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Pomeriggio ore 6

Cinzia, andò incontro alla palla sospesa in aria saltando più in alto che potè. Con perfetta scelta di tempo, scaricò su di essa l’energia che la rotazione della spalla e del braccio avevano prodotto. La palla, investita con violenza da una forza irresistibile, cambiò repentinamente direzione, velocità e forma, ovalizzandosi. Entrò in campo avversario come un proiettile, passando attraverso il muro delle mani protese sopra la rete, senza incontrare resistenza ed impattò con violenza sul terreno di gioco, dietro la riga dei tre metri.
Fu il punto vincente per la squadra di pallavolo del Liceo Classico “Torquato Tasso” di Ostia, che conquistava così, per la prima volta, i Campionati Studenteschi femminili di Roma.
Cinzia fu travolta dall’abbraccio irruente e festoso delle compagne e dell’allenatore e da una marea di sensazioni sconosciute. Si sentiva come una piuma risucchiata velocemente in aria da un vento vorticoso, che la sbatacchiava da tutte le parti.

Cinzia era una bella ragazza di 18 anni, dai capelli lunghi e neri, dal bel sorriso e dai denti bianchissimi. Alta e ben fatta, era nata per scatenare violente passioni nei maschi. Più o meno la metà di essi infatti, professori compresi, nell’Istituto T. Tasso, si era invaghita di lei. Indossava gonne cortissime, che lasciavano scoperte due splendide gambe. Gonne che erano la delizia dei ragazzi che, a scuola, salivano dietro di lei e di quelli che avevano la fortuna di incontrarla altrove.
Non era affatto una ragazzina inesperta, come l’età poteva far credere. Pur essendo ancora vergine, aveva avuto diverse esperienze di sesso, tutte fortemente eccitanti. In questo campo era un tipo davvero imprevedibile. Un pomeriggio, durante una festa tra amici, dietro provocazione di qualcuno scettico, improvvisò uno spogliarello. Quando rimase senza vestiti sopra il tavolo del salone, si compiacque nel vedere le facce stralunate dei maschi, che guardavano increduli ed estasiati il suo corpo nudo. Ed ebbe quasi un orgasmo nel pensare che tutti prima o poi, ripensando a quello spettacolo, si sarebbero masturbati.

La cerimonia di premiazione riportò un po’ di calma tra le atlete, mentre l’aria tornò a surriscaldarsi sugli spalti. Furono dapprima assegnate le medaglie alle ragazze delle due formazioni, poi la capitana della squadra di Ostia ricevette una bellissima coppa, direttamente dalle mani del Provveditore agli Studi di Roma. Il clamore del pubblico, a quel punto, raggiunse vertici tali che fu un vero miracolo se le vetrate del Palazzo dello Sport non andarono in frantumi.
Anche l’allenatore della squadra, Michele, del “T. Tasso” ricevette una fiammante medaglia.

Michele, il professore di educazione fisica del Liceo “T. Tasso”, non era molto alto, ma aveva un fisico bellissimo perché era stato campione di ginnastica (gli anelli erano la sua specialità) e si manteneva in buona forma facendo quotidiani esercizi con i pesi. Castano, dagli occhi verdi, era certamente il professore più ammirato e desiderato dalle ragazze della scuola (e il più antipatico ai ragazzi, gelosi del suo fascino).
Pur essendo consapevole del successo che godeva tra le giovani allieve, non dava mai loro troppa confidenza. Però era gentile di modi e cordiale con tutte.
Soltanto ad una ragazza, che dall’inizio dell’anno scolastico tormentava i suoi sogni, avrebbe concesso volentieri la confidenza negata alle altre: a Cinzia, ovviamente.
Il suo fisico superbo, esaltato dalla tenuta di gara (pantaloncini neri e maglietta rossa aderenti) lo aveva letteralmente stregato. Fantasticava spesso di avere rapporti intimi con lei e sempre per la troppa eccitazione finiva col masturbarsi.
Ma pensava che Cinzia fosse troppo giovane per un 32enne come lui e che sarebbe stato assurdo tentare con successo un approccio. La ragazza poteva reagire al suo corteggiamento in modi diversi, tutti ugualmente pericolosi, se non avesse accettato le sue avances.
Un secco rifiuto da parte di lei, avrebbe ferito il suo orgoglio e niente di più, ma, peggio, lo avrebbe fatto sprofondare nel ridicolo se ne avesse parlato alle amiche, e ne avrebbe certamente parlato. C’era da prendere in considerazione, oltre a ciò, il fatto che avrebbe potuto anche essere accusato di molestie sessuali… E sarebbe stato certo imbarazzante affrontare i genitori, gli studenti e i professori dell’Istituto T. Tasso dopo aver tentato di sedurre un’alunna. Al suo primo incarico scolastico, non poteva permettersi un passo falso del genere.
Così, era sempre fortemente impacciato quando aveva occasione di parlarle in occasioni che non fossero legate a momenti di sport.

