Ero immobile nel mio lettino, nella mia stanza finalmente a casa. Quanto era distante la Bosnia, la guerra, i militari. Ero tornato da poco da una lunghissima missione in quel paese disastrato e giacevo supino sul mio letto, come se 6 mesi non fossero mai passati, come se il sangue, i morti, la violenza non mi avessero mai sfiorato, solo un lontano e indistinto ricordo, quasi un sogno che a stento si ricorda. Intanto ero li, a casa mia, dopo il congedo i mesi erano passati inesorabili, lenti e uguali. Passavo le giornate a fissare il soffitto, a fare lunghissime passeggiate ritrovandomi in posti sconosciuti. Iniziavo a camminare, e vagavo perduto nella città, fermandomi solo quando ero veramente stanco. Non pensavo a nulla, non pensavo a mio padre morto quando ero ancora in Bosnia. Quella tremenda notizia non mi aveva neanche sfiorato: ero abituato alla morte. Solo a volte i miei pensieri indugiavano in strani desideri. Pensavo a mia madre, ma non come avrebbe dovuto fare un figlio, piuttosto come una donna che avrei voluto possedere. Questi pensieri mi angosciavano ancora di più, mi sentivo sporco dentro era tutto così assurdo, innaturale, maledetta guerra.
Quando ero tornato avevo trovato mia madre ad aspettarmi, raggiante, bellissima. Una splendida 43enne, mora con i capelli ricci, un fisico asciutto dovuto alla frequentazione della nostra palestra che gestiva con mio padre. Tutto di lei era fantastico: le labbra carnose, gli occhi neri profondi e un seno pieno, superbo. Sebbene non l’avessi mai vista nuda, i body che era solito portare, non potevano nascondere due tette, rotonde e sode che ballonzolavano leggermente quando camminava, forse portava una quinta.
Mia madre aveva fatto di tutto per tirarmi su di morale, mi coccolava e accontentava in ogni modo. Purtroppo qualcosa dentro me era cambiato, non riuscivo più a controllarmi, non accettavo che quella splendida donna dormisse in un’altra stanza a pochi metri da me, dalla mia lingua, dal mio sesso. Mi convinsi che l’unico modo che avevo per uscire da quella situazione sarebbe stato uscire con altre ragazze, distrarmi in qualche modo. Purtroppo, non ero di compagnia, ero cambiato, non riuscivo a essere simpatico o interessante. I miei discorsi con le altre persone si traducevano in commenti e frasi secche, con un tono austero che non induceva certo a darmi confidenza.
Il mio tormento, cresceva, avevo bisogno di possedere carnalmente mia madre. Questo pensiero mi ossessionava e mi faceva sentire un verme. ‘Ma a cosa cazzo sto pensando… e mia madre fanculò
Tutto però cambia, il tempo guarisce le ferite e il sole segue la tempesta.
La mia storia con mia madre iniziò un sabato sera di fine Luglio. Faceva molto caldo ero in slip sopra le lenzuola del mio letto, cercando invano di dormire. Ad un certo punto, decisi di alzarmi per prendermi una birra ghiacciata, erano le 2. 00 del mattino, si boccheggiava. Mentre tornavo nella mia stanza vidi la porta della camera da letto di mia madre socchiusa, mi avvicinai e l’aprii leggermente. Mia madre indossava una leggera sottoveste, quasi trasparente: il bel viso, i morbidi capelli ricci e scuri sparsi sul cuscino, le braccia nude adagiate sul lenzuolo, le labbra carnose e semiaperte che sembravano sorridermi. Non riuscivo a staccarmi da quella visione. La leggera sottoveste era arrotolata fino alle mutandine, scoprendo le splendide gambe nude e abbronzate.
