”, mi disse con un tono malizioso.
“Sì, ma questa volta ciascuno per conto suo, poi a letto, domattina dobbiamo andare tutti e due all’università”.
“Che bello, andiamo a letto. Certo non vorrai ancora andare a dormire nello studio tutto da solo, lasciandomi abbandonata per conto mio in quel lettone matrimoniale”.
La guardai a lungo negli occhi, prima di rispondere.
“Certo, sarebbe uno spreco lasciare tutto quello spazio vuoto accanto a te”.
“Allo fuori. Faccio io la doccia per prima”.
Dopo essermi risistemato anche io indossai gli short e la t-shirt che uso di solito come pigiama, ed andai a letto. Vale dormiva già, nuda sotto il lenzuolo che la fasciava come un velo, mettendo in risalto le sue forme splendide. Mi sdraiai accanto a lei, che con un mugolio appiccicò il corpo al mio in tutta la sua lunghezza e, ripensando a quanto era accaduto da quando la nipotina era arrivata a casa mia, scivolai nel sonno.
Mi risvegliai, ma non del tutto, richiamato da un’erezione notevole. Era ancora buio, e, ancora nel dormiveglia, pensai agli effetti di un sogno erotico, prima di sentire il pene avvolto in un gran calore umido e piacevole. Vale era inginocchiata sul letto accanto a me, e me lo aveva preso in bocca. Si muoveva delicatamente, accarezzando tutta l’asta con le labbra, leccando il glande, succhiando, baciando, titillando, stuzzicando.
Sollevò un attimo la testa. “Finalmente ti sei svegliato. Adesso leccami la fica, ti prego, leccamela fino a farmi venire”.
Sempre tenendomi in bocca si spostò, mi scavalcò con una gamba, portando il suo sesso umido e fragrante del profumo di donna eccitata a comoda portata della mia bocca. Baciai subito le sue grandi labbra, poi le separai con le dita ed affondai la lingua dentro di lei, che continuava con il suo lento pompino. Facevo scorrere la lingua dentro tutto il suo sesso, arrivando a leccare lo spazio tra la vagina e l’ano, e dando anche qualche colpo di lingua intorno al buchino, il che, a giudicare dai mugolii che sfuggivano dalla sua bocca e dai movimenti del bacino, le doveva essere particolarmente gradito. Lei mi stringeva le gambe intorno, spingendo il suo sesso ormai fradicio contro la mia faccia, mentre io continuavo a leccarla con foga. Vale intanto continuava il suo delizioso pompino, muovendo su e giù la testa al ritmo delle mie leccate, facendomi vedere le stelle dal piacere.
“Mmmm, mmmm, mmmmm”, mugolava intorno al mio cazzo, senza smettere di scoparmi con la bocca, prendendolo tutto, mentre io la penetravo con la lingua, le succhiavo il clitoride, tentavo il suo buchino, entrando più in profondità ogni volta, sconvolto da quei sapori aspri, dal profumo muschiato, ma piacevolmente eccitanti. Le strinsi forte il clitoride tra le labbra, ed il ventre di Vale si abbandonò ad una danza sfrenata sul mio viso, inondandomi con i suoi liquidi. Staccò un attimo la bocca dal mio cazzo.
“Ahhh, aaahhh, ahhhhh, oddio, godo, godo, vengo, aaaaahhhhhhhh….. “, poi imboccò di nuovo l’asta, ed io le esplosi in bocca, mentre la testa mi girava. Vale succhiò tutto quello che avevo da darle, leccando fino all’ultima goccia, poi si girò su di me e m’infilò la lingua in bocca.
“Voglio sentire i nostri sapori mescolati, sei buono, anche il mio è buono, mi ha fatto venire in modo eccezionale. ”
Ci addormentammo così, abbracciati.
La mattina accompagnai Vale all’università. Si era messa un severo tailleur grigio, con gonna appena sopra al ginocchio, occhiali da professoressa, ventiquattrore molto professionale, ma anche così non riusciva a nascondere del tutto la sua sensualità esplosiva.
La presentai ai professori del suo corso poi, dopo averle dato appuntamento per la sera, andai nel mio ufficio in facoltà.