Ma anche Cinzia, che aveva intuito di essere oggetto di desiderio del suo allenatore per via di alcuni sguardi assassini che lui le aveva lanciato, era attratta da Michele. Soprattutto dalle sue masse muscolari, che magliette e calzoncini strettissimi mettevano in mostra quando si allenava nella palestra dell’Istituto. Tante volte aveva fantasticato di essere stretta da quelle braccia poderose. Tante volte lei, come Michele, dopo essersi eccitata con quelle fantasie, si provocava orgasmi, anche plurimi, masturbandosi nel letto prima di addormentarsi.
Non aveva mai confessato a nessuno, nemmeno alla sua amica più cara, questo suo intimo segreto. Sapeva che la faccenda era molto delicata. Così, quando incrociava lo sguardo di Michele a scuola o durante gli allenamenti di pallavolo, evitava persino di fissarlo negli occhi per più di un secondo. E non avrebbe voluto.

Il giorno dopo, ancora euforica per il successo conseguito, ripercorse mentalmente più volte gli ultimi avvenimenti. Ed ogni volta provava un’intensa emozione. Gioiva nel ripensare che proprio lei era stata l’autrice del punto della vittoria, si eccitava quando ripensava al contatto fisico con Michele.
Quella manifestazione di gioia, quell’abbraccio caloroso ed inaspettato da parte sua, le avevano provocato una piacevole sensazione. Aveva trovato inebriante il contatto del suo petto morbido con quello muscoloso di lui e stordente il gradevole profumo Eternity di Calvin Klein che da lui emanava.

Il lunedì seguente, tutta la squadra femminile di pallavolo del Tasso ed il suo allenatore, si ritrovarono nella palestra della scuola per l’allenamento trisettimanale.
Le ragazze, ancora gasate per la vittoria ottenuta, fecero di nuovo grande baldoria. Festeggiarono il loro allenatore con entusiasmo e calore. Michele si schermì con parole di circostanza e lasciò che dessero libero sfogo alla loro gioia. Ma proprio non gli riuscì di staccare lo sguardo dalle gambe mozzafiato che la minigonna bianca di Cinzia metteva prepotentemente in mostra. Lei se ne accorse e godette intimamente.
Negli spogliatoi ognuna ebbe la pretesa di raccontare un nuovo episodio (che nove volte su dieci era lo stesso), un avvenimento che l’aveva vista protagonista. Ci fu più di una parola velenosa nei confronti di qualche avversaria, che mal aveva digerito la sconfitta. Il bersaglio preferito dei loro lazzi e della loro maldicenza fu però l’allenatrice del Mary Mount, ribattezzata “Mortimer” per via di un tailleur nero che indossava sempre durante le partite, e che, a loro dire, era un “mostro” e per di più acida e invidiosa.
L’allenamento ebbe inizio. Cominciarono, secondo le istruzioni di Michele in pantaloncini neri e maglietta azzurra (che tanto piaceva a Cinzia), a fare giri di corsa intorno al campo. Seguirono esercizi di ginnastica e l’esecuzione di palleggi vari. Prepararono schemi di gioco sotto rete e, prima della partitella finale, fecero una serie di schiacciate.
Cinzia era uno spettacolo di forza e bellezza. Michele godeva nell’osservare le sue movenze, il seno morbido che durante gli esercizi, come un’onda marina, andava da una parte all’altra, il sedere sodo e tondo. Ebbe presto un’erezione.
L’allenamento arrivò al termine. Michele, come di consueto, andò nell’angolo della palestra, dove c’era l’attrezzatura pesistica, per allenarsi mentre le ragazze facevano la doccia. Sotto sforzo i suoi muscoli aumentarono di volume e la sua struttura fisica fu rimodellata in modo ancor più massiccio.
Qualcuna, tra cui Cinzia, prima di rientrare negli spogliatoi, si soffermò a guardare quei muscoli in tensione e non nascose la propria ammirazione. Poi, le ragazze, raccolte le loro cose, rientrarono negli spogliatoi.