Mi avvicinai timoroso e mi sedetti sul letto accanto a lei, sentivo il respiro di mia madre, allungai la mia mano fino a sfiorarle una gamba: era liscia come mai avrei creduto. Mi feci più coraggio e continuai ad accarezzarle la gamba nuda, cercando di essere il più delicato possibile: dal piedino, al polpaccio, alla coscia fino ad arrivare alle mutandine nere di pizzo che sembravano essere di una taglia più piccola. Parte del sedere usciva da quelle minuscole mutandine ed io non avevo resistito dal palparglielo con una mano, mentre gli occhi fissavano un piccolo ciuffetto di peli che usciva dalle mutandine di seta. Stavo sudando copiosamente e quando mia madre si mosse leggermente, scappai di corsa in bagno, ero eccitato come non mai: il cazzo spingeva per uscire dalle mutande, l’accontentai. Mi resi conto che c’era in un angolo una cesta con i panni sporchi da lavare, come un automa, frugai all’interno di quella selva di panni e finalmente trovai ciò che inconsciamente cercavo: delle mutandine di mia madre. Le annusai, profumavano di donna, piccoli peli erano rimasti intrappolati dal leggero tessuto e non potei fare a meno di leccare quel fantastico indumento passandomelo di volta in volta su tutta la faccia, per assaporare meglio quell’odore di femmina, forte e intenso. Nel mentre, sognavo ad occhi aperti di leccare il luogo sacro dal quale ero venuto, sognavo di mangiare la fica di mia madre, di lapparla fino a che la lingua non mi avesse fatto male. Venni di li a poco, inondando il lavandino con un lungo fiotto di sperma. Pulii, tutto e andai a letto, matido di sudure. Quando mi svegliai, erano ormai le 9: 00 e mia madre come consuetudine era in piedi davanti al mio letto con una tazza di caffe-latte, la mia solita colazione. Fece finta di non vedere il cazzo duro intrappolato dai miei slip e si sedè sul letto.
” come ha dormito il mio tesoro? ”
“bene mamma e tu? ”
“non me ne parlare, ho avuto caldo per tutta la notte, quando mi sono svegliata ero matida di sudore”
“anch’io avrei bisogno di una doccia”
“muoviti all’ora, perché mi devi aiutare a spostare degli attrezzi in palestra”
“si…va bene”
Mi alzai mezzo intontito e andai in bagno per una doccia. Fui colto da qualcosa che era poggiata in cima ai panni sporchi: le mutandine di mia madre. Le presi e le portai alla bocca, erano ancora umide ed emanavano un intenso profumo di sesso. Forse mentre l’avevo toccata si era eccitata, il solo pensiero mi provoco una erezione spaventosa e nonostante le due seghe che mi sparai il cazzo rimase duro come la pietra, anche sotto l’acqua.
La mattinata proseguì tranquilla, ero quasi felice, avevo preso a ridere e scherzare con mia madre parlando del più e del meno. Mia madre aveva notato questo miglioramento nel mio umore ed era più felice di quanto non fossi io. Emanava gioia da tutti i pori, sembrava ancora più bella: indossava un pantaloncino corto ed una magliettina con una grande scollatura dalla quale si vedevano chiaramente le due grandi tette rotonde. Mentre si piegava per sollevare delle panche i nostri sguardi si incrociarono. Mia madre si era accorta che le fissavo le tette e mi sorrise come si fa ad un bambinetto dispettoso.
“cosa fai? Guardi il seno alla mamma? Sei un porcellino lo sai?
“no… ehm… vedi …”
ridemmo tutti e due e mia madre mi diede un bacio sulla guancia.
“ma allora stai guarendo. Fra un po’ mi troverò la casa piena di ragazze. Vero? ”
“ma no mamma cosa dici…. ”
Tornammo a casa, pranzammo e mentre mia madre faceva le faccende di casa, uscii per la mia solita passeggiata. La situazione mi era sfuggita di mano, la mia coscienza diceva che ero un animale, ma la mia mente si immaginava me e mia madre che facevamo l’amore in folli posizioni. Ad un tratto mi fermai e presi una decisione che avrebbe cambiato la mia vita: voglio fottere con mia madre, voglio che sia la mia donna.
Quando tornai a casa era gia sera, trovai mia madre stesa sul divano intenta a guardare un vecchio film alla televisione.
