-Dopo che è successo?-
-Niente. Lui dopo poco aveva il pulman. Non l’ho più rivisto.-
-Dai dimmi la verità.-
-Ma è la verita. Cos’altro doveva succedere?-
-Tesoro a me non la dai a bere. Mauro ha abboccato e crede di averti sverginato. Io ti ho retto il gioco, ma a me non la dai a bere. Io l’ho visto come l’hai preso nel culo. Non era la prima volta che lo prendevi. E’ entrato con troppa facilità. Dimmi la verità, il nigeriano te lo ha messo al culo.-
-No. Ma scherzi. Tu non puoi capire quanto lo avesse grosso. Mi avrebbe spaccato.-
-Allora chi è stato il primo. Chi ti ha rotto il culetto.-
-E va bene. Mauro non è stato il primo.-
-Ne ero sicura. Chi è stato?-
-Uno di passaggio. Una sera il padrone mi chiama dal ristorante e mi dice di andare giu. Era arrivata una comitiva e dovevo andare ad aiutare a servire.
Mentre servivo a tavola, notai che uno della comitiva non mi staccava gli occhi di dosso. Era un uomo sulla cinquantina, ben messo. Ogni volta che lo guardavo, vedevo che mi guardava e non faceva in modo palese, sostenendo il mio sguardo finchè io lo guardavo. Devo dire che la cosa mi turbava. Quell’uomo mi guardava con interesse.
Alla fine della cena, mentre sparecchiavo il padrone si è avvicinato al tavolo della comitiva per chiedere loro se avevano trovato tutto buono.
“Buonissimo.” Risposero in coro ed uno aggiunse: “Peccato che dopo una mangiata cosi bisogna rimettersi in macchina.”
“Qui abbiamo una locanda se voleste fermarvi.” Poi rivolto a me:
“Ci sono camere libere?”
“Si questa sera sono tutte libere.”
Tutti però, dissero che dovevano proseguire. Solo l’uomo che mi guardava sempre disse che l’idea non gli dispiaceva. Io finisco di sparecchiare, mentre il padrone chiacchiera con loro. Mi avvicino a lui e gli dico:
-Se non c’è più bisogno di me io torno alla locanda. Potrebbe arrivare qualche cliente.”
“Vai pure.” Mi dice lui aggiungendo rivolto agli ospiti: “Alla locanda fa tutto lui.”
Uscii dopo aver dato un’ultima occhiata all’uomo che mi guardava sempre e anche questa volta lui sostenne il mio sguardo. Mentre andavo alla locanda pensavo a quell’uomo. Mi eccitava da morire. Sarebbe stato bello se si fosse fermato a dormire alla locanda.
Ci speravo e appena arrivato mi cambiai. Indossai pantaloncini e pulloverino di cotone. Penso gia a quale camera dargli. La preparo per bene senza però mettere gli asciugamani e il sapone.
Mi metto dietro la finestra che da sulla strada a vedere se arriva. Vedo una macchina fermarsi. Il cuore mi salta in gola. E’ lui. scende dalla macchina e suona alla porta. Io corro ad aprire.
“Allora diceva sul serio. Credevo che scherzasse.” Gli faccio io facendolo entrare.
“Non mi andava proprio di guidare. Non vedo l’ora di farmi una doccia.” Io gli faccio strada per le scale fino alla camera. Entrati controllo che ci sia tutto a posto, poi vado in bagno.
“Mi scusi non ci sono gli asciugamani e il sapone. Li porto subito.”
“Esco dalla camera e torno dopo poco con gli asciugamani. Mi apre indossando solo gli slip. Io vado in bagno a mettere la roba e quando esco dal bagno lui si è sfilato gli slip e li sta buttando su una sedia.
“Non vedo l’ora di mettermi sotto la doccia.”
Vedo un pisello gia mezzo eretto. Un bel cazzone e non posso fare a meno di fissarci lo sguardo. Alzando gli occhi incontro i suoi che mi guardano con un’aria particolare.
“Dopo la doccia mi andrebbe una birra. Si può avere?”
“Certo. Gliela porto subito.”
“Portane due, beviamo insieme. Ti va?”
“Grazie. Volentieri.” Prima di uscire non riesco a resistere e lo sguardo mi va di nuovo sul suo pisellone.
Quando busso alla porta con le birre lui mi viene ad aprire con un asciugamano intorno alla vita. Io entro. Poso il vassoio sul tavolinetto. Mi piego ad aprirle, dandogli le spalle. Verso la birra poi mi giro e gli porgo il bicchiere. Lui fa un sorso, poi guardandomi intensamente:
“Hai capito perché mi sono fermato?”
“Perché è stanco e non le va di guidare. Non è cosi?”
“No. Non sono affatto stanco.”
“E allora perché si è fermato?” Faccio con un filo di voce.
“Perché sei troppo carino.”
“Non capisco:” Faccio io con aria stupita.
“Non te ne sei accorto che ti ho fissato per tutta la serata al ristorante?”
“Si. Ho visto che mi guardava. Ma non capisco perché lo faceva.”
“Perché mi piaci. Mi piaci da morire.”
“Sta scherzando. Vero? In che senso le piaccio.”
“Mi ecciti. E tu l’hai capito benissimo.”
“No! Non avevo capito nulla.”
“Bugiardo. L’hai capito benissimo. L’ho visto dai tuoi sguardi.” Fa un altro sorso e con l’altra mano mi carezza il viso con un dito. “I ragazzi come te sono la mia passione. Non mi sbaglio mai. Ho un sesto senso.”
“Cosa vuol dire: I ragazzi come te? Che tipo di ragazzo sono io.”
“Un ragazzo che fa arrapare gli uomini.”
“Ma perché dovrei far arrapare gli uomini?”
“Perché sei carino. Sei femminile. Lo sai benissimo. Avevi capito benissimo che mi avevi fatto arrapare.”
Intanto mi passa un braccio intorno alla vita standomi di lato. “Eri sicuro che mi sarei fermato alla locanda. Ti sei fatto trovare vestito cosi per arraparmi di più.”
“No. Non è vero.”
“Si che è vero. E ci sei riuscito. Mi hai fatto arrapare da morire. Sei uno schianto.” E cosi dicendo mi stringe girandosi verso di me. “Lo senti?”
