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L’insegnante di francese

Frequentavo il quinto anno al liceo senza avere dei grandi risultati; e questo prima di tutto perché ero pigro e poi perché in classe non ascoltavo una parola di quello che i professori dicevano, e così durante le lezioni pensavo ai fatti miei oppure fantasticavo sulle professoresse che mi stavano davanti; infatti io, come penso a molti sia successo, mi sono spesso invaghito delle mie insegnanti.
Quell’anno in particolare ce ne erano due che continuavano a inserirsi con costanza e insistenza nei miei sogni.
E questo non per il fatto che fossero particolarmente belle, anzi, ed oltretutto era già abbastanza avanti con gli anni..
La prima era la professoressa di greco che mi affascinava sul piano culturale ed artistico, visto che era una colta quarantenne amante di pittura ed architettura, ma non si poteva certo dire che fosse bella.
La seconda insegnava francese ed era tutto il contrario della prima; culturalmente era abbastanza ignorante, mentre fisicamente mi eccitava moltissimo, però, forse solo perché me ne ero invaghito.
Era una donna sui trentacinque anni che si teneva alquanto bene: si vestiva con gusto e si truccava valorizzandosi molto.
Era molto magra, alta circa un metro e settanta, con i capelli neri lunghi fino al collo, gli occhi scuri alle volte severi altre molto tristi ed affettuosi, un seno piccolo piccolo e delle gambe lunghe ed affusolate.
Quando lei spiegava in classe io non la ascoltavo mai ma passavo le ore a fissarla fantasticando a volte semplicemente sul suo corpo, e questo bastava a farmi diventare il membro tanto duro da farmi male, oppure immaginando storie tra me e lei; e mai mi sarei immaginato che la mia fervida fantasia potesse essere battuta dalla realtà.
Un giorno, mentre camminavo in fretta lungo un corridoio della scuola vidi sbucare da un’aula vuota l’insegnante di francese, subito la salutai e lei mi rispose ma mentre stavo già per allungare il passo lei mi fermò dicendomi
“Vai di fretta o posso parlarti per qualche minuto! “
Andavo di fretta eccome, infatti se non tornavo subito in classe, ero andato in bagno a fumarmi una sigaretta, il professore di quell’ora si sarebbe di sicuro incazzato; risposi che avevo tutto il tempo che lei voleva.
Lei allora incominciò
“Sappiamo entrambi che non vai molto bene nella mia materia, e la cosa è abbastanza grave visto che siamo oramai a metà del secondo quadrimestre e, parlandoci sinceramente, il mio voto potrebbe essere l’ago della bilancia per la tua bocciatura.
Così ho pensato, visto che tengo a te più che agli altri tuoi compagni di classe, che potrei aiutarti.
E precisamente penso potrebbe essere utile che ti impartissi qualche ora di lezione privatamente… “
Io la guardai sorpreso e titubante e iniziai a farfugliare qualcosa dando l’impressione di non essere affatto convinto.
Lei allora
“Ti vedo perplesso e perciò voglio dirti subito di non sentirti in dovere di accettare, pensa però al modo in cui vuoi finire questo anno scolastico”
Io allora con uno slancio di sicurezza le dissi che le ero molto grato e accettai con decisione.
Ci iniziammo a mettere in fretta d’accordo sulle coordinate della prima lezione ed io rimasi sempre più stranito sentendomi chiedere se non avevo nulla in contrario ad andare a casa sua invece che a scuola, dove qualcuno avrebbe potuto far nascere qualche maldicenza.
Io le risposi che andava bene con un sorriso che lasciava trasparire smarrimento non senza un po’ di malizia e eccitazione.
Il giorno dopo, per tutta la mattina, non feci altro che fantasticare immaginando le storia più assurde, ed ovviamente eccitanti, che potevano nascere da una situazione come quella in cui mi ero imbattuto.
La lezione di francese era alle quattro, ma io già alle due avevo iniziato a prepararmi: mi feci una doccia, mi rasai a fondo, mi profumai ogni parte del corpo e infine mi vestii normalmente per non far credere che avessi interpretato quella lezione come un appuntamento.
Arrivai alla casa della mia insegnante senza difficoltà, poi, col cuore che batteva all’impazzata, suonai il campanello: e subito venne lei ad aprirmi.
Era ancora più bella di quanto non mi apparisse in classe: portava degli stivaletti neri col tacco basso, dei pantaloni stretti sulle cosce e un po’ più larghi sul polpaccio, un maglione di lana, anch’esso nero, leggermente attillato; in volto non avevo molto trucco ed ora forse ancora più bello e sensuale.
