(I nomi che ho scelto sono del tutto inventati, tranne il racconto vissuto in prima persona da un mio amico. Ho riportato abbastanza fedelmente il suo racconto)
Pioveva da ormai molte ore, il cielo non accennava a far intravedere neppure il più piccolo bagliore di luce, le strade erano colme di acqua, e proprio quella sera fui chiamato da mia zia per chiedermi se potevo accompagnare sua figlia (mia cugina Elisabetta che aveva la mia stessa età, 22 anni ) alle prove di ballo a qualche km dalla loro casa.
Sinceramente non avevo molta voglia, ma non potevo comunque rifiutarmi, in fondo non avevo niente da fare, tutto il pomeriggio mi sollazzavo sopra il divano davanti alla televisione.
Inoltre, erano trascorsi molti giorni dall’ultima volta che ebbi l’occasione di parlare con quella porca di zia Fernanda (così mi dicevano alcuni nostri amici in comune), poteva così essere un modo per salutarla.
Mia zia aveva compiuto da un mese 46 anni, ma a vederla ne dimostrava non più di 40 e anche la figlia sembrava aver ripreso tutta la sua bellezza, forse con il seno leggermente più piccolo, nonostante la sua terza (così un giorno mi disse entrando nel discorso).
Mi affrettai a raggiungere la loro casa con la mia macchina, al che mi fecero entrare, ma non mi intrattenei molto, Elisabetta già era in ritardo.
Poco prima di uscire di casa mia zia insistette affinché rimanessi a cena, così potevo facilmente andare a riprenderla finite le prove.
“Scusa, oggi ti stiamo sfruttando, ma senza di te non sapevamo cosa fare” mi disse Fernanda.
Vivevano ormai da sole da circa 2 anni, quando suo marito se ne andò con un’altra donna, ma ho sempre pensato che questo divorzio fosse stata la loro fortuna, infatti da quel momento le ho viste sempre di più serene.
Erano circa le 19, 00 quando ritornai da mia zia per cenare.
Sin da piccolo avevo sempre dato sfogo alla mia fantasia pensando a questa donna così prorompente nelle curve e nello stesso tempo sensuale, e poi le chiacchiere che andavano in giro su di lei mi facevano arrapare ancora di più.
“Aspetta che vado a mettermi più comoda” mi disse, ” oggi sono veramente stanca dal lavoro, intanto mettiti a tavola Alberto” ( il nome che ho scelto per me).
Così feci, ma ciò che vidi dopo appena qualche minuto mi bloccò lo stomaco, non avevo più appetito, ero sazio di eccitazione quando mi raggiunse con una vestaglia che le stava appena sopra le ginocchia, senza parlare dello spacco che lasciava intravedere le cosce quando si muoveva per camminare.
“Avevo proprio bisogno di stare a mio agio e libera …”.
“Non ti preoccupare zia, in fondo stai a casa tua e io non mi scandalizzo” le ribattei.
Con un po’ di fatica, cercai di mangiare tutto, ma il mio pensiero era sempre focalizzato sulle sue gambe che in quel momento teneva sotto il tavolo.
Pensai: “spero che poi ci metteremo comodi in poltrona, così potrò vedere di lei il più possibile, almeno fin quando non dovrò andare a prendere Elisabetta (non prima delle 22, 00)”.
Ed infatti finito di cenare mi propose )con mia grande soddisfazione) di accomodarmi sul divano. Non so se lo fece apposta (penso proprio di si), ma si sedette proprio di fianco a me, in un’angolazione dove potevo intravedere il suo immenso seno un po’ schiacciato dalla vestaglia, inoltre aveva accavallato la gamba destra e lo spacco, con i piccoli movimenti diventava sempre più evidente.
Il mio uccello incominciava ad andare in escandescenza, facevo a fatica a nascondere la visuale della bozza che si stava formando tra le mie gambe.
Lei, molto più sveglia di me, mi diede la sensazione che si fosse accorta subito delle mie manovre evasive, “è sempre la sorella di mia madre, cosa pretendo, di provare a scoparmela? ” mi ripetei in continuazione.
“Sai! ” Mi disse sorridendo, “in questi giorni vado a fare ginnastica, giusto per riattivare un po’ la circolazione, non ho mai fatto dello sport ed è ora che incominci a mantenermi in forma e pensare alla vecchiaia”.
“Ma zia, tu non hai bisogno di mantenerti in forma, hai un corpo invidiabile. ”
“Pensi veramente questo? Che nipote caro che ho. Ma forse oggi sei in vena di complimenti, comunque puoi continuare, mi fanno stare bene”.
“Lo penso veramente, hai un corpo da fare invidia ad una ventenne, la tua pelle è molto vellutata…”
“Adesso forse stai esagerando, ma comunque non mi posso lamentare” rispose, e continuando: “per la mia pelle uso delle creme che mi lasciano questo effetto, soprattutto nelle gambe, senti prova ad accarezzare qui …” mi prese la mano sinistra e la appoggiò sopra la sua gamba.
Incominciai ad accarezzarla, arrivavo al ginocchio e poi ritornavo piano piano lungo la coscia, lo feci per due volte e poi lasciai.
A quel punto mi disse “mi piace molto quando qualcuno mi accarezza le gambe e tu lo fai in modo molto delicato, hai la stoffa del buon massaggiatore” sorridendo !!!
“Ti piacerebbe farmi un massaggio? Oggi ne ho proprio bisogno”.
Io che non aspettavo altro, presi le sue gambe, le misi sopra le mie ginocchia e con molta delicatezza incominciai a massaggiare i piedi, poi lentamente sempre più su fino ad arrivare alle ginocchia.