“Non è colpa mia se le è venuto duro. Io non ho fatto niente.”
“Non è una colpa la tua. Non è colpa tua se hai un corpo cosi eccitante. Ma sarebbe colpa tua se non mi facessi contento.”
“Cosa vuol fare!?” Faccio io facendo finta di essere preoccupato. Senza però fare nulla per liberarmi dalla sua stretta.
“Lo sai benissimo. Voglio fare l’amore con te.”
“Oh no! Ma per chi mi ha preso?”
“Per quello che sei.” Fa lui slacciandosi l’asciugamano. “Lo sento che hai voglia anche tu.”
“Voglia di cosa?” Faccio io.
“Di quello. Si di quello che stai guardando.”
“Non è vero.” Gli ribatto io alzando il viso e nel farlo mi ritrovo il suo vicinissimo.
“Di quel cosone non ne ho nessuna voglia.”
-Bugiardo! E’ inutile che lo neghi. Lo so benissimo che muori dalla voglia di giocare col mio cazzo.”
Cosi dicendo avvicina sempre di più il suo viso al mio fissandomi con intensità.
-Come fai ad esserne sicuro.- Gli chiedo io sostenendo il suo sguardo.
Lui non mi risponde. Con le sue sfiora le mie labbra.
“Non penserai che io sia….” Sospiro io senza pero fare nulla per sottrarmi alle sue attenzioni.
“Si che lo penso.” Poggia di nuovo le sue labbra sulle mie. Questa volta più a lungo e premendole di più.
“Pero ti sbagli. Non lo sono.” Sospiro io rimanendo con la bocca vicina alla sua.
“Si che lo sei. Sei un frocetto stupendo.” Questa volta mi bacia proprio.
Un bacio lungo appassionato. Io all’inizio rimango alquanto passivo cercando di controllarmi, poi alla fine cedo e rispondo al bacio.
“Vigliacco! Non è vero. Ti sbagli.”
“Si che lo sei. Stai muorendo dalla voglia di giocarci.”
“Giocare con cosa?”
“Con questo. Prendilo.”
Mi prende una mano con la sua e la spinge tra le sue cosce. Sento il sue pisello duro sotto i pantaloni. Si sbottona la patta e quel bastone turgido mi viene in mano. A stento soffoco un’esclamazione di piacere. Sentire quel salamone caldo guzzare nella mia mano mi fa impazzire di piacere.
“Ti piace? Si che ti piace.” Torna a baciarmi. Io rispondo con passione. Intanto gli carezzo il cazzo con passione.
“Lo vedi che avevo ragione”
Lui mi trascina verso il letto. Si siede sul bordo e mi spinge ad inginocchiarmi d’avanti a lui e mi fa:
“Lo sai cosa vorrei che facessi. Vero?”
“Cosa?” Faccio io con un filo di voce. Facendo finta di non capire.
“Giocaci con la bocca.”
“No con la bocca no.”
“Si. Dai. fammi un bocchino.” E con una mano spinge la mia testa verso il suo uccello.
“Non puoi chiedermi questo.”
“Invece si. Lo so che ti piace a te il cazzo ti piace in tutti i modi.” Sento la cappella strusciarmi sulle labbra socchiuse.” Faccio appena in tempo a mormorare:
“Vigliacco la vuoi sempre vinta.” E mi ritrovo la cappella tra le labbra.
Comincio a sbocchinarlo.
“Vedi che ti piace. Si cosi. Succhia frocetto. Succhia bocchinaro.”
Io ora lo succhio con foga facendomelo arrivare in gola. Lo spompino senza ritegno. Dopo un po’ lui però mi sfila l’uccello dalla bocca.
Mi solleva in piedi.
“Perché?” Faccio io con aria delusa.
Lui mi stringe a se e mi bacia.
“Voglio il tuo culetto.”
“No. Quello no.” Ma lui mi ha fatto girare e mi sta abbassando i pantaloncini.
“Si invece. Voglio mettertelo in questo bel culetto.”
“No! Ti prego non l’ho fatto mai.”
“Ma ne hai una voglia matta.”
“Oh no. Con quel cosone mi faresti male.”
“No. Stai tranquillo. Vedrai che non ti faro male. Hai un culetto fantastico. Una delizia del cazzo. Farò piano.”
Intanto sento le sue dita umide carezzarmi tra le chiappe e spingersi nel mio culo.
“No. Ti prego in bocca si. Ma li no. Non voglio.”
“Bugiardo! Lo so che ne hai voglia. Vedrai che ti piacerà.”
Sento la punta del suo cazzo infilarsi tra le mie chiappe e spingere.
“No. Non puoi penetrarmi con quel pisellone enorme. Non ci può entrare.”
“Si che c’entra. Con la voglia che hai di cazzo il tuo culetto si aprirà tutto.”
“Ti prego non farmi male. Ti faccio godere con un bocchino. Mi puoi sborrare in bocca. Ti succhierò fino all’ultima goccia.”
“No. ti voglio sborrare nel culo.”
Sento la sua cappella farsi strada tra le chiappe. Comincia ad entrare.
“Vigliacco sei un porco. No. Oh no. Me lo rompi. Non c’entrerà mai.”
“Si che c’entra. Hai un culo da favola. Lo sento ti stai aprendo come una troia.”
“Mi stai spaccando in due. E’ troppo grosso. E’ duro da morire.”
“E’ cosi ti piace. Vero?”
“E’ pazzesco. Non è possibile. Ci sta entrando. Non ci posso credere quel cosone enorme mi sta entrando dentro. Mamma com’è duro. E’ bollente.”
“Hai visto che c’entra. Hai un culo per grossi cazzi. Un culo da super checca. Ti piace?”
“Si. E’ stupendo sentirmi il culo pieno di quel tronco palpitante. Fammelo sentire tutto. Mettimelo tutto dentro.-
“Si. Si. Te lo do tutto frocetto. Ti sfondo.”
“Oh si. Spingi. Si. Spingi. Più forte. Che bello. Spingiii!!”
“Hai un culo fantastico. Mi piace da morire.”
“Più forte. Spingi più forte. Pompami. Si. Si. Più forte. Sfondami maialone mio. Dammelo tutto.”
“Si te lo spacco. Godi frocetto. Godi. Me ne sto per venire.”
