-Credimi tesoro. Gli uomini si comportano diversamente a seconda della situazione. Se la donna li stuzzica reagiscono di conseguenza. Diventano più o meno porci. Ti racconto un’avventura favolosa
Mentre eravamo giù in paese l’altra volta, Mauro di ritorno da un viaggio sulle montagne vicine dove era andato a visionare del materiale che gli serviva per la casa, mi dice che ha visto dei posti molto belli lungo la strada e mi propone di andare a fare una gita.
In effetti erano posti molto belli. La natura stupenda per chilometri non incontravi una macchina o una persona. Ad un certo punto arrivammo d’avanti ad un casolare sperduto intorno si vedevano solo pecore. Marco mi dice:
-Andiamo a vedere se fanno il formaggio. E ce ne vendono una forma.-
Ci fermiamo d’avanti al casolare. Vediamo uscire un uomo sulla trentina. Un classico pastore che ci dice che hanno il formaggio. Ci invita a seguilo al magazzino per sceglierlo. Il pastore mi guardava con gli occhi di fuori. Ti premetto che ero in minigonna e con una camicetta un po sbottonata. Ci fece assaggiare del formaggio. Poi vedendomi interessata a tutto quello che vedevo, ci invita a visitare dove facevano il formaggio e il resto della fattoria. Arrivammo ad u recinto dove mungevano. Qui c’era un altro pastore che mungevano anche a questo schizzavano gli occhi di fuori mentre mi guardava. Ci portarono poi d’avanti d un recinto dove dentro c’erano due pecore molto grosse. ci dissero che erano dei montoni, i maschi delle pecore, e che li dentro a turno mandavano delle pecore per essere montate.
Mauro fece: “peccato che adesso non c’è nessuna pecora. Sarebbe stato interessante vedere una monta.” Il pastore che ci aveva ricevuto al nostro arrivo non gli fa finire la frase girandosi in direzione di un gruppo di pecore lontano sui prati grida se c’è qualche pecora da montare. Solo allora vediamo che vicino alle pecore c’è seduto un pastore più anziano, che risponde si si. Si avvia verso di noi spingendo una pecora. Questo pastore più anziano era il padre degli altri due. Quello che ci aveva ricevuti si chiama Primo mentre l’altro si chiama si chiama Secondo. Intanto si unisce a noi un altro pastore. E il fratello più piccolo e si chiama Vittorio.
Il padre arriva e fanno entrare la pecora nel recinto. Io intanto capivo chiaramente, l’effetto che facevo a quei quattro uomini. Sentivo i loro occhi che mi penetravano. La cosa mi eccitava e facevo di tutto per stuzziccarli. Appoggiata alla staccionata del recinto, piegata in avanti offrivo loro una visione notevole delle mie cosce. La gonna si alzava e pi copriva appena le chiappe.
La pecora appena entrata suscita l’attenzione del montone che è nel recinto che gli si avvicina annusandola. Mauro fa qualche battuta allusiva e anche io ribatto. I pastori puro si uniscono con battute usando parole molto triviali. La situazione era molto eccitante. La monta accresceva l’eccitamento. Io godevo a vedere i pastori eccitati da me e finito lo spettacolo mentre camminavo d’avanti a tutti mi accuccia a raccogliere delle margherite. Sapevo benissimo l’effetto che avrei fatto. La gonna nel piegarmi mi si alza scoprendo le cosce. Il gruppo di uomini passandomi accanto si può godere uno spettacolo notevole. Poi volli aggiustare io la forma di formaggio nel portabagagli piegandomi anche più del necessario, facendo in modo che loro da dietro potessero vedermi anche le mutandine.
Mauro capi perfettamente che ero eccitata e che stavo facendo di tutto per eccitare quegli uomini. Salito in macchina gira l’interruttore nascosto dell’antifurto. Quell’interruttore tagli l’alimentazione al motore. Quando salutati i pastori fa per mettere in moto la macchina ovviamente non parte. “questa non ci voleva. Deve essersi scaricata la batteria.” Fa Mauro contrariato. Il padre dei pastori si offre di accompagnarlo in paese per cercare una batteria.
Naturalmente Mauro accetta subito. Loro hanno un camioncino poco confortevole e Mauro suggerisce a me di aspettarlo li. Naturalmente a me l’idea piace moltissimo. Potrò giocare ancora un po a far arrapare quei tre
Stava quasi per imbrunire e mi invitarono ad entrare in casa. Mi offrono da bere mentre Secondo comincia a preparare la cena. Dopo una mezzora, squilla il mio cellulare. E’ Mauro. mi dice che in paese non ha trovato la batteria. Stava andando in un altro paese. Se non l’avesse trovata li, sarebbero dovuti arrivare sull’autostrada in una stazione di servizio. In questo caso, non sarebbe arrivato prima di due ore.
I pastori mi invitarono a cenare con loro. Cenando chiedevo loro della loro vita. Cosa facevano come passavano le serate. Cose di questo genere. Mi raccontarono della loro giornata tipo. La sera non avendo l’elettricità potevano solo ascoltare un po’ di musica da un mangianastri a batteria. Primo andò a prendere il mangianastri e mise una cassetta. Sentendo una canzone, dissi:
“E’ molto bella questa. Allegra, fa venir voglia di ballare.”
“Le piace ballare?” Mi chiede Primo. “Anche a noi piace molto ballare. Balliamo?-
Era uno svelto e ci mettemmo tutti a ballare.
Finita quella canzone Secondo cambia la cassetta. Attacca un ballabile lento. Primo che mi sta più vicino mi chiede se la balliamo. Stretta tra le sue braccia senti dal suo corpo quanto fosse eccitato e anche la mia eccitazione crebbe. Sentivo chiaramente il suo cazzo premere contro di me. All’inizio leggermente, poi sempre più decisamente. Era grosso e duro. La stretta di primo si faceva sempre più forte. Lui sentivo che mi abbandonavo completamente senza reagire. Secondo e Vittorio ci guardavano allupati, seduti sul gradino del camino. Sentivo i loro sguardi desiderosi sulla mia pelle. Appena finita quella canzone ne riparti un’altra Secondo mi chiese di ballare con lui prima che Primo sciogliesse l’abbraccio. Secondo più robusto di Primo quando mi strinse mi fece sentire un cazzo più grosso e gia arrapatissimo.
Ballando mi accorsi che lui rimaneva sempre vicino al camino cosi che gli altri due che avevano il viso all’altezza del mio culo potevano guardarmi le cosce da pochi centimetri. Ero sicura che lui lo faceva apposta. La cosa mi arrapava da morire. Se fino a quel momento il mio desiderio maggiore era stato quello di divertirmi a farli arrapare ora stava diventando quello di farmi scopare da loro.