La segretaria mi accolse con un mazzetto di messaggi telefonici, cui aggiunse:
“Ha telefonato la signora Carla, la prega di richiamare al più presto”.
“Va bene, me la chiami subito, per favore”.
Chissà cosa voleva la mia ex moglie. Forse sapere se la nipotina era arrivata sana e salva.
“Ciao, come stai? ”
“Bene, grazie, e tu? ”
“Tutto bene. Senti, volevo ancora ringraziarti per ospitare Valeria, spero che non ti dia fastidio”.
“No, assolutamente, anzi, mi fa piacere averla per casa”.
“Senti, scusa se ti rompo ancora, ma devo venire nella tua città per un paio di giorni, un lavoro per lo studio, sai, potresti prenotarmi un albergo? ”
“Ma quale albergo. A parte che con tutti i corsi e seminari che ci sono in questo momento non si trova un buco per chilometri, vieni a stare da me”.
“Volentieri, ma come ci sistemiamo? ”
“Semplice, o dormi con me nel letto matrimoniale, o dormi con Valeria nel letto matrimoniale, o io dormo con Valeria nel letto matrimoniale e tu ti arrangi nello studio”.
“Penso che dopo parecchio tempo non mi dispiacerebbe dormire di nuovo con te”.
“Affare fatto allora. Quando arrivi? ”
“Stasera dopo cena”.
“A stasera allora, ciao”.
“Ciao”.
Non mi sarebbe affatto dispiaciuto dormire (dormire? ) ancora con Carla. Devo dire che l’intesa fisica era stata una delle cose che mai era mancata tra di noi, anche quando il matrimonio stava andando e poi era andato, a rotoli. Anche qualche volta dopo il divorzio c’era capitato di fare l’amore, e non era stato niente male.
Carla arrivò che avevamo appena finito di cenare. Vale si era trasferita nello studio, dicendomi con aria maliziosa che certamente avremmo avuto molte cose da dirci, e me lo aveva detto ficcandomi la lingua in bocca e masturbandomi dolcemente.
Con Carla fu del tutto naturale andare a letto, e per me fu del tutto naturale prendere la posizione in cui tante volte c’eravamo addormentati, appiccicato alla sua schiena, con il ventre appoggiato al suo sedere un po’ appesantito ma sempre notevole, ed una mano infilata tra le sue cosce ancora sode. La stanza era tenuta in una penombra dalla luce della strada che filtrava attraverso le veneziane non chiuse del tutto.
Carla si mosse contro di me, ed iniziai a sentirmi crescere un’erezione, che le spinsi contro le natiche.
“Sei sempre il solito, vuoi sempre scopare”, disse Carla con il suo solito linguaggio a volte un po’ crudo.
“Vuoi che mi allontani? ”
“Mmmmm, direi proprio di no. Sai, mentre venivo qua ho cominciato a pensare che mi sarei certamente fatta una bella scopata con te, mi sentivo proprio porca a immaginare il tuo cazzo che mi entrava tutto dentro, che mi riempiva, e…. “.
“E ? ”
“E mi sono bagnata tutta. Ho dovuto fermare la macchina in un viottolo e farmi un ditalino. Ho goduto come una pazza, ma la voglia non mi è passata”.
“Allora vediamo di fare qualcosa per soddisfarti”.
Mentre le dicevo questo spostai la mano che le tenevo tra le cosce infilandogliela nello slip, e cominciai ad introdurre un dito nella sua fica, che, come avevo immaginato, era già abbondantemente bagnata. Intanto le leccavo e le succhiavo la nuca, sapendo quanto le piacesse.
“Scopami subito, non ce la faccio ad aspettare ancora, ficcami dentro quel tuo grosso cazzo”.
Ricordavo ancora bene le parole che le piacevano durante l’amplesso.
“Certo, troia, mettiti alla pecorina, voglio prenderti come una cagna, fino a farti urlare”.
Quel poco che avevamo addosso volò per la stanza, mentre Carla si metteva carponi. M’inginocchiai dietro di lei, appoggiando il mio cazzo ormai completamente turgido tra le labbra della sua fica, la afferrai per i seni appena allentati, strizzando tra le dita i grossi capezzoli induriti.