Ben presto l’acqua bollente cominciò a schizzare dai bulbi delle docce e l’ambiente si saturò di vapore acqueo. Chiunque avesse potuto guardare le loro nudità in quel preciso istante, avrebbe goduto di uno spettacolo straordinario, perché più d’una aveva un fisico bello e desiderabile.
Il forte getto della doccia dette a Cinzia un senso di benessere e di forza. Cominciò a strofinarsi energicamente il corpo con la spugna imbevuta di bagno schiuma. Più lentamente e con un pizzico di malizia se la passò in mezzo alle gambe. Avvertì che la clitoride era molto sensibile, perché provava un sottile brivido appena la sfiorava. Rimase sotto la doccia, giocando con il suo corpo, più a lungo del solito. Uscì soltanto quando il getto d’acqua la infastidì. Appena chiuse i rubinetti, si accorse che il vociare delle compagne era quasi del tutto scomparso.
Si rivestì da sola nello spogliatoio. Prese la borsa ed imboccò il corridoio che conduceva all’uscita. Vide Michele fermo sulla porta della palestra intento a fissarla. Non si mosse quando lei arrivò. Cinzia cercò di infilarsi tra lo stipite e lui, ma non le riuscì di avanzare a causa della borsa voluminosa che aveva dietro alle spalle. Lo guardò con aria interrogativa. I loro visi erano vicinissimi. Michele, attratto irresistibilmente, le mise una mano sulla vita, la tiro a sé e la baciò ad occhi chiusi. Cinzia, a quel bacio, sentì la terra mancarle sotto i piedi. La sua lingua incrociò quella di Michele più volte. Fu un bacio senza fine. Le piacque il contatto con il corpo caldo di Michele: la stretta delle sue braccia muscolose le dette un meraviglioso senso di protezione. Spinse il pube contro di lui prendendo pieno contatto con l’erezione, subito avvertita, e cominciò a tastargli il sedere sodo con entrambe le mani.
Michele, pur sotto l’impeto della passione, pensò a dove avrebbero potuto appartarsi senza correre il pericolo di essere visti. Il bagno degli uomini gli sembrò il posto ideale. Lì la portò, in preda ad una forte eccitazione. La strinse di nuovo a sé per un altro bacio appassionato. Cinzia ebbe la sensazione che i suoi seni schiacciati contro di lui scoppiassero. Michele invece si accorse che l’emozione gli aveva prosciugato tutta la saliva impedendogli di deglutire.
La fece sedere sul water e cominciò ad accarezzarle i capelli. Poi, abbandonato ogni timore, spinse decisamente la testa di lei verso di sé facendole chiaramente intendere di volere un rapporto orale.
Cinzia gli abbassò i calzoni della tuta liberando il pene che fuoriuscì puntando verso l’alto. Il sesso liberato e ben in vista costituiva sempre per lei uno spettacolo eccitante. Lo prese in mano e se lo portò alla bocca. Ne saggiò la punta con la lingua, che fece correre poi intorno al glande. Quando il pene fu ben bagnato, lo ingoiò fin dove poteva. Ne liberò successivamente la metà per poterlo masturbare.
Michele, sotto il peso di quei colpi, sentì cedere le ginocchia e fu presto sul punto di venire. Cercò di controllarsi, ma quella lingua così intrigante che scivolava sulla punta del pene, quella mano che da sotto gli tormentava con delicatezza i testicoli, glielo impedirono. Un flusso copioso di sperma si liberò dallo scroto, traboccando dalla bocca di Cinzia, incapace di contenerlo tutto. Michele avrebbe voluto urlare dal piacere, ma riuscì soltanto ad emettere un sordo ruggito, che poco aveva d’umano.
Quando l’eccitazione raggiunse l’apice, il cuore martellò il petto di Cinzia con un ritmo incessante e doloroso. Entrambi rimasero in preda al loro stordimento per qualche minuto, senza parlare.
Poi, passata la tempesta, dopo che i loro respiri erano tornati alla normalità, lui si chinò poggiando la fronte sulla testa di lei, che sempre seduta sul water, gli teneva le mani intorno alla vita.
La nebbia che avvolgeva le loro menti pian piano diradò, ma nessuno dei due ebbe coraggio di rompere l’incanto di quel momento pronunciando una sola parola.