I suoi respiri pesanti accompagnavano i suoi quasi silenziosi fiotti di piacere. Ad un certo punto mi disse che le sarebbe piaciuto che le accarezzassi tutte le gambe. Il mio grosso uccello incominciava a pulsare come un vulcano, sotto lo sguardo malizioso di lei che di tanto in tanto mi fissava negli occhi.
I suoi sguardi mi imbarazzavano incredibilmente, poi mi disse: “dai, se vuoi ti massaggio io, sono brava sai! … ”
Ok le dissi, “dopo tocca a te”.
Continuai a massaggiarla con tutta la passione possibile, cercavo di essere delicato, ma nello stesso tempo vigoroso; non lasciai neanche un centimetro quadrato della sua pelle, a parte la zona interna alta delle cosce.
“Ora massaggiami tu! ” le dissi, avevo proprio voglia di sentire le sue mani sulla mia pelle.
Lei: “dove vuoi che ti massaggi? ”
Io: “non saprei! ”
Lei: “non fare il timido, ti vergogni di tua zia? Quando eri piccolo mi ricordo che ti toccavo il culetto e una volta anche il tuo pisellino, era sempre arzillo, ti chiamavo sempre piccolo maialino, ti ricordi? ”
Continuò: “io non mi vergogno mica di toccare mio nipote, te lo posso anche prendere in mano anche oggi e controllare se è sempre arzillo! “.
“Tu pensi che io abbia paura? ” domandai con un tono di sfida (e di furbizia …).
Fernanda: “sei ancora un bambino, ed è normale che tu abbia un po paura se una persona grande ti dice queste cose”.
Io: “dai zia, tu non me lo prenderesti mai in mano, stai scherzando e io non ci casco” (in quel momento questo gioco mi sembrava il modo meno imbarazzante per arrivare dove volevo arrivare… inoltre Fernanda era in genere un tipo molto scherzoso e non volevo certo ritrovarmi nel bel mezzo di un burla, ci sarei rimasto alquanto male per la figura che avrei fatto).
Fernanda con il sorriso sulle labbra: “non ci credi? Dai tiralo fuori e poi ti faccio scherzare io! ”
Mi feci coraggio e senza esitare tirai fuori il mio uccello (mai visto così gonfio), al che lei mi fece i complimenti per quel” ben della natura”. Per qualche secondo rimanemmo immobili, poi lei si avvicinò e lo prese in mano. La sua gamba si era ormai totalmente scoperta e la sua mano iniziò dei piccoli movimenti, su i giù.
Nessuno di noi due parlava, sentivo sul mio pene la piacevole pressione delle sue carezze, poi cercai di avvicinare la mia mano di nuovo alle sue gambe, ci accarezzammo a vicenda fino a quando non provai ad affondare le mie dolci carezze nelle sue mutande. A quel punto si ritirò e chiuse le gambe facendomi capire che non era il caso di continuare: “non posso continuare, se lo sapesse tua madre non me perdonerebbe mai, già siamo andati oltre, non immaginavo tutto questo, ti prego ora basta”.
Io: “ora sei tu che hai paura zia! Tu hai iniziato a toccarmi e ora sto male se non vengo, ho troppa voglia di venire”.
Lei mi disse di andare a masturbarmi al bagno, ma con una presa decisa le presi la mano, la misi sul mio pene e dopo una breve resistenza continuò a masturbarmi.
Le mie proposte non finirono certo lì, con la scusa di non venire facilmente le proposi di continuare con la bocca, tanto ormai il guaio (se così si può dire) lo avevamo già fatto. Mi alzai in piedi e mi avvicinai accarezzando il suo viso con il mio pene, a quel punto non ci mise molto ad aprire la bocca e infilarselo tutto dentro; sembrava un forno senza fine.
Io: “Posso venirti dentro? Per me sarebbe il massimo” .
Fernanda con la bocca piena mi fece segno di si; dopo qualche secondo incomincia a fare una quantità enorme di sperma che lei inghiottì senza neanche aprire la bocca.
Non potete immaginare quanto tutto questo mi eccitò !!!
Mi aveva fatto una mega pompa con il risucchio, poco dopo ancora stentavo a crederci se non per il fatto che la sua lingua era intenta a ripulire le ultime gocce che mi uscivano.
Con mio grande entusiasmo mi accorsi che il mio uccello non accennava a riposarsi, allora le domandai: “ma zia, tu non vuoi godere? ”
Fernanda: “tu vorresti continuare a fare le cose porche con me? Mi vuoi scopare? Vuoi che faccia la porca fino in fondo? ”
Al mio assenso si tolse la vestaglia, si girò, si mise a pecorina e con una voce molto sensuale: “a me piace farmi inculare, mettimelo dietro che davanti mi “sditalino” da me”.
Da dietro riuscivo ad intravedere le labbra della fica e ciò mi faceva andare veramente su di giri (come se non lo fossi già …! ). Il rumore ritmico delle sue natiche su di me risuonava nella mia testa, mentre nel frattempo presi ad accarezzarle le tette e di tanto in tanto le facevo leccare il mio dito indice impregnato con la mia saliva. Prima che lei venisse trascorsero circa 15 minuti e poco dopo il suo orgasmo mi confidò che lo avrebbe fatto volentieri in tre. Mi disse che Elisabetta sapeva lavorare molto bene con la lingua e che lo aveva provato di persona …
Ma non finì certamente in quella serata …
Nel giro di qualche settimana fui invitato a cena altre tre volte ed ogni volta assistetti all’intreccio delle loro lingue sulla mia cappella, mi piaceva molto vederle baciarsi e soprattutto leccarsela a vicenda. Io ero li e naturalmente non potevo non partecipare! FINE