“posso farti compagnia? ”
“certo amore, mettiti qui accanto alla mamma”
mi sedetti affianco a lei e le cinsi le spalle con il mio braccio. Lei gradiva e si accoccolò sulla mia spalla. Il film era divertente, ma lungo e così ci sdraiammo sul divano, io ero dietro mia madre e avevo il braccio sotto il suo collo l’altro le cingeva la vita. Mia madre era totalmente rilassata e si lasciava coccolare, avevo preso a sbaciucchiarle il collo e le braccia nude.
“oh tesoro, sei così dolce”
“mamma sei bellissima, non so cosa avrei fatto senza di te”
“non pensarci. Pensi davvero che sia bella? ”
“si. Sei la donna più bella del mondo. ”
” e tu sei un bugiardo”
ridevamo felici mentre parlottavamo sottovoce scambiandoci innocue carezze. Ad un certo punto, però, decisi di andare oltre e le cinsi il seno, quasi come se fosse un incidente: senza esagerare.
Le sfioravo appena il petto e lei sembrava non notare che con le dita le palpavo leggermente una tetta. La conversazione ora era cambiata e non scherzavamo più, ci riempivamo di complimenti carini e ci facevamo delle piccole carezze. Finchè…
“mamma ti amo”
“oh, anch’io tesoro”
“non hai capito, ti amo come si ama una donna. Voglio che tu sia la mia donna”
il viso di mia madre si oscurò, mi guardo in faccia con lo sguardo torvo e si alzò dal divano.
“non mi piace quello che hai detto. Sei un maiale. Non so cosa ti sia successo…. Ma…. Domani… domani prendi le tue cose e te ne vai da questa casa”
mentre lo diceva, la voce si era fatta rauca e tratteneva a stento le lacrime. Corse in camera sua e si chiuse a chiave. Io rimasi li inebetito per molti minuti, poi andai nella mia stanza con un groppo in gola: che avevo fatto…
Ero disperato, frastornato non sapevo come rimediare al torto che avevo fatto a mia madre, per di più la sentivo singhiozzare e mi sentivo un verme.
La notte intanto passava, ma non riuscivo a dormire: immaginavo mia madre che nuda era in ginocchio ai miei piedi e mi accarezzava con la bocca il glande, leccandolo come una troia.
Ad un tratto sentii la porta di mia madre aprirsi, mi avvicinai all’uscio della mia stanza e guardai nel corridoio. Mia madre era andata in cucina per bere un bicchiere d’acqua, quando torno non chiuse la porta e la lascio socchiusa come sempre. Era il mio momento, dovevo averla almeno per quella notte, del futuro non mi interessava, la volevo e basta.
Aspettai un oretta, immobile vicino all’uscio della mia stanza e poi mi avvicinai alla porta della camera da letto di mia madre. Entrai, era supina sul letto nella stessa posizione del giorno prima, ma girata dall’altro lato. In quella posizione non potevo far altro che ammirarle il sedere: tondo, pieno, perfetto.
Mi sdraiai sul letto accanto a mia madre e le cinsi a coppa un seno. Mia madre si sveglio.
“cosa fai? ”
“mamma ti amo e ti voglio. Domani me ne andrò te lo giuro, ma per questa notte esaudisci il mio desiderio”
mia madre si girò e mi diede uno schiaffo, io prontamente le bloccai le mani con le mie: non c’era storia, ero molto più forte io. Lottammo un po’ finche non mi ritrovai sopra mia madre con il mio petto sopra il suo seno e il mio cazzo ormai durissimo, separato da sottili tessuti, dal pube di mia madre.
“ti prego smettila”
abbassai il mio viso sopra il suo e la baciai in bocca. Non fu un vero bacio, mia madre aveva la bocca chiusa, ritentai.