Michele pensò che la ragazza ci sapeva fare. Quel pompino valeva cento volte di più di quello che la Giusti, la professoressa di greco della sezione A, gli aveva fatto qualche giorno prima delle vacanze di Natale.
Cinzia, orgogliosa della sua conquista, godeva quei momenti di erotismo sfrenato con estrema lucidità. Continuò a tastargli il sedere e di tanto in tanto il pene. Si meravigliò nel constatare che già stava ritornando duro. Intensificò la sua azione. Quando si accorse che aveva raggiunto una buona erezione, lo mise di nuovo in bocca. Tornò a masturbarlo e a leccarlo nello stesso tempo. Passò ad un’azione più decisa quando intuì, dall’espressione di lui, che il secondo orgasmo era vicino. Tirò con decisione finché il pene non liberò schizzi di sperma che bagnarono il viso di Cinzia. Michele ruggì di nuovo. Lei notò con disappunto che il getto di sperma non era così copioso come nel primo orgasmo.
Michele piegandosi sulle ginocchia, rimase per qualche attimo immobile, ad occhi chiusi.
Cinzia con il sesso completamente bagnato sapeva che sarebbe stato sufficiente dare qualche colpo alla clitoride per raggiungere un orgasmo liberatorio e appagante.
Un rumore proveniente dal corridoio fece però trasalire entrambi. Michele si rialzò immediatamente. Coprendole con una mano la bocca, le fece segno di tacere. Tirò l’acqua del water. Sistemò la tuta, si aggiustò velocemente i capelli guardandosi nello specchio del bagno ed aprì la porta per richiuderla subito dietro di sé. Era Gianni, il custode della palestra. Michele lo salutò e lo invitò a bere qualcosa al bar vicino. Cinzia, che si era ricomposta in fretta, ne approfittò per lasciare la palestra e sparire nell’oscurità della sera.

Cinzia rientrò a casa frastornata ed incredula per quanto era successo nel bagno della palestra. Sentiva la clitoride gonfia e pulsante.
La sera, nell’intimità della sua stanza, in flash back, tornò sull’accaduto. Esaminando con la moviola della sua mente i momenti caldi vissuti con Michele, non riuscì a resistere alla frenesia che i ricordi le scatenarono. Infilò le dita sotto le mutandine e, toccando più volte il suo punto caldo, si procurò un intenso orgasmo. L’onda di piacere la investì all’istante privandola delle ultime energie. Passò dall’abbandono al sonno profondo senza accorgersene.

Cinzia sapeva che martedì era il giorno libero di Michele e che, con ogni probabilità, non avrebbe avuto occasione di incontrarlo. Sentimenti contrastanti si agitavano dentro di lei. Desiderava vederlo e al tempo stesso si augurava che ciò non accadesse. Chissà perché. L’episodio che li aveva visti protagonisti in palestra era stato davvero bello e ancora si eccitava nel ripensarci, però… era quasi contenta di non vederlo. Si sentiva sollevata nel pensare che avrebbe trascorso il pomeriggio libera e felice, come sempre.
Michele ad ogni modo quel giorno non venne a scuola.
Il mercoledì successivo, giorno dell’allenamento di pallavolo, si rividero. Michele, leggermente imbarazzato, scelse il momento giusto per scambiare con lei il numero di telefono. Cinzia invece si mostrò disinvolta.
Le telefonò a casa giovedì pomeriggio, proponendole un incontro per la domenica seguente. Lei accettò con gioia. L’appuntamento fu fissato per le 16. 00 davanti all’ufficio postale di Ostia.

