La fine

Era quasi buio quando Ela venne a svegliarmi, soffiando leggermente sul mio viso. “Fra poco si cena, vieni. “Tornò in camera sua attraverso la porta di comunicazione che aveva aperto. Eravamo in tre. I ragazzi erano con gli amici. Senza alzare gli occhi dal piatto Katia chiese: “Perché hai spostato l’armadio, Ela?” “Mi era sembrato che qualcosa si fosse introdotto sotto il feltro. Poi non sono più riuscita a rimetterlo dov’era.” “Ah! Dopo cena vengo io e ti aiuto.” “Lasciamolo così, per questa sera, potremmo fare rumore, svegliare Roberto.” “Capisco! Si, capisco! Va bene. ” Non parlò più fino al termine del pasto. Si alzò per mettere le stoviglie nell’acquaio. Andò alla credenza, da un flacone prese due grosse pillole, come quella che aveva dato a me per farmi dormire. “Spero che mi facciano effetto: buonanotte. Laku noc! ” Deglutì le pillole e se ne andò. Sentimmo, poco dopo, lo sciacquone del bagno e poi dei rumori provenire dalla sua camera. Ela mi guardò, chiese: “Noi hai mangiato molto. Perché? ” “Non avevo molto appetito. Adesso vado a letto. Domani dovrò alzarmi molto presto. ” Lei sobbalzò, mi guardò spaventata. “Pattuglia? ” Non risposi. “Pattuglia, vero? Sta attento. I ribelli sono molti e dovunque. “Seguitai a restare in silenzio. Mi alzai e andai nella mia camera. La porta comunicante con Ela era chiusa. Mi preparai per la notte, entrai nel letto. Presi una rivista che stava sul comodino, cominciai a leggere. Ela comparve d’improvviso, senza alcun rumore. “Hai chiuso a chiave la tua porta?” Feci cenno di si. “Questa la lascio aperta” -proseguì- “per sentire Roberto, se si sveglia. E così vai in pattuglia e non mi dici niente. Come posso dormire sapendo i pericoli che ti attendono. ” Si era avvicinata al letto, la vestaglia aperta sulla camicia trasparente. Il seno proteso, lo scuro del pube attraverso la stoffa. La sua presenza mi eccitava. Molto. “Adesso” -disse- “te ne stai buono, farai tutto quello che ti dirò. Mi intimorisci, Giorgio. Mi intimorisce la tua eventuale irruenza, anche involontaria, e nel contempo ne sono attratta. è facile perdere il controllo, specie quando si è affamati o inesperti. Io ho molto più fame di te, e tu hai di che saziarmi, in abbondanza. è proprio questo che mi fa essere in ansia, anche perché, in fondo, non è che la mia esperienza sia tanta. Vedi, non conosco cibo da un anno, e devo stare attenta che la mia ingordigia per una tale ghiottoneria, mai sognata, non mi soffochi! Comprendi, amore? Togliti il pigiama e fammi posto. Mi metterò vicina a te. Ci baceremo, ci carezzeremo. Sarò io a guidarti. Ti accoglierò in me quando sarà il momento. Sii dolce, tenero, delicato, paziente. Non farmi male, ti prego. ” Lasciò cadere la vestaglia sul tappeto, mise la leggera camicia rosa sul paralume. Restò in piedi, vicino al letto. Si chinò su me, che ero rimasto immobile, incantato, e mi sbottonò la giacca del pigiama, la tolse, la gettò per terra. Andò ai piedi del letto e, lentamente, tirò via i pantaloni. Ero supino, col sesso vigorosamente eretto. Restò a guardarmi. “Andrà tutto splendidamente, o sarebbe la più cocente e dolorosa delusione della mia vita. “Venne vicina a me. “Non posso attendere, Giorgio. Non voglio baci e carezze. Non resisto, ti voglio subito, adesso. “Ero di fianco, una gamba sulle sue gambe, una mano sul suo seno. Mi tirò dolcemente su di lei.

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