-Prima di Mauro solo quello te la messo al culo?-
-Be no. Sai dopo qualche giorno è tornato il segretario. Si è fermato solo due giorni. Dopo quel corso che ha fatto lo hanno destinato in una città. E tornato in paese solo per lasciare le consegne e ritirare le sue cose.-
-Scommetto che ti sei fatto inculare da lui.-
-Be sai mi era piaciuto tanto e dopo averlo provato non vedevo lora di rifarlo. Il segretario se ne sarebbe andato dal paese per sempre. Sapevo che a lui piacevo cosi mi sono lasciato andare.
Sapevo gia che doveva arrivare ma di proposito non gli ho preparato la stanza.
Quando è arrivato erano già le dieci di sera. Ho fatto finta di essere gia a letto, sono andato ad aprigli indossando il magliettone che mi copriva appena le anche e sotto un paio di slip, di quelli sganbatissimi che mi hai regalato tu.
L’ho accompagnato in camera scusandomi per non averla preparata ancora. Lui non era affatto dispiaciuto.
Mentre io facevo il letto con la coda dell’occhio vedevo che lui mi guardava interessatissimo. Si muoveva per la camera intralciandomi con l’evidente scopo di toccarmi e io d’altro canto lo assecondavo, dandogli le occasioni per farlo.
Quando lasciai la camera dandogli la buona notte, lui era visibilmente arrapato.
Dopo pochi minuti che ero in camera mia feci saltare la luce, accendendo la mia Abat-jour alla quale avevo logorato i fili facendogli fare contatto.
Cominciai a scendere le scale con la candela e come mi aspettavo lo incontrai fuori dalla sua porta in slip , per nulla contrariato si offriva di venirmi ad aiutare.
Giù nello stanzino della centralina me lo ritrovai subito appiccicato dietro. Provai a riattaccare ma salto subito.
Lui intanto premeva il suo ventre sulle mie natiche nude. Al salto della valvola i mi feci indietro premendomi ancora di più contro di lui. Sentivo chiaramente il cazzo duro sotto le sue mutande.
Riprovai ancora ma la valvola saltò di nuovo.
“Ci sarà ancora il cortocircuito.” Mi fa lui, cercando di fare l’indifferente, intanto si era abbassato le mutandine e ora sentivo premere tra le mie chiappe il suo uccello nudo.
“Ma che ne so! E una croce questa luce ogni tanto salta. Ho acceso la mia Abat-jour ed è saltata. Ché facciamo se non si riattacca? ” Faccio io dopo aver provato un’altra volta. Senza muovermi e facendo finta di non accorgermi che lui mi sta strusciando l’uccello sul culo.
“Sarà la tua Abat-jour a fare corto probabilmente. “
“Dice? Allora bisogna staccarla?” faccio io senza muovermi ancora. “Proviamo a staccarla dalla spina.”
“Vogliamo provare a riattaccare un’altra volta prima di salire?” Faccio io per prolungare ancora un po’.
“Si. Riprova.” Fa subito lui. Evidentemente contento.
“No. Proprio non ne vuol sapere. Mi dispiace di questo inconveniente, Scusi tanto.”
“Non è un disturbo. Stai tranquillo. Andiamo a staccare l’Abat-jour.”
Arrivati in camera mia ci avviciniamo al comodino. Io mi piego per staccare la spina. Lui dietro mi fa luce e intanto mi mette il cazzo nudo tra le chiappe. E’ troppo evidente e gli faccio:
“Ma dottore, cosa fa?”
“Mi fai impazzire. Lo senti? Senti come me l’hai fatto diventare?”
“Io!?”
“Si. Tu. Mi arrapi da morire. Mi mandi ai pazzi.” E tenendosi il cazzo in mano me lo struscia tra le chiappe.”
“La prego dottore. No! Oh no! La smetta.” Faccio io con voce chiccia e senza fare nessun movimento per sottrarmi a lui.
“Ti prego. Non ce la faccio più. Devo sfogarmi. Ti voglio.”
Lui mi passa una mano intorno alla vita e spinge più forte il suo cazzo tra le mie chiappe.
“Ma cosa vuol fare!?-
“Ti voglio. Voglio il tuo culetto.” Io mi divincolo e cado sul letto. Non perché voglio sottrarmi a lui ma perché voglio vedere da vicino il suo uccello sentirne l’odore. Con quella mossa me lo trovo a pochi centimetri dal viso.
“Mi fa paura con questo cosone.” Faccio io e allungo la mano come per proteggermi dal suo uccello. In realtà voglio toccarlo averlo tra le dita. Lui mette una mano sulla mia e me lo fa abbrancare bene.
“Si!! Ti prego. Carezzalo. Cosi! Bravo.”
“Ma che mi fa fare dottore!?” Intanto continuo a carezzarlo anche quando lui leva la sua mano.
“Si cosi. E’ stupendo. Si bravo. Hai una mano favolosa di velluto. Sei bravo a carezzare l’uccello.”
“Quant’è grosso! Non riesco a stringerlo tutto con la mano.”
“Allora usa anche l’altra mano.”
Io lo stringo anche con l’altra mano.
“E’ proprio grosso! E quant’è duro!”
“Ti piace?” E intanto mi mette una mano dietro la testa e la spinge verso il suo uccello.
“Che vuol fare?”
“Bacialo. Dai bacialo. Ti prego.”
“Oh no. La prego!”
Dicendo queste parole socchiudo la bocca e mi trovo tra le labbra la sua cappella.
“Che prepotente, però:” Boffonchio io con la sua cappella in tra le labbra.
Lui spinge ancora e mi fa:
“Succhiamelo un po. E’ stupendo. Mi fai morire. Dai che piace anche a te.” Io comincio a succhiarlo, prima timidamente poi con sempre più ardore.
“Si cosi! Ti piace. Lo sento. Lo lecchi con gusto. Ti piace leccare l’uccello. Vero frocetto?” Ne ho tanto in bocca ora e lo succhio con forza. Lui pero ad un certo punto me lo sfila dalla bocca.
“Perche!?” Esclamo io deluso.
“Perche te lo voglio mettere al culo.”
“Oh no! Ma è pazzo.” Faccio io facendo finta di essere spaventato.