Domenica pomeriggio, Michele arrivò sul luogo dell’appuntamento in sella ad una fiammante Suzuki. Dette un’occhiata rapida al piazzale cercandola, ma non la vide. Scese dalla moto e la fissò sul cavalletto. Ripose i guanti ed il casco. Guardò più attentamente una seconda volta, dirigendo stavolta lo sguardo al colonnato che circonda la fontana situata di fronte all’ufficio postale. Ma di lei non c’era traccia.
D’un tratto sentì una mano sfiorargli la spalla. Era lei. Bellissima e desiderabile come sempre. Indossava un giubbino con uno zainetto di pelle nera sulle spalle, una semplice camicetta rossa e jeans aderentissimi che ne mettevano in risalto le splendide forme.
Cinzia lo fissò negli occhi, attratta dal loro incredibile color verde e lo baciò sulle guance. Dopo i convenevoli, lui alzò la sella della moto ed estrasse il casco che aveva portato per lei. Sganciò il cavalletto e avviò il motore. Cinzia, salì in sella con un po’ di trepidazione. Viaggiare sulla moto era sempre per lei fonte di una forte emozione.
Mise le mani intorno alla vita di Michele e poggiò la testa sulle sue spalle, felice come una ragazzina. Provò un duplice piacere nello stringersi a lui e nello stare a contatto con la sella sussultante della Suzuki. La moto lasciò il Piazzale della Posta diretta verso il pontile. Sparì ben presto nel traffico del lungomare. A Torvajanica si fermarono per prendere un gelato. Cinzia approfittò della bella giornata per sedersi di fronte al sole.
Vincendo il suo riserbo, Michele le prospettò l’idea di andare a casa sua. Abitava all’Eur. In meno di mezz’ora sarebbero arrivati. Cinzia accettò e la moto, dopo aver lasciato la via del Mare di Pomezia, imboccò la Via Pontina.
Di lì a poco si trovarono davanti al complesso residenziale di Via Fonte Meravigliosa. Michele scese nel vialetto che portava ai box a bassa velocità. Una volta tornata con i piedi a terra e liberato il capo dal casco, Cinzia apprezzò il piacevole silenzio che regnava intorno.

La casa di Michele non era grande, ma era molto graziosa. Nello studio campeggiava la foto, formato poster, di un bel volto femminile. “È mia zia” disse Michele rispondendo in anticipo alla domanda che Cinzia si pose. La libreria era fornita di un discreto numero di libri. Su uno scaffale notò graziosissime anatre di legno, finemente colorate. Anche il computer sulla scrivania era di colori e forme diverse da tutti quelli che aveva visto. Una chitarra classica, poggiata a terra in un angolo, rivelava amore per la musica. I tantissimi CD musicali allineati nello scaffale di destra, ne erano la conferma. Cinzia piegò la testa di lato per meglio leggerne i dorsi.
Fra i tanti trovò l’intera discografia dei Queen, il suo gruppo preferito. Ne prese alcuni e chiese a Michele di poterli ascoltare. Lui fu ben lieto di accontentarla, perché amava quel complesso più di ogni altro. Mise i CD nel lettore a capacità multipla, poi andò in cucina.
Le magiche note di Innuendo si diffusero in aria rendendo più calda l’atmosfera.
Cinzia continuò a guardare con curiosità tutto quello che la circondava, come sempre accade in simili circostanze, trovando molte cose degne della sua attenzione. Notò che lui aveva buon gusto.
Michele si presentò sulla soglia della cameretta con una bottiglia di “Pommery” infilata in un secchiello d’argento pieno di ghiaccio. Invitò Cinzia ad accomodarsi nel salone.
Sul tavolo della sala da pranzo c’erano tartine imburrate ricoperte di caviale. “Però” pensò “ha fatto le cose in grande! “.
Mobili moderni laccati di nero, un divano a due posti e una poltrona di pelle beige arredavano l’ambiente. Nella vetrina erano collocati alcuni pezzi d’argento di notevole fattura. Fra tutti spiccava un grande vassoio, messo di taglio, che mostrava una lavorazione elegante e raffinata. Un imponente “ficus benjamin” messo in un angolo e discreti quadri dai colori vivaci, di cavalli e paesaggi campestri completavano l’arredamento.
Cinzia, chissà perché, guardò più volte il grande vassoio nella vetrina.