“ti prego, lasciami”
“hai detto che mi amavi, non era vero? ”
“ma certo che ti amo, ma … non è giusto. Sono tua madre … non è giusto… e poi…”
“mmmmhhhhh ….. mmmhhhh….. ”
la baciai di nuovo e questa volta mia madre non si oppose. Erano solo bacetti, però. Continuai a dirle parole dolci, le dissi quanto l’amavo e che l’avrei sempre amata. Sembrava funzionare, mia madre finalmente mi assecondò. Non l’avevo mai baciata in bocca, fu una sensazione fantastica. La sua bocca si schiuse per permettere alla mia lingua di giocare con la sua. Le nostre lingue si leccarono teneramente mentre noi ci guadavamo negli occhi, finchè i nostri baci non si trasformarono in lunghe leccate golose. Godevo nell’esplorare la sua bocca, nel sentire il suo alito sulla mia bocca, mentre la sua saliva si mischiava alla mia. Ci baciammo per lunghi minuti, finchè non decisi di passare oltre. Le abbassai una spallina della sottoveste e le afferrai una tetta, era enorme, rotonda, piena. Non avevo mai visto nulla del genere. I capezzoli erano scuri e gonfi e la mia lingua ritornò, come quand’ero piccolo, ad assaggiare quelle morbide mammelle.
“ti piacciono le mie tette, vero? Sei un porco…. mmmmhhhhh … che bello”
“mmmmmhhh sono le tette più belle che abbia mai visto…. Ti piace quando te le ciuccio vero troietta”
“siiiiii….. non ti fermare…mmmhhhhh”
con foga le levai la sottoveste e poi mi misi a cavalcioni sopra di lei. Foggiai a coppa le grosse mammelle e iniziai a leccarle e leccarle. Di tanti in tanto ci leccavamo con la lingua e il mio piacere era il suo. Poi pian piano scesi da quelle montagne e iniziai a dare dei piccoli bacetti sul ventre piatto di mia madre, pian piano scesi sempre più giu.
Con i denti le abbassai le mutandine, fino a sfilargliele. Era nuda, con le gambe aperte in maniera oscena. Era mia madre e questo mi eccitava ancora di più. Sprofondai su quel morbido ciuffetto di peli e iniziai a leccare quel fradicio buchetto, dal quale iniziava a scorrere un caldo liquido saporito. Le allargai le pieghe della fica con le dita e iniziai a stantuffarla con la lingua, leccandole il clitoride.
“ohhh…. mmmmhhhh… amore mio…. Non ti fermare …. Sfonda la tua mammina…”
“lllaaapppp….. mmmhhhhhh, lllaaapppppp……. ”
Mi spogliai in un secondo, ma non volevo prenderla in quella posizione. Mi misi a pancia all’aria e le chiesi di montarmi. Mia madre come una troia si mise sopra di me in un 69 e iniziò leccarmi la cappella, stringendo le palle con una mano. Io d’altro canto non ero fermo e continuavo a leccarle la fica, penetrandolo di volta in volta con due, tre, quatto dita. Mancava poco…
“mamma … sto per venire…. mmmmhhhhh…. prendilo tutto…. ”
“si bambino mio… continua… vienimi in bocca….. vengooooo”
mia madre mi venne in bocca ed io cercai di bere quanto più potei, senza riuscirvi. Il piacere di mia madre mi aveva inondato la faccia ed io continuavo a leccarle la fica, che sembrava un rubinetto aperto. Dopo un po’ venni anch’io con un violento getto di sperma che quasi la soffocò, ma solo inizialmente… poi riuscì a bere tutto il seme del figlio, come se quello fosse un regalo che non poteva essere sprecato.
Ci baciammo di nuovo, mentre mia madre aveva ancora una mano sul mio cazzo che non faticò per diventare di nuovo duro.
“Sei bellissima” le sussurrai.
“non sono mai stata così arrapata. Tuo padre aveva poca fantasia”
“mamma…. puttanella adorabile ti voglio…”
“si amore, anch’io vieni dentro la tua mammina…”
si mise di nuovo a cavalcioni su di me e con lussuria, strofino il suo pube sulla mia pancia lasciando una scia di fluidi. Poi si posizionò sul mio cazzo e scese pian piano stringendo i denti man mano che le entravo dentro.
“mmmmhhhh…. aaaahhhhhhhhhh”
iniziò a muoversi lentamente, mentre di tanto in tanto si abbassava con il busto per permettermi di mangiarle le tette, che ballonzolavano ad ogni movimento. Mi divertivo ad afferrarle i capezzoli con la lingua, a morderli fino a farla strillare, mentre le mie mani stringevano forte il suo bel culo.