“Si. Di te. Mi fa impazzire il tuo culo.” Intanto mi ha girato e mi trovo con meta corpo sul letto piegato a novanta gradi.
“Ma che ha il mio sedere che la fa impazzire?”
“Hai un culo fantastico, fatto apposta per essere sfondato da un cazzo.”
“Non puo mettere quel cosone nel mio culo. La prego! No! Mi farà male.” Lui mi sfila gli slip. Io non faccio nulla per impedirlo.
“Si che posso. Vedrai che ti piacerà. Apri le cosce.”
“No. Non lo faccia. Non voglio.” Ma intanto apro le cosce e lui vi infila la punta cominciando a spingere.
“Si che lo vuoi. Bugiardo. Muori dalla voglia di sentirlo.”
“Ma mi vuole inculare veramente!? Non può entrare è troppo grosso quel cosone.”
“Ti piacerà questo cosone.” Fa lui spingendo sempre più forte.
“No. Oh no. Vigliacco se ne approfitta perché è più forte. Ohh nooo. Ma mi sta inculando.”
“Si ti sto inculando frocetto. Lo volevo fare da tanto. Morivo dalla voglia.” Sento il suo cazzo entrarmi nel culo.
“Oh. Ma sta entrando! Vigliacco! No . No. Piano. E’ enorme. E’ un troco infuocato.”
“Ti piace. Vero? Lo sento ti stai aprendo come una troia.”
“Non è vero. E’ lei che mi sta violentando. Sta spingendo come un matto. Mamma mia quant’è grosso. Mi sfonda .”
“Hai un culo fantastico. Fatto per la delizia del cazzo.” Io comincio a gemere di piacere:
“Ti piace. Ci godi. Vero? Lo sapevo il cazzo ti fa impazzire. Godi frocetto. Godi! Dillo che ti piace.”
“Si. Si Mi piace. Quant’è grosso. Hai un cazzone stupendo. Mi fa impazzire.”
“Ti sfondo il culo, frocetto. Te lo sfondo!”
“Si. Oh si! Spingi. Spingi più forte. Mettimelo tutto dentro. Oh si! E’ stupendo. Che pisellone stupendo. Sto impazzendo di piacere.”
“Te lo faccio arrivare in gola. Godi frocetto. Godiiii. Sto venendo.”
“Si. Si. Spingi. Sfondami. Lo sento è bollente Ohhhh. Che bello.”
-Scommetto che dopo ti ha inculato ancora.-
-Si. La mattina quando gli ho portato la colazione. Poi la sera quando è tornato dall’ufficio mi sono fatto trovare vestito da donna. E’ impazzito. Me l’ha messo al culo due volte. E’ partito dispiaciutissimo. E anch’io lo ero.-
-Ci credo. Ormai lo avevi assaggiato e non potevi più farne a meno.-
-Si ne avevo tanta voglia e speravo tanto che capitasse qualche cliente buono ma era una continua delusione-
-Da quella volta non l’hai più preso nel culo?-
-Si. Pero dopo parecchi giorni. Nel frattempo però ho avuto un’avventura abbastanza eccitante con un commercialista. Molto anziano, si chiama Flavio avra più di settant’anni. Basso e grassotto. E’ venuto alla locanda per sistemare la contabilità.
Era un pomeriggio. Da subito ho capito che gli facevo un certo effetto. Mi guardava in un certo modo, mi chiamava continuamente per avere spiegazioni sulle ricevute. Per cose futili o addirittura inesistenti. Ad un certo punto trova un conto che lui dice essere sbagliato. Io mi piego sul foglio per controllare.
“Ah Ah…. Siamo scarsi in matematica mi fa ridendo e dandomi una pacca sul sedere.”
“Mi scusi.” Faccio io, facendo finta di essere mortificato per l’errore. Che poi in effetti non c’era. E lui:
“Ma dai. Scherzavo. E’ una sciocchezza. Può capitare.” Mi fa lui dandomi altre due pacchettine sul sedere. Più leggere e più prolungate. Ormai ero sicuro che lo turbavo.
Da quel momento, ogni volta che mi dovevo avvicinare a lui per controllare qualche conto, mi accostavo più del normale. Lui d’altro canto ogni volta mi dava delle pacchettine sul sedere dicendo che dovevo scrivere più chiaro. Sculacciatine che diventavano sempre più simili a delle carezze. Inoltre più passava il tempo più lui mi guardava intensamente. Tanto che mi venne da dirgli:
“Perché mi guarda cosi?”
“Perché sei carino.”
“Oh grazie”
“Sei troppo carino.” Fa lui dandomi una sculacciatina
“Perché troppo.” Faccio io, facendo il meravigliato. Sono accanto a lui. Accostato alla sua spalla.
“Mi distrai.” Fa lui e lascia la mano sul mio sedere.
“Come la distraggo?”
“Me l’hai fatto venire duro.”
“Cosa?” Faccio io facendo finta di non capire.
“L’uccello.”
“Ma che dice? Le mi sta prendendo in giro.”
“No. E’ la verità.” Fa lui strusciando la mano che mi teneva sul sedere lungo una mia coscia.
“Non ci posso credere!”
“Se non ci credi, sentilo.” Mi prende una mano e veloce se la porta sul bozzo tra le gambe.
Io accenno una minima resistenza mandando un gridolino ma lascio che lui me la apra su quel bozzo. Sento il suo cazzo arrapato.
“Ma è vero! E’ eccitato!”
“E’ colpa tua me l’hai fatto addrizzare tu.”
“Ma che colpa ho io se lei si eccita facilmente.”
“No. Non mi eccito facilmente, anzi… E’ che tu sei tremendamente arrapante.” Stringendomi le cosce mi stringe a se. Standogli cosi attaccato sento il suo odore acre. Di uno non molto pulito che suda. Quell’odore mi eccita ancora di più.
“Davvero gli piaccio. Davvero guardandomi si arrapa e si distrae.?”
“Mi fai impazzire.”
“Allora è meglio che mi allontani e lo lasci lavorare tranquillo.”
“No. Stai qui ti prego.” Mi stringe forte a se. Mi riprende la mano e la porta sulla sua patta. Sospira di piacere.
“Ma dottore!”
“Ti prego. Mi fai impazzire.” Cosi dicendo mi lascia la mano e di scatto si apre la patta.