Mentre ballavamo squillò il telefonino che avevo lasciato sulla credenza. Stavo per staccarmi da Secondo per andare a rispondere ma lui non mi lasciava mentre Vittorio scattò in piedi, prese il telefonino e me lo porge. Era Mauro che mi avvisava che stavano andando alla stazione di servizio sull’autostrada. Era sicuro di trovarla perché aveva telefonato, ma che era affamato e pensava di fermarsi a mangiare li. Mentre parlavo al telefono sentivo Secondo premere sempre con più forza l’uccello sulla mia fica. “ma allora prima di due ore non sarete qui.” Gli faccio io e lui me lo conferma. Intanto io che fino a quel momento avevo subito solamente la pressione del suo cazzo faccio un leggere pressione di risposta. Stavo ancora parlando al telefono quando finisce la canzone ma Secondo non mi lascia e fa: “mettetene un’altra continuando a stringermi. Vittorio inserisce un’altra cassetta ma poi si avvicina a noi e dicendo: “Adesso tocca a me quasi mi strappa dalle braccia di Secondo. Vittorio era il più magro ma molto muscoloso e aveva anche lui un bel cazzone grosso e duro che mi fece subito sentire con forza.
Io ormai ero una cagna in calore. Il mio corpo lo faceva capire e lui lo sentiva. Mi stringeva a se tenendomi le mani sulle anche. Mi guardava negli occhi mentre mi spingeva l’uccello sulla fica. Con le mani lentamente mi alzava la gonna. Ora sentivo i suoi pantaloni ruvidi sulle mutandine. Pensavo a cosa dovevano vedere Primo e secondo quando giravo loro le spalle. La gonna mi aveva scoperto mezzo sedere ed io indossavo un tanga succintissimo.
Primo prima che finisse la canzone, si alza e fa a Vittorio: “Questa canzone e troppo lunga. ora ritocca a me.” Ma Vittorio non aveva nessuna intenzione di staccarsi da me e gli dice di no. Primo allora mi viene dietro e dicendo: “Allora ci balliamo insieme.” Mi si accosta dietro abbracciandomi la vita. Non gli è difficile infilare le braccia tra me e Vittorio perché ormai con i corpi arcati ci premiamo e strusciamo il cazzo contro la fica. Primo comincia a sbottonarmi la camicetta. Io ero sempre più in calore. Stretta tra quei due che puzzavano di pecora e di sudore ero fuori di me. Mi chiedevo chi fosse stato il primo a mettermelo nella fica. Non mi importava chi fosse, volevo solo che lo facessero. Ormai ero praticamente nuda. L gonna arrotolata sulla vita, la camicetta aperta. Primo mi palpava le tette. Vidi avvicinarsi Secondo completamente nudo. Il cazzo dritto come un’asta di bandiera. Fece a Vittorio:
“Ora tocca a me.” Vittorio questa volta si stacca da me. In quel momento Primo mi infila una mano dentro lo slip e mi abbranca la fica. Poi abbassa la mano e mi cala le mutandine. Un attimo dopo Secondo si stringe a me sento la punta del suo cazzo premere sulla mia fica fradicia, aperta che lo accoglie.
” Ma che voi ballate cosi?”
“Si a noi piace ballare cosi. E’ più bello. Anche a te piace. Vero?”
Vedo che Vittorio sparge delle pelli per terra. Primo si stacca e comincia spogliarsi. Secondo con le mani sotto le chiappe mi solleva da terra. Io avvinghiò le mie gambe intorno alle sue coscie con le braccia intorno al suo collo. Ci baciamo selvaggiamente. Lui si inginocchia e poi mi sdraia sulle pelli. Mi pompa con furia. E’ stupendo ma sento che non durerà a lungo.
Primo nudo, si inginocchia accanto al mio viso e mentre con una mano mi palpa una sisa con l’altra guida il suo tronco sulla mia bocca. Io comincio a succhiarlo. Un attimo dopo Secondo con un rantolo se ne viene. Appena Secondo spossato si sfila da me, rotolandomi accanto, Primo prende il suo posto. Infilandolo nella mia fica con un solo colpo. Vittorio mi mette in bocca il suo uccello. Primo dura poco più di Secondo e quando se ne viene. Mi scopa Vittorio mentre Secondo mi mette in bocca l’uccello ancora barzotto e mi fa:
“Succhiamelo. Fammelo intostare ancora.” Io lo succhio con vigore.
” Si. Succhia. Cosi! Ti piace bocchinara. Te lo rimetto subito nella fica.” E appena dopo poco Vittorio Sborra lui me lo infila di nuovo nella fica. Dura a lungo. Prima Primo, poi Vittorio si inginocchiano e mi sbattono l’uccello in faccia. Li prendo per mano e ne succhio uno alla volta alternativamente. Quando Secondo se ne viene e si sfila da me, Primo si sdraia sulle pelli e mi fa:
“Vienimi sopra troiona.” Io mi impalo sul suo uccello. Lui mi attira a se e mi bacia. Vittorio si mette dietro di me e sento la punta del suo palo premere sul mio culo bagnato di sborra colato dalla mia fica. Entra con facilità.
Io cono in un continuo orgasmo. Secondo si inginocchia accanto a noi mi prende il viso e lo gira infilandomi in bocca l’uccello. Sono fuori di me, piena di cazzi, impazzita di gusto Mi sborrano dentro quasi contemporaneamente mandandomi in delirio. Vittorio si sfila e Primo mi fa rotolare accanto a lui. Vittorio si sta versando da bere.
“Danne un bicchiere anche a me.” Poi alzandosi mi fa: “Vuoi bere? ” e prima che io risponda, Secondo che sta picchiettando con la punta del suo uccello sul mio viso e vedendo che io con la bocca lo cerco fa:
“No. Questa non ha sete. Ha ancora fame di cazzo. La troiona.”
Primo dice qualcosa a Vittorio che si infila le mutande ed esce. Primo si accuccia accanto a me e infilandomi le dita nella fica fa:
“Allora bisogna sfamarla. E’ vero che ne vuoi ancora troiona?”
“Si. Ancora!” Riuscendo po’ ad abboccare l’uccello di Secondo. Con una mano cerco quello di primo, che intanto mi tormenta la fica con una mano e con l’altra il seno.
Sento rientrare Vittorio e subito sento la mano di Primo sfilarsi dalla mia fica. Poi sento che me l’asciugano qualcosa e poi una mano umida carezzarmi il pube.