“sei la mia troia, sei la mia dolce puttanella”
“mmmhhhh…. Non ti fermare…. Vienimi dentro….. ”
“prendi la pillola? ”
“no, voglio essere la tua donna … voglio un figlio da mio figlio…”
queste parole mi eccitarono ancora di più e continuai a spingere forte, sempre più forte fino a quando solo le palle rimasero fuori dall’utero materno.
La scopai per bene, gustandomi quell’accoppiamento incestuoso che avevo sognato da troppo tempo. Mia madre intanto era in estasi e si muoveva da gran troia.
“vienimi dentro… ti prego vienimi dentro… voglio sentirti dentro di me… mmmhhhhh”
“si mamma… sto per venire…. Mmmmmmhhhhh”
arrivammo all’unisono, le svuotai le palle nel suo utero. E rimanemmo abbracciati a coccolarci.
“sei pentita? ”
“no, è stato bellissimo. mi sento una vera troia, ma non ho mai goduto così tanto” mi disse tra un bacio e l’altro.
“sei la mia troietta…. ”
Riprendemmo a giocare con le nostre bocche, le nostre lingue…
Era bellissimo, finchè….
“ora lasciami alzare, devo fare la pipì” disse mia madre
“mamma, amo tutto di te, falla qui, fammela bere…”
la mia cara mammina no aveva più freni, apri le gambe e si porto all’altezza del mio viso, si abbasso leggermente, rilasciò i muscoli e fece pipì: un getto a doccia, che mi inondò la bocca, il viso, le mani, abbondantissimo e saporoso, subito lappato dalla mia lingua golosa.
“pppsssstttt… pssssttttt…. Ppppssssstttt…”
“mmmhhhh ……llllaaapppp….. lllaaaappppp….. ”
leccavo e ingoiavo a lunghe sorsate da quella fontana che schizzava dalla uretra materna. Il caldo liquido mi sembro saporito, buonissimo. Ero di nuovo eccitato.
La girai a pancia sotto le allargai le gambe ed iniziai a baciarle il bel culetto. Le baciavo e leccavo le gambe, spingendomi verso l’interno delle cosce finche ricominciai di nuovo a leccarle la fica fradicia di pipì, di umori, di sperma. Nel mentre le avevo messo un dito nel buchetto del culo spingendo pian piano. Dopo un po’ cominciai a leccare anche quello.
“è bellissimo, nessuno mai mi aveva trattato così… riempi il mio vuoto… vieni nel caldo utero della mammina”
mia madre si era messa a quattro zampe e a quella vista non potei fare nient’altro che penetrarla… ancora e ancora…. Sempre più forte.
Con una mano giocavo con le grandi tette che ballonzolavano, senza riuscire ad afferrarle perché troppo grandi, con l’altra, le aprivo al massimo la fica.
“ti piace? …. Ti piace porcellina… ti fai fottere da tuo figlio…. Sei una troia”
“siiiii…… mmhhhhh….. ancora…. Ancora…. Spingi di più…. Mmmhhhhh…. non ti fermare…. ”
Anche volendo non avrei potuto, le palle sbattevano contro quel morbido sederino, mentre il cazzo era avvolto e stretto dalla fica della mamma che si muoveva all’unisono con me…
Venni di nuovo, e lei con me….
“oh… amore è stato bellissimo… ti amo tanto…. Perdonami”
“per cosa? ”
“per averti detto quelle cose brutte. Resta con me… ti prego”
ci baciammo di nuovo e ci tenemmo stretti stretti, coccolandoci come due amanti…. La guerra era lontana anni luce…. Era tornato il sereno nella mia vita. Dopo qualche anno avemmo una bambina e decidemmo di sposarci, dopo esserci trasferiti e aver cambiato nome. Ora mia madre è la mia donna e siamo felici entrambe, facciamo l’amore tutti i giorni e ogni volta è sempre più bello. FINE