“Ma che fa!?”
“Ti prego. Carezzamelo. Non ce la faccio più.”
“Ma scherza. Ma veramente vorrebbe che gli carezzassi il pisello!?” Faccio io fingendo di scandalizzarmi ma lasciando la mano sul bordo della patta.
Lui si slaccia il bottone dei boxer e vedo il suo uccello turgido. Vorrei prenderlo subito in mano ma non lo faccio, mi trattengo a fatica. L’odore che sale dalla patta aperta mi inebria. Un misto di sudore e orina che mi eccita. E’ lui che spinge la mia mano sul suo uccello.
Non è durissimo, grosso, circondato da peli radi e irti. Sotto vedo le palle enormi e pellancicose.
“Si ti prego. Che ti costa? Dai carezzalo.”
“Mamma mia! Ma che mi fa fare?”
“Si stringilo, massaggialo.”
“Cosi?”
“Si. Si. Bravo, cosi. Su e giù.” Lui intanto con l’altra mano mi carezza le chiappe e le cosce. Io gli tengo l’altra mano dietro il collo sulle spalle. E per arrivare a carezzarlo bene mi piego un po’ su di lui. Sento ancora più forte quell’odore acre.
“Le piace?” Faccio io girando il viso. Sono all’altezza del suo, a pochi centimetri.
“Da morire.” Sospira lui avvicinando il viso al mio. Mi sta per baciare ma appena mi sfiora le labbra io mi retraggo dicendogli con un sorrisetto:
“Ma lo sa che lei è un gran porcello.” Si è aperto completamente i pantaloni. La camicia gli si è alzata e lascia scoperta la sua pancia rotonda.
“Sei un tesoro. Si. Mi fai morire.” Io giro di nuovo il viso e questa volta lascio che mi baci sulla bocca. Sento la sua lingua enorme e rasposa avvolgere la mia, poi penetrarmi in bocca e rotearmi vogliosa. Quando ci stacchiamo un rivolo di saliva gli cola su mento. La raccolgo con la lingua e gli faccio:
“Sei proprio un porcello.” Poi mi abbasso ancora di più per massaggiarlo più comodamente. Sfioro con la guancia la sua pancia gonfia. e girando poi il viso strusciando le labbra sulla pancia, guardandolo gli faccio:
“Ti piace?”
“Si. Da morire.” Tolgo la mano dalla sua spalla e accucciadomi prendo l’uccello con quella mentre con l’altra gli carezzo le palle pellancicose e l’attaccatura tra le cosce e l’inguine.” Si cosi carezzami le palle.”
Io poggio la bocca sulla sua pancia e gli lecco la pelle tirate umidicci il sapore e l’odore che ora sento fortissimo, mi eccitano. Ho una voglia matta di affondare il viso tra le sue cosce sulle palle per assaporare ancora di più quell’odore pungente di sudore e orina. Lui mi carezza la testa, poi comincia a farci pressione per abbassarla verso il suo uccello. Io non resisto ma gli faccio girando per un attimo il viso a guardarlo:
“Sei un maialino” Giro di nuovo la testa. Con la bocca sono all’altezza dei primi peli. Li lecco il sapore mi esalta è orina e sudore. Lui a questo punto mette una mano sulla mia e mi guida l’uccello sulla bocca.
“Succhialo!” Io non mi faccio pregare. Apro la bocca e comincio a succhiarlo. Ha un sapore che mi fa impazzire. Lo succhio un pò poi lo sfilo e con la lingua lo lecco tutto fino alla radice.
“Ti piace? Si. Piace anche a te. Si. Si. Lecca. Lecca.”
Sento le sue dita scivolare sotto i pantaloncini, mi carezzano il culo.
“Si. Ti piace. Ti piace il cazzo. Si. Cosi. Lecca. E’ stupendo.” Gli lecco le palle e l’attaccatura delle cosce dove il sapore mi stordisce. Poi torno a mettermelo in bocca.
“Si. Succhia frocetto. Succhia. Succhia. Bocchinaro. Succhia bocchinaro. Sto godendoooo!”
Sento un getto di sborra in gola ne succhio un po’ poi me lo sfilo lo tengo dritto con la mano e gli ultimi fiotti mi colano lungo la mano e poi giu fino alle palle. Lecco quella sborra partendo dalla cappella fino ad arrivare alle palle. Lui rimane afflosciato sulla poltrona senza forze e anche il suo pisello si affloscia piano piano.
“Mi alzo in piedi e carezzandogli il torace infilando la mano sotto la camicia, avvicino il viso al suo e gli faccio:
“Ti è piaciuto? Porcellone.”
“Si sei fantastico. Anche a te è piaciuto. Vero.” Con una mano mi carezza le cosce.
“Si mi piace tanto il tuo cazzo. Ti piacciono le mie cosce?”
“Hai le cosce di una femmina. Sono stupende.”
“Baciami. Mi fa impazzire la tua lingua.”
Lui mi bacia a lungo. Quando finiamo di baciarci rimane senza fiato.
“Mi hai succhiato tutte le forze. Dovrei andare a pisciare, ma non mi reggo in piedi.”
Io mi alzo, vado in cucina. Prendo una bacinella. Gliela metto tra le gambe e gli reggo il pisello per farlo pisciare dentro la bacinella. Con la lingua gli lecco la parte superiore della cappella, poi sempre più vicino allo zampillo. Lo guardo negli occhi. Con l la lingua arrivo allo zampillo. Lui mi guarda affascinato.
Sta terminando il getto forte, lo intercetto con la lingua, poi quando sta terminando lo prendo in bocca e lo faccio terminare in bocca facendo ricadere l’orina lungo la mia mano e il suo cazzo. Lui comincia ad ansimare.
Quando a finito di spruzzare lecco il suo uccello poi giù giu fino alle palle bagnate di orina. Sento il suo uccello gonfiarsi di nuovo. Torno a succhiarglielo con foga e lo porto ad un nuovo orgasmo.
-Gli sarebbe potuto venire un infarto a quel vecchietto.- Fa Elena.
-Alla fine era distrutto.-
-Ci credo. Sei più porca di me tesoro.-
-Sei invidiosa?- Fa Gep con civetteria. . Che ci posso fare. Quando ho un cazzo tra le mani perdo la testa. Mi eccita tutto. Mi eccitano le cose più zozze.-
-Hai avuto altri cazzi tra le mani dopo Fulvio?