Senza tanti convenevoli si tirarono fuori i libri e lei iniziò con le spiegazioni.
Anche in questa circostanza io non l’ascoltavo, ma questo volta avevo una ragione in più, infatti tra tutte le possibile storie a cui avevo pensato, quella in cui lei mi impartiva un normale lezione di francese, non era compresa e di conseguenza fui un po’ deluso, nonostante che, nei brevi momenti di lucidità che avevo avuto dalla mattina precedente, avevo ben compreso che quella era l’unica situazione che si sarebbe potuta verificare.
Ad un tratto smise di parlare per alcuni secondi e poi mi chiese se volessi qualcosa da bere; io risposi di sì e dissi che avrei voluto anche qualche cos’altro da lei.
Ma lo dissi sottovoce, quando lei era già andata in cucina.
Tornò con una lattina di Coca Cola ed un bicchiere.
Io iniziai a bere e lei seduta di fronte a me, con le braccia conserte, mi disse
“Credi forse che non mi sia mai accorta del modo con cui mi guardi durante le lezioni? “
Io un po’ sorpreso ed imbarazzato risposi
“Ed in che modo la guarderei… “
“Con gli occhi di uno che mi spoglia con gli occhi! “
In quel momento mi sentii quasi svenire e il primo desiderio fu quello di sprofondare per la vergogna.
Poi però analizzai meglio la situazione e capii che forse questo poteva essere l’inizio di una delle situazioni che io mi ero immaginato.
Lei continuò
“Dal tuo sguardo capisco ora che avevo proprio ragione.
E la cosa mi stupisce; so infatti che posso ancora interessare a qualche uomo adulto, ma mai avrei pensato che un mio alunno, ed uno carino come te, potesse anche solo guardarmi in quel modo” Fece una piccola pausa e poi riprese
“Non che la cosa non mi faccia piacere, anzi mi lusinga, ma è una strana situazione in cui non mi sono mai trovata, neppure con la fantasia… “
Il primo impulso fu quello di chiederle se il fatto che lei mi avesse invitato a casa sua fosse connessa a tutto questo, ma subito dopo realizzai che sarebbe stato di gran lunga meglio arrivarci con un giro di domande.
Ma non riuscii a fare neppure questo e abbozzai solamente un languido sorriso.
Lei allora disse con voce tenera, come quella di una mamma che parla al proprio bambino,
“Io, come forse avrai capito, ti ho chiamato a casa mia proprio per chiarire questa situazione che non può certo andare avanti in questo modo.
Capii che questa affermazione non era stata detta necessariamente per intimarmi a non guardarla più in quel modo in classe, ma poteva anche essere un implicito invito a farmi avanti dal momento che lei non poteva andare oltre di sua iniziativa vista la sua posizione.
Così io, in un attimo in cui la mia timidezza avevo abbassato la guardia, misi una mano sulla sua. Sempre con lo stesso coraggio, senza aspettare di vedere una sua reazione, le presi la mano, e la portai verso il mio volto.
Non la guardai ancora in faccia ma il fatto che non avesse opposto resistenza era già abbastanza esplicito; così gliela baciai dolcemente sul dorso ed mi decisi poi a guardarla; fu una gioia vedere che i suoi occhi esprimevano contentezza e dolcezza.
Si alzò in piedi, si avvicinò a me, mise entrambe le mani sulle mie guance e mi poi baciò.
Tutte le inibizione che potevano esserci all’inizio ora erano scomparse, le nostre labbra infuocate erano schiacciate l’una contro l’altra, le lingue impazzite si contorcevano e combattevano nelle nostre bocche; poi di colpo per sua volontà si separarono ed io pensai che la sua coscienza le imponesse di non andare oltre; ma al contrario mi fece alzare, mi prese per mano e mi condusse nella camera da letto e mi fece sedere; vidi che stava per parlare ed io la fermai subito mettendole una mano sulla bocca e volendo anticipare ogni suo dubbio o timore le dissi
“La desidero ogni volta che entra in classe, ogni volta la spoglio con gli occhi, ogni volta sogno di fare l’amore con lei a scuola, sul mio letto, in un prato e in mille altri luoghi.
Ci sarebbero certo tante ragioni per cui faremmo meglio a ricomporci e a riprendere la lezione di francese, ma io la desidero e così penso anche lei e ne io ne lei siamo così stupidamente moralisti per vedere in tutto questo qualche cosa di demoniaco, quindi venga tra le mie braccia… “
Lei, pur esitando un attimo, si lasciò andare, mi diede un bacio fugace e poi però si rialzò; pensai che avesse cambiato idea ma voleva solamente essere lei a condurre il gioco, ed io ne fui felice.