“Prendi, troia, prendilo tutto”, ed affondai in lei con un colpo solo, fino a urtare col ventre le chiappe. Carla emise uno strillo altissimo, poi cominciò a muoversi contro di me, che continuavo ad entrare ed uscire con quei colpi violenti e profondi che le piacevano tanto.
“Sì, come è grosso, mi sfondi tutta, scopami, forte, dentro, tutto dentro, mmmmm, aahhhh, dai, non ti fermare, riempimi, continua, mmmmm, ahhhh, aaahhhhh”.
“Aahhh, aaahhhh, aaaahhh”.
Altri gemiti di piacere si unirono ai nostri. Alzai la testa e vidi sulla porta della stanza Valeria, appoggiata allo stipite che, guardandoci con attenzione, si masturbava intensamente strofinandosi il seno con l’altra mano. Anche Carla la vide.
“Cosa fai lì da sola. Vieni, con noi sarà molto meglio”.
Non feci nemmeno in tempo a stupirmi che Vale, completamente nuda, s’infilò sotto di noi, cominciando a leccare la fica di Carla ed il mio cazzo che aveva ripreso ad entrare ed uscire, facendomi sentire come una squisita scossa elettrica. Carla si abbassò a sua volta sulla fica di Valeria, e cominciò a leccarla. Stavo realizzando uno dei miei sogni erotici di sempre, scopare una donna impegnata in un sessantanove con un’altra. Si sentivano solamente i nostri gemiti ed i liquidi rumori della scopata e delle leccate. Il ritmo aumentò sempre di più, finché sborrai riempiendo la fica di Carla di sperma caldo, Con Vale che leccava e beveva quello che usciva fuori, e le due donne godevano in un orgasmo simultaneo travolgente.
“Vi ho sentito fare all’amore, e non ho resistito alla tentazione di venirvi a vedere, poi…. “.
“Hai fatto bene, Valeria, dimmi, hai già scopato con lui? ”
“Sì, rispose Vale con un po’ di imbarazzo, scopato e fatto anche altro, mi è piaciuto tanto, ma questo è stato ancora meglio”.
“Vedremo di migliorarlo ancora” disse Carla, sciogliendosi dal groviglio dei corpi e chinandosi a baciare prima Vale, un bel bacio lungo e profondo, lingua contro lingua, poi facendo lo stesso con me.
Le due donne, legate da una complice intesa che non aveva bisogno di parole, avvicinarono le teste al mio cazzo, e cominciarono a baciarlo, leccarlo, succhiarlo unendo le bocche e le lingue in un gioco eccitante che in breve me lo fece tornare duro.
“Scopaci, tutte e due”.
Si distesero vicine, ed io entrai dentro Vale, cominciando a pompare su e giù, per poi passare a Carla, e di nuovo a Vale, e di nuovo a Carla. Loro intanto si accarezzavano i seni, mi chiamavano, m’incitavano, gemevano, gridavano, finché sentii che stavo arrivando al culmine.
“Godo, sto per venire, godo, oddio vengo! ”
“In faccia, presto, in faccia”, gemette Carla. Estrassi il cazzo dalla fica di non so quale delle due, e sborrai sui loro visi vicini, sulle loro labbra aperte, riempiendole con la mia crema bianca.
Carla e Valeria cominciarono a bersi e leccarsi lo sperma l’una dal viso dell’altra, mentre io strofinavo furiosamente il clitoride di entrambe, portandole ad un nuovo, prolungato, sconvolgente orgasmo.
Più tardi, mentre sdraiato tra di loro, chiacchieravamo piacevolmente, le loro mani sul mio cazzo, le mie mani sulle loro fiche, ma non sessualmente, quasi amichevolmente, Vale annunciò che dopo i due mesi del corso di specializzazione, si sarebbe iscritta ad un master di sei mesi, visto come si stava bene in questa università.
“Anche io dovrò venire spesso qui, per lavoro” disse Carla, poi entrambe, quasi in coro, “Non è che ti daremo fastidio, vero? ”
“Fastidio? Ma siete matte”.
Scoppiammo tutti e tre a ridere.
Sarebbe stato un anno accademico molto, molto intenso ed interessante. FINE