-Si dopo una settimana lui ha telefonato al mio padrone. Dicendogli che gli servivano urgentemente dei conti della locanda. Gli ha suggerito di farglieli mandare da me. Dicendogli che almeno se c’erano dei dubbi io gli potevo dare le spiegazioni. Partendo subito però, non ho nessun mezzo per tornare la sera stessa per cui il padrone mi dice che devo rimanere in città tutta la notte. Io lo sapevo benissimo. Fulvio aveva telefonato anche a me dicendomi che era tutto un pretesto per passare qualche ora con me. Sul treno mi cambio in bagno. Indosso un paio di calzoni elasticizzati e un pulloverino.-
-Proprio da frocetto. Ti piace tanto farti vedere cosi.-
-Si . Mi piace. E poi volevo eccitare Fulvio.-
-Arrivato a Roma Fulvio mi porta in un’alberghetto vicino alla stazione . Un posto dove pochi sono i veri clienti. Di solito è frequentato da mignotte. Li non fanno nessuna domanda. Saliamo in camera e passiamo due ore da favola. L’avventura elettrizzante pero è venuta dopo.
Quando lui mi ha lasciato io sono uscito. Sono andato in un cinema a luci rosse abbastanza vicino all’albergo. Dentro c’erano quattro gatti. Quando sono entrato si sono girati tutti a guardarmi.
Non ho fatto in tempo a sedermi che uno si è alzato ed è venuto a sedersi accanto a me. Dopo un attimo mi carezza una coscia. Io lo lascio fare un poco, poi mi alzo e vado in bagno.
Una latrina molto sporca. Entro nel box. Uno stanzino lurido. Ai muri tutte scritte piene di oscenità. C’è una tazza colante di piscio. Non hanno scaricato e l’odore di urina e fortissimo.
Sul bordo della tazza c’è uno schizzo di sborra. Quel posto mi eccita da morire. Sento dei rumori fuori. E’ entrato qualcuno. Esco dal box e trovo d’avanti all’orinatoio u uomo sui cinquanta, pelato e grassoccio. Tiene in mostra l’uccello con la mano e se lo massaggia. Io lo guardo e apertamente, guardo il suo cazzo. Torno in sala e mi siedo di nuovo. Il pelato mi viene dietro e si siede accanto a me. Comincia a carezzarmi una coscia, poi mi prende una mano e la porta sulla sua patta. Io palpo un po il suo cazzo da sopra i pantaloni, poi mi alzo di nuovo e vado in bagno.-
-Ma se eri in cerca di cazzo, perché non ci stavi?-
-Per due motivi. Entrando avevo visto uno che mi piaceva. Uno sui quaranta. Un armadio. Aveva una faccia da porcone e doveva avere un bel cazzone. Volevo rimorchiare quello. Inoltre non mi andava di finire a fare una pippa li tra le poltrone.
Entrato in bagno, sono di nuovo andato nel box. Ho sentito di nuovo entrare qualcuno. Uscendo speravo di trovare l’armadio. Mentre andavo in bagno gli ero passato vicino e lo avevo fissato. Invece c’era di nuovo il pelato. Sempre li d’avanti all’orinatoio che mi guardava col cazzo in mano che ora era completamente dritto. L’ho guardato e ho fissato lo sguardo sul suo coso.
Aveva un bel cazzone. Lui non era un gran che ma il suo pisellone era notevole e io ero eccitatissimo. Per avere la scusa di rimanere li con la speranza che lui prendesse l’iniziativa, sono andato al lavandino a lavarmi le mani. Mentre mi guardavo intorno per cercare qualcosa per asciugarmi vidi lui che mi porgeva un fazzoletto. Mi avvicinai a lui lentamente andando con lo sguardo dai suoi occhi al suo coso. Mi avvicinai a lui più del necessario per prendere il fazzoletto dalla sua mano e mi asciugai le mani rimanendogli vicino, quasi a strusciarlo e fissando l’uccello che lui si carezzava. Lo carezzava come per invitarmi a prenderlo. Gli do indietro il fazzoletto fissandolo negli occhi e mentre con una mano gli metto in mano il fazzoletto con l’altra vado a toccargli l’uccello. Lui blocca con la sua la mia mano sul suo uccello e la guida a smenarglielo. Mi spinge verso il box. le lavavo mi sono girato due volte a guardarlo. Non c’era nulla per asciugarsi, cosi sono andato verso il box. Entrati chiude il chiavistello. Io ho sempre il suo cazzo dritto in mano.
Lo carezzo un pò poi mi accuccio e lo prendo in bocca. Lui se ne viene subito. E’ una grossa delusione per me. Si sistema la patta ed esce dal box. Quando esco io, nel bagno c’è un uomo che si sta fumando una sigaretta. Appena io sono apparso sulla porta lui si è portato una mano sul bozzo dei pantaloni e fissandomi in modo significativo si massaggia l’uccello che a giudicare dalla grandezza del fagotto che ha deve essere già grosso e duro. Io lasciato sul più bello dal pelato sono già arrapatissimo e perso ogni pudore mi avvicino a lui lentamente, fissandolo con lo sguardo languido. Con una mano vado a sentire il fagotto che ha tra le gambe. Lui si apre la patta io infilo la mano dentro e trovo la bestia un bel cazzone duro e bollette. Lui mi ha spinto verso il box. Ormai fuori di me dall’eccitazione appena dentro, mi sono chinato a spompinarlo. Questo dura un po di più ma non molto. Anche lui appena se ne viene si riassetta e esce.
Stavo ancora asciugandomi degli schizzi di sborra dal viso quando la porta che non avevo richiuso col chiavistello si apre e entra il primo uomo che ci aveva provato. Faccio un bocchino anche a questo. Quando torno in sala deluso vedo che l’uomo che speravo di rimorchiare non c’è più. In effetti ora la sala è quasi vuota. Decido quindi di uscire.
Appena fuori. Si accosta una macchina. Dentro c’è il mio Uomo. Dal finestrino aperto mi chiede se voglio un passaggio.
Mi accosto al finestrino e facendo il sorpreso con una voce smielata faccio:
“Si. Grazie.”