Il pomeriggio si preannunciava delizioso. Mentre i Queen intonavano “We are the Champions” rendendo sempre più elettrizzante l’atmosfera, lei assaporò il bicchiere di champagne che Michele le offrì. Meraviglioso. Assaggiò le tartine di caviale pregiato, “Beluga Malossol”. Eccezionali. Un sorriso smagliante s’impadronì della sua bellissima bocca.
Così Michele, pensò fra sé, era assolutamente certo che lei sarebbe andata a casa sua. La cosa la contrariò leggermente. La sua imprevedibilità era nota e nessuno era mai riuscito a capirci qualche cosa. Cinzia sapeva d’essere merce ambita e poteva permettersi certi atteggiamenti.

Champagne e caviale sono un binomio galeotto: un leggero stordimento colse entrambi. Il bacio che si scambiarono fu lungo ed intenso.
Dopo qualche palpeggiamento, come per gioco, cominciarono a togliersi l’un l’altro gli indumenti. Quando rimasero solamente con quello più intimo, poterono apprezzare reciprocamente la bellezza dei loro corpi. Cinzia si eccitò tantissimo quando vide che l’erezione di Michele gonfiava gli slip neri. Lui non perse tempo e la condusse nella camera da letto avvolta nella penombra.
Michele sfilò le mutandine di Cinzia lentamente, per meglio gustare la sua nudità. Lei fece altrettanto. Poi strinse con la mano destra, come per saggiarne la consistenza, il pene liberato dagli slip. La mano di Michele dal pube scese verso l’interno delle cosce. Le dita penetrarono delicate dentro alle piccole labbra. Rimase sorpreso nel sentire un sottile velo opporle resistenza. “È ancora vergine! ” pensò fra sé stupito. Grande fu allora il desiderio di possederla. Le fu sopra senza esitazione. Tentò con il ginocchio destro di far leva fra le sue gambe per divaricarle, ma non ci riuscì. Cinzia, che non voleva assolutamente essere penetrata, reagì serrando le cosce. Rigirandosi velocemente sul fianco, si sottrasse al peso del suo corpo. Michele, resosi conto che ogni tentativo ulteriore sarebbe stato vano, cambiò strategia. Con la bocca cercò la vagina, la baciò e la aprì per meglio vederne il colore roseo. Cinzia invece ingoiò il suo pene rigido e gonfio. Si assaporarono a lungo. Di tanto in tanto lui insinuava la lingua nella sua intimità oppure mordicchiava e succhiava la clitoride strappandole grida di piacere.
Cinzia era ormai sul punto di venire. Michele mise duramente a prova se stesso nel cercare di ritardare il suo piacere. Leccò sempre più intensamente, talvolta schiacciando con il mento la clitoride contro l’osso pubico. Cinzia, palpando delicatamente i suoi testicoli, continuò a succhiargli il pene, stimolando tutte le cellule nervose del glande con la lingua fino a che Michele esplose con un grido di piacere il suo seme in bocca a Cinzia. In quegli istanti agitò il bacino ritmicamente. Lei ne assecondò i movimenti senza staccarsi mai da lui, raggiungendo a sua volta l’orgasmo.
I due, dopo lunghi istanti, si acquietarono soddisfatti. Nell’aria si diffondevano le note di “I want it all”. “Voglio tutto” pensò Cinzia trionfante mentre guardava Michele accanto a lei senza più energie. Aveva goduto del suo corpo, ne aveva bevuto il seme ed ora quel bronzo di Riace era alla sua mercè. Tutte le ragazze della scuola avrebbero fatto carte false per essere lì al suo posto.
Lo champagne bevuto e la rilassatezza successiva all’orgasmo fecero assopire Michele. Cinzia lo osservò con attenzione. Michele era out. Sorrise trionfante mentre scendeva dal letto con cautela dirigendosi verso il salone. Aprì la vetrina dove c’era quel bellissimo vassoio d’argento e con le mani cercò sicura qualcosa dietro di esso. Trovò una videocassetta. La sostituì con un’altra, che aveva nello zainetto, dopo averne scambiato le custodie, riponendola dietro al vassoio.
Si domandò se fare sesso senza sentimento potesse essere una cosa squallida. Una vittoria, si rispose, non può mai essere squallida. Ritornò nel letto usando sempre molta accortezza. Michele stava risvegliandosi.