Ho capito dopo cosa stava succedendo. Vittorio aveva passato una mano sulla fica di una pecora in calore. Si è poi asciugato la mano sulla mia fica lasciandoci gli umori della pecora in calore. Intanto Primo è uscito e subito dopo è tornato tirando con una corda un montone enorme. Io continuando a sbocchinare Secondo guardavo stupita, non capivo. Hanno avvicinato il montone a me. Secondo si è sdraiato accanto a me. Vienimi sopra porcona ti do ancora un po di cazzo nel culo. Aiutata da Vittorio mi sono seduta su Vittorio infilandomi l’uccello nel culo al contrario. Dando con la schiena verso il suo viso. Il montone intanto allunga il muso tra le mie gambe, annusando. Mi sfiora la fica facendomi eccitare ancora di più. Lo sguardo mi va sotto la pancia dell’animale. Sta sfoderando il cazzo. Affascinata capisco cosa vogliono fare. Vogliono farmi scopare dal montone. Lo spostano facendolo venire tra le nostr gambe. Poi Vittorio mi tira per le spalle e mi fa sdraiare su di lui. Io sollevo la testa per vedere. Primo e Vittorio, prendono ciascuno una zampa anteriore della bestia. la sollevano , la tirano avanti e la rimettono giù con le zampe anteriori della bestia accostate ai nostri fianchi e le zampe anteriori tra le nostre gambe.
Quando il montone ha toccato con la punta dell’uccello la mia fica, si è accucciato un po’ è ha cominciato a spingere. Me lo ha infilato dentro. Ha cominciato a montarmi. Secondo mi sfondava il culo, Vittorio e Primo mi massaggiavano le tette e si dicevano:
“Guarda come gli piace alla porcona.”
Io fuori di me dal piacere fissavo il muso del montone che dondolava d’avanti al mio viso. Aveva la bocca semi aperta con la lingua un pò fuori. Primo mi mise una mano dietro la nuca. Comincio a spingere facendomi avvicinare con il viso al muso del montone. Capii cosa voleva facessi. Era pazzesco ma lo feci. Allungai la lingua e leccai quella del montone. Continuai a giocare con quella lingua finche il montone non se ne venne, poco prima di Secondo. Primo e Vittorio ci levarono di dosso il montone. Io che avevo perso ogni controllo mi alzai e inginocchiatami accanto al montone mi piegai sotto la sua pancia a leccargli il cazzo ancora un po’ fuori. Primo mi venne dietro e mi infilò l’uccello nel culo. e Vittorio scostato il montone mi infilò il suo in bocca.
Stavo ancora rivestendomi quando sentimmo il rumore del camioncino che si avvicinava. Uscimmo sull’aia mentre spegnevano il motore. Vittorio e Secondo si misero subito ad aiutare Mauro a cambiare la batteria. Primo parlotto un po’ con il padre che poi mi disse ad alta voce:
“Mentre loro cambiano la batteria le faccio scegliere una ricotta. Suo marito ha detto che le piace molto.”
Io lo segui. Appena nel magazzino mi infilo una mano sotto la camicetta e mi abbranco una zinna. e dicendomi “Fai godere anche me. Vero?” con l’altra si apriva i pantaloni. Tiro fuori il cazzo già duro. Io mi accuccio e comincio a spompinarlo e lo faccio godere.
Quando torno alla macchina con la ricotta, Mauro sta provando a mettere in moto. Salgo in macchina e partiamo.
-Ma non avendo fatto in tempo a farti una doccia dovevi puzzare di pecora?-
-Oh si. Puzzavo di tutto-
-E Mauro non ci ha fatto caso?-
-Certo che l’ha sentito. Per lui era la conferma che il suo piano aveva funzionato. Aveva organizzato tutto per lasciarmi li con quei tre pastori. Sapeva benissimo che mi sarei fatta scopare da loro. Appena in macchina ha voluto che gli raccontassi tutto, per filo e per segno.
Quando gli raccontai del montone non resistette più. Accosto la macchina e mi scopo li.-
-A Mauro allora non dispiace che tu gli metti le corna.-
-No. Ma per lui non sono corna. Lui si sentirebbe tradito se io glilo nascondessi quando scopo con altri.-
-Vuoi dire che gli racconti tutto?. Ogni volta che fai sesso con altri?-
-Si lui ci gode a sentirmi raccontare. Gli piace che io faccia la porca. Non gli importa neanche di passare da cornuto. Vuole pero apparire un cornuto contento. Tutto sommato a lui piace che la gente sa che è il marito di una puttana che va con tutti. Ma non vuole che la gente pensi che lui lo sa. Guarda con i pastori è stato lui a crearmi l’occasione. Ma ha fatto in modo che quelli pensino di avermi scopato di nascosto di mio marito. Comunque anche lui mi tradisce. Poi ti racconterò-
-Ma mi avevi detto che avevi fatto l’amore con tuo marito ed altri. Che ti avevano penetrato contemporaneamente.-
-Ma gli altri non sapevano che eravamo marito e moglie. La prima volta sarà con te.-
-Con me!?-
-Si tesoro. Voglio esserci anch’io quando te lo metterà al culo. Gliel’ho già detto quando mi ha telefonato e mi ha detto che non vede l’ora di tornare per incularti.-
-Davvero ti ha detto che quando torna vuole incularmi?-
-Si. Io gli ho detto. Mi ha chiesto di te ed io gli ho detto che ti fatto perdere tutti i tabù. Che sono diventata la tua confidente, che ti ho fatto prendere coscienza di essere omosessuale, che ti piacciono gli uomini e che ti stavo preparando per lui.-
-Gli hai detto che ho voglia di essere inculato da lui?-
-No. Gli ho detto che hai una gran voglia di prenderlo al culo e che lui sara il primo. Ma voglio partecipare anch’io.-
-Gli hai anche detto che facciamo l’amore insieme.-
-No questa sarà una sorpresa.-
Elena spiega a Gep come si dovrà comportare quando arriverà Mauro.
Come istruito da Elena Gep, dopo che ha sentito Mauro arrivare, aspetta una mezzora, poi scende dalla scaletta a chiocciola vestito da donna. Trova ad aspettarlo Elena. Lo prende per mano e lu guida verso la sua camera. Mauro è appena uscito dalla doccia. Mauro guarda Gep a bocca aperta ed Elena gli fa:
-Non lo riconosci? Si è lui. Non è uno schianto?-
-Fantastico!- Esclama Mauro mentre Elena si mette dietro a Gep. Si apre la vestaglia e si stringe a lui.
-Ti piace? Ha un culetto che fa impazzire anche me.- E cosi dicendo si struscia vistosamente con la fica sul culo di Gep. Si siede sul letto portandosi dietro Gep. -Lo fa impazzire sentire la mia fica sul suo culetto.- E cosi dicendo sfila gli slip a Gep.
-Non vieni a dargli un bacetto avevi detto che ti arrapa da morire?-
Mauro si avvicina e lo bacia sulla bocca. Gep fa scivolare via l’accappatoio che Mauro ha intorno alla vita e prende l’uccello in mano e quando Mauro si rialza se lo mette in bocca.