Mi tolse il maglione ed iniziò ad accarezzarmi prima il torace poi la schiena, mi sfilò anche la maglietta ed io rimasi a petto nudo, si lasciò cadere su di me e le nostre bocche si unirono. La misi poi con la schiena sul letto e mi alzai per finire di spogliarmi mentre lei mi guardava immobile.
Rimasto in mutande iniziai col toglierle le scarpe, quindi le sfilai dolcemente i pantaloni, poi le calze scoprendo le sue belle gambe sottili ed ancora sode; mi misi in ginocchio su di lei, le tolsi la maglia, le sbottonai la camicetta lasciandola con la sola lingerie di seta bianca ornata con del pizzo, elegante e sexy.
A questo punto la guardai, e constatai che era anche meglio di quanto non avessi immaginato mai, infatti non dimostrava per niente gli anni che aveva, non avevo grasso superfluo, il corpo era sodo, la pelle tirata, il piccolo seno sodo come quello di una giovane; la donna oggetto del mio desiderio che per tante ora e scuola mi aveva perseguitato, a cui avevo pensato quando mi masturbavo nella mia camera, era sotto di me, ed io potevo disporne come volevo.
Lei intuì che il mio membro non resisteva più nelle mutande e subito me le sfilò con dolcezza; non poté trattenere una certa soddisfazione quando lo vide ergersi su di lei in tutta la sua lunghezza. Io allora le tolsi il reggiseno e fui estasiato alla vista delle sue dolci tettine, e non potei fare a meno di avvicinare il suo corpo a me e di baciargliele e leccargliele; lei allora dischiuse la bocca per il piacere e reclinò il capo.
Continuando a baciarle il seno le iniziai ad accarezzare la schiena fino ad arrivare al sedere, le sfilai le mutande e la lasciai finalmente nuda.
Ci buttammo distesi sul letto, lei si mise sopra di me ed iniziò ad esplorare il mio corpo; mi baciava, mi baciava dappertutto e intanto strisciava su di me ed io la sentivo calda ed eccitata, sentivo i suoi capezzoli ormai turgidi, i peli del pube ma soprattutto al sua bocca che baciava e leccava ogni angolo del mio corpo; ansimava sempre più forte così io decisi di farla venire una prima volta, così la bloccai unendo la mia bocca alla sua, misi le mie mani sul sedere sodo e subito le mie dita si insinuarono in mezzo ai glutei; sentii i suoi peli duri, andai oltre trovando la carne morbida coperta da altri peli ormai umidi; le mie dita iniziarono a giocare col suo turgido clitoride muovendosi ritmicamente e poco dopo lei venne su di me bagnandomi tutto la pancia con i suoi umori caldi.
Continuò ad ansimare velocemente ancora per qualche secondo, poi si accasciò su di me.
La lasciai riposare un po’ continuando però ad accarezzarle la schiena e il sedere; poi le cinsi il collo con le mani e la baciai appassionatamente e dopo lei mi chiese se volevo che mi facesse godere prima del gran finale; lei allora strisciò sul mio corpo fino a portare la bocca all’altezza del mio pene ancora retto e pulsante.
Iniziò a leccarmi i testicoli, ed allora fui io ad emettere dei gemiti di godimento; stavo iniziando a mettersi in bocca il mio pene ma io le dissi che volevo venire dentro di lei.
Così sorrise dolcemente e si distese sul letto mentre io andai a prendere nella tasca dei miei jeans un profilattico che tenevo prudentemente sempre nel portagli.
Mi distesi su di lei e inserii il pene all’interno della sua vulva; fu come entrare in paradiso, era calda ed accogliente, così iniziai subito ad entrare ed uscire, lei non poté fare a meno di spalancare la bocca emettendo dei gemiti che ormai erano diventati delle piccole grida, iniziai ad andare sempre più veloce, sempre più veloce e intanto le davo delle rapide leccate mentre le mie mani tenevano stretti i sui glutei; il finale fu favoloso, venimmo quasi in contemporanea e non potemmo trattenere delle urla di piacere mentre l’orgasmo si consumava, con i nostri corpi sudati avvinghiati l’uno all’altro.
Quando tutto fu finito io mi distesi al suo fianco e non ebbi il coraggio di guardarla.
Il giorno dopo, alla fine della lezione di francese, mi chiamò alla cattedra mentre tutti gli altri compagni già parlavano tra loro; lei mi sorrise, io ricambiai, poi mi ringraziò, io mi voltai e compresi che lei sarebbe rimasto solo una mia professoressa, o meglio, la migliore insegnante che abbia mai avuto.

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Un commento

  1. Super!!! 5 stelle!

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