Si alzò con un po’ di fatica e andò in cucina. Il suo corpo nudo, in controluce parve a Cinzia una delle cose più belle che avesse mai visto.
La voce di Freddy Mercury che cantava “The great pretender” annunciò il ritorno di Michele dal salone con due flute pieni di champagne.
Quando ebbero bevuto, si sentirono entrambi rinvigoriti. Michele, disteso accanto a lei, cominciò ad accarezzarle i seni e a giocare con suoi capezzoli. Si soffermò poi sul ventre di lei giocherellando con i peli del pube.
Il sesso di Cinzia ora reclamava un’ulteriore attacco e attendeva impaziente che le dita di Michele la portassero in paradiso. Lui, come se le avesse letto nel pensiero, non si fece attendere e con abili tocchi la fece fremere di piacere.
Si misero poi supini, uno accanto all’altro, in posizione testa-piedi rovesciata. Michele piegò entrambe le gambe. Prese la gamba destra di Cinzia e, dopo averla fatta passare sopra di sé, la poggiò sul suo torace. Cinzia, passando sotto le gambe di Michele, prese il pene con la mano destra. Erano pronti a masturbarsi e a guardarsi le loro intimità.
Michele eccitò la clitoride di Cinzia con movimenti delicati e pressanti del dito medio, mentre lei, seguendo lo stesso ritmo, tirava aritmicamente il pene. La posizione agevolava i movimenti ed il piacere dei due, che presto arrivarono sulla soglia di un orgasmo incontenibile. Giunse l’esplosione finale con la violenza di una folgore. Cinzia guardò rapita lo sperma di Michele guizzare nell’aria violento e ancora copioso. Michele, che non aveva mai distolto lo sguardo dalla sua vulva bagnata, si esaltò nel vedere il corpo di lei torcersi per il piacere. Rimasero fermi nella loro posizione per un po’.
Cinzia era ormai impaziente di lasciare la casa. Recuperate le mutandine, tornò nel salone e recuperò i suoi indumenti. I Queen ormai avevano smesso di cantare le loro splendide canzoni.
Michele si domandò perché Cinzia avesse quell’aria distaccata. Sentiva che lei era diversa da tutte le altre ragazze conosciute e avrebbe tanto desiderato tenerla vicino a sé per molto più tempo. L’aveva ferita in qualche modo? Non seppe darsi una risposta.

Tornarono ad Ostia verso le nove di sera, in auto. Su richiesta di Cinzia, Michele si fermò non lontano dalla via dove lei abitava. Si scambiarono un bacio, stavolta senza passione. Michele, capì che l’incantesimo era finito. Riavviò l’auto e ritornò malinconicamente a Roma.
Lei, mentre saliva al piano di casa in ascensore, si sentì fiera e orgogliosa di sé. Aveva recuperato un oggetto importante che poteva anche essere usato contro di lei e contro tutte le ragazze della pallavolo. Michele infatti, con l’aiuto di Gianni, il custode della palestra, aveva piazzato una telecamera nello spogliatoio da loro usato. Il custode le aveva filmate in più occasioni sia mentre facevano la doccia, sia mentre si spogliavano e si rivestivano.
Con quei filmati spesso intratteneva a casa sua un ristretto numero di amici. Il caso volle però che uno di questi amici, invaghitosi di Mara la capitana della squadra di pallavolo, contrariato nel vederla protagonista involontaria di quei filmati, lo avesse raccontato a lei, rivelando anche dove Michele teneva nascosta la videocassetta. Mara lo aveva riferito immediatamente a Cinzia.
Cinzia capì che l’unica cosa da fare era recuperare la videocassetta. Pensò che il modo più semplice fosse quello di attirare l’attenzione di Michele e accettarne poi la corte.
Realizzò allora che lui poteva avere filmato anche il loro incontro a casa sua. Una smorfia di disappunto si disegnò per un attimo sul volto di Cinzia. Ma recuperò immediatamente il suo buonumore: recuperare l’eventuale videocassetta sarebbe stato un valido motivo per spendere un altro pomeriggio a casa di Michele… FINE

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