-Guarda quanto gli piace il cazzo.-
-E’ un bocchinaro favoloso.-
-Si gli piace da morire succhiarlo. Però muore dalla voglia di sentirlo nel culo. Dai fallo contento.- Spinge Gep a mettersi in piedi lo fa girare su se stesso e piegarsi col viso sulle sue coscie offrendo a Mauro il culo. Questi gli poggia l’uccello tra le chiappe e comincia a spingere. Trova il culetto lubbrificato dagli umori della fica di Elena ed comincia ad entrare senza tante difficoltà.
-Ti piace. Vero?- Mormora Elena all’orecchio di Gep. Poi rivolta a Mauro: -Fai piano tesoro. E’ vergine.-
-Si. Si. Ma ha un culetto meravigliosamente elastico. Sta entrando.- Gep geme di piacere.
Elena si masturba con furia mentre Gep rialzatosi un po’ gli lecca le tette. E’ un crescendo di sospiri di Gep, rantoli di Mauro arrapato come un toro e gemiti di Elena Finche non godono tutti.
La mattina dopo è Elena che sale da Gep.
-Ti è piaciuto?-
-Da morire è stato bellissimo.-
-Scommetto che desideravi che fosse anche più grosso. Vero?-
-Perché dici cosi?-
-Perché ti è entrato dentro con tanta facilità. Ci poteva entrare un cazzo più grosso.-
-Ma è stato stupendo lo stesso.-
-Ma un cazzo più grosso ti farebbe godere di più. E tu hai un culo che può prendere cazzi enormi.-
-A te è piaciuto?- Cambia discorso Gep.
-Si. Da morire e Mauro è impazzito. Ti avrebbe inculato un’altra volta, ma era troppo stanco.-
-Ieri mi hai detto che non l’avete mai fatto con altri come moglie e marito. Cosa volevi dire.-
-Che gli altri non sapevano che eravamo moglie e marito.-
-In tanti modi.-
-Per esempio.-
-Be. Una volta, all’imbrunire, stavamo entrando nel parcheggio di un autogrill, quando abbiamo visto tre cacciatori scendere da una macchina e avviarsi verso il ristorante. Erano tre bei maschioni. Mauro ha notato che li guardavo e e mi ha fatto:
-Ti piacciono?- Io non gli ho risposto. Lo guardato in modo significativo. Allora lui mi ha detto:
-Ora io entro solo nel ristorante. Tu entri dopo un po’ e ti metti in un tavolo da sola, possibilmente non lontana da quei tre. Io e te non ci conosciamo.-
Quando entro nel ristorante lo trovo seduto al tavolo insieme a quei tre. Quando era entrato passando vicino al loro tavolo, ha attaccato bottone con loro, spacciandosi per un cacciatore. In effetti da giovane era andato a caccia. Chiacchierando i tre lo avevano invitato a sedere con loro.
Appena sono entrata i tre mi hanno notata subito e continuavano a guardarmi interessati. Mauro ha fatto finta di notarmi anche lui e ha cominciato a stuzzicarli con battute tipo: “Bella fica – Ha l’aria di una che ci sta – Sarebbe da provarci.” insomma cose del genere. Per farla breve riesce a convincere uno dei tre a venire al mio tavolo e provare ad attaccare bottone, e magari invitarmi al loro tavolo. Io naturalmente accetto. Mi siedo tra due cacciatori. Puoi capire i discorsi. Io naturalmente faccio in modo che loro si convincano che io sono una che ci sta. Intanto i due che mi stanno accanto ci provano con le gambe e con le mani. Mauro dopo un po’ si alza dicendo che deve andare a fare una telefonata. Mi ha raccontato dopo che in effetti era andato al Motel accanto a prendere una stanza. Quando torna confabula con quello che gli sta accanto, poi fa:
“Ma voi dopo questa mangiata vi rimettete subito in macchina?”
“Perché tu no?” Fa quello con cui aveva confabulato.
“No. Io ho preso una stanza qui al motel.”
“Come sono questi motel, sono puliti? Vale la pena?” Fa il solito.
“Si abbastanza. Volete vederlo? Magari ci prendiamo una bottiglia e ce la beviamo in camera cosi vedete com’è la stanza.”
Tutti accettano. Invitano ovviamente anche me che dopo aver fatto un po’ la ritrosa accetto. In camera, un bicchierino, un po’ di musica e scoppia l’ammucchiata. Non puoi capire che cosa è stato. Mi hanno fatto di tutto.-
-Dai raccontami qualche cosa che ti hanno fatto.- La incalza Gep eccitato.
-Ti dico solo questo. Mi hanno infilato nella fica due cazzi contemporaneamente.-
-Non mi dire! Ma come hanno fatto?-
-Uno si è sdraiato sul letto e io mi sono impalata su di lui che stringendomi le tette mi ha poi fatto sdraiare su di lui. Un altro si è inginocchiato tra le nostre gambe e me la infilato dentro.-
-Mamma mia! Ed erano grossi?-
-Si due bei cazzoni.-
-Sei veramente una gran porcona. Sai.- Fa Gep che intanto slaccia la vestaglia di Elena. -E Mauro si eccitava a vederti fare quelle cose?-
-Oh si e li incitava.-
-Come?- Fa Gep alzandosi e sedendosi sulle cosce di Elena. -Che gli diceva?-
-Be cose come “Spacchiamole la fica a sta mignottona – Sfondiamogli il culo alla baldracca.” -Lui ci gode da matti a vedermi fare la puttana. Mi sono porca più ci gode.-
Intanto Gep comincia a strusciare il culo sulla fica di Elena che gli fa:
-Ti prude il culetto. Vero frocetto?-
-Mi ha eccitato sentirti raccontate quelle porcate.-
-Ne vuoi sentire un’altra?-
-Oh si dai raccontami.-
–Prima levati lo slip. Ti voglio sentire meglio il culetto.-
-Ti piace il mio culetto?-
-Si da morire. Vorrei essere un uomo, avere un cazzo enorme per sfondartelo. Farti urlare di piacere. Farti godere da morire.-
-Mi fai godere anche con la fica. Dai raccontami un’altra porcata.-
Una sera, molto tardi passando davanti ad un distributore di benzina vedemmo due extracomunitari davanti le pompe. Quelli che ti aiutano a fare la benzina ai self-service per un po’ di mancia. Vedendo che avevo girato il viso per guardarli mentre gli passavamo d’avanti lui mi fa:
-Ti va di farti sbattere da quei due?- io lo guardo con sguardo complice e lui dopo pochi metri ferma la macchina. In un attimo mi spiega il piano che ha pensato.