“Allora sali.” mi fa lui con voce decisa, fissandomi intensamente.
Apro lo sportello ed entro. Mi chiede dove mi deve accompagnare.
Sono eccitatissimo. Sia per i cazzi che mi sono lavorato nel cinema e anche per essere li co lui mi lascio andare e con una voce da checca persa gli faccio:
“Veramente avevo intenzione di fare quattro passi prima di rientrare alla pensione. Volevo vedere un pò la città.”
“Allora puoi venire con me. Deve incontrarmi con una persona dalle parti del Colosseo. Cosi lo vedrai e bellissimo.”
“Benissimo!” Cinguetto io allegro.
Arrivati al Colosseo. fa un giro con la macchina tutto intorno. Poi si avvia verso le terme. Imbocca una strada non molto illuminata. Ai bordi sono ferme un sacco di donne vestite, anzi svestite in maniera vistosa. Guardandole meglio mi accorgo che sono dei travestiti. Facendo finta di non averlo capito, faccio: “Mamma mia quante battone. Certo che ce ne sono alcune molto belle.”
“Non sono battone. ” Fa lui. Sono Travestiti.”
“Davvero!? E’ pazzesco non si capisce. Sembrano proprio delle belle donne. Guarda quella che bella. E’ altissima.”
“E un mio amico. Ora te lo presento.” Si accosta con la macchina. Mentre il travestito si avvicina lui scende e viene dalla parte mia. Scendo anch’io. Dietro la nostra macchina se ne ferma un altra. Allora Serge, cosi si chiama il travestito amico di Valerio, ci fa: “Venite qua dietro.” E si avvia dietro una siepe. “Qui possiamo stare un attimo in pace.”
“Sai che lui ti trova stupenda?” Fa Valerio rivolto a Serge.
“Davvero? Grazie. Anche tu sei molto carino.”
“Non posso ancora crederci che non sei una donna. Sei bellissima.”
“Ora capisco perche è un po che non ti si vede.” Fa lui rivolto a Valerio. -Mi hai messo le corna.”
“Ti sei operato… operata. Oh non so come rivolgermi a te. Forse preferisci al femminile. Vero?”
“Come vuoi tesoro. No non mi sono operata. Mi sono fatto solo il seno.”
“Hai delle tette stupende. Davanti non ti si vede nulla.”
“Cosa si dovrebbe vedere?”
“Mi stai prendendo in giro. Dai sciocchina. Ti sei operata.”
“No! Ce l’ho tutto sano il pisello. Non ci credi?”
“Ma non ti si vede!”
“Ce l’ho infilato tra le cosce. Guarda. Sei convinto?” e cosi dicendo si abbassa gli slip.
“Accipicchia. E’ anche un bel pisellone.”
“Ti piace?”
“Ma i clienti quando ti spogli non si spaventano quando vedono quel cosone?”
“No tesoro. Si arrapano. Ti dirò poi che moltissimi vengono con me per questo. Ci vogliono giocare mentre mi strusciano il loro sul culo provando ad incularmi poi si dedicano sempre di più.”
“Davvero? E a te ti si indurisce?”
“Certo. Prova a toccarlo e vedrai.” Cosi dicendo mi prende una mano e la porta a stringere il suo uccello.”
“No! Dai! Che fai” Faccio io senza convinzione e accennando appena una leggera resistenza.
“E a te piace?”
“Si tesoro. Soprattutto se me lo carezza una manina di velluto come la tua.”
“Mamma mia ma sta diventando enorme.”
“I miei clienti quando diventa grosso cosi cominciano a smettere di far finta di volermi inculare e si dedicano completamente a lui. Impazziscono per lui. Ti piace?”
“E’ durissimo.” Miagolo io mentre glielo massaggio per bene.
“Dopo un po’ che ci hanno giocato con le mani cominciano a baciarlo e a succhiarlo.”
“E tu te lo fai succhiare. Ti fai fare i pompini.”
“Si. Gioia. Mi piace sentirmelo spompinare.”
“Ma che fai?! No! Ma scherzi?!” Lasciando pero che lui mi spinga la testa verso il suo uccello che intanto continuo a massaggiare.
“Dai tesoro. Dagli una bella ciucciata. Hai una boccuccia fatta apposta per succhiare l’uccello.”
Ormai sono col viso vicinissimo al suo serpentello. La cappella mi sfiora le guance e le labbra.
“Valerio. Ti prego, aiutami tu. Non vedi cosa vuol farmi fare?”
“Certo che lo vedo.” Fa lui che standomi dietro si sta premendo contro il mio sedere col suo coso.
“Vuole che gli fai un bocchino. E si capisce benissimo che tu muori dalla voglia di farglielo.”
“Non è vero!. Non ho nessuna voglia di succhiargli questo cosone.” Intanto smaneggiandolo faccio in modo che la cappella mi strusci sulle labbra.
“Bugiardello non vedi l’ora di infilartelo in bocca.”
“Non è vero! Valerio!.! Ma che fai!?” Mi sta premendo sempre più fortre l’uccello contro il culo e con le mani mi sta slacciando i pantaloni.
“Dai stellina. Leccalo. Non ce la faccio più!”
“Vigliacchi! Ve ne approfittate perché siete in due.” Queste ultime parole le pronuncio con la cappella turgida tra le labbra prima che Serge mi spinga ancora di più forte la mano dietro la nuca facendomi entrare quella cappella turgida dentro la bocca.
Intanto Valerio mi ha abbassato i pantaloni e lo slip.
“Dai. Prendilo in bocca. Dai che ti piace. Dai stellina. Succhiamelo.”
Io ormai ero partito. Ero super eccitato anche dall’odore che emanava il ventre di Serge un cocktail di odori frutto dei rapporti che Serge aveva avuto in precedenza. Il suo uccello aveva un sapore fantastico. Cominciai a succhiarlo con passione, mentre Valerio dopo essersi abbassato i pantaloni mi poggia l’uccello tra le chiappe. Un cazzone enorme gia duro come un osso. Mi fa impazzire.
“Si. Cosi stellina. Brava. Succhia. Sei una bocchinara fantastica.”
“Che culetto! E’ una favola.” E’ Valerio che sospira. Strusciandolo forte tra le mie chiappe. Serge ormai ha il fiato corto sta per arrivare all’orgasmo.
