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Un caldo pomeriggio d’estate

Monica, mia cugina, si stava masturbando.
Con la sicurezza che i miei erano al lavoro e credendo che io fossi uscito: padrona della casa che l’ospitava per le vacanze, stava dedicando qualche minuto a se stessa.
Il fatto è che io avevo dimenticato il portafogli e nel rincasare attraversando il giardino ero passato proprio davanti le finestre della sua stanza, spalancate per il gran caldo.
Sentendo dei gemiti mi ero affacciato pensando a tutto tranne che vedere mia cugina in accappatoio, con le gambe larghe mentre si accarezzava.
Entrai in casa e restando sulla soglia, mi appoggiai sullo stipite della porta mezza aperta.
Da questo punto mi si offriva uno splendido spettacolo.
I capelli erano bagnati come l’accappatoio e dal rumore che facevano le sue dita doveva esserlo anche la sua vagina.
Aveva gli occhi chiusi, la testa piegata all’indietro e la schiena inarcata dalla tensione del piacere provocato da due dita che scomparivano nel suo corpo.
Dalle sue labbra socchiuse uscivano brevi gemiti con insistente frequenza.
Aveva i piedi nudi appoggiati ai bordi del letto.
Goccioline d’acqua le scendevano dalle ginocchia: da una parte segnando la curva dei polpacci fino alle caviglie e dall’altra quella delle cosce fino al pube dove si mischiavano ai suoi umori per continuare la discesa fino all’ano circondato dai teneri glutei schiacciati contro il materasso.
Mentre continuavo ad ammirarla si tirò su mettendosi a sedere sul letto e si sfilò il suo unico indumento.
Fu a questo punto, per cercare dove appoggiarlo, che aprì gli occhi incrociando lo sguardo con il suo spettatore segreto.
Non disse niente e nemmeno io.
Entrambi eravamo imbarazzati, ma fu lei a prendere l’iniziativa portando alla bocca le dita che un attimo prima la penetravano.
Le succhiò e leccò guardandomi negli occhi, poi si distese continuando con maggior foga di prima quello che avevo interrotto.
Mi avvicinai , mi sedetti sul letto e posai la mia bocca sulla sua.
Lei aprì gli occhi poi dischiuse le labbra accogliendo la mia lingua che non lasciò finché non fu percossa dal fremito del raggiunto piacere.
Mi spogliai lentamente sotto il suo avido sguardo e mi distesi vicino a lei. I nostri corpi e le nostre bocche erano uniti quando seduta sopra di me accolse il mio membro dentro di se.
Le appoggiai le mani sui fianchi e con impeto crescente la forzai ad un movimento che portava a strofinare la clitoride sul mio pube mantenendo una profonda penetrazione.
Mi tirai un po’ su per arrivare ai splendidi seni che fino a quel momento avevo scioccamente trascurato.
La suzione dei capezzoli alternata da frequenti piccoli morsi fecero il loro effetto:
Monica stava ansimando pesantemente, la testa reclinata e gli occhi spalancati a fissare il paradiso in cui l’avevo portata. Rallentai di colpo e la strinsi a me mentre con le mani esploravo il suo corpo madido: la sua schiena, i fianchi; mantenendo comunque una lenta penetrazione.
Feci accogliere dalla sua bocca il mio dito medio che lei bagnò avidamente di saliva all’insaputa delle mie intenzioni che non tardarono a rivelarsi.
Stando attento che non si appoggiasse altrove, se non nella sua destinazione per paura che perdesse quel lubrificante naturale, portai la mia mano nel solco posteriore e accarezzai con sempre maggiore confidenza il fiore che pochi minuti prima mi si presentava splendido di umori vaginali nel godimento solitario.
Mi lasciò fare, accettando con naturalezza questa nuova attenzione godendo nel sentirsi prendere dietro dalle mie dita mentre sentiva crescere nella vagina la mia già possente erezione che riprese a penetrarla con foga.
Fu presto percossa da un forte orgasmo che la fece cadere stremata sul mio petto.
Ci vollero alcuni minuti perché si riprendesse.
Alzo la testa per guardarmi negli occhi: perline di sudore le scendevano dal viso accaldato, gli occhi mezzi chiusi e la bocca aperta per l’affanno.
Mi baciò, partendo dalla bocca, passando per il collo, i capezzoli fino al ventre e sedendosi afferrò saldamente con una mano il mio pene mentre l’altra mi accarezzava fra le cosce.
Senza distogliere lo sguardo dal mio viso avvicinò le labbra al mio membro e prese a leccarlo per tutta la lunghezza.
Quasi d’improvviso lo fece entrare nella bocca succhiandomi il glande mentre continuava a masturbarmi con le mani con crescente velocità.
Non si staccò finché non venni abbondantemente contro il suo palato.
Si distese al mio fianco e ci baciammo riprendendo a toccarci l’un l’altro pronti per ricominciare. FINE

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