Ci cambiamo di posto. Io mi metto alla guida e lui dietro e dopo essersi spruzzato con il cognac ne tiene sempre un bottiglietta per emergenza, si sdraia sul sedile posteriore facendo finta ti essere ubriaco fradicio. Tornai al distributore. Fermata la macchina e uno di loro mi venne incontro per aiutarmi. Gli diedi cinquantamila lire. Quei due mi si mangiavano con gli occhi.-
-Come eri vestita?-
-Una gonna a pieghe e una camicetta di seta.-
-Scommetto che della camicetta fossero allacciati pochi bottoni e la gonna molto corta.-
-Si. Loro notarono Mauro sui sedili posteriori. “E’ ubriaco fradicio. A metterlo in macchina mi hanno aiutato degli amici. L’hanno caricato di peso. Non so come farò a portarlo a casa. Ormai lo conosco. Non si sveglierà fino a domani mattina.” Feci io preoccupata. poi dopo una breve pausa come se l’idea mi stesse venendo adesso chiedo loro:
“Voi potreste aiutarmi?” Loro si guardarono come per interrogarsi e uno di loro mi fa:
“Abita vicino?”
“Be. Proprio vicino non. Lo so voi state qui per guadagnare. Vi pagherei. Cinquanta mila a testa più il taxi per tornare in dietro. Vi andrebbero bene?” Loro accettarono. Poi in macchina mi dissero che se a me non dispiaceva si sarebbero fatti venire a prendere a casa mia da un loro amico che aveva la macchina. Era quello che li portava al distributore e li andava a riprendere. I soldi del taxi li avrebbero dati a lui. Arrivati a casa feci portare Mauro qui nel super attico. Devi sapere che c’è un impianto televisivo a circuito chiuso, Due telecamerine sono il salone e due in camera nostra. Ora i monito e il registratore sono nello studio di Mauro. Prima però li aveva qui. Per questo l’ho fatto portare qui. Ho spiegato loro che quando si ubriacava lo facevo dormire qui perche cosi nessuno lo disturbava e poteva dormire fino a tardi.
Scendemmo sotto dove li feci telefonare al loro amico. Il loro amico disse loro che sarebbe passato a prenderli, ma al solito orario. Vale a dire non prima di un ora e mezza.
Io dissi loro che potevano aspettarlo in casa. Erano stati tanto gentili e mi dispiaceva farli aspettare tutto quel tempo in strada.
-A me sta venendo appetito. Siamo stati ad un party. Una cena in piedi. Io le odio, non si mangia niente. Si beve solamente. Avete visto l’effetto su mio marito. Mi andrebbero due spaghetti. Ho il sugo pronto. Vi andrebbero?- Loro accettarono volentieri. Ringraziandomi.
Misi su l’acqua poi comincia ad apparecchiare.-
-Non mi hai ancora detto com’erano.-
-Erano marocchini. Si avvicinavano alla trentina. Uno abbastanza alto e magro, si chiama Hamed, non bello di viso ma con due labbra da favola. Sai. Le classiche labbra da negri. Molto carnose. L’altro si chiama Karim, Leggermente più basso, ma più robusto, un bel viso e anche lui ha delle belle labbra. Contento ore?-
-Si. Continua. Eravamo rimasti che stavi apparecchiando.-
-Si. Intanto li avevo fatti accomodare sul divano e mentre prendevo la roba per apparecchiare mi muovevo in modo studiato. Mi piegavo in modo da offrire loro delle vedute interessanti e il risultato c’era. Si capiva benissimo che si agitavano ed si stavano arrapando. Quando vado in cucina chiedo l’aiuto di uno di loro per grattare il formaggio. Vengono entrambi. La cucina non è molto grande e nel muovermi per prendere qualcosa e per far vedere loro come fare, faccio in modo di toccarmi con loro spesso. Intanto chiacchieravamo io chiedevo del loro paese, dei loro costumi. Ad un certo punto chiedo loro ridendo:
“Sapete perché in Italia sono famosi i marocchini?-
“No. per cosa siamo famosi?” Mi chiede Hamed.
“Per il pene grosso.”
“Che cos’è il pene?- Mi chiede Karim. ed io con un sorrisetto allungo una mano sul suo cazzo e lo indico con un dito arrivando a pochi centimetri. e lui scoppiando in una risata fa:
“Il cazzo? Perché gli Italiano lo hanno piccolo?”
“Be ci sono di tutte le misure.”
“Suo marito come ce l’ha?” Chiede Karim.
“Non molto grosso.” Faccio io con un’aria un po’ delusa.
Intanto sto provando la cottura degli spaghetti. Ne prendo uno tra le dita e chinando in dietro la testa me lo faccio calare in bocca. Mentre poi con le labbra chiuse me lo succhio dentro lo spezzo, cosi che un pezzetto mi cade dalla bocca nella scollatura. con un gridolino, mi affretto a raccoglierlo infilando una mano nella camicetta e piegandomi leggermente in avanti. Le tette mi si scoprono abbondantemente. Una quasi mi esce dalla camicetta.
“Che stupida, mi ha scottato.” Faccio io massaggiando il solco del seno.
“Ci deve mettere subito del ghiaccio.”
“Dici?”
“Certo. Ce ne è nel frigo?” Chiede Karim
“Si. Sicuramente.” Intanto lui ha già aperto il frigo. Prende una vaschetta, la mette sotto l’acqua e preso un cubetto si gira verso di me.
“Dove le brucia?”
“Qui.” Faccio io aprendo un po’ la camicetta e indicando con un dito in basso tra le mie tette. Lui vi poggia il cubetto.
“Ah. Quanto è freddo mettendo la mia mano sulla sua come per frgliela togliere insieme al cubetto. La forza che ci metto, volutamente non e molta e lui resiste dicendo:
“No. Deve resistere qualche minuto.” Fa lui massaggiandomi con il cubetto e poi guardandomi negli occhi aggiunge: “A lei piacerebbe lo avesse più grosso?”
“Cosa?” Gli chiedo io. Facendo finta di non capire.
“Il….. Insomma l’organo sessuale.”
“Non mi dispiacerebbe. Oh mannaggia. Si sta sciogliendo in ghiaccio. Mi cola l’acqua sullo stomaco. Ho paura che mi si bagna la camicetta è di seta. La seta si macchia con l’acqua.” E cosi dicendo con le mani pizzico la camicetta all’altezza della vita e la scosto. Slaccio gli ultimi due bottoni, sfilando anche un pò la camicetta dalla gonna. Lui con la mano asciuga le gocce che stanno colando lungo il mio stomaco.
“Mi dai un pò di Scottex?” Chiedo rivolta ad Hamed che mi sta guardando con gli occhi allupati. Ora la camicetta è chiusa da un solo bottone. Karim prende con una mano ferma le gocce d’acqua che colano dal ghiaccio, con la mano sul mio stomaco, continua a massaggiarmi il cubetto fino a sfiorarmi le tette. Hamed si avvicina con lo scottex. Io con le mani mi sto tenendo aperta la camicetta e lui:
“Faccio io.” Karim toglie la sua mano ed Hamed mi asciuga lo stomaco e fa a Karim:
“Penso che basti ora col ghiaccio.” Karim toglie il cubetto ed Hamed passando sotto al bottone chiuso sale con la mano ad asciugarmi tra le tette. La mano non è tutta coperta dallo scottex e sento le dita laterali di Hamed sfiorarmi le tette.