“Ti sta facendo godere il frocetto! Ci sa fare con la bocca.”
“Si!! E’ una grande bocchinara!” Si stringe al colo di Valerio e lo bacia. Lui intanto preso l’uccello con una mano me lo appizza al culo, Mentre con l’altra carezza le tette di Serge.
“Apri le chiappe frocetto. Ti faccio assaggiare ‘sto tronco.” Sento la sua cappella farsi strada tra le mie chiappe. Comincia ad entrarmi nel cullo.
“Succhia. Lecca. Si cosi! Continua, continua! Si.Si!” Poi rivolta a Valerio.
“Guarda! L’ha ingoiato tutto. Ce l’ha tutto in gola.”
“E il mio ce l’ha tutto nel culo. E’ affamato di cazzo il frocetto.”
“Succhia. Troietta. Succhia. Succhia! Sto venendo. Succhia. Bevilo tutto. Si! Si! Mi fai morirreeeeeee!”
La sua sborra mi invade la bocca. Un po’ la ingoio subito. Un po mi cola suella mano e lungo il suo uccello. Ne raccolgo ogni goccia con la lingua.
Valerio intanto mi ponpa con furia.
“Spaccaglielo quel culetto. Fallo godere.!” Lo incita Serge, quando comincia a riprendere fiato dall’orgasmo.
“Stai impazzendo. Vero troietta” e cosi dicendomi presami la testa tra le mani mi fa alzare verso di lui. Accosta il suo viso al mio e mi bacia sulla bocca. Io rispondo al bacio con passione sono quasi all’orgasmo. Il palo di Valerio va su e giù per il mio culo facendomi impazzire dal gusto.
Finalmente sento un getto di sperma infuocato inondarmi il culo e vado in estasi mentre Valerio tenendomi per i fianchi con le sue manone mi da gli ultimi violenti colpi e Serge che mi stringe a se baciandomi lascivamente roteando la sua lingua nella mia bocca. Poi mentre Valerio si sfila da me Serge smettendo di baciarmi mi mordicchia un orecchio mormorandomi:
“Ora ti inculo io mignottella.” Al sentire quelle parole mi si scatena di nuovo una libido spaventosa. Giro il viso fino a stare con le labbra sulle sue e con voce smielata gli faccio:
“Davvero ne hai voglia?” Cosi dicendo premo il mio bacino contro di lui a sentire meglio il suo pidellone che è di nuovo duro. Con una mano gli carezzo una tetta giocando col capezzolo turgido.
“Si hai un culo da favola. Voglio deflorati, frocetta.”
“Hai delle tette stupende. Mi piacciono da morire.”
“Ti piacciono di più le mie tette o il mio uccello?” Intanto mi fa girare, e mi appizza l’uccello al culo. Io mi piego in avanti e mi ritrovo l’uccello di Valerio vicino al viso.
Mi portano al delirio un’altra volta.
-Sei proprio un frocio pazzesco. Ti sei fatto inculare perfino da un Trans.- Mi fa Elena che intanto mi stringe a se carezzandomi.
-Si era un Travestito, ma non puoi capire che pisellone aveva!-
-Ti piacciono i cazzoni grossi. Vero? Io non te lo posso dare ma ora ho voglia di infilarti nel culo la fica.-
-Hai un ficone stupendo. Si fammela sentire. Si mi fa impazzire il tuo grilletto. E’ duro. Grosso. Che bello!-
Fanno l’amore a lungo con passione.
Dopo aver goduto Gep guarda l’orologio e fa:
-Mamma mia com’è tardi. Mi aspetta Jim. A proposito questa sera farò tardi. C’è una festa.-
-Al vostro bar?-
-Si c’è l’elezione di Miss Bar.-
-E tu partecipi?”
-Si. Quella pazza di Jim mi ha iscritto.-
-Sono sicura che vincerai.-
La mattina dopo quando si sveglia, Gep scende da Elena la trova ancora a letto.
E’ sceso con la fascia da Miss Bar che ha vinto e avvicinatosi al letto con voce e atteggiamento d Vamp fa:-Ed ecco a voi Miss Bar!-
-Congratulazioni. Non avevo dubbi che vincessi.-
-E’ stato divertentissimo. Una serata stupenda.-
-E cosa hai vinto. Qual’è il premio.-
-Questo diadema. E’ bigiotteria. Ma è carino vero? Inoltre per tutto l’anno sono la reginetta del bar e non pago nulla qualsiasi cosa prendo.-
-Anche i cazzi!?- Fa ironica Elena tirando Gep sul letto.
-Stupida! Quelli ne posso avere quanti voglio senza che me li offrano.- Ribatte con voce piccata Gep poi con voce smielata aggiunge. -C’erano Furio e Marco.-
-Scommetto che Furio ci ha provato.-
-Si. Mi hanno fatto una corte spietata.-
-Tutti e due?-
-Si sono due maschioni stupendi. Non ho resistito. Hanno due cazzi favolosi.-
-Ti si sono fatto tutti e due?-
-Siii! E’ stato stupendo. Da impazzire. Mi hanno riempito di cazzo.-
-Tutti e due insieme!? Uno al culo e l’altro in bocca?-
-Si.E’ stato fantastico.-
-Chi ti ha inculato?-
-Prima Marco. Mi ha sfondato. Un toro scatenato. E intanto mi ciucciavo il salamone tosto di Furio. Poi si sono invertiti. Nel culo ce l’ha messo Furio e Marco me l’ha messo in bocca….oh no. Ma che fai? ti prego…-
-In questo momento vorrei avere un cazzone come quei due, per sfodarti il culo!-
-Ma tu mi fai morire anche cosi. Con quella tua ficona tosta mi fai impazzire.-
-Davvero ti piace la mia sorca?-
-Si! Sei una gran troia, Lo sai benissimo che mi piace, Si, Si, Spingi, Si cosiii!-
-Si. Lo sento frocetto. Anche tu mi fai impazzire, Hai un culo da favola,-
-Davvero ti piace cosi tanto il mio culo, lesbichetta? …ohhh sii! Di più! Spingi! Si! Riempimi il culo di fica.-
Arrivano all’orgasmo insieme e rimangono per qualche minuti esausti abbandonati sul letto. FINE