In quel momento va di fuori l’acqua della pasta.
“Mannaggia! La pasta si sta scucendo.” E corro a spegnere il gas.
Scolata la pasta, la condisco e andiamo a mangiare.
-Questa scena però, Mauro non la vista. Non ci sono telecamere in cucina?-
-No. Per questo io ho preso il pretesto della pasta per interrompere quella situazione che in breve sarebbe degenerata. Bastava ancora poco che mi saltassero addosso li in cucina.-
-Dai continua a raccontare. Dio com’è eccitante.-
-A tavola io mi metto seduta in mezzo a loro. Avevo apparecchiato sul tavolinetto rotondo. Quello piccolo. Non mi sono riabbottonata la camicetta. L’ho solo rinfilata nella gonna. La scollatura offre un’abbondante visione del mio seno. Mentre mangiamo, faccio una forchettata, senza arrotolare bene gli spaghetti. Me la porto alla bocca e risucchi la parte di spaghetti rimasti fuori dalla bocca. Lo faccio apposta. Cosi facendo una goccia di sugo mi cola sul petto in messo al solco tra le sise. Con l a punta di un dito lo raccolgo e poi mi porto il dito alla bocca. Karim che siede alla mia destra:
“E’ ancora sporca.” E con un tovagliolino di carta mi pulisce il sugo rimasto sul petto. nel farlo con il dorso delle dita mi sfiora le poppe.
La forchettata successiva faccio in modo che l’incidente si ripeta. Questa volta la goccia è più grossa e cade sul lato di una tetta. Questa volta Karim mi precede e raccoglie il sugo con un dito, poi se lo succhia.
“Sono proprio una sbrodolona.” Faccio io ridendo “Intanto tu te ne approfitti. Quel sugo era mio e te lo sei mangiato tu.” Ridiamo tutti. Intanto Hamed con un tovagliolino di carta finisce di pulirmi il seno. Altre due forchettate e di nuovo il sugo mi cade sul petto. Questa volta proprio sul colmo della mia tetta sinistra, appena sopra il bordo della camicetta. Questa volta è pronto Karim a raccogliere con un dito il sugo. Prima però per non rischiare di sporcare la camicetta la scosta scoprendomi un capezzolo. Mi porge il dito dicendomi
“Io sono onesto non me ne approfitto.” I apro la bocca e circondo il suo dito con le labbra succhiando via il sugo con la lingua. Intanto avevo rialzato dal piatto la forchetta tenendola sospesa con gli spaghetti che pensolavano. Una goccia di sugo mi cade sulla coscia destra. Hamed pronto la raccoglie con un dito e lo porta d’avanti alla mia bocca e ridendo mi fa :
“Cosi non dici che ti rubo il sugo.” Io gli succhio il dito lentamente mettendoci intorno la lingua. Intanto Karim mi passa anche lui un dito sulla coscia e dicendo:
“Ti voleva imbrogliare anche questa volta. Ne aveva lasciato un po’ per mangiarselo poi lui.” Mi porta il dito alla bocca mentre Hamed toglie il suo. Lo prendo in bocca girandomi verso di lui di proposito. Ho sempre la forchetta alzata e questa volta faccio strusciare la punta degli spaghetti proprio sul capezzolo. Hamed raccoglie il sugo con due dita toccandomi per bene il capezzolo turgido. Intanto il mi sono messa in bocca la forchetta. Succhio gli spaghetti una goccia mi sta cadendo dalle labbra io mi piego un po’ in avanti e Hamed col dito che aveva pronto da farmi leccare cerca di asciugarmela ma la goccia cade lo stesso. Cade sulla mia coscia sinistra e mentre lecco il dito di Hamed, Karim pulisce la cosci con il palmo della mano lentamente io sto portando di nuovo una forchettata in bocca ma Karim mi precede porgendomi il palmo della mano sporco di sugo. Io gli lecco la mano con la forchetta alzata e del sugo mi gocciola sulla coscia destra e spostando la forchetta faccio strusciare gli spaghetti sulla tetta. Hamed con la mano aperta mi pulisce la coscia. Sento la punta delle sue dita sfiorarmi le mutandine. Intanto Karim con la mano aperta mi polisce la tetta. Mentre lecco il sugo dalla mano di Hamed e quando sto per portarmi la forchettata in bocca Karim mi mette davanti la bocca la sua mano. Questa volta gli spaghetti, mentre io lecco la mano di Karim mi gocciolano sia sulla coscia sinistra che sulla tetta destra vicino la camicetta. Questa volta Hamed dopo aver scostato la camicetta scoprendomi anche quella tetta raccoglie il sugo con la punta della lingua. non puoi capire che provavo. Per coprire il gemito che mi usciva dalla bocca mormorai:
“Sei sempre il solito. Mi rubi il sugo.” Intanto Karim pi stava pulendo il sugo dalla coscia. soprattutto me la stava massaggiando premendomi le dita sulle mutandine. Io metto in bocca la forchetta di spaghetti e faccio cadere il sugo sull’atra coscia e sul seno. Mentre Hamed va con la mano sulla coscia Karim rimanendo con la sua a massaggiare l’altra raccoglie il sugo con la lingua, dal mio seno poi avvicina il suo viso al mio tenendo la lingua fuori dalla bocca. Ci fissiamo profondamente, apro la bocca e avvolgo la sua lingua con le mie labbra per succhiare il sugo dalla sua lingua. Sento le loro mani unirsi a premere sulla mia fica. Quando lascio la lingua di Karim, Guardandoli in silenzio negli occhi prendo una forchettata di spaghetti la alzo e sempre e guardando quello che faccio, struscio gli spaghetto su entrambe le tette. Poi mi porto gli spaghetti alla bocca. Tutte due si buttano sul mio seno. poi entrambi si avvicinano con le lingue al mio viso. Ora Karim ha spostato la mano dalla coscia e la tiene decisamente sulla mia fica anche Hamed la toglie e va a carezzarmi una tetta. Io prima succhi la lingua di Karim poi quella di Hamed la succhio talmente che le nostre labbra si uniscono e ci baciamo con passione. Karim intanto ha infilato la mano sotto le mutandine e gioca con la mia fica fradicia e bollente. Con l’altra mano si apre i pantaloni. Tira fuori il suo cazzone. Una cosa stupenda. Mentre ancora mi sto baciando con Karim, si alza intinge la punta dell’uccello ne piato degli spaghetti e quando Karim mi libera la bocca dal bacio. Lui mi porge l’uccello al sugo. Io non ci penso un attimo, apro la bocca e comincio a succhiarlo.
Intanto Karim mi ha infilato due dita nella fica. Sento che si dicono qualcosa in arabo. Dopo di che Hamed mi sfila l’uccello dalla bocca e Karim mi prende in braccio e mi sdraia sul tappeto. Hamed senza tanti complimenti sfila gli slip e mi infila l’uccello nella fica. i scopa con furia e dopo poco mi schizza dentro un fiotto di sborra pauroso. Karim prende subito il suo posto. In quel momento suona il citofono. Che io neanche sento. Me ne accorgo solo quando vedo avvicinarsi Hamed con un altro uomo. Questi ha passato i quaranta alto come Karim è pero più grasso. Karim in quel momento arriva all’orgasmo. Sento Hamed dire qualcosa in arabo al nuovo arrivato che si spoglia e quando Karim esausto rotola accanto a me, mi viene sopra. Intanto Hamed si inginocchia accanto a me e mi mette la sua proboscide in bocca. L’autista mi scopa più a lungo degli altri due. Quando se ne viene ad Hamed è tornato duro come un palo. Si sdraia e mi fa montare a cavalcioni su di lui. Infilo la fica sul suo cazzo. Lui strizzandomi le tette con le mani mi incita.:
“Scopami troiona. Pompa forte. ” Karim intanto mi infila il suo cazzo in bocca.
“Succhia bocchinara. Ti piacciono i cazzi grossi a te. Vero?”
-Ce l’avevano tanto grossi?- Chiede Gep eccitatissimo strusciando il culo sulla fica di Elena.
-Si. Non puoi capire quanto. Hamed e Karim li avevano lunghi una cifra, l’altro lo aveva più corto ma enorme. Girati tesoro.-
-Come?- Fa Gep
-Cosi. Un po’ girato con un gamba in mezzo alle mi e l’altra fuori. Cosi ti sento meglio il culetto. Non è vero?-
-Oh si. Cosi ti sento di più. Mi sembra di sentirmi qualcosa entrare.-
-E’ il mio grilletto. Lo senti?-
-Si. Che bello. Mi piace. Continua a raccontare.-
-Dopo un po’ Hamed fa a Karim: “Mettiglielo al culo. Karim mi sfila l’uccello di bocca. Hamed Tirandomi per le tette mi fa sdraiare su di lui e sento l’uccello di Karim infilarsi tra le mie chiappe. L’altro che si e inginocchiato accanto al mio viso mi prende il viso e mi mette l’uccello in bocca. Ho avuto un orgasmo spaventoso. Quei tre cazzoni di ebano mi hanno fatto impazzire. I negri hanno dei cazzoni favolosi. Sto per godere tesoro!-
-Si. Si anch’io. Spingi con quella ficona. Spingi. Porcona spingi!-
Godono insieme e rimangono per un po’ senza fiato uno accanto all’altra.
Si riprende per primo Gep. Si alza su un gomito e fa ad Elena:
-E’ vero. I cazzi dei negri sembrano fatti di ebano.-
-Ne hai provato qualcuno?-
-Si. Un nigeriano. Era capitato in paese e il padrone della locanda gli aveva fatto fare dei lavori. Lo aveva fatto lavorare fino a tardi per finire il lavoro. Aveva perso l’ultimo pullman per tornare a casa sua. Quel giorno alla locanda non c’era nessun cliente. Per cui l’ha mandato a dormire alla locanda e la mattina avrebbe preso l’auto per tornare a casa sua.-
-Quando è successo? Prima che ti conoscessi?-
-No. Mentre tu eri in Sud Africa.-
-Dai. Raccontami. Che è successo.
-Lui è arrivato alla locanda verso le nove. Aveva bisogno di farsi una doccia. Non può capire come era sudato e sporco. Appena è andato in camera io non ho potuto fare a meno di guardarlo dl buco della chiave. Quando si è spogliato, ho visto quell’affare enorme che aveva tra le gambe. Mi è venuta una voglia matta di vederlo da vicino. Sono andato di corsa a prendere nell’armadio un telo da bagno e ho bussato alla porta. Dicendogli ad alta voce che gli portavo la biancheria da bagno. Speravo che mi venisse ad aprire nudo, invece lui si è rimesso lo slip prima di aprire. Io invece di dargli l’asciugamano sono entrato:
“Controllo che ci sia tutto in bagno. Oggi ho rifatto la camera un po’ in fretta ho paura di non aver messo tutto.” Vado in bagno, e prendo la saponetta che era sul lavandino e me la infilo in tasca.
“In effetti mancava qualcosa non ho messo la saponetta. La vado a prendere e te la porto.” Faccio io ad alta voce. Intanto prendo la cipolla della doccia flessibile la giro verso l’esterno, poi aggiungo: “Vedi. Non si regge bene. Se non ci stai attento…” Apro la doccia che mi schizza un getto addosso. “Accidenti…” E faccio cadere la cipolla dentro la vasca e richiudo l’acqua, mentre lui entra in bagno e si mette a ridere. “Come ti stavo dicendo. Non si regge bene ed è facile che ti schizza. Guarda come mi sono combinato. Scusami, devo andare a cambiarmi. Poi ti porto la saponetta.
Avevo fatto quella scena per poter tornare da lui vestito in un altro modo. Ho indossato i pantaloncini che mi avevi regalato tu e un maglioncino di cotone. Insomma speravo di suscitare il suo interesse. Averlo visto nudo mi aveva eccitato troppo.
Come speravo, quando mi ha visto ho notato che mi guardava molto interessato. Io metto la saponetta in bagno e gli chiedo:
“Ti va qualcosa da bere dopo la doccia?”
“Volentieri. Si grazie.”
“Va bene una coca cola?”
“Si certo.”
“Senti. Ma dopo la doccia ti rimetti quella robba sporca?”
“Purtroppo non ho cambi.”
“Se vuoi metto tutto in lavatrice. Per domani mattina saranno asciutti.”
“No. Non voglio disturbarti.”
“Ma che disturbo. Li lava la lavatrice mica io. E a stirarli ci metto un attimo.” Faccio io raccogliendo dalla sedia i jeans e la camicia. Poi giratomi verso lui faccio: “Mi dai anche quelli.” Indicando gli slip. Lui ha un attimo di esitazione ma poi si abbassa gli slip e se li sfila. Era quello che speravo volevo vedere il suo pisellone da vicino. Ora potevo ammirare quel suo pisellone enorme. Ora non era più tanto moscio. Mi piaceva pensare che gli si era un po’ gonfiato per merito mio. Uscii dalla camera eccitatissimo dallo spettacolo e appena fuori gustai l’odore dei sui vestiti, soprattutto degli slip che avevano carezzato quel meraviglioso cazzo.
Dopo un po’ lui mi ha raggiunto in cucina a piedi nudi col telo da bagno intorno alla vita. Ci mettemmo a chiacchierare mentre bevevamo la coca cola.
Gli chiedo come si trova in Italia e lui mi dice che starebbe abbastanza bene ma che si sente solo. Il discorso cade sul sesso. E’ una cosa che gli manca molto.
“Allora grandi pippe!- Gli faccio io ridendo.
“Oh no. Noi mussulmani non ce le facciamo.”
“Ma dai! Non dirmi che voi da ragazzi non vi fate le pippe.-
“No. Non da soli.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che quando cominciamo a sentire il bisogno sessule ci facciamo masturbare dal puttino.”
” E chi è il puttino?”
“E’ un amichetto. Che soddisfa i nostri bisogni. Che ci masturba.”
“Ma dai!”
“Si è normale da noi. Finché non ci si sposa si ha un amichetto con cui fare l’amore.”
“Un finocchio?”
“No. E’ solo più piccolo, possibilmente aggraziato che sostituisce una donna.”
“Per cui tutti da ragazzetti fate i puttini per i più grandi.”
“Da voi non succede?-
“Be da ragazzini si. Alle prime esperienze capita che ci si faccia le pippe a vicenda.”
“Tu l’hai fatto?”
“Si. Lo confesso.”
“Al mio paese io ho lasciato un amichetto stupendo. Aveva un corpo da favola, sembrava una fanciulla. Ci divertivamo moltissimo. Era bravissimo a farmi godere. Mi manca da morire. Solo a pensarci mi si addirizza l’uccello.”
“Addirittura. Non posso crederci.”
“Non ci credi? Guarda qua.” E cosi dicendo apre l’accappatoio e mi mostra il suo uccello. Un tronco dritto da far paura.-
“Ma è vero! E tutti cosi grosso lo avete voi negri?”
“Lo trovi grosso?”
“Altro che!-
“Tu ce l’hai più piccolo?”
“Rispetto al tuo è una formica.”
“E gli amici con cui facevi sesso non lo avevano cosi grosso?”
“Ma scherzi. Non ne ho mai visto uno grosso cosi.”
“Allora non era molto divertente.”
“Cosa?”
“Giocarci. Più è grosso più e divertente giocarci. Me lo diceva il mio amichetto. Diceva che gli piaceva tanto giocare col mio perché era cosi grosso. Col mio se lo sentiva pieno.”
“Cosa si sentiva pieno?”
“Il culo.”
“Ma allora non ti faceva solo le pippe?”
“Certo. Che ce di strano?”
“Fami capire bene. Tu hai detto che al vostro paese è normale che i ragazzetti più piccoli facciano i puttini a quelli più grandi. Vuoi dire che da voi tutti gli uomini lo hanno preso nel culo?”
“No. Non tutti sono disposti a fare tutto. Se però trovi un puttino come il mio a cui piace ti diverti di più.”
“Da noi ci divertiamo a masturbarci a vicenda. Intendo ci carezziamo l’uccello, al massimo si può arrivare a succhiarlo in casi eccezionali.”
“Eccezionali in che senso?”
“Non so come dirtelo. Intanto deve essere proprio un amico a cui tieni molto. E’ una prova di amicizia forte.”
“Perché ti costa sacrificio?”
“No. Non so come spiegartelo. Quando ad un amico glielo succhiavi, era come dirgli:- Ti sono tanto amico. Te lo succhio perché voglio che sei contento.- Naturalmente se a lui piaceva tanto”
“A te piace?”
“Cosa?”
“Fartelo succhiare.”
“Non molto.”
“E hai un amichetto a cui piace molto?”
“Adesso non più. Però ne avevo alcuni a cui piaceva molto.”
Per un pò cambiamo discorso. Parliamo di altro poi lui ad un tratto mi fa:
“Vorrei tanto essere tuo amico.”
“Be potremmo esserlo. Perché no. Tu a me sei molto simpatico.”
“Allora fammi vedere quanto sei amico.” Fa lui aprendosi di nuovo l’accappatoio. Mi prende una mano e la porta sul suo tronco.
“Oh no! Tu intendevi questo?” Faccio io facendo finta di voler retrarre la mano.
“Si ti prego fammi godere. Sto impazzendo.”
“Pensi troppo al tua amichetto in Africa.” Faccio io ridendo e lasciando che con la sua stringa la mia mano sul suo pisellone. A stento riesco a dissimulare il piacere che provo a stringere il suo salcicciotto duro e infuocato. Mentendo spudoratamente aggiungo:
“No. Dai. Non è possibile. E’ pazzesco.”
“Perché? Siamo amici. L’hai detto tu. Tu sei l’amichetto più piccolo. E inoltre sei tremendamente carino.”
“Vigliacco! Ma guarda cosa mi fai fare. Era tanto che non lo facevo” Ormai gli stringo quel tronco stupendo di mia iniziativa e lui leva la sua mano.
Geme di piacere e mi mormora:
“Sei bravissimo. Hai la mano di velluto. ” Mi carezza le cosce. “La pelle di seta. Mi piaci.”
“Mamma mia. Quanto è diventato duro. E’ enorme.”
“Ti piace?” Fa lui gemendo di piacere.
“Mi piace vederti godere. “Mi mette una mano sul collo. Con la mano comincia a premere spingendomi il viso verso il suo cazzo. Io faccio finta di voler resistere:
“No. Quello no. Non chiedermelo. Ti prego.”
“Perché no? Prima hai detto che non ti costa sacrificio.”
“Vigliacco te ne stai approfittando. Non mi va.” Le mie mani pero dicono il contrario. Con entrambe gli sto carezzando il palo d’ebano.
Ora ce l’ho vicinissimo al viso posso vederlo bene. Ne sento l’odore. Un odore di selvatico che mi inebria. La cappella sembra un fungo nero. Enorme e lucida.
Cedo alla pressione della sua mano arrivo a sfiorare con le labbra la sua cappella. Socchiudo la bocca e comincio a ciucciarlo. Mi entra tutto in bocca. Lo succhio, lo lecco con la lingua. Lui rantola di piacere. Mi sborra sul viso. Una fontana.
La mattina gli porto il caffè a letto. Mi accosto a lui con la tazzina . Lui mi carezza le cosce. Butta via le coperte e mi mostra il cazzo dritto.
“Oh no! Vuoi che te lo succhio ancora?”
“Si.” Fa lui attirandomi a sedere sul letto. Mi spinge la testa sul suo cazzo. Me lo ritrovo in bocca. Dopo il bocchino della sera precedente, non si è lavato ed emana un odore eccitantissimo di sperma stantio. Arrapatissimo comincio a succhiare quello stupendo palo d’ebano. Con la punta della lingua assaporo l’orifizio al centro della sua cappella. Lui mi carezza le chiappe poi sento le sue dita penetrare sotto i calzoncini e premere tra le mie chiappe. Mi sborra in bocca mentre con un dito mi infila il culo. FINE
Che troia.. Proprio una vacca
Come sarei io una zoccola